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Ri-Presentazione dell'High Flyin di The Rob in Town

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2023 10:26
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21/05/2023 13:04
 
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HIGH FLYIN 82 - ANCHE SE NON SONO BENIGNI

A cura di The Rob In Town 79

Una delle cose più belle che può succedere a chi scrive, sia egli un grande scrittore o un piccolo scribacchino come me, è sapere che si viene letti con piacere e soprattutto, cosa molto più importante, sapere che i fini per cui si scrive vengono realizzati. Io l’ho sempre detto: questa pagina è un laboratorio di idee sul wrestling: qui si discute e qui ci si confronta, e, last but not least, qui si assemblano proposte. Molto spesso mi è capitato che una idea per l’editoriale venisse fuori da un dialogo avuto via e-mail con un lettore. Ma questa volta è accaduto un quid pluris: avete visto la homepage? Campeggia luminosa in essa un’intervista shoot a Vince Russo (clicca per vederla), tradotta da un ragazzo che ama il wrestling quanto me e che mi aveva chiesto un’opinione. Ma a me è piaciuta un sacco e ho deciso, sperando possa interessare, di fare molto di più. Perciò se non l’avete ancora letta fiondatevi a leggerla, perché oggi nell’High Flyin’, si commenteranno proprio le parole di Vince Russo. E’ un documento straordinario, una sorta di Stele di Rosetta per mezzo della quale capire molte cose che erano sempre rimaste grigie.

ANCHE SE NON SONO BENIGNI

“E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”, Albert Einstein.

Anche se non sono Benigni e questa non è la Divina Commedia, penso che possa essere cosa utile “fare la mia parafrasi” dell’intervista a Russo. Questo è un gran documento, mentre tutti da anni parlano di Russo questa è la prima intervista che leggo in tanti anni in cui Russo dice la sua opinione su molti degli avvenimenti più significativi della sua carriera in WWF e in WCW e in cui rivela eventi che erano assolutamente all’oscuro non solo dei normali fan di wrestling come me o come voi ma anche dei più conosciuti insider.
Dice: ha tirato l’acqua al proprio mulino. Non è vero, ha rivelato anche aprticolari decisamente negativi su di lui, tanto che, non ve lo nascondo, se da una parte dopo aver letto il bel lavoro di Fabian ho capito molti eventi che avevo vissuto chiedendomi il perché del meccanismo che lo aveva sorretto, ho però letto delle affermazioni che mi hanno fatto calare la considerazione su Russo riguardo a alcuni fatti.

Ma andiamo con ordine. Intanto dalle prime domande che sono state poste nell’intervista a Russo, esce fuori un dato preciso: Russo era/è un rivoluzionario. Immaginatevi cosa è stata la WWF fino al 1995, e ora immaginatevi la WWE Era Attitude. Due mondi diversi. Dire “migliore” o “peggiore” va a gusti, ma credo che tutti siano concordi nel definirli “diversi”. “Patterson e Briscole pensavano fossi pazzo, e molti wrestler pensavano lo stesso, soprattutto i più vecchi. Il fatto è che settimana dopo settimana quando si vide l’incremento del rating e del successo generale, la gente cominciò a capire e non mi guardo più come un folle”. Qua sta la genialità: essere convinti di saper vedere la modernità meglio degli altri e tentare di rappresentarla andando anche contro il solito tran tran.

E proprio in questa parte dell’intervista scopriamo una delle cose che più affascina da sempre i tifosi smart: scoprire come funzionano le riunioni dei bookers. Non so voi, ma a me l’idea delle riunioni a tarda sera a casa di Russo scrivendo storie per tutti i personaggi del roster mi hanno dato un’idea molto positiva di quel lavoro, e al tempo stesso mi hanno fatto capire quanto essenziale sia la figura dello scrittore negli show di wrestling e al tempo stesso quanto eccessivo potere esso abbia. Ora invece ci sono i comitati per gli show e più teste pensanti, col vantaggio che quindi questo “eccessivo potere” viene temperato molto di più perché si deve trovare un compromesso tra tutte le teste, ma con lo svantaggio che è molto più difficile, se non impossibile, intraprendere strade rivoluzionarie e/o trovare tempo necessario per l’intero roster.

Ora mi è molto più chiaro il perché dei miglioramenti e dei peggioramenti del prodotto: un comitato non potrà mai avere idee che portano al disastro perché una falla del sistema è coperta dalle altre teste, ma al tempo stesso non potrà mai essere rivoluzionario, veloce e profondo come una testa unica. Per dirla in breve: se tu lettore devi fare una scelta, ci metti un minuto, un’ora se vuoi pensarci bene. Se tu lettore per scegliere qualcosa hai bisogno che altre dieci persone siano d’accordo ci metti molto più tempo, e così puoi compiere meno scelte in un giorno. Però gli altri magari riusciranno a convincerti a non fare stupidaggini che magari tu invece decideresti se fossi solo. Ci sono i pro e i contro.

E così arriviamo però a ciò che davvero non mi è piaciuto dell’intervista, ma che mi ha fatto capire molte cose che mi ero sempre chiesto negli anni: parlo dei motivi per cui Russo se ne andò dalla WWF e se ne andò alla WCW. Ora, io capisco che la frase di Vince sulla babysitter sia stata infelice. Vince McMahon non è un uomo sensibile, lo ha dimostrato negli anni. Ha proposto incesti, necrofilie, donne che partoriscono mani; è il classico imprenditore per cui tutto ciò che fa business è lecito. Però al tempo stesso non meritava ciò che gli ha fatto Russo: McMahon si fidava di Russo, lo difese pubblicamente davanti a tutto il locker room, gli diede carta bianca per scrivere gli show a suo piacimento, e Russo gli disse per telefono che aveva firmato un contratto con la sua acerrima concorrente. Posso capire perché dia l’impressione di non fidarsi di nessuno: ha dato tanti calci nel sedere alla gente ma altrettanti ne ha ricevuti.

Comunque Russo ormai era in WCW, e questa è stata sicuramente la parte più controversa della sua carriera. Se Russo non fosse mai andato in WCW ora ne parlerebbero tutti come del più grande, ma a lui e lui solo viene imputato i presunto (in realtà mai avvenuto) fallimento della WCW. Nonostante i dati ufficiali (piccola divagazione: mi si prende in giro per la locuzione “dati ufficiali”, ma solo i bugiardi e gli stupidi temono i dati, indi per cui…) affermino il contrario. Nitro con Russo aumentò nettamente gli ascolti per poi riperderli di botto quando Russo fu mandato via. E questo non accadde una volta sola, ma entrambe le volte in cui Russo fu chiamato e poi mandato via dalla WCW. Una coincidenza? Io non credo alle coincidenze, lo sapete.

Però lì è uscita la vera differenza che c’era tra la WWE del 1996 e la WCW del 1999. La WWF del 1996 era una federazione di giovani wrestler in rampa di lancio, mentre la WCW del 1999 era una federazione di grandi campioni già affermati. Un po’ come nel calcio quando i senatori di una squadra non accolgono volentieri un nuovo mister che predica un gioco nuovo e gli giocano contro. Che poi in alcuni casi si arrivò al paradossale: un Bagwell che sentendosi per la prima volta in vita sua davvero pushato si chiedeva cosa mai avrebbe dovuto fare in cambio. Cioè, trovi qualcuno che crede in te e tu invece di dare il tuo meglio per ringraziarlo ti incupisci chiedendoti cosa mai potrebbe esserti chiesto in cambio? Follia, non c’è altra parola.

Riguardo al rapporto con Hogan ho visto che molti sono rimasti stupiti dal fatto che Russo prima abbia detto che era uno spreco non vedere utilizzato Hogan e poi abbia creato l’angle famigerato di Bash at the Beach. La mia impressione è che il rapporto tra Russo e Hogan sia stato come quello tra Foley e Flair. Ricordate il famoso “Ric, you stepped on those dreams”? Estate dell’anno scorso, Foley faceva il promo dell’anno a Raw spiegando il suo rapporto con Flair: quando arrivò in WCW Foley era felice di poter conoscere e lavorare col suo idolo, Ric Flair. Ma poi venne a scoprire che chi bloccava l’ascesa di Foley nelle gerarchie WCW era proprio il suo idolo Flair. L’impressione è che lì sia avvenuto lo stesso: un Russo esaltato all’idea di lavorare con Hogan che scopre che chi gli rema contro è Hogan stesso.

Ma dove secondo me l’intervista raggiunge il massimo del suo interesse e dice le cose più vere, più condivisibili, più importanti è quando parla del wrestling concepì: “adesso accendo la TV e guardo un play by play di una guerra in Iraq e tu mi vuoi dire che guardo wrestling e devo credere che sia vero?!”. Assurdo, sono d’accordo anch’io con Russo; quei tempi sono finiti per sempre. “In TV non puoi proporre incontri da venti minuti perché nell’istante in cui si arriva alla presa di riposo lo spettatore medio si annoia e cambia canale, e lo stesso spettatore nella maggior parte dei casi quando inizia un match vuole sapere già come andrà a finire”. Verissimo anche questo, motivo per cui i fanatici degli spotfest rimpiangono la TNA del 2004-2005 e i delusi della WWE degli ultimi tempi si sono invece appassionati alla TNA in parte Russo-style del 2006-2007.

Finché il wrestling vorrà essere uno spettacolo di nicchia che vive su schemi vecchi di cinquant’anni, allora i Russo di questo mondo non c’entreranno una mazza col business, ma se c’è coraggio di entrare nel 2008 e mettere in discussione ciò che si è fatto finora, il wrestling allora rimpiangerà uno degli uomini più controversi e rivoluzionari che abbiano mai messo piede in questo business.

Ringrazio Fabian Perrotta per avermi reso partecipe del suo lavoro e sperando che la mia parafrasi alla sua intervista possa interessargli, e concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o avete qualche curiosità da chiedere sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it . Magari anche voi avete idee geniali come quella di Fabian ma avete solo timore di condividerle con gli altri.

Stay Tuned. Rob.
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