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A&F - Ankie & Friends - Il Luogo di Aggregazione & Infotainment creato dal Leader Carismatico Ankie

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Ri-Presentazione dell'High Flyin di The Rob in Town

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2023 10:26
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HIGH FLYIN 48 - A MENTE FREDDA

A cura di The Rob In Town 79


E' sempre difficile giudicare ciò che sta accadendo: la sensazione di parlare solo sull'onda emozionale del momento è pervasiva, è difficile scollegare il cervello dalle emozioni che si stanno provando. Intanto dopo domenica scorsa ho scoperto che il wrestling è morto di nuovo, ma per fortuna c'è Undertaker campione a ricordarci che nel wrestling tutto muore per poi risorgere. L'anno scorso soprattutto, secondo molti morì il wrestling, col regno di Rey Mysterio. E ultimamente si parla molto di Rey Mysterio, il suo ritorno incombe e pare che sia alle porte per lui addirittura un feud con il chairman. Ma torniamo all'anno scorso, vorrei analizzare il regno di Rey come da titolo: a mente fredda.

A MENTE FREDDA

“Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi”, Friedrich Nietzsche.

L'anno scorso, come detto, secondo molte persone morì il wrestling. Ho visto persone che si definiscono pacate perdere le staffe quando il folletto di San Diego vinse prima la Royal Rumble e poi il main event a Wrestlemania. Persino su questo sito tra gli annuali Awards 2006 il premio di peggior momento dell'anno 2006 è stato stravinto dalla storyline che ha portato Rey a vincere il titolo di campione di Smackdown! Tra chi ha indicato proprio il regno e chi ha indicato altri momenti (la vittoria della Rumble, la partecipazione al main event a Chicago) il vedere Rey Mysterio trionfatore alla Royal Rumble e uscire campione da Wrestlemania ha scatenato le reazioni negative da parte della stragrande maggioranza degli appassionati.

La maggior parte ha esternato le proprie critiche perché vedeva nella storyline che aveva portato Mysterio a vincere il titolo una commercializzazione della morte di Eddie Guerrero. Ora, a me non interessa fare discorsi morali: la morte è un argomento troppo serio. Io dico solo che non mi sono scandalizzato per un semplice motivo: perché evidentemente i diretti interessati non l'hanno trovata offensiva, e quindi non vedo a che titolo dovrei trovarla offensiva io. E poi Eddie Guerrero per anni e anni ha dedicato ogni suo match con la propria finisher all'amico Art Barr, e perciò i continui rimandi a Eddie da parte di Rey non mi hanno infastidito.

Il vero motivo per cui alla fine si è criticato Mysterio è quindi per via del suo peso: non è stato ritenuto credibile che un wrestler con quel fisico potesse essere considerato campione dei pesi massimi. Proverò quindi ad analizzare se questo sia o meno un punto fondante del wrestling, cosa ci ha lasciato quel regno a distanza di un anno e se si sia trattato realmente di un regno estemporaneo dovuto a un avvenimento extra-sportivo (la morte di Guerrero) o se sia riproponibile in futuro. E, soprattutto, ciò che più mi ha interessato, cosa ha significato e cosa ci ha lasciato in eredità. Intanto ripercorriamo brevemente le tappe che hanno portato Rey a competere per il World Heavyweight Championship: la prima title shot Rey l'ha avuta nel 1999, dopo quattro anni in cui era sulla cresta dell'onda, quando riuscì a ottenere un match per il titolo detenuto da Ric Flair, dopo aver battuto nelle due settimane precedenti due lottatori del calibro di Norton e Nash. Ne venne fuori un incontro molto bello e che coinvolse molto il pubblico, ma nonostante le potenzialità dimostrate nel match, a causa della sua bassa statura la dirigenza della WCW rifiuterà di fargli vincere il titolo massimo della federazione nei mesi successivi.

Ma a chi dice che il push è stato improvviso, e che prima il buon Rey era solo un cruiser e nemmeno dei migliori, io mi permetto di ricordare che quello scarso cruiser era già da più di dieci anni sulla cresta dell'onda ed era da già più di dieci anni uno dei lottatori più amati dal pubblico. Per dire, già nel lontano 1996 arrivava settimo nell'annuale classifica del miglior wrestler dell'anno stilata da PWI e nel 1999 si issava addirittura ad un incredibile quarto posto, risultato ancora migliore del sesto posto del 2006. O come il premio di miglior high flyer assegnatogli per ben sei anni (sei anni, indice di stabilità, non quindi qualcosa di casuale) dal Wrestling Observer.

Nei due mesi precedenti alla morte di Eddie Guerrero, Mysterio era stato designato primo sfidante dal General Manager di Smackdown, aveva vinto un importante match a Taboo Tuesday per il Team di Smackdown! schienando il maggior prospetto di Raw, e alle Series aveva portato in trionfo il proprio team risultando l'unico componente ad eliminare da solo due avversari del team di Raw. Sicuramente è stata eccessiva la vittoria della Rumble, non tanto per la vittoria in sé quanto per la durata della permanenza sul ring. Ma rivedendo lo show si può vedere quante volte sia andato vicino all'eliminazione. Alla fine le hurricanrana con cui sono stati eliminati i due grandi favoriti della vigilia (Orton e Triple H) sono state applicate su wrestlers pesanti una trentina-quarantina di chili più di lui. Benoit due anni prima ribaltò grazie alle corde Big Show che di chili più di lui ne pesa quasi cento!

Ma ciò che mi ha più incuriosito è che di solito leggo commenti smart del tipo “bisogna puntare di più sui cruiser”, “la WWE dovrebbe valorizzare maggiormente chi fa spettacolo”, “Vince dovrebbe rendersi conto che il wrestling non è più solo big men” e poi quando un cruiser diventa campione del mondo diventa non credibile. A dirla tutta, ci sono stati sei campioni del mondo col peso inferiore a cento chili e perciò cruiser: in mero ordine cronologico, Ric Flair, Shawn Michaels, Chris Jericho, Eddie Guerrero, Chris Benoit e Rey Mysterio. Come ora ci sono wrestlers abbondantemente sotto i cento chili che non competono affatto per il titolo cruiser, penso ai vari Carlito, Nitro e Jeff Hardy. Ciò perché vengono considerati dalla WWE più che non “cruiser”, che ormai non significa più “peso leggero” ma “wrestler a cui far fare qualche volo per scaldare il pubblico a inizio show”.

Spesso ho parlato su queste pagine della rivoluzione che pareva essere giunta a Wrestlemania 20: la vittoria di Guerrero e Benoit riportò alla mente agli appassionati di vecchia data l'autunno del '92, in cui con una mossa rivoluzionaria fu deciso di affidare i due titoli massimi della federazione a due wrestlers assolutamente nuovi per questi palcoscenici e assolutamente più leggeri degli standard tipici del periodo, ovvero Bret Hart e Shawn Michaels. Molti si chiedono perché la prima rivoluzione abbia avuto successo e perché invece questa seconda sia fallita. Semplice, perché il pubblico la prima la ha appoggiata, eleggendo da subito il Cecchino come nuovo portabandiera e lo Spezzacuori come grande personaggio, mentre la seconda è stata osteggiata. Le critiche a Rey sanno del fallimento (in mia speranza momentaneo) di una intera scuola di pensiero, tutti coloro che si lamentavano dei pochi spazi concessi ai pesi leggeri e della staticità e scarsità dei big men nel main event sono stati subito pronti a rimangiarsi la parola quando campione è diventato un peso leggero con il grande torto di essere l'Icona dei bambini. In un business che si sta orientando sempre più verso un target di ragazzini (basta vedere l'analisi di rating degli ultimi mesi di Raw), un modo per sentirsi più grande è anche fischiare chi piace a chi ha due-tre anni in meno.

Ma così facendo spesso si rinnega ciò in cui si è creduto: Mysterio ha dimostrato che anche chi è basso può diventare main eventer e campione con il coraggio e le proprie capacità. In ciò, passano nettamente in secondo piano le scellerate scelte del booking team. Il regno di Rey, partito come il regno dell'underdog, dell'outsider che tenta di resistere agli assalti del roster, è stato organizzato come un regno in cui affrontava di continuo avversari molto più grossi di lui, da Henry a Khalì passando per Kane e per Bradshaw. In pratica, è stata una continua rivisitazione del feud Davide-Golia: “io sono più piccolo e tento di sconfiggere Tizio che è molto più grosso”. Ed è stata un'impostazione oggettivamente sbagliata: anche non considerando Orton, che era “in panchina” per motivi disciplinari e che molto probabilmente era l'avversario designato per il messicano, c'era sempre la possibilità di organizzare un buon feud con Angle, col quale Rey ha sempre fornito, fin dal 2002, ottimi incontri, così come c'erano Chris Benoit, Booker T o c'era la possibilità di portare nello show blu atleti come Rob Van Dam o Edge.

Ma tutto ciò passa in secondo piano quando è il pubblico a non volere nuovi scenari, nonostante all'apparenza spinga per quelli. L'anno scorso ho avuto l'impressione che a Rey sarebbero stati preferiti come campioni anche uno Snitsky o un Masters. Esistono quindi il bravo non credibile e lo scarso credibile? Nonostante mille discorsi sui tempi cambiati e sull'esigenza di aumentare la spettacolarità dei match e di premiare i wrestlers più meritevoli, chi questi discorsi li fa rimane ancor ora più colpito da un fisico imponente che non da ottime capacità atletiche? E chi invece imposta i propri discorsi sulla credibilità di un campione in base al carisma e alla personalità dello stesso, preferisce quindi invece un anonimo midcarder seppur grosso a un wrestler over col grande pubblico come pochi negli ultimi cinque anni e in grado di spostare intere fasce di pubblico ma col difetto di essere basso?
Negare che un lottatore che è stato nominato per ben sei anni miglior high flyer significa in pratica ammettere che chi basa il proprio personaggio sull'high flyin' non può ambire a certi traguardi. E non solo per ragioni di titolo di editoriale, io con questa affermazione non potrò mai essere d'accordo. Il wrestling è bello perché è vario: c'è chi solleva facilmente gli avversari, chi sa fare le proiezioni, chi sa usare la psicologia e chi sa sfruttare le corde. Dovrebbe bastare essere i migliori nel proprio campo per emergere.

E' notizia di pochi giorni fa che il chairman della WWE, l'ormai calvo Vince McMahon, abbia in mente per sé un grande feud e un grande match per Summerslam, e che come avversario abbia in mente proprio l'atleta di San Diego. Un motivo c'è, per conservare il proprio status di top heel della federazione non c'è avversario migliore di un face amato e per giunta al ritorno, periodo in cui normalmente chi è molto amato diviene addirittura osannato.

Giungerà di nuovo ad alti livelli Rey? Difficile a dirsi. Avversari giusti per lui ci sono: col possibile scambio di brand tra Umaga e Benoit, con il titolo Intercontinentale nello show blu e quello degli Stati Uniti nello show rosso, non sarebbe utopia pensare a un Rey con quella cintura. Per quanto Umaga sia più “grosso”, è divertente vedere come fino a due anni fa in un eventuale match tra Rey e Jamal nessuno avrebbe ritenuto credibile la vittoria del samoano e ora probabilmente invece avverrebbe l'inverso. Ma Umaga ha perso nettamente entrambi i due ultimi feud in cui è stato coinvolto, e quindi il giorno che perderà il titolo Intercontinentale dovrà necessariamente essere contro qualcuno che debba aver bisogno di un'importante vittoria e che abbia un necessario status, visto che comunque il Samoan Bulldozer finora ha sempre distrutto agevolmente i normali midcarders per poi perdere solo contro personaggi importanti nelle logiche WWE.

Tra l'altro Vince ha l'esigenza di renderlo felice, visto che ora, con la nascente concorrenza, non può permettersi che un lottatore davvero capace di trascinare con sé intere fette di pubblico (bambini? Adulti? Anziani in punto di morte? Non importa, è sempre pubblico, ed è sempre pubblico che compra i biglietti e che ama il wrestling) possa trasferirsi in Florida, dove i vari Angle e Konnan lo accoglierebbero a braccia aperte (avete mai notato che la theme music dei LAX cita Mysterio parlandone bene?).

Ma in realtà di Rey Mysterio, del suo passato o futuro, perdonate il francesismo, non me ne può fregare di meno.
Ciò che qua mi importava sottolineare è il ruolo di precursore che ha avuto col regno dello scorso anno. Qualsiasi piega prenderà in futuro il wrestling, sia che la rivoluzione annunciata da Wrestlemania 20 si compia sia che non si compia, ci si ricorderà del regno di Rey in quell'ottica: non dovesse prendere piega si dirà che fu solo un esperimento per fortuna fallito (la storia la scrivono i vincitori, ne parleremo prossimamemente), ma se dovesse prendere l'altra piega, allora si dirà che sarà stato un incompreso, e gli si riconosceranno i meriti di aver aperto la strada. Come detto nella citazione di inizio editoriale, alcuni nascono postumi.

p.s.: a proposito, Rey prima di salire sul ring per il suo match si fa il segno della croce, è un Born Again Christian e fu anche grazie al suo consiglio che Eddie intraprese quella strada: sarà, ma forse con il numero 44 di questo editoriale non avevo tutti i torti…

E per finire nota di servizio: prossima settimana si esce di mercoledì, vi racconterò come ho vissuto il mio primo show WWE.

Stay Tuned. Rob.
ONLINE
27/08/2020 15:36
 
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HIGH FLYIN 49 - IL VECCHIO CRONISTA

A cura di The Rob In Town 79


E' proprio vero, “dreams come true”. Credo che pochi possano dirsi vecchi aficionados come me, quasi 18 anni di quasi ininterrotta visione del prodotto WWE, ma prima di lunedì sera non avevo mai visto dal vivo uno spettacolo dal vivo organizzato dalla federazione più famosa al mondo. Avevo già visto lottare dal vivo assolute Icone di questo sport, da Scott Steiner a Vampiro, da Ultimo Dragon a Low Ki, ma l'aspettativa di vedere lottare a pochi metri da me atleti che hanno caratterizzato una passione che mi porto dietro da anni è una sensazione particolare, diversa. E visto che in questo editoriale si parla di emozioni, volevo condividere con voi quelle che ho provato lunedì.

IL VECCHIO CRONISTA

“Chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere”, A. Einstein.

Piccola avvertenza: il report dello show lo troverete in un'altra sezione, questo non è e non vuole essere un report: sono solo le impressioni di un vecchio cronista riguardo a ciò che ho visto ieri, sia dentro che fuori dal palazzetto. Chi non ha seguito questi tour i report li può leggere dovunque, ma credo sia più interessato al “contorno”.

Comunque: a Genova c'è un caldo assurdo. Mi hanno detto che non è solo una caratteristica di qua, ma che in tutta Italia faccia caldo. Io però mi sono ritrovato ieri alle 15 in giro per la città (mi ero preso una mezza giornata di ferie dal lavoro) e la prima cosa che ho pensato è che i wrestlers avranno scambiato il nostro Paese per la Florida. La mia intenzione ieri era cercare l'albergo dei wrestlers per vedere se era possibile fare qualche foto e scambiare due chiacchiere con loro. Mi era giunta anche un'indicazione sicura su quale sarebbe stato l'albergo, ma non sempre le soffiate si tramutano in realtà. Così, dopo un girovagare tanto inutile quanto compiuto sotto un sole cocente, decido di recarmi prestissimo al Palazzetto. Intanto un SMS mi avvisa che i wrestlers erano stati avvistati a Portofino e Santa Margherita Ligure, due paradisi terrestri (wrestlers sì, scemi no, verrebbe da dire), io punto sul fatto che accanto al Palazzetto c'è un grosso Centro Commerciale, e punto quindi sulla voglia del Made in Italy da parte dei lottatori. Ma non si sono visti. Così il vecchio cronista si è seduto al sole con un fido gelato e ha osservato ciò che vedeva. Ho persino visto montare i botteghini che vendevano le magliette e i chioschi che vendevano cibi improponibili (salsiccia calda quando ci sono 30 gradi? Suvvia…); maglietta bella però ne avevo vista solo una, che punto già da un po', quella di RVD con il drago rosso disegnato, ma confidavo che l'avrei trovata a minor prezzo all'interno del palazzetto. Peccato, ho perso l'attimo. Volete sapere quali sono state le maglie più vendute? Sandman e la DX, ho visto caterve di ragazzini con quelle due magliette.

Ma ciò che mi ha stupito è stata la quantità di gente che era già seduta sui gradini che conducono all'ingresso ben sei ore prima dello shows. Ancora adesso mi chiedo chi fossero quelle persone: vecchi aficionados come il vostro cronista? Gente che non aveva nulla da fare? Gente che sapeva che per godersi un'emozione bisogna gustarla fin da quando si presenta distante? Uno l'ho riconosciuto, era Stefano Benzi. Per gli altri la risposta non la saprò mai, ma osservare ciò che succede intorno è il mio mestiere. Il cronista osserva. Osserva e poi condivide ciò che ha visto. E diverse cose mi hanno colpito.Intanto è stato impressionante vedere la quantità di maschere di Rey Mysterio che erano in vendita: tante quasi quanto le magliette di tutti gli altri wrestlers messi assieme. E quante ne hanno vendute! C'erano decine di bambini che indossavano quella maschera, soprattutto una bianca ed argento, ma ce ne erano di mille colori, è andata assolutamente a ruba. Per quanto fa vendere, Rey pare un piccolo Hogan. E pensare che è infortunato.

Durante l'attesa ciò che più mi ha colpito è il sottobosco che affolla questo genere di eventi. Intanto la Security: uno si aspetta l'armadio a quattro ante inflessibile e scorbutico, e si ritrova ragazzi mingherlini dall'aria dubbiosa. Fuori dall'arena il loro leader era Kevin Nash. Mi spiego meglio: immaginatevi Kevin Nash con il fisico attuale ma con i capelli di quando aveva la gimmick di Big Sexy in WCW. Bè, quello era il leader della Security. Quarantenne abbronzato e con una parlata curiosa, a metà tra il romano ed il piemontese, e con una ragazza bruttarella di non più di vent'anni da corteggiare, facendo complimenti e carezze al di lei cane e magnificando la potenza della propria moto. E sono proprie le ragazze che fanno parte del carrozzone al seguito della WWE ad aver catalizzato maggiormente le mie attenzioni di cronista. Mentre il gelato stava finendo e mi rinfrescavo con gli ultimi rivoli di mirtillo che ancora occupavano il mio piccolo cono, noto arrivare una ragazza di una bellezza clamorosa, con la quale nessuna diva WWE reggerebbe il confronto, con hot pants, calze nere, giaccone (con questo caldo, ma come fa?), occhiali scuri e un borsone con su scritto “Smackdown!”, come quelli che vendevano nei negozietti quando la moda del wrestling imperava qua in Italia. Dietro di lei una ragazza molto più normale, bella ma “umana”, in polo rosa e con un altro borsone. Tizi in giacca e cravatta e con un'espressione gelida negli occhi non si muovono quando le ragazze li sorpassano stancamente ed entrano nel Palazzzetto sei ore prima dell'inizio: sono forse loro le famigerate groupies del wrestling? Ma vere groupies del wrestling poi le ho effettivamente viste al palazzetto. Occupati i due posti assegnati a me e alla mia amata compagna di viaggio (per andare a prendere la quale mi sono perso l'accesso al backstage con Benzi…Cosa non si fa per le donne…) proprio sopra al titan tron, accorrono due ragazze di circa 20-25 anni brutte ma truccate e vestite in modo che definire appariscente non rende l'idea: camicetta trasparente nera, pantaloni attillati, mutanda in vista e un trucco pesante, con capelli con ciocche azzurre, come nemmeno la Cher dei tempi andati ha mai avuto. La Security le sopporta, queste si comportano da regine, e alle rimostranze degli spettatori, cronista aficionado compreso, che si lamentavano perché nella loro posizione le due vamp di borgata impedivano la visuale del ring, il capo-settore rispondeva con voce di chi la sa lunga: “tranquilli, le signorine hanno altri posti, non staranno qua”.

Vari tipi di groupies, dunque? Le due ragazze con il viso tirato e un poco triste che ho visto fuori dall'arena e queste due vamp more da borgata uscite da chissà dove? Ma la cosa che rattrista di più il vecchio cronista e la sua compagna è vedere la sorella minore di una delle due con loro: avrà avuto non più di sedici anni, l'aria triste e il destino probabilmente segnato da quel mondo. Ho sperato per un attimo che come nella trama di un film di terza categoria americano di motociclisti, anche per la ragazzina sedicenne possa arrivare presto il momento della fuga da quel mondo, dorato per la sorella d'età responsabile (anche se temo responsabile d'età solamente) ma decisamente prematuro per la ragazzina triste.

Chiusa parentesi, ora andiamo ai match, ve lo giuro. Intanto vorrei dirvi cosa non mi piace degli house-shows. I match sono molto forzati, si cerca troppo l'interazione col pubblico. Il pubblico era già di suo caldo come neanche all'Hammerstein Ballroom, figuriamoci nei normali shows WWE, con molti wrestlers che hanno preso il pop e gli heat più alti forse nelle loro carriere. Ma ogni singolo lottatore che saliva sul ring doveva sottolineare il proprio status, face o heel che fosse, facendo delle vere e proprie conferenze col pubblico. E tutti dovevano salire più e più volte sul paletto per farsi, a seconda dei ruoli, subissare dai fischi o riempire di cori di approvazione. La cosa poi che più mi ha impressionato dei lottatori è quanto sono grossi: non che non me ne aspettassi l'imponenza, ma alcuni mi hanno davvero impressionato. Non solo i vari Henry, Undertaker o Batista, che dal vivo sembrano comunque il triplo che visti in televisione, quanto anche wrestlers che in TV sembrano più “normali” come MVP soprattutto, ma anche Kennedy o Rob Van Dam, che sono degli autentici armadi.

Un'altra cosa che mi ha colpito è quanta sia l'importanza dei pyros. Lunedì non c'era alcun tipo di fuoco d'artificio o di scena e la mancanza si è sentita un sacco. Vedere MVP abbassare le braccia e poi alzarle senza colonne di fuoco ad accompagnare il gesto e Kane eseguire la propria taunt finale senza vedere i quattro angoli del ring incendiarsi lascia una strana sensazione (oltre al fatto che i profani non capivano allora il senso di tali gesti).

Nota di plauso al pubblico: caldissimo come nemmeno nella vera ECW Arena (non quel surrogato usato negli ultimi anni), ha partecipato in modo assolutamente incredibile. I wrestlers erano assolutamente commossi, anche veterani di mille battaglie come Benoit, Batista o Rob Van Dam, per non parlare di gente poco abituata a ovazioni come Nunzio o Jimmy Wang Yang. Unica nota negativa, l'italica tendenza a correre verso ogni tipo di transenna durante il match impedendo così alle persone sedute di godersi lo spettacolo (io ho dovuto sollevare e spostare di peso diverse persone durante l'evento).

E mai come ieri sera ho capito che è bello vedere i wrestlers “fare sempre le solite quattro mosse”. Narra Sting che all'inizio del loro lunghissimo feud lui avesse chiesto a Flair di combattere un match in modo un po' diverso visto che si erano incontrati dozzine di volte in pochi mesi e temeva che il pubblico potesse annoiarsi di vedere sempre le stesse identiche cose; bè, Flair gli rispose che non aveva intenzione di modificare l'andamento del match perché il pubblico veniva all'arena per vedere determinate sequenze, e se non le avesse viste se ne sarebbe andato amareggiato.

Infatti lunedì quando è entrato Benoit io sapevo che volevo vedere sharpshooter, diving headbutt e crossface, quando è entrato Undertaker ho subito desiderato vedere la Old School e il Tombstone Piledriver, e quando è entrato Finlay sapevo che avrei voluto vedere Hornswoggle transitare per il ring. Infatti l'unica “delusione” della serata per me è stata non vedere RVD eseguire una mossa a scelta tra five star frog splash e rolling thunder.

Per quanto riguarda i lottatori, chi mi ha fatto una gigantesca impressione è MVP: quel ragazzo emana carisma, come solo i grandissimi lunedì sera emanavano (tipo Undertaker, RVD, Benoit). Un altro che si vede lontano un miglio che farà strada è Kennedy: la presentazione è stata meravigliosa, ha fatto ridere tutti, ed è stato straordinario prima a “convincere” il pubblico che lo stava acclamando a fischiarlo, e poi ad intavolare un discorso in inglese col pubblico e a farsi capire benissimo. E nel match è stato protagonista assoluto, risultando al centro dell'attenzione quanto i due idoli del pubblico Batista ed Undertaker.
Proprio Batista mi ha enormemente sorpreso: dl vivo è molto meglio che in televisione. La sua spinebuster è la mossa che più ha rappresentato in tutta la serata il concetto di potenza, e sul ring dal vivo è molto meglio di quanto immaginassi, anche se ovviamente non è un Benoit. E il pubblico durante il match era più con lui che con Undertaker, sebbene l'entrata del Deadman è stato sicuramente il momento della serata in cui davvero l'arena è caduta.

Un'altra cosa impressionante sono le chop di Benoit: le ho sentite tutte, quelle non solo erano stiff ma avrebbero mandato all'ospedale chiunque non fosse un wrestler. Momento comico della serata per Sabu: è riuscito persino a botchare una mossa in un house-show! In un momento in cui tutta l'arena si stava sgolando con cori “Sabu, Sabu!”, il buon estremista ha pensato bene di eseguire i suoi famosi springboard moonsaults sul malcapitato Burke. Bè, si lancia, salta a piedi uniti sulla seconda corda e…scivola. Sì, scivola. Anche per questo ci vuole talento. Dei tre del New Bred paradossalmente l'impressione migliore me l'ha data colui dal quale mi aspettavo meno, cioè Stryker. Questo a vendere le mosse è un genio: subendo un sunset flip di Rob Van Dam ha fatto un tuffo che nemmeno un cinese nella finale delle Olimpiadi saprebbe fare, e subendo un DDT di Dreamer è rimasto per quattro secondi quattro in verticale con la testa a terra e i piedi in alto. Altre opinioni sparse: il ritorno di Henry è prematuro, si vede ad occhio nudo che ha ancora timore degli impatti. E si è visto perché i wrestlers siano costretti a prendere antidolorifici: alla fine del suo match Nunzio si toccava un occhio dolorante, “regalo” di un calcione stiff di Regal, mentre un mostro come Kane dopo aver esultato nel suo solito modo per la vittoria, quando è arrivato al titan tron per uscire ha agitato la mano destra più volte urlando dal dolore (il vecchio aficionado ha riconosciuto il momento dell'infortunio, gli è rimasta la mano tra Finlay e il tappeto del ring mentre eseguiva sull'irlandese la sidewalk slam).

Bella esperienza, molto istruttiva, questo è sicuro. Alla fine l'annunciatore, con una frase secondo me non preparata, ha detto che spera di tornare in futuro. Bè, lo spero anch'io.

Stay Tuned. Rob.
ONLINE
2021 Friend of the Year
27/08/2020 15:50
 
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Fosse stato firmato colosso (tolta la parte di Benoit) nessuno avrebbe notato la differenza.

Non capisco questo tuo feticismo verso questo personaggio.

[Modificato da The Real Charisma 27/08/2020 15:52]
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Friend of the year 2021
Founder della stable Yuppies
Founder della stable Sopranos
ONLINE
03/09/2020 07:03
 
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HIGH FLYIN 50 - L'OBLIO IN CUI CADONO I VINTI

A cura di The Rob In Town 79

La WWE è il wrestling mainstream. La si critica però tutti hanno cominciato a seguire il wrestling grazie ad essa, è l'unica federazione capace di radunare per i suoi shows settantamila persone, è l'unico show di wrestling di cui sa qualcosa anche il non appassionato. Sarà, però io mi ricordo che queste stesse cose le faceva anche la WCW. La WCW è scomparsa da soli sei anni, eppure nessuno se ne ricorda più e nessuno ne parla più. Spesso mi viene da chiedermi come sarebbe il wrestling se la Monday Night War fosse stata vinta dalla federazione di Atlanta: chi sarebbero ora gli idoli delle folle? Chi i dimenticati? Di cosa si parlerebbe ora? E invece certe cose sono andate perse nella memoria, è l'oblio in cui da sempre cadono i vinti.

L'OBLIO IN CUI CADONO I VINTI

“A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo”, Jim Morrison.

Chiedete a un qualsiasi nuovo appassionato di wrestling a cosa pensa se gli domandate come era il wrestling negli anni '90: vi parlerà prima dell'inizio del decennio, vi parlerà dunque di Hulk Hogan e dell'Hulkamania, di Warrior e del suo carisma, poi andando avanti nel tempo vi parlerà del Cecchino Bret Hart e dello Spezzacuori Shawn Michaels. Poi arriverà all'Era Attitude e vi parlerà del Ribelle Steve Austin e dell'Intrattenitore The Rock.

Eppure per gran parte del decennio la WWF ebbe una grande rivale, che per 82 celeberrime consecutive settimane si erse a leader nel confronto. Ma escludendo la NWO tutto ciò che fu fatto ad Atlanta è andato perso. Su questo sito si parla spesso di WCW, Mikis Stangherlin ci tiene anche un'ottima rubrica al riguardo, e un'altra straordinaria rubrica a cura di Eros Caria sta arrivando, ma a volte mi sembra incredibile come certi personaggi, certi feud, certe peculiarità, non siano state trasmesse nella memoria.

La fine degli anni '90 non è stata solo Austin o Rocky, è stata anche NWO, il Corvo-Sting, il Raven's Flock, l'idolo delle folle Goldberg, la straordinaria divisione cruiser e l'altrettanto straordinaria divisione tag-team. La WCW osò, ed ebbe successo, in quantità anche maggiore della WWF/E. Ricordo ancora oggi come fosse accaduta ieri la fine della WCW, ricordo l'ultimo Nitro trasmesso da Panama City e ricordo come reagì Flair alla notizia della chiusura della federazione di Atlanta: “ho per caso sentito Vince McMahon dire che ha in pugno la WCW? E' proprio questo che ha detto? Significa forse che ha in pugno Jack Brisco, Dory Funk, Harley Race, i Road Warriors, Sting, Lex Luger, gli Steiner Brothers, Ric Flair e Ricky Steamboat? Significa che avrà tutti noi nella sua piccola mano? Non penso proprio”.

Immaginiamo per un attimo che negli ultimi due anni di vita la WCW avesse fatto scelte migliori e avesse vinto la guerra contro la WWE, ipotesi assolutamente non irrealistica. Ora tutti saprebbero chi erano i Three Counts e i Kronik e nessuno conoscerebbe gli Hardys o gli APA, tutti conoscerebbero Kimberly e Miss Gunny e nessuno conoscerebbe Sable o Trish Stratus, tutti conoscerebbero Buff Bagwell e nessuno saprebbe chi è Randy Orton (o Batista).

La WWE è stata brava a sviluppare idee WCW: ad esempio Lesnar non era forse una versione riveduta e corretta dello Scott Steiner del 2000? Arrivava sul ring, sconfiggeva qualsiasi avversario face affrontasse e lo devastava: un autentico mostro di potenza e tecnica, in più corredato da un ottimo personaggio; ciò valeva per Steiner prima e Lesnar poi. L'entrata di MVP all'ultima Wrestlemania poi è stata palesemente copiata dall'entrata che faceva Helms gli ultimi tempi in WCW: come retaggio del periodo da leader di boyband con i Three Counts, al buon Shane erano rimaste le ballerine, che caratterizzavano il personaggio del maestro della Vertabreaker che dominò le scene della gloriosa categoria cruiser nell'ultimo anno della federazione.

Oppure Orton: è da qualche giorno che si dibatte su una news uscita ai suoi danni negli ultimi giorni. Quando esordì tutti dissero che era il Bagwell della WWE; bè, ha voluto esserlo fino in fondo, spesso per calare nella considerazione di chi può decidere del tuo futuro non bisogna necessariamente sbagliare, ma anche solo dare la sensazione di poter sbagliare in ogni momento. Ma è indubbio che nella costruzione del personaggio la WWE si sia ispirata a Bagwell. Tornando un attimo a quella famosa ultima puntata di Nitro, mi ricordo di quando Vince McMahon in collegamento da Cleveland, città in cui stava andando in onda in diretta Raw, propose al pubblico un gioco: avrebbe detto dei nomi di superstar WCW e il pubblico applaudendo o booando avrebbe fatto capire quali lottatori avrebbe voluto vedere a Stamford. Bè, il “sondaggio” fu stravinto da Goldberg, mentre secondo arrivò Bagwell, che, pur heel, ebbe più consensi di gente quale Hogan e Sting. E per caratterizzare ancora di più il suo “Bagwell”, cioè Randy Orton, la WWE gli diede una finisher particolare, che potesse risolvere i match dal nulla: gli diede la Diamond Cutter di DDP, che DDP usava nello stesso identico modo in cui poi la avrebbe usata Orton nel 2004. Usciva “out of nowhere”.

La quantità di buone idee che ebbe la WCW è probabilmente addirittura maggiore di quelle che ebbe la WWF nello stesso periodo, il problema è come esse vennero sviluppate. Intanto il modo in cui si gestì la storyline dell'NWO. Grazie ad essa la WCW compì il più clamoroso sorpasso della storia, ma troppo si insistette su quella singola storyline. Catalizzò eccessivamente ogni minuto degli show televisivi: come detto in un altro numero della rubrica (il numero 38), la proposizione della stessa storyline per anni tarpò le ali a tutti i talenti emergenti della WCW. La WCW infatti diede l'impressione di aver perso definitivamente la Monday Night War con la WWE nel 2000, quando cominciarono ad andarsene sprezzanti i giovani talenti della WCW, tra cui colui che aveva appena vinto il titolo massimo, Chris Benoit. Quando chi è campione decide di andarsene pur sapendo che nel nuovo posto non avrà gli stessi onori, bè, ciò significa che la federazione da cui si è allontanato è in grave crisi.

Ted Turner nel '97 si rifiutò di vendere la propria creatura a fronte di un'offerta di 500 milioni di dollari; nel 2001 Vince McMahon la comprò per soli 4 milioni di dollari. E questi non sono rumors, sono fatti assodati. E nessuno mi toglierà mai l'idea che il più grande colpevole di questo misfatto contro i fans sia stato Bischoff, coadiuvato da Sullivan e soci, e non Russo, il quale anzi si sforzò a riportare in alto la WCW, pur commettendo evidenti e gravi errori di emulazione. Idea geniale, che precorreva i tempi, fu quella della lotta tra star affermate e giovani rampanti, ad anticipazione della reale dicotomia che esiste ora nel wrestling; personalmente spero che McMahon riprenda presto quell'idea.

Senza la crisi economica la WCW avrebbe potuto andare avanti per anni. Quando chiuse era in crisi solo dal punto di vista economico, ma dal punto di vista dello spettacolo era ancora molto, molto godibile. La categoria tag teams era in fermento, c'erano coppie spettacolari (Kidman e Rey, i Three Counts), c'erano coppie devastanti per impatto (gli Insiders, i Kronik, i Totally Buff), c'erano coppie di gran bravura (O'Haire e Palumbo, il Team Canada). La divisione cruiser era il fiore all'occhiello della compagnia, e ad essa si è palesemente ispirata la TNA con la creazione della X-Division. Anche in WCW non era questione di peso, ma era questione di capacità. Divennero campioni wrestlers che in WWE non sarebbero mai stati considerati dei “cruiser” (Jericho, Eddie, Storm), tanto che la definizione di cruiser che si usa ancora adesso, cruiser =< 100 chilogrammi, fu ideata in storyline dallo stesso Storm quando regalò il suo titolo al compagno di stable Skipper. Ma al tempo i match per quella categoria duravano anche più del main event. A Starrcade '98 Kidman, Mysterio Jr. e Juventud lottarono per mezz'ora (Kidman addirittura per 40 minuti) un incontro stupendo senza una sola pausa, col pubblico coinvolto come non mai, e anche negli ultimi tempi il pubblico aveva “fame” di cruiser, tanto che a furor di popolo, per sfruttare le sue due migliori categorie, i cruiser e i tag teams, fu inventata una nuova cintura, la Cruiserweight tag team belt, che chiuse i battenti alla vita dei due simboli della divisione cruiser degli ultimi anni, Kidman e Mysterio Jr..

E non si incorra nell'errore di pensare che a difettare fosse il main eventing. Di Steiner abbiamo già detto, un'autentica macchina di distruzione che raccoglieva comunque grossi consensi (prima ancora che in WWE la figura del “cool heel” ha una lunghissima tradizione in WCW, esempio paradigmatico Hollywood Hogan); Jarrett era l'archetipo dell'heel odiato ed odioso, il corrispondente del Triple H di Stamford; Booker T era un grandissimo lottatore che forniva ottimi match, che era over col pubblico e che aveva una carriera in continua ascesa (pochi se li ricordano perché erano in WCW, ma gli Harlem Heat sono stati un grandissimo tag team, a metà degli anni '90 avevano degni rivali solo negli Steiners, in WWF nessun tag team oggettivamente poteva essere comparato a loro); Nash era Nash, un wrestler che sarebbe stato nel main eventing anche negli anni successivi in WWE prima e TNA poi; Goldberg era semplicemente per la WCW ciò che Austin era per la WWE, un simbolo. Con la differenza che Goldberg era davvero un prodotto della federazione, mentre Austin era un ex midcarder della federazione rivale, e con la differenza che per oscurarne la fama Vince McMahon tentò inutilmente di parodiarlo nei propri shows.

Tutto questo grande archivio di uomini, storie, sfide e idee è andato irrimediabilmente perso, e non è stato tramandato. Nessuno sa chi mai fossero The Wall e i Kronik, Sean O'Haire e i Three Counts. Tutti ricordano Storm per essere stato l'uomo licenziato da Austin in quanto “noioso”, e non per essere stato campione di quasi tutto ciò che era possibile in WCW (titolo massimo escluso, anche se ebbe una title shot quando era campione US); così come per tutti The Cat Miller è il ballerino buttato fuori da Benoit e Orton alla Rumble del 2004 e non uno dei migliori wrestlers, specialista in arti marziali, e personaggio, fantastico da commissioner, della WCW di fine anni '90.

Un mondo è finito e ne è rimasto solo qualche frammento, piccoli geroglifici e sporadici fossili di un tempo che pare giurassico ma che in realtà è finito solo sei anni e un mese fa. Chissà se ora invece che di John Cena non staremmo parlando di Sean O'Haire e invece che di Batista non staremmo parlando di Buff Bagwell. E che invece che dei TLC, ora non parleremmo tutti della serie di incontri che Rey Mysterio Jr. faceva con Ultimo Dragon, Juventud, Kidman e Eddie Guerrero.

La WCW era un mondo a parte, un mondo glorioso. Ricordo come fosse ieri l'ultima puntata: Steiner, che deteneva il titolo di campione WCW e Booker T, campione degli Stati Uniti, con il babyface Booker T che riunifica i due titoli più importanti, mentre nell'ultimo incontro nella storia della federazione, nel main event dei main event, nell'incontro col compito di racchiudere in quindici-venti minuti un'intera storia, si scontrarono i due più grandi personaggi che più rappresentarono la WCW nell'immaginario collettivo dei fans, e probabilmente le due più grandi leggende di questo sport insieme ad Hogan. Flair e Sting, un feud infinito e un appeal illimitato verso il pubblico.

E se in questo numero ho volutamente trascurato il personaggio di Sting, è perché ne voglio parlare nel prossimo, quando questa rubrica compirà un anno. Uno Sting che è l'unico a non aver mai più accettato le offerte della WWE.

Due mesi dopo quell'ultima puntata di Nitro, a Stamford sarebbe cominciata la storyline dell'Invasion, col citato Lance Storm come testa di ponte a dare sul ring il superkick che avrebbe dato il via ad una delle storylines più famose di sempre.
Dopo neanche un mese di storyline, il fulcro della storia potenzialmente più grande di sempre era già concentrato su tre membri della famiglia McMahon, mentre gli invasori erano rappresentati per la WCW da meri midcarders, Booker T escluso, e addirittura alla conclusione del feud era rappresentata da Kurt Angle, che in WCW nemmeno ebbe mai messo piede, e da Steve Austin, il quale aveva lasciato la federazione cinque anni prima da anonimo midcarder.

Sono passati sei anni e un mese, eppure la WCW mi manca ancora. E per festeggiare il primo anno di questa rubrica, nella prossima settimana vedrò di condividere con voi una grande storia, quella dell'Uomo dalle Mille Vite, soffermandomi in particolare sull'ultima.

Stay Tuned. Rob.
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03/09/2020 07:04
 
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HIGH FLYIN 51 - LA REDENZIONE DEL MOSTRO

A cura di The Rob In Town 79

Ringrazio tutti voi, questa rubrica oggi compie il suo primo anno di vita, e il suo successo dipende esclusivamente dai suoi lettori, siano essi abituali ed affezionati o anche soltanto semplicemente casuali. Ma non voglio perdermi in quisquilie, voglio fare ciò per cui è nata questa rubrica: raccontare storie. In settimana mi è capitato di avere una discussione riguardo al fatto se il wrestling racconti o no storie. Eccome se lo fa. E stamattina una mia amica in treno mi ha detto che il Sole è entrato in Toro e Nettuno è entrato in Acquario; bè, oggi per festeggiare questo primo anno con voi vi racconterò cosa è successo quando il main event TNA, e Abyss in particolare, sono entrati nel segno dello Scorpione.

LA REDENZIONE DEL MOSTRO

“A volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere”, Francis Scott Fitzgerald

La scorsa settimana ho parlato di WCW e vi ho preannunciato che questa settimana avrei parlato della più grande Icona made in WCW: Sting.

Innanzitutto, chi è Sting? Molti fans non lo conoscono, nonostante venga sempre considerato una delle più grandi e luminose Leggende di questo sport, solo perché lo Scorpione non ha mai combattuto, per sua scelta personale, nella federazione più conosciuta, la WWF/E. Ma Sting ha attraversato da protagonista assoluto gli ultimi vent'anni del wrestling. Quand'ero piccolo e seguivo solo la WWE in America, visto che la WCW non veniva trasmessa, conoscevo di nome solo due atleti WCW, cioè Sting e Vader. Sting era un surfer, uno che sul viso aveva dipinti i variegati colori che scolpivano anche il viso di un Ultimate Warrior, era californiano come Hulk Hogan, e come loro rappresentava l'archetipo del face. Fu Ric Flair a consacrare definitivamente Sting, reputandolo tra i giovani il più degno e affidando a lui il passaggio di consegne per la nuova generazione. Correva l'anno 1988, cominciava allora l'epopea dello Scorpione. Un lottatore grosso, potente e tremendamente agile, che nonostante la stazza non disdegnava di salire sulla terza corda e rendersi protagonista di spericolati, e per l'epoca innovativi, voli. Ma soprattutto era un lottatore che possedeva una dote rara, un immenso carisma (e se volete sapere cos'è il carisma, leggetevi il numero 26 di questo editoriale).

Quando il Nuovo Ordine del Mondo sconvolse il wrestling mondiale e decise di mettere a fuoco la WCW, per mesi si speculò sulla scelta che avrebbe preso Sting: si sarebbe unito agli Invasori o avrebbe difeso fino all'ultimo la propria bandiera? Solo il fatto che si fosse creata incertezza, e che i suoi amici e compagni ne avessero messo in dubbio la lealtà, fece compiere a Sting il Gran Rifiuto. Durante Fall Brawl, prima un falso Sting entrò nella gabbia in cui si stavano svolgendo i War Games e si mise a fianco degli invasori, poi però entrò il vero Sting e mise a terra tutti, nemici e compagni. Il messaggio era chiaro: nessuno può mettere in dubbio la parola di Sting.

E lì nacque la più grande storia mai raccontata dal wrestling: la Storia del Corvo, di un wrestler che vedendo gli scellerati crimini commessi dal Nuovo Ordine del Mondo vedeva i colori pastello del suo viso diventare pallidi, e poi su quel viso scendere tante lacrime nere. Per un intero anno, dalla fine del 1996 alla fine del 1997, Sting non disputò nemmeno un incontro e non proferì mai una sola parola; si limitava a comparire con faccia triste e truce sui tetti delle arene. E nonostante questi “insignificanti particolari” veniva considerato dal pubblico il lottatore più amato e osannato di tutta la federazione. Tutto questo perché emanava carisma da ogni poro del suo corpo.

Dopo anni di oblio, nel dicembre del 2005 la nuova federazione emergente, la TNA, chiama nel proprio roster Sting. “E' vecchio”, dissero alcuni. “E' inadatto allo stile della nuova generazione”, aggiunsero altri. “Vorrà fare la primadonna”, blaterarono molti.

Ma lo Scorpione ancora una volta non fece una piega: recuperò il suo costumino nero, si mise in faccia il suo trucco da Corvo e riprese in mano la propria fidata mazza da baseball. E dopo nove mesi di lotte, nel PPV più importante della federazione, e prima escursione in una grande città americana per la TNA, lo Stinger tra il tripudio del pubblico divenne campione assoluto battendo l'archetipo del lottatore odiato, Jeff Jarrett, nel match che secondo il sottoscritto è stato il più emozionante del 2006 senza l'ausilio di stipulazioni speciali.

Sting era così ancora una volta campione, ma la domanda che tutti si ponevano era: che rapporto avrà con i giovani virgulti della federazione? Ne bloccherà la crescita o aiuterà la loro evoluzione? La risposta è arrivata, ed è stata una risposta tonante. Fin dall'inizio della sua nuova avventura Steve (questo è il suo vero nome, Steve Borden) aveva dichiarato che avrebbe voluto lavorare con Abyss; se si chiede a Sting quali sono stati i suoi avversari preferiti dirà Vader o Paul Wight (l'odierno Big Show), e il suo grande rimpianto è non aver affrontato Andrè The Giant. A Sting piace lavorare con i giganti, si trova bene ad interagire con loro. Abyss nel novembre scorso era un personaggio arrivato ad un vicolo cieco, un monster heel che non incuteva paura a nessuno, un mostro che perdeva ogni battaglia, un lottatore che serviva per metterne in luce altri perdendo sistematicamente.

Ma, non preannunciata, arrivò una rivoluzione: dopo un match strano a Genesis Sting perse il titolo da Abyss e nacque la storyline dell'anno, ma che dico dell'anno, del nuovo millennio. A Genesis Sting perse per squalifica a causa di un incontrollato scatto d'ira. Nonostante i discorsi che Sting fa da vent'anni sulla dignità e sulla giustizia, era caduto nella trappola di Mitchell, il manager di Abyss, e con quello scatto d'ira aveva percorso la strada che Mitchell fa compiere ad Abyss ogni giorno, la Strada per l'Inferno. All'inizio la storia sembrò questa: non, come poi sarebbe avvenuto, la Redenzione del Mostro, ma l'Eroe riportato sulla Via Buia. Ma, per quanto banale la frase possa sembrare, Sting è Sting. Non l'avrebbe avuta vinta Mitchell, i discorsi che lui considerava saccenti e moraleggianti di Sting sarebbero stati ciò che invece sempre sono stati, parole piene di dignità, giustizia e verità inconfutabile.

E fu così che Sting parlò ad Abyss, anzi a Chris, l'uomo che sta dietro alla maschera del Mostro. Sting gli parlò, e gli disse che ogni uomo ha una sua volontà, e che negli ultimi anni aveva visto Chris combattere nel filo spinato e tra le puntine e arrivare al meritatissimo primo titolo mondiale; glielo aveva strappato a lui ma ne era contento, anche se in modo sporco aveva perso contro un avversario degno. Ma Abyss non avrebbe mai potuto spiegare le proprie ali finchè sarebbe stato soltanto il cagnolino ammaestrato di Mitchell, per Abyss era giunta l'ora di farcela da solo, di ritornare ad essere Chris. E Abyss/Chris aveva bisogno di qualcuno che lo salvasse, che lo salvasse dal dolore costante che lo aveva tramutato in un Mostro, e Sting sarebbe stato il suo Redentore.

E fu così che Sting instillò ad Abyss l'arma mentale più potente, il Tarlo del Dubbio. Toccò l'anima del mostro, che cominciò così a ribellarsi al suo padrone, il Male Impersonificato James Mitchell. Ma il Male non riposa, e per ripicca usò ciò con cui viene da sempre simbolicamente rappresentato: il Fuoco. Per aver tentato di toccare l'Anima del Mostro, Sting fu colpito col fuoco in pieno viso, sfigurarne l'anima nelle intenzioni di Mitchell avrebbe dovuto significare intimidirlo e renderlo innocuo, era la colpa che avrebbe dovuto subire per aver osato interferire con il Malefico Progetto di Mitchell. Ma lo Scorpione ha mille vite, e tornò subito. E visto che nei giochi mentali nessuno ne sa più dello Scorpione, tornò con la maschera di Abyss in viso a protezione delle bruciature ricevute. Sting presto sarebbe guarito dalle ustioni e dalle proprie ferite fisiche e si sarebbe tolto la maschera, sarebbe riuscito Abyss a guarire dalle ferite della propria anima e togliersi anche lui la maschera?

Chris aveva infatti una ferita nell'anima, e la aveva anche grossa. Tre colpi di pistola. Quelli che aveva sparato al padre e che lo avevano fatto rinchiudere in una prigione le cui vie di fuga erano avvolte dal filo spinato (ed ecco finalmente spiegata l'avversione che il Mostro da sempre in federazione provava per il filo spinato…). La verità era stata messa in piazza; Sting era sorpreso e dispiaciuto, non immaginava una tale e grande ferita; Chris era distrutto, tutto il mondo conosceva il suo dramma e tutto il mondo lo avrebbe giudicato; Mitchell e il nuovo campione Christian Cage erano i due che avevano trovato solo che giovamento dalla situazione, il primo aveva ritrovato il suo Docile Schiavo e poteva riprendere il suo Progetto, mentre il secondo era diventato campione.

Non era più solo wresting lottato, era vita reale: non c'erano più Sting e Abyss, ora erano Steve e Chris. E a Steve rimaneva una sola cosa da fare: far morire il vecchio mostro e far rinascere un nuovo Chris. A mali estremi, estremi rimedi. Per salvare una persona capita anche di doverla mettere a confronto con i suoi più spaventosi spettri, colpirla là dove più ne soffre; una nuova vita giustifica un'immane momentanea sofferenza.

E la storia è continuata anche fuori dalle arene: come dimenticare la Colazione col Diavolo al ristorante tra Steve e James parlando di Chris? Il Fascino dell'Oscurità è sempre vivo: e a salvare un Uomo persosi dietro a un Dramma nascondendosi sotto ad una maschera può essere soltanto un Eroe Oscuro, un Uomo che arriva col buio e che non ha paura dell'Oscurità, la conosce e la sa domare.

La storia non è ancora finita, ma da come si è evoluta possiamo dire con certezza che, dopo mille avvenimenti, anche successivi al breve resoconto che vi ho fatto, il Mostro è ormai redento. Abyss è stato colpito duramente (sessanta reali punti di sutura sono serviti per ricucirlo) da quegli stessi compagni di viaggio che Mitchell aveva assegnato per lui, e Sting al prossimo PPV cercherà la vendetta per Chris e la giusta gloria per sè.

Ma ciò che è importante notare per il vecchio fan è cosa questa storyline ha portato.

Ha per la prima volta dato una psicologia al monotono e stantio personaggio di Abyss, facendolo passare in un amen da perdente di successo a fulcro del programma. Ha creato ogni settimana una spasmodica attesa di scoprire cosa sarebbe avvenuto nella puntata corrente e in quella successiva, come si sarebbe evoluta la storyline, e, visto che comunque sempre di wrestling si parla, ha mostrato sempre splendidi match tra i due lottatori, non solo belli esteticamente da guardare ma anche intensi, emozionali, e tutti sensati all'interno della faida. E il merito va ascritto ad un ragazzo quarantasettenne, che invece di starsene a casa a godersi una dorata e meritata pensione, si è rimesso in gioco completamente, subendo cadute sulle puntine, voli da grandi altezze, perdendo ettolitri di sangue reale, e dando tutto sé stesso per la crescita e la fama della federazione. Tutto questo per amore del business, e per far crescere la federazione di Orlando. Sting ha sempre odiato il monopolio, il monopolio blocca la crescita del wrestling e mette in condizione di subalternità i lottatori, che non possono scegliere e devono così sottostare agli umori dei Potenti.

Sting infatti non ha mai combattuto in WWE non perché non abbia simpatia per Vince McMahon, anzi sono grandi amici, ma prima solo perché non gli piaceva la connotazione esageratamente “adulta” che avevano gli shows WWE, e poi per non accrescerne e consolidarne il monopolio. Ma due volte lo Scorpione è stato vicinissimo ad approdare a Stamford: durante il 2001-2002, subito dopo l'angle dell'Invasion, era già stato pianificato il feud che avrebbe dovuto portarlo a combattere a Wrestlemania19 contro Stone Cold Steve Austin, e nell'estate del 2004, dove erano pronte due soluzioni per lui, o un feud contro il Rampante Legend Killer Randy Orton, o l'approdo a Smackdown!, un feud con JBL e poi sulle sue spalle la pressione del secondo show WWE.

Ma non se ne fece poi nulla, e come detto sopra, alla fine del 2005 arrivò una chiamata dell'amico Jeff Jarrett, che aveva bisogno di una Grande Leggenda per attirare l'attenzione dei fans e insegnare ai suoi giovani atleti un po' di sano wrestling. Sting è uno per cui alla fine degli anni '90 impazzivano più di 20 milioni di spettatori ogni lunedì sera, uno che ha vinto una quantità impressionante di premi, dopo Hogan probabilmente il più amato face di sempre. Si dice che questo sarà il suo ultimo anno, e se l'esordio nel business fu clamoroso (premio di Most Improved Wrestler e Match of the Year), l'addio sarà probabilmente altrettanto col botto (e chi glielo toglie il Feud of The Year?).

“L'unica cosa sicura di Sting è che nulla è sicuro. E' tempo di spettacolo, gente!”.

Per i commenti di questo numero potete inviarmi una e-mail al mio nuovo indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it

Stay Tuned. Rob.

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02/10/2020 15:18
 
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HIGH FLYIN 52 - IL PATTO DELLO SCORPIONE

A cura di The Rob In Town 79

Nonostante i problemi col PC che mi hanno impedito di guardare gli avvenimenti della settimana, mi sono ugualmente arrivate le notizie: decisamente una settimana sfortunata, infortuni a raffica, ivi compreso quello che potrebbe aver fatto terminare la carriera del Becchino. Peccato, era in forma straordinaria, come non lo vedevo da molto, molto tempo (diciamo dal '98). Ma torniamo a noi. Intanto ringrazio tutti per i commenti positivi agli ultimi numeri, e come avrete visto il nostro admin mi ha addirittura concesso la così tanto bramata mail personalizzata (grazie Andrea). Oggi si parlerà ancora di scorpioni, ma questa volta Sting non c'entra un emerito tubo, non fatevi ingannare dal titolo.

IL PATTO DELLO SCORPIONE

“La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli”, Aristotele.

In questo editoriale da un anno a questa parte si raccontano storie. Perciò vi racconterò una storia, quella del patto che la rana fece con lo scorpione (no, non sono impazzito, non ho mangiato strani funghi, è semplicemente una celeberrima metafora). La favoletta è famosa: uno scorpione voleva attraversare un fiume per recarsi sull'altra sponda ma essendo uno scorpione non sapeva nuotare, e così chiese a una rana di trasportarlo sulla sua groppa. La rana rispose che non era così avventata da trasportare uno scorpione sulla sua groppa, sarebbe stata sicuramente uccisa; ma lo scorpione le disse che sarebbe stato stolto ad ucciderla, senza la rana sarebbe annegato anche lui. La rana si convinse ed accettò di trasportare lo scorpione; ma, a metà del guado, lo scorpione punse la rana con il suo pungiglione paralizzandola. La rana, prima di morire, si girò incredula e disse allo scorpione: “perché lo hai fatto? E' stato un gesto insensato, ora affogherai anche tu con me”, ma lo scorpione rispose “già, morirò anch'io affogato, ma non sono riuscito a non assecondare la mia natura di scorpione, è stato più forte di me pungerti”. Cosa c'entra tutto questo con il wrestling? Aspettate, non abbiate fretta.

Facciamo un primo flashback. Torniamo con la mente a New York City, il giorno è il 12 giugno 2005, alla Hammerstein Ballroom Arena si sta festeggiando la ECW con il PPV One Night Stand. C'è un drappello di Invasori WWE, in pratica gli heel della federazione (solo perché heel, non c'erano altre reali motivazioni), e sono guidati da JBL, l'autoproclamatosi Dio del Wrestling, che comincia a dire che il pubblico non paga per vedere “lo schifo che c'è sul ring”, ma per vedere vero spettacolo, per vedere lui. Spettacolo? ECW? Ovvio immaginare chi sarebbe entrato: The Whole F'n Show. Rob Van Dam, e con lui lo storico manager, Bill Alfonso, colui che incitava Mr. PPV con quel suo ossessivo fischietto e gli posizionava le tanto amate sedie. “Ti ricordi Fozzy? Anni fa? Mi fa schifo vedere voi qua, voi non c'entrate niente con la ECW. Questo è bellissimo, è il più bel PPV dell'anno, tutti qua, io, Fozzy, il pubblico, siamo stufi di vedere voi quando c'è il wrestling. Stasera è la sera della ECW, stasera nessun genio creativo mi obbligherà a dire o , stasera parlerò col cuore. Ricordi Fozzy i miei promo in ECW? Dicevo e facevo ciò che volevo, e stasera torno ad essere the whole f'n show! Per quanto tempo ho mantenuto il titolo TV Fozzy? (Un anno, undici mesi, diciotto giorni, due ore e quarantadue secondi, lasciandolo vacante solo perché gravemente infortunato, NdRob). E' stato il periodo migliore della mia carriera…Mi spiace più di non aver potuto combattere qua questa sera che non a Wrestlemania”.

In cinquantadue editoriali fatti sul wrestling, è solo la seconda volta che mi capita di parlare di colui che attualmente è il mio wrestler preferito, ho il timore di non riuscire ad usare la mia riconosciuta e vantata obiettività, ma l'argomento del momento è il suo contratto. Rinnova? Non rinnova? Andrà in TNA o andrà in Giappone? Starà fermo a curarsi con la sua famiglia? E chi lo sa. Si sa solo che la WWE non vuole perdere Rob Van Dam.

Secondo flashback: dopo che il 17 marzo 1997 Rob è stato avvistato a uno show WCW e dopo che in WWE è cominciato il siparietto che vede coinvolti Lawler e la ECW (“stasera RVD affronterà e batterà questa sorta di Bon Jovi”, il buon King parlava così di un giovane e al tempo sconosciuto Jeff Hardy…), il 13 aprile 1997, data del primo storico PPV ECW, Barely Legal, Rob viene fischiato e riempito di cori “you sold out”. Il talentone di Heyman si sarebbe davvero trasferito in una major, stante anche le altissime offerte? Trasferiamoci così, terzo flashback, al 22 luglio 2001: RVD esordisce in un PPV WWE e va contro l'idolo del pubblico, l'ormai affermatosi Jeff Hardy. E raccoglie solo ovazioni. Colui che teoricamente all'inizio avrebbe dovuto essere un top heel, per mesi e anni raccoglierà solo ovazioni, da un pubblico che teoricamente avrebbe anche potuto non conoscerlo.

Ma usciamo dal flashback e torniamo al presente. Il contratto del lottatore di Battle Creek scade (si dice, in questi casi il condizionale è d'obbligo) a metà maggio o forse a luglio, comunque a giorni. In cinque anni ha avuto soltanto una grande occasione, nonostante le ovazioni ricevute, e se l'è fumata, in tutti i sensi. E ad alcuni non è parso vero nei piani alti una simile fortuna. RVD pare stia chiedendo alla federazione, come condizione per accettare il rinnovo, un periodo di riposo per ricaricarsi fisicamente che va dai quattro ai dodici mesi, e la WWE sembra potrebbe assecondare questa richiesta. La WWE inoltre sta proponendo ad RVD l'idea di rimanere "in famiglia" anche dopo il ritiro, con iniziative sul merchandising ed i DVD, e l'ingresso in Hall of Fame. La TNA o la AJPW invece non potrebbero offrire queste garanzie a lungo termine. L'intenzione di Vince è chiara: tenerlo. Piaccia o non piaccia alla dirigenza, Rob piace al pubblico, e questo è ciò che conta nel business.

Già una volta Vince e RVD avevano negoziato per un rinnovo. Primavera 2004, tre anni fa. RVD veniva da un anno di midcarding e raccoglieva buone ovazioni, ma non come quelle che raccoglieva nel primo anno a Stamford o ora. E soprattutto non era il simbolo di un brand come lo è ora. Rinnovò, gli fu promesso di cambiare roster e un grande push, ma la promessa non fu mantenuta. Andò sì a Smackdown, ma si ritrovò ad affrontare Kenzo Suzuki e Renè Dupree. Il marinaio McMahon poteva permettersi un'innocente bugia. Perchè, altro elemento da non sottovalutare, tre anni fa c'era il nulla oltre la WWE. Ora invece la TNA ha un contratto televisivo, ha PPV e ha soldi da spendere per wrestlers (Sting, Angle). C'è una nascente concorrenza: piccola, ma c'è. Come lo era la vecchia ECW nei confronti di WWF e WCW. Anzi, di più. Quella ECW non superò mai l'1.0 di rating, mentre le due giganti facevano minimo il quintuplo. La TNA fa un terzo di Raw, la metà di Smackdown e ha quasi raggiunto la ECW, nonostante Impact venga trasmesso in differita di giorni.

Si può essere felici in una situazione di nicchia? Quando RVD dice che per lui un titolo ECW è più importante di un main event di Wrestlemania dice il vero. Ricordate la prima puntata della nuova ECW? Heyman regala a RVD il buontornato titolo massimo ECW, mai vinto da RVD nella vecchia ECW a causa della sua curiosa situazione di campione TV non battibile. E RVD dice che quella cintura è il suo vero sogno realizzatosi, non l'altra, teoricamente molto più prestigiosa, che al momento faceva bella mostra di sé sull'altra sua spalla.

Molti si sono chiesti perché la ECW originale sia finita così all'improvviso. Problemi economici e gestionali, è indubbio, ma moltissimi sottolineano anche l'assenza di un personaggio carismatico come lo erano Rocky o Austin in WWF e Goldberg in WCW. Con la ECW in crisi nera Heyman, come rivelato in un'intervista, decise di provarla a salvare dando un lungo regno al suo wrestler più rappresentativo: Rob si ruppe una gamba e pochi mesi dopo, con lui convalescente, la ECW fallì. Coincidenza? Io non credo alle coincidenze.

Nelle prime sette puntate la nuova ECW aveva una media del 2.5 di rating. Dopo la sospensione di RVD perse il 40% del pubblico superiore ai 25 anni e ora ha una media di rating dell'1.5 di rating. Coincidenza? Io non credo alle coincidenze.

Potrebbe RVD rinunciare al ricco contratto che la WWE gli offre per rimettersi in gioco in una nuova federazione? Mah, Rob ha 36 anni suonati, non ha la forma fisica di dieci anni fa, potrebbe cercare di monetizzare per la sua pensione e per la sua famiglia. Ma vi ricorderete tutti di una news uscita dopo il bellissimo December to Dismember, miglior PPV dell'anno 2006 (ahsisì). La moglie di Rob Van Dam, seduta nelle prime file al PPV, aveva intonato a squarciagola cori pro-TNA. Fidatevi, lo so per esperienza personale: alle donne che amano davvero i propri compagni non interessa avere tanto denaro, ma interessa sapere che chi è loro accanto torni ogni sera a casa contento di ciò che ha fatto durante il giorno, felice del proprio lavoro. La moglie di RVD avrebbe già scelto. E comunque se RVD se ne va dalla WWE la moglie sa benissimo che non morirà certo di fame, visto che ci sono varie federazioni che lo accoglierebbero a braccia aperte.

Vince McMahon è un ottimo venditore di fumo, ha già illuso il buon RVD in passato, e nonostante RVD adori frequentare i venditori di fumo, soprattutto di quello buono (eh vabbè, è una battuta), bisognerà vedere se anche questa volta questo fumo obnubilerà la sua mente.

Ma ultimamente Vince ha buttato giù la carta che potrebbe essere vincente, ha esibito l'asso nella propria manica, un autentico jolly: ha vezzeggiato e coccolato RVD. Prima la vittoria nel match di Wrestlemania: 4 giovani talenti sacrificati sull'altare di una soddisfazione data a un main eventer mai molto amato dalla dirigenza ma amatissimo dal pubblico e con una gran carriera alle spalle. E che ora ha la winning streak migliore nella storia della WWE dopo Undertaker, con un trascuratissimo, non se ne parla mai, 5-0. Poi ha cominciato a farlo vincere spesso in ECW, con due vittorie consecutive sull'astro nascente Burke. E, nell'ultima puntata, ha addirittura ottenuto una title shot e questa sera, martedì 8 maggio, la sfrutterà affrontando nientepopodimenoche il nuovo campione ECW Vince McMahon. RVD nell'ultima puntata gli ha detto che semplicemente lui ha ucciso l'ECW, il suo spirito e la cintura non dovrebbe mai stare nelle mani di un McMahon.
Ora sono tre le soluzioni possibili per martedì.

- Vince umilia RVD, lo batte agevolmente, lo “screwjobba” e si libera così, con una finale umiliazione pubblica, magari persino un Kiss My Ass, del suo dipendente più rompiscatole. Ma così facendo ne crea un martire, e catalizza su di lui le attenzioni di tutti gli anti-WWE e si attira l'odio di tutti i fans ECW. In pratica RVD diventerebbe un Matt Hardy del 2004 elevato all'ennesima potenza o addirittura un nuovo Bret Hart;

- Vince perde da RVD che diventa così nuovo campione ECW. Lo rende felice, ne avvicina il rinnovo, e RVD torna ad occupare una posizione di alto rilievo, quella che da sempre desidera per la propria carriera, la cintura ECW, uscendo così indiscusso vincitore dalla trattativa;

- Vince e RVD fanno un grande incontro e in modo sporco Vince resta campione ECW. E Rob entra così nel ristrettissimo numero di wrestlers che hanno avuto la possibilità di affrontare Vince McMahon e farci un grandissimo incontro, come sono stati tutti quelli con Vince protagonista; Michaels, per dire, aveva preteso quel feud prima di abbandonare, cosa che poi non ha fatto visto il congeniale anno propostogli, il ritorno della DX.

Tutte e tre le soluzioni sarebbero vantaggiosissime per Rob, sia a breve che a lungo termine. Forse ne esiste una quarta, ma sono proprio curioso di vederla. L'hype per stasera è davvero altissimo.

Il problema è: la rana RVD (frog splash…un nome un destino…) stringerà di nuovo un patto con lo scorpione Vince McMahon? Lo scorpione non è cattivo, anzi ha ottime intenzioni, ma ha una natura da cui non riesce a prescindere, e una nuova puntura potrebbe far affogare definitivamente la rana RVD…

Come da piacevole consuetudine iniziata settimana scorsa, se volete potete inviarmi una e-mail al mio nuovo indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it

Stay Tuned. Rob.
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12/10/2020 13:22
 
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HIGH FLYIN 53 - LEGGERE, GUARDARE, PENSARCI UN PO' SU

A cura di The Rob In Town 79

Sono al buio. Persistono i problemi al mio PC personale, e, contrariamente a qualche anno fa quando l'Italia era in periodo buio ma anche fino a quando semplicemente accendevo ancora la televisione, non ho nemmeno altri mezzi tecnologici per aiutarmi. E se prima leggevo i report solo degli shows che non avevo voglia di vedere, ora sono costretto a leggerli per tutti gli shows. E' frustrante ma per fortuna questa situazione sta finendo. Ma nel frattempo ho scoperto una cosa che a molti sembrerà assolutamente normale, invece a me è parsa assolutamente clamorosa.

LEGGERE, GUARDARE, PENSARCI UN PO' SU

“Dove c'è una grande volontà non possono esserci grandi difficoltà”, N. Macchiavelli.

Ciclicamente qualcuno mi chiede come ho fatto a seguire il wrestling nel periodo buio e come mai anche se era difficile reperirlo io avessi continuato a vederlo. Onestamente non so neanch'io il perché. “Passione”, rispondo genericamente. Però non è del tutto esatto: per dire, al contrario di altri non sono mai andato a vedere una Wrestlemania e non ho intenzione di andarci, con quei soldi preferisco fare altro. E quando ho dovuto decidere se andare ai tapings di aprile o limitarmi a vedere un “semplice” house show a due chilometri da casa mia ho scelto la seconda. Anche se poi d'altra parte a novembre mi sono pagato un albergo a Piacenza solo per vedermi (gratis) uno show NWE e fare due chiacchiere con i wrestlers. Perché questa lunga, inutile e personalizzata premessa? Un attimo, ve lo spiego.

Ho scoperto che mentre io leggevo i report per necessità in queste due settimane, la maggior parte di coloro che seguono le vicende del wrestling lo fa per scelta. Mentre io al mattino rosicavo per non poter vedere Backlash, le ultime puntate ECW o gli ultimi Impact (tutti show che infatti ancora non sono riuscito a vedere!) molti soddisfano la loro curiosità esclusivamente leggendo. Io facevo spesso così nel periodo buio; non riuscendo a vedermi gli shows con la continuità e la frequenza di adesso era già una manna dal cielo trovarmi i report. Da lì mi è rimasta l'abitudine di leggermi i tapings e poi vedermi gli shows, anche se ora teoricamente (ultime due settimane escluse, ovvio) potrei permettermi il lusso di non farlo.

Da quel che ho capito la gente legge i report e non segue gli shows per i motivi più vari: da chi ha meno interesse per il prodotto perché tifa un solo wrestler, magari al momento assente, a chi rimpiange ere che non ha mai vissuto e per polemica non segue, a chi semplicemente ha trovato altri interessi, a chi genericamente non ha più tempo per farlo.

Tutte motivazioni legittime. Che però non mi hanno mai colto davvero. Quando mi chiedono chi sia il mio wrestler preferito di sempre non so mai che rispondere: Warrior, RVD, Bret Hart, Sting, i British Bulldogs, Benoit, The Rock, i Rockers, Vampiro…E come posso davvero fare una classifica? Li ho amati tutti, in periodi diversi e in un modo nel quale è difficile se non impossibile tentare di fare delle “scale di intensità”. Altri interessi ne ho sempre avuti, diversi nel tempo, ma un'ora al giorno per vedermi uno show, spesso la sera tardi o il sabato mattina appena sveglio, non mi sono mai sembrati un'enormità: è come se uno non avesse il tempo di guardarsi una partita di calcio in TV o un telefilm. Più curioso mi pare il fenomeno di chi segue il wrestling ma rimpiange ere che non ha vissuto. Come si può dire, mettiamo caso, che non vale la pena di guardare il wrestling da quando è finita l'Era Attitude quando si è cominciato a seguire il wrestling con Italia1 nel 2002? Significa che il wrestling piaceva e tanto, che ci si è innamorati di esso con Cena, Lesnar, Big Show e Eddie Guerrero e non con Rocky o Austin.

Il wrestling in Italia non sta vivendo un buon periodo: l'audience degli show settimanali è lentamente ma inesorabilmente in calo, il mastodontico tour WWE in Italia ha raccolto molto meno successo di quanto si aspettassero a Stamford, tra i più piccoli la moda per questo tipo di spettacoli è passata così come passò quella per gli Exogini (chi se li ricorda?) o i Pokemon, e altri crescendo hanno deciso di ripudiare ciò che temevano poter essere considerato troppo bambinesco. Del resto anch'io quando smisi di guardare (per breve periodo) il wrestling lo feci perché era diventato troppo difficile vederlo e perché avevo quindici anni, mi sentivo grande e mi sembrava più cool inseguire le ragazze e guardare MTV che non vedere due o più tizi in mutande che se le davano. Crescendo poi ho capito che si potevano conciliare benissimo e agevolmente tutte queste cose. Il mio edicolante mi fece venire la voglia, mi invogliò dicendo che Bret Hart era tornato campione e che le riviste di werstling erano di nuovo disponibili nella sua edicola. E' curioso come il merchandise sia sempre il primo veicolo di passioni.

Ma anche in America il fenomeno è in netto calando, non nascondiamocelo; Raw e Smackdown sono in gigantesca crisi di ascolti (soprattutto lo show del lunedì) e la TNA nonostante gli importanti investimenti rimane stabile negli ascolti, non aumenta. E non credo affatto che il problema sia che il campione sia Tizio invece che Caio; se i due campioni del mondo fossero anche Triple H e Michaels, per fare i nomi di due personaggi amati, non cambierebbe ugualmente nulla. Ne abbiamo avuto ora la dimostrazione con Undertaker: nel suo breve regno gli ascolti sono scesi e di molto, e la qualità dello show non è migliorata, anzi. Non è un problema di nomi. E' un problema sia contingente, e quindi in imputabile alla WWE, sia qualitativo, e quindi imputabile alla WWE, ma non è mia intenzione qua approfondire questo tipo di discorso.

Ciò che mi interessa notare è che la visione del wrestling è diventata ormai superflua nei commenti. “Cena non sa sellare” dice chi ha letto i report dell'incontro con Michaels a Londra, ma non lo ha visto. “Kennedy è inadatto alla massima cintura”, dicono quelle stesse persone. “Tizio non fa promo buoni”, “Caio non ha un buon parco mosse” eccetera eccetera. Senza però aver visto. Ma basandosi su ciò che avevano in passato visto. Io in queste due settimane non ho commentato un solo promo o un solo incontro, mi sono solo limitato a dare il mio parere su storyline, sebbene mi renda conto io per primo che vedere uno sguardo spesso vale più di mille parole scritte. Ho parlato due numeri fa della storyline tra Sting e Abyss: bè, tra vederla scritta e guardarne le immagini scorre un oceano intero. Le immagini arricchiscono il significato della storia, la rendono più fruibile, più intensa e più epica. Ricordo ancora quando nei quindici mesi di buio di immagini che ho avuto non riuscivo a capire che diavolo di mossa fosse mai la Stunner e mi chiedevo quanto davvero fosse forte tale Ahmed Johnson. Rosicavo. E di brutto. Perché non potevo vedere le immagini ed ero costretto, per l'appunto, ad “immaginare”. Era frustrante.

Starete pensando che sono impazzito, che non si capisca dove voglio arrivare.

E' una riflessione su un fatto: gli appassionati di wrestling leggono i report e giudicano su di essi, guardare le immagini rischia di diventare secondario. Meno male che su questo sito abbiamo sempre ottimi report e puntuali, almeno chi non vede gli show può leggere report scritti con passione.

Passione, già. Un luogo comune (questo sì che è un grosso luogo comune) vuole che le grandi passioni non durino. C'è sempre qualche cosa di nuovo da fare nella vita che impedisce ad una passione di proseguire. Nel wrestling ad esempio per molti è un fatto scriminante l'età: sembra che non si possa seguire più wrestling dopo una certa età. Io ho un lavoro, ho quasi una famiglia e quasi una casa mia, eppure non ho mai trovato nulla di male nel vedere un'ora di wrestling la sera alle 22. Mi rilassa, mi diverte e mi da' emozioni, più che se vedessi un film. Anzi, devo ancor trovare una forma di intrattenimento che mi dia le stesse emozioni.

Ricordo nel 1997, io avevo 18 anni e, come spesso accade a quell'età, uno spirito ribelle e rivoluzionario (sono passati 10 anni ma sembrano 100, visto la vita che conduco ora, i tempi cambiano, e in modo assolutamente bizzarro ed imprevedibile, per tutti). Chi meglio di Sting rappresentava l'uomo che combatteva le ingiustizie? Un uomo che abbandonato da tutti, amici e nemici, imboccava la via dell'oscurità per vendicarsi, la cui sola presenza mandava in visibilio i fan, non poteva che colpire la mente di un diciottenne. Ma senza immagini avrebbe potuto essere lo stesso? Ne dubito. Sting che cambia espressione è qualcosa di difficile da commentare a parole, e soprattutto impossibile da rendere in un report. Così come sarebbe impossibile spiegare in un report chi era Warrior e chi era Hogan, e come il loro scontro divise l'America intera, bambini, ragazzi e ragazze, ventenni, trentenni e padri di famiglia.

Ogni anno penso sia l'ultimo anno che guarderò il wrestling, le responsabilità aumentano e il tempo diminuisce, e ogni anno qualcosa mi fa pensare che è bello continuare. Una storia, un feud, semplice curiosità, la voglia di vedere qualcosa di divertente in televisione, che non sia troppo impegnato ma che ugualmente mi faccia pensare e mi mantenga vivo il cervello. Mi piace lo sport (molti sanno della mia “passione”, parola che oggi torna spesso, per l'NBA ad esempio) e mi piacciono i film e gli spettacoli d'intrattenimento: nel wrestling ho trovato un connubio tra le due cose.

Ma, per tornare all'argomento da cui ho preso spunto per l'editoriale, quanto contano le immagini nel wrestling? Bè, direi tanto! Ho fatto l'esempio di Sting ma avrei potuto dire Hogan: senza l'Hulk Up, il “You!!!” e le mani appoggiate alle orecchie il personaggio avrebbe perso almeno il 70% del suo appeal, e mi tengo basso. Io sono cresciuto con l'idea che il wrestling sia anche luci, suoni e colori, fuochi d'artificio e incroci di sguardi. La maggior parte delle mosse di wrestling è coreografica, così come sono le taunt e così come lo sono i promo. Ovvio, questi vanno ascoltati e non visti ma il concetto di fondo è lo stesso. La parola scritta ha una valenza emotiva diversa da quella parlata, per descrivere uno sguardo o un'inflessione della voce occorrono diverse parole, a volte diverse righe e periodi interi, per subirne l'emozione su un video basta invece un secondo. Queste cose si possono solo descrivere in un report e a queste cose si può solo dare un significato con un editoriale, ma solo le immagini possono trasmettere ciò per cui sono state create.

Io ormai col tempo sono diventato completamente smart. So che ciò che vedo è predeterminato e so che alla base dello spettacolo ci sono delle storyline. Spesso leggo rimpianti da parte di chi si è approcciato al wrestling-web, rimpiangendo il tempo in cui erano mark. Come ho detto più volte, secondo me succede perché si approcciano a tematiche smart con modi di pensare mark. Intendiamoci, nulla di male in esso, i tifosi sono il sale di ogni sport e i fans che urlano accanto al tappeto rosso sono il sale di ogni spettacolo d'intrattenimento, ma secondo me si crea una sorta di disagio, fare gli osservatori e fare i tifosi sono due cose diverse. Esistono i fans-tifosi, alla Corno o alla Crudeli per intenderci, ma questi di solito vengono visti come delle macchiette e mai come personaggi credibili. Sono più persone con cui ridere un po' e di cui sperare l'arrivo quando si parla di una delle squadre per cui tifano che non delle persone che possono spiegarci le dinamiche dello sport di cui si occupano. E chi crederebbe a una parola? O meglio, chi riterrebbe seria ed affidabile una loro parola? Così è nel wrestling. Essere smart mi fa godere in modo diverso gli spettacoli, riesco a divertirmi anche senza dover avere un preferito negli incontri che vedo. Ma questo non toglie la mia passione, la mia voglia di vedere gli incontri clou, i feud, le nuove strade che vengono intraprese nel business. In una sola parola, di divertirmi.

Non si tratta di vedere le immagini col piglio di colui che da' voti, tipo giudice nei tuffi, si tratta di farlo come di colui che va a vedere un film per capirne il messaggio o una partita di calcio per ammirare le tattiche delle squadre. Cerco l'essenza delle cose, come un vecchio filosofo greco o, più semplicemente, come un osservatore delle cose del mondo.

Alla fine questo è stato un numero strano, tra l'introspettivo e il sofistico. Non mi sono occupato né di quello che è successo nel wrestling questa settimana, né di un qualche avvenimento degno di essere raccontato. Ma partendo da una situazione contingente quale l'impossibilità, per me contingente e per altri volontaria, di vedere le immagini, ho colto l'occasione per una digressione sull'essere fans di wrestling ieri, oggi e domani. Siamo fans, siamone orgogliosi. Condividiamo una passione. Spesso ingiustamente presa poco sul serio.

Comunque da martedì si torna al consueto, si parlerà di colui di cui la maggior parte dei fans invoca il ritorno: Triple H.
Come sempre, vi ricordo che se volete potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it

Stay Tuned. Rob.
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02/11/2020 11:33
 
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HIGH FLYIN 54 - ASPETTANDO GODOT

A cura di The Rob In Town 79

E' finita la moda del wrestling. Così mi hanno detto in tanti nelle ultime settimane. Dall'edicolante di sempre, che non vende più le riviste, al compagno di classe di mio nipote, a cui non frega più nulla di Smackdown alla domenica mattina, all'amico che una volta leggeva i miei editoriali e ora ha smesso di leggerli. “Cosa ci vedrai mai di teatrale ed epico?” mi dice ridendo e dandomi una pacca sulla spalla la gente. “E' che non lo vedi nel modo giusto”, rispondo con aria distratta. Intanto ieri sera la mia fidanzata mi ha regalato un DVD degli anni '80: Tiger Mask, Inoki. Bello! “Spero ti piaccia”, mi dice dolce. Certo che mi piace: “non sono solo due che si menano, è una metafora della vita”. La vita è davvero surreale.

ASPETTANDO GODOT

“I fatti si susseguono, come si susseguono i giorni”, Proverbio Masai.

A volte il mondo è bizzarro, a tavolino crei una cosa con calma, e sulla carta tutto funziona. Ti complimenti con te stesso per l'intelligente creazione e poi, quando la metti in pratica, scopri che sta andando tutto al contrario di come pensavi. Calvino diceva che se le città assomigliassero alle città degli Dei o se per costruirle si seguissero le indicazioni delle stelle ci sarebbe solo confusione. Divertente e probabile. Pensate all'estate 2005 in WWE. La WWE con una furbata ha cambiato di roster Cena e Batista; con una sola mossa aveva ottenuto tre cose: portare il titolo WWE nello show più importante, mettere il giovane più promettente nello show principale liberandosi di un campione che sembrava invece non avere futuro e ravvivare le sorti di due show. E l'ovazione ricevuta da Cena all'esordio a Raw pareva confermare il colpo di genio. Al contempo decise quello che sarebbe stato il main event di Wrestlemania 22: John Cena contro Triple H. Visto il lavoro fatto da The Game con un lottatore mediocre come Batista, chissà che feud sarebbe potuto venire fuori con Cena, era l'evidente pensiero della dirigenza.

Ma in sei mesi accadono tante cose. Accade anche che il proprio top face venga fischiato in ogni occasione e che il proprio top heel manifesti la volontà di diventare uno dei beniamini del pubblico con successo almeno una volta in carriera. E accade dunque che ti devi inventare qualcosa, e inventi così dal cappello la figura del controversial champion (e state tranquilli che prima o poi, più prima che poi, questa storia del “controverso” la chiariremo definitivamente) e così costruisci un feud in cui l'heel fa il face e il face fa l'heel. E accade infine che colui che fino a due anni prima era l'uomo più odiato da tutti i fans WWE (mark, smart, mark che fanno gli smart) divenga all'improvviso l'uomo più amato da tutti i fans (mark, smart, mark che fanno gli smart). Va così nel main event di Wrestlemania 22 amato dalla stragrande maggioranza del pubblico: finalmente Triple H era leggenda, non era solo un grande Vincente ma aveva ottenuto il rispetto globale da parte del pubblico. A Wrestlemania perde ma ridiventa ugualmente il fulcro di Raw ricreando la stable della Degeneration-X con Shawn Michaels, e con lui distrugge la carriera di ogni possibile heel che si trovasse a capitare, anche per caso, in quel di Raw; poi però sul più bello si infortuna. Infortunio serio, identico a quello capitatogli sei anni prima ma all'altra gamba. Pare che ora debba tornare verso Summerslam (mah, a me continua a sembrare molto presto, forse anche troppo presto, ha sei anni in più sulle spalle) e sono cominciati i classici discorsi tanto in voga dall'inizio 2006. “The King of Kings is back on his throne”. “Lo colpirà col martellone”. “Aridatece er nasone”.

E quindi i fans contano i giorni. Soprattutto ora che nel main event di Raw ci sono due wrestlers come Cena e Khalì, che non raccolgono molti favori nel wrestling web.

Come cambia la vita: tre-quattro anni fa Triple H raccoglieva ingiustamente su di sé tutte le frustrazioni dei fans WWE scontenti del prodotto ed era quindi visto come l'impersonificazione stessa del male, colui che raccomandato dal capo metteva il proprio successo personale davanti a quello della compagnia e bloccava le carriere di ogni singolo lottatore, ora paradossalmente viene ingiustamente visto come l'unico che possa salvare la compagnia, l'impersonificazione stessa del wrestling che ritornerà dal buio dell'infortunio per riportare la WWE agli antichi splendori.

I fans aspettano. Aspettano il ritorno del re (Triple H come Aragorn?) e aspettano un futuro migliore, perché se Triple H diventerà campione per l'undicesima volta il futuro sarà necessariamente migliore.

In realtà le cose non funzionano così. Io intanto starei attento ai tempi. Nel 2001 Triple H, ingrossatosi molto, si infortunò (a proposito, avete mai notato che i lottatori si infortunano sempre quando si ingrossano? Questa settimana è toccato a Helms, prima è accaduto a Kennedy, Rey, e via dicendo; la WWE a mio parere, ma non solo mio, punta troppo sulla massa muscolare visibile e troppo poco sulla tonicità e l'agilità). Al ritorno fu accolto da una clamorosa ovazione e si decise pertanto di mandarlo nel main event di Wrestlemania come top face della federazione. Da lì iniziò il periodo peggiore nella carriera del Cerebral Assassin, per quasi due anni (facciamo fino a dicembre 2003) fece un solo grandissimo match uno contro uno, contro Shawn Michaels a Summerslam 2002, davvero un grande classico da vedere e rivedere più volte. Ma per il resto nulla. La gente non sopportava di vedere lo stesso wrestler sempre nel main event, esattamente come sta accadendo ora con Cena.

Poi però, lo abbiamo detto sopra, Triple H è stato bravissimo a guadagnarsi dai fans il Rispetto con la R maiuscola. Se fino a tre anni fa molti avrebbero detto che ci era mancato poco che Test diventasse un pluricampione WWE (denigrando così i grossi meriti di Levesque), ora tutti riconoscono i grandi meriti di Triple H. Per quello molti aspettano che torni.

La WWE non sta vivendo un gran momento, è impossibile nasconderlo. Prima si è dovuta coniare l'idea dei PPV interbrand, in modo da celare la poca profondità dei roster, e ora ci ritroviamo a vedere PPV orrendi nonostante vi sia la partecipazione di tutti i campioni della federazione. Judgment Day è stato orrendo, e c'erano tutti e tre i brand. Dice: ma c'erano gli infortuni. Qua non è un problema di infortuni (il quale problema peraltro è imputabile alla WWE stessa), qua è un problema di booking.

Mettiamo che torni Triple H e vinca subito il titolo WWE. Rimarrebbero gli stessi problemi: come non c'è un avversario serio inedito per Cena, non c'è nemmeno per Triple H. Il midcarding è stato distrutto, e lo sono stati anche tutti gli heel dello show rosso. Cena, Michaels e The Game hanno ridicolizzato chiunque si sia messo sulla loro strada nell'ultimo anno. Mancano poi le giovani promesse, mancano quei wrestlers da far gravitare attorno al titolo Intercontinentale per poi mandarli nel main event. A Raw mancano i Kennedy, i CM Punk e gli MVP. C'era Nitro ma ora è a Heat; c'era Jeff Hardy che ora è impegnato a tentare di risollevare la categoria tag team; c'era Carlito che ora però è impegnato a jobbare alla parodia di colui che un tempo era noto con il nome di Ric Flair.

Il fan è in attesa, in attesa di uno sconvolgimento che riporti la luce su Raw, un Raw che ultimamente è lo show settimanale più brutto della WWE. Ma paradossalmente ho notato che i fans sono disposti ad aspettare: alla fine di ogni notte c'è un sole che sorge, e così al fan medio sembra normale che l'hype sia basso e non ci siano novità, e ciò per due ragioni: perché sembra normale che il 2007 debba essere ricordato come l'anno del ritorno di Triple H e perché “dopo Wrestlemania è normale un periodo di calo”.

Ma quando mai! Questo anzi dovrebbe essere un momento vivo, in cui si delineano le linee guida dell'anno, in cui le nuove star emergenti danno la loro impronta sulla federazione. Non dimentichiamoci mai che la WWE tornò a battere la WCW dopo 82 settimane di inferiorità e di sconfitte proprio con la puntata post Wrestlemania. Ciò che l'attesa per il più Grande Evento dell'anno non era riuscita a fare, lo fece la curiosità di vedere come sarebbe stato il regno della Nuova Sensazione Steve Austin. La puntata più vista nella storia di Raw è stata a maggio, e il segmento più visto è stato a giugno. E noi non ci stupiamo invece di vedere un'atmosfera scialba; siamo in attesa.

In attesa di un promo che ci indichi la data in cui tornerà Triple H, ad esempio. Anch'io attendo che torni, ormai a Raw c'è solo un main eventer credibile, John Cena, che infatti per questo è da quasi due anni campione e simbolo dello show (tanto che addirittura in settimana si è elevato al sesto posto della storia WWE per giorni con la cintura di campione del mondo alla vita, cosa francamente esagerata, anche in periodo di divisione dei brand). Con Triple H già invece sarebbero due, è un primo passo. Ma sono più che conscio che Triple H farebbe riconciliare grande parte del pubblico di Raw ma non porterebbe reali elementi di novità allo show. Un Triple H campione porterebbe più rischi che vantaggi. Però del resto è necessario trovare qualcuno che tolga il titolo a Cena.

Portiamo qualcuno da un altro roster: un Kennedy, un Mysterio, un Lashley. Non aumenterebbe il livello dello show, però come un effetto placebo distrarrebbe il pubblico proponendo qualcosa di inedito nel main event, in modo da prendere tempo per permettere alla WWE di ricostruire tutto il mid-uppercarding di Raw.

Altrimenti rischiamo di rimanere in attesa perenne. Ci stiamo lentamente abituando ad un presente ripetitivo ed a una tetra stabilità. Il paragone Sacrifice-Judgment Day ad esempio è imbarazzante per Stamford. Non c'è trama, gli eventi non hanno significato nello scorrere del tempo; ci sono solo personaggi che ogni tanto compaiono sulla scena per lanciare la sfida al campione e uscirne ridimensionati. Non si parla neanche più, raramente nelle puntate i campioni si sfidano a colpi di promo e di parole argute e pungenti, ma preferiscono farlo in match di dieci minuti. E si badi bene, la mia non è una critica fine a sé stessa (sono più di cinquanta numeri che scrivo qua, ormai mi conoscete); è un'espressione di tristezza, io resto convinto che questo potenzialmente potrebbe essere il miglior periodo nella storia WWE, il problema è che si osa poco.

I fans stanno lì, in attesa. Il rischio è che poi, come nella piece di Samuel Beckett richiamata dal titolo, decidano poi di andarsene.

In molti si sono chiesti chi mai fosse il Godot che tanto si attendeva nell'opera; in molti hanno capito che anche se mai fosse arrivato Godot sarebbe stato solo un Evento ma non avrebbe modificato il significato dell'opera, l'attesa sarebbe ugualemente parsa vana, Godot si sarebbe solo unito al gruppo. “Se avessi saputo chi è Godot l'avrei scritto nel copione", diceva l'autore. Sam, dammi retta, anche se non lo sapevi eri un fan di wrestling e parlavi di Triple H.

Come sempre, vi ricordo che se volete potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it

Stay Tuned. Rob.
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14/11/2020 14:15
 
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Il tuo rito pagano ha funzionato, è tornato.
02/01/2021 18:26
 
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Per non dimenticare il sacrario che Ankie ha fatto a Rob [SM=x5890716] ,visto che ora il Caro Leader lo sfotte [SM=p6026364]Su TW ci va solo con gambe rotte o virus, ma da Ankie manco morto invece [SM=p6430677] [SM=p6430677] [SM=p6430677]
[Modificato da Nn sn un multiaccount d Ankie 02/01/2021 18:27]
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02/01/2021 19:34
 
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Re:
dottor von colossus, 02/01/2021 18:26:

Per non dimenticare il sacrario che Ankie ha fatto a Rob [SM=x5890716] ,visto che ora il Caro Leader lo sfotte [SM=p6026364]Su TW ci va solo con gambe rotte o virus, ma da Ankie manco morto invece [SM=p6430677] [SM=p6430677] [SM=p6430677]




Sarebbe come se Colosso dopo essersi liberato di te, andasse su Von & Friends.
02/01/2021 19:43
 
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anklelock89, 10/07/2010 11:57:

In questo Contenitore rileggeremo e commenteremo l'editoriale a cura di The Rob in Town79 che da molti esperti era considerato il miglior editoriale del wrestling web italiano alla fine dello scorso Decennio.

E' un occasione unica per chi già lo conosce di rileggerlo, e per chi non lo conosce di avere finalmente la possibilità di leggerlo, e di farne tesoro.

Non ho chiesto l'autorizzazione a Rob, ma vista la nostra antica amicizia non credo che se la prenderà se parliamo della sua opera.

L'opera è cominciata nel 2006 e si è interrotta nel 2009.

Visto che gli High Flyin di Rob in Town ormai si trovano solo usando Wayback Machine li sto copiando qui man mano.

[SM=p6430680]
02/01/2021 19:58
 
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Si, ma gli articoli più lunghi mettili sotto spoiler che per scorrere a fine pagina ci metto una vita.
Tutto io vi devo insegnare, tutto!

Non famo come con la bacheca.
ONLINE
2021 Friend of the Year
02/01/2021 21:09
 
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dottor von colossus, 02/01/2021 19:43:

[SM=p6430680]

L'antica amicizia [SM=x5891213]
______________________________________________________
Friend of the year 2021
Founder della stable Yuppies
Founder della stable Sopranos
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02/01/2021 23:29
 
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Vabbè ma è chiaro a tutti che ha fatto questo topic per prenderlo per il culo, vero?
ONLINE
03/01/2021 06:32
 
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Re:
TacitusKilgore, 02/01/2021 19:58:

Si, ma gli articoli più lunghi mettili sotto spoiler che per scorrere a fine pagina ci metto una vita.
Tutto io vi devo insegnare, tutto!

Non famo come con la bacheca.




Nella Lista dei Topic, in entrambe le versioni, ci sono delle freccette sulla destra che ti mandano direttamente all'ultimo Post del Topic.
03/01/2021 09:20
 
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Non ci avevo mai fatto caso. Mi ha svoltato l'esistenza forumistica.

Comunque se vuoi puoi sempre metterli sotto spoiler che non frega un cazzo a nessuno, credo. [SM=x5891213]
[Modificato da TacitusKilgore™ 03/01/2021 09:24]
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11/05/2022 13:05
 
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HIGH FLYIN 55 - PAROLE, PAROLE, PAROLE

A cura di The Rob In Town 79

La possibilità di avere informazioni in un batter di ciglia ha contribuito in maniera significativa al progresso del genere umano, nulla arricchisce più della conoscenza (ho una mentalità illuministica, si vede?). Ma acquisire informazioni a volte fa montare la testa: ho visto una puntata di Quark e allora ne so più di Piero Angela? E a volte leggo che nessuno può saperne più di un altro su un dato argomento, non esistono “addetti ai lavori”, tutte le opinioni valgono uguale. Benissimo, allora sappiate che so di fisica nucleare quanto Rubbia. Le parole non hanno più significato, la “libertà d'opinione” ci permette di dare alle parole qualsiasi significato noi vogliamo. Per la riserva indiana che mi ha chiesto di parlare delle parole che più incuriosiscono il fan di wrestling, tenterò però lo stesso il diritto di dare un significato univoco alle stesse.

PAROLE, PAROLE, PAROLE

“Gli dei hanno dato agli uomini due orecchie ed una bocca per poter ascoltare il doppio e parlare la metà”, Talete.

“Ring psychology”, “storytelling”, “selling”. Quante volte avete letto questi termini applicati al wrestling? Tantissime, vero? Mi è stato chiesto via e-mail di tentare di dare un significato univoco a queste parole, che possa finalmente chiarire i concetti che hanno il fine di esplicare.

Cominciamo con un concetto base: Tizio ha l'obiettivo di colpire Caio. Questo è il fine di ogni sport di lotta. Però il wrestling si differenzia dagli altri, come sappiamo tutti, soprattutto per un motivo: è predeterminato (come il calcio italiano e il basket americano, ma questa è un'altra storia...).

Vi siete mai chiesti perché un giorno, per la precisione accadde negli anni '20, gli organizzatori di eventi sportivi decisero di rendere predeterminato il wrestling e di non lasciare invece il vincitore alla scelta del caso come accade in tutti gli altri sport di lotta? Semplice, per unire due passioni del pubblico: lo sport e lo spettacolo. Il rischio che il campione amato dal pubblico, o disprezzato dal pubblico (in entrambi i casi il pubblico paga per andarlo a vedere: nel primo caso per vederlo vincere, nel secondo per vederlo perdere), perdesse la cintura a causa di una serata storta era molto grande, e i promoters si resero conto che potevano creare rivalità attraverso sceneggiature. Ovvio, all'inizio queste non erano molto elaborate ma rendevano più accattivante il prodotto per il pubblico. Vi state chiedendo il perché di questa lunga premessa? Un attimo, c'è un tempo per ogni cosa.

Se il risultato dei match è già deciso, è ovvio che sia deciso anche il modo in cui esso debba maturare. E qui entra in gioco prima la psicologia e poi lo storytelling.

In un incontro reale un incontro potrebbe durare un solo minuto (un colpo casuale che mette KO l'avversario) o anche un'eternità (all'inizio del ventesimo secolo un incontro per il titolo del mondo durò più di 4 ore, fu dichiarato il pareggio perché i contendenti non si reggevano più in piedi).

Ma nel wrestling invece tutto ha, o almeno dovrebbe avere, una sua logica, che renda l'incontro ancora più reale che se fosse davvero reale.

Un esempio classico di “psicologia” in un match è vedere un wrestler che colpisce sistematicamente una parte del corpo dell'avversario per finirlo poi con la propria finisher, che è tesa a “dare il colpo di grazia” a quella parte del corpo. Questo avviene con le sottomissioni, come la Sharpshooter di Bret Hart o la Figura4 di Ric Flair, in modo che la sottomissione aumenti un dolore già precedentemente causato durante l'incontro. Ma avviene anche quando si ha una finisher d'impatto. Perchè Batista non usa la Batista Bomb per vincere dopo 5 secondi? O Undertaker non usa subito il Tombstone Piledriver? Perchè prima devono stancare ed indebolire l'avversario, e qui entra in gioco la psicologia. Riassumendo, la psicologia da ring è la strategia che un wrestler deve seguire per giungere alla vittoria.

Fermo restando che il modo di arrivare alla vittoria è diverso nelle varie federazioni. In WWE ad esempio tutto il match è incentrato sul momento in cui uno dei due lottatori riesce a connettere con la propria mossa finale. A questo punto possono accadere due cose: chi ha fatto la mossa vince, e di solito così accade, oppure l'avversario riesce ad uscirne con la sorpresa e la conseguente ovazione/disapprovazione della folla. In Giappone invece è normale assistere all'esecuzione della mossa finale più volte durante un match. Eseguire la propria mossa finale infatti assume più significati: dare il primo scossone al match o uno sforzo per colpire duramente l'avversario in modo da avere il tempo per recuperare da una situazione di difficoltà. Volendo ridurre il tutto in termini ludici, si potrebbe dire che mentre l'esecuzione della mossa finale in WWE è l'asso nella manica da usare al momento cruciale per concludere il match, in Giappone è invece ciò che fa diminuire ogni volta la “stamina” dell'avversario finché essa non arriva a zero.

A metà degli anni '90 fu poi inventata la Terry Funk psychology, che prese il nome da colui che la inventò. Ebbene, dovete sapere che prima Funk era un wrestler classicissimo, con nulla di diverso nello stile di lotta da un Hogan, un Flair o un Rhodes, per poi diventare invece “il re dell'hardcore”; e in questo secondo periodo minimizzò il senso della psicologia: capitava spesso che una sera Funk si rialzasse da più piledriver consecutivi, e la sera dopo fosse necessaria una sola sediata per schienarlo. Probabilmente era poco realistico, e soprattutto era inusuale, però il pubblico si divertiva lo stesso. Tale concezione è stata in parte ripresa quest'anno dalla WSX, nella quale venivano eseguite durante i brevissimi match una serie di finisher le quali fruttavano quasi sempre conteggi di due, mentre se effettuate in altre federazioni avrebbero steso l'avversario per un quarto d'ora. Psicologie diverse per pubblici diversi in cerca di emozioni diverse.

Leggermente diverso è lo storytelling, il raccontare una storia. Il fine è lo stesso della psicologia, cioè il “dare un senso all'incontro”. Qua entra in gioco soprattutto l'interazione col pubblico ed entra in gioco, per dirla in senso semplicistico, la domanda “ma perché questi due si menano?”.

Qua entra più in gioco la componente “teatrale” del wrestling. A volte basta una sola espressione per raccontare un'epica storia. Sting che tramuta dopo più di un anno il suo triste sguardo in un'espressione d'ira ha trasmesso più di una qualsiasi combinazione di mosse. L'anno scorso il lungo feud tra DX e Rated RKO iniziò con un lungo sguardo che Edge, all'interno della gabbia, lanciò a Triple H che, fuori dalla gabbia, aveva colpito Cade e Murdoch permettendo così a Cena di vincere un incontro con Edge. Oppure, lo sguardo più famoso nel wrestling: Hogan subisce, ma il pubblico tifandolo gli trasmette l'energia necessaria per recuperare le forze e a quel punto occhi spiritati, soffio in alto e “You!!!” con l'indice verso l'avversario di turno; e a quel punto il match era sostanzialmente finito.

Nel wrestling esistono i feud, in ogni federazione. E le storie che vi sono alle spalle spesso sono cinematografiche, in alcune federazioni di più, in alcune federazioni di meno. Lo storytelling consiste nel poter raccontare la sceneggiatura del feud attraverso mosse di wrestling e attraverso sguardi, motivo per cui per essere ottimi wrestlers sarebbe necessario teoricamente essere ottimi atleti ma anche buoni intrattenitori.

Facciamo esempi concreti: uno riguardante la WWE e uno riguardante la TNA. In TNA penso allo split degli America's Most Wanted: forse il miglior tag team degli ultimi anni, bravi sia da face che da heel, con la caratteristica gimmick alla Austin o alla APA, con le birre sottomano. Split gestito bene, con sei mesi di parto, e per evento decisivo un flag match, stipulazione in cui nessun americano nel wrestling aveva mai perso. E invece fu sconfitta, e a perdere fu addirittura un team con il nome “America”! E tutto a causa di un tradimento: Storm aveva tradito Harris, lo aveva colpito all'occhio con la bottiglia di birra. Di lì Harris cominciò a fare lo Sting, pur non comparendo negli shows bastava una sua apparizione per scatenare le ovazioni della Impact Zone, e intanto Storm continuava ad essere imbattuto da singolo. Nel primo incontro tra i due vinse Storm, sfruttando ancora i problemi all'occhio della Lince Harris, ma nell'ultimo incontro abbiamo visto cos'è lo storytelling. Innanzitutto Harris è entrato con la maglietta degli ormai ex America's Most Wanted per poi strapparsela e decretare così l'avvenuta morte sportiva del duo (l'ho detto, a volte basta anche solo un gesto, uno sguardo). E poi per vincere cosa ha fatto? Ha dovuto anticipare Storm che voleva colpirlo con una bottiglia per colpirlo lui invece con una bottiglia identica. Chi di bottiglia ferisce, di bottiglia perisce. Avesse chiuso con una Catatonic forse sarebbe stato più spettacolare, ma la bottigliata ha reso ancora più felice il pubblico, che ha così avuto la vendetta che voleva fosse concessa ad Harris nel modo in cui Harris era stato tradito.

In WWE penso invece al feud dell'anno scorso tra Trish Stratus e Mickie James: la bella Mickie era ossessionata da Trish, tanto da sacrificarsi per lei a Taboo Tuesday, da risultare ossessiva e psicopatica in gennaio e da dichiararle il suo saffico amore in febbraio. Respinta, fece ciò che tutti i maniaci compulsivi fanno: desiderare la vendetta. E la vendetta con cui poter colpire l'ex idolo come poteva darle completa soddisfazione, se non fosse avvenuta con la Stratusfaction, così da mostrare alla Stratus non solo di averla punita e di averla sconfitta ma anche di essersi sostituita a lei e con risultati migliori?

Con una mossa o uno sguardo o anche una sola parola, un wrestler deve spiegare al pubblico cosa ha appena visto: solo chi ci riesce è un bravo storyteller.

E non a torto si dice che per essere un bravo storyteller e per denotare di possedere la ring-psychology bisogna saper “vendere le mosse”. Cosa vuol dire? Un attimo, vediamo anche questo.

Di solito per “selling” si intende la abilità nel fare credere al pubblico che la mossa subita sia stata davvero effettivamente dolorosa e saper comportarsi sul ring come se la mossa subita abbia davvero danneggiato per la restante parte dell'incontro la parte del corpo in cui detto colpo è stato subìto. Pensate ad esempio a Chris Benoit: nel TLC 3 (quello vinto da Benoit e Jericho e del quale misteriosamente Edge si era “dimenticato” durante il feud con Cena l'anno scorso) esce per un infortunio che pareva davvero gravissimo per poi tornare malandato dal backstage, salire la scala e vincere la cintura. Tutto il pubblico ci era cascato, tutti avevano creduto a un reale infortunio! O nel primo Money in the Bank: Benoit viene colpito al braccio e allora per il resto dell'incontro lottò tenendosi il braccio, salendo la scala con un braccio solo, eseguendo le chop solo col braccio rimasto sano e rimanendo impossibilitato ad usare la crossface. Il tutto, mentre nel backstage persino dirigenti e bookers avevano creduto all'infortunio (lo stesso ha fatto Benoit nella Wrestlemania di quest'anno, in cui infatti ha chiuso col diving headbutt, ma stavolta i dirigenti lo sapevano...). Questo è “saper vendere le mosse”. Chi sta crescendo benissimo da questo punto di vista è CM Punk. Spesso si dice che CM Punk rappresenta un nuovo tipo di wrestling, io invece in lui vedo la continuazione dell'era gimmick (in senso positivo). In uno dei primi match in WWE, Punk fu più volte colpito da Credible sul braccio destro, ma vinse lo stesso: bè, alla fine l'arbitro tentò di sollevargli il braccio destro in segno di vittoria ma lui urlò dal dolore e alzò l'altro. E due settimane fa ha venduto un infortunio al braccio subìto la settimana prima. Come nell'era gimmick, il personaggio CM Punk vive solo durante le puntate, e l'inizio di una puntata è immediatamente succedaneo alla fine della precedente: l'evoluzione passa attraverso la storia, è un mondo davvero bizzarro.

Ma ciò che spesso si dimentica è che esistono anche particolari tipi di selling: Undertaker non subisce mai i colpi e se li subisce si rialza dopo tre secondi con un improvviso scatto in avanti della testa: fa parte del personaggio. Come fa parte del personaggio di Flair e di Michaels il subire eccessivamente i colpi, illudendo l'avversario e il pubblico a loro avverso, così come faceva parte del personaggio di Austin e Hogan il non subire i colpi dell'avversario grazie all'appoggio del pubblico il biondo, e alla propria sfrontatezza Stone Cold. Mentre Undertaker nel marzo del '98 riusciva a schienare Kane solo dopo tre letali tombstone piledriver (con Kane che si rialzò subito dopo il tre decisivo), tre mesi ad Austin bastò una sola stunner per mettere fuori uso Kane per un quarto d'ora. Faceva parte del personaggio di Austin, come ora fa parte del personaggio di Cena.

A proposito di Cena, mi sarebbe piaciuto spiegare anche il termine “controverso”, ma lo spazio a mia disposizione è terminato. Prometto, ci sarà tempo.

Per qualsiasi motivo (una chiacchierata, un chiarimento, una domanda, un commento, anche solo un saluto), vi ricordo che se volete potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it

Ne approfitto per rinnovare tutte le mie più sentite scuse ad alcuni utenti, tutti quelli che mi avevano contattato nel periodo 1-10 maggio circa. Come ho spiegato loro in una e-mail inviata sabato sera, i problemi che avevo avuto al PC in quel periodo avevano fatto sì che io fossi convinto di aver loro risposto, ma in realtà controllando la posta in uscita non risultavano inviate le mie e-mail (rimaste solo bozze, purtroppo). Ragazzi, scrivete ancora, stavolta non dovrebbero esserci problemi e scusate ancora. Normalmente è mia cura rispondere a tutti.

Stay Tuned. Rob.
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15/05/2022 17:18
 
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HIGH FLYIN 56 - PAROLE CHE NON VI HO DETTO

A cura di The Rob In Town 79

L’idea del vocabolario è piaciuta. Bene, ne sono contento, vorrà dire che questa settimana completerò il vocabolario che mi ero prefissato: manca un’ultima parola, la parola più in voga, “controverso”. E così per la prima volta in più di un anno, mi troverò costretto ad affrontare gli argomenti più gettonati nel wrestling web e che qui dove si vola alto non ho mai affrontato a pieno: Cena, gli screwjob, i bookers, i promo shoot. Sarà quindi un numero “controverso”? Misuriamo le parole, forse il termine “controverso” si usa troppo spesso.

PAROLE CHE NON VI HO DETTO

“Il pubblico ha un'insaziabile curiosità di conoscere ogni cosa eccetto quelle che meritano di essere conosciute”, O. Wilde.

E’ qualche tempo che tutto ciò che accade nel mondo del wrestling è “controverso”. Qualcosa non mette d’accordo gli appassionati? E’ “controverso”. Ha vinto Tizio invece di Caio? E’ una vittoria “controversa”. Per protesta un nostro staffer si è anche autonominato con ironia “mod controverso” (state attenti al buon Bolly, è giovane ma cresce molto bene, col tempo acquisirà anche ciò che ancora gli manca).
“Controverso”, secondo il vocabolario della lingua italiana, significa “che fa discutere”. Nel wrestling si è cominciato a parlare più o meno quotidianamente di questo termine dopo la Royal Rumble 2006 quando tale aggettivo venne affibbiato dai commentatori di Raw a John Cena per via della storyline che sarebbe cominciata di lì a poco con Triple H, mentre già si parlava di “episodi controversi” riguardo a famosi episodi del passato quali screwjob in Montreal, screwjob a Bash at the Beach ed episodi di tale rilevanza storica.

Ho notato che gli episodi e i personaggi più controversi hanno tratto la loro linfa da eventi shoot; come ho detto più volte su queste pagine, la vera reale differenza tra il wrestling moderno e il wrestling di quindici anni fa, il celebre Rock’n’wrestling, è proprio l’ingresso delle vicende dietro alle quinte nelle storie raccontate dal wrestling. Come avevo accennato la settimana scorsa parlando di CM Punk, una volta il personaggio moriva alla fine di una puntata, stava in stasi a-temporale per una settimana e poi rinasceva all’inizio della settimana seguente: lo spazio temporale che intercorreva tra una puntata e l’altra era effettivo solo per il pubblico ma non trascorreva per il personaggio. Ora invece il lottatore vive per tutta la settimana, vengono analizzate le attitudini in ring e i comportamenti fuori ring, nell’immaginario collettivo è nata la figura rilevante del booker e si ragiona di wrestling sette giorni su sette. Non solo e non tanto di quello che accade sul ring, ma anche e soprattutto di quello che accade fuori.

Ma andiamo per gradi, prima analizziamo come nacque l’anno scorso la figura del “campione controverso” e cosa significasse, e poi vedremo se tale figura avesse avuto degli antesignani prestigiosi e come si possa riconoscere cosa sia davvero “controverso” da cosa sia invece semplicemente “discusso”. Come avevo cominciato ad accennare in altri precedenti editoriali, la WWE due anni fa pensava di aver fatto un colpo di genio spostando nello show principale il più futuribile dei giovani della WWE che al tempo stesso era anche forse al momento il wrestler più amato dell’intera federazione. Ma ciò che avviene sulla carta quasi mai corrisponde a ciò che avviene nella realtà: un vecchio adagio dice che se vuoi prevedere il futuro, devi cominciare a non considerare tutto ciò che è prevedibile. Così Cena fu inaspettatamente visto come un corpo estraneo, fu visto come uno che otteneva troppo in troppo poco tempo e come uno che veniva fatto adagiare su allori che non si era ancora guadagnato. Il tutto battendo Jericho e Angle, due atleti che comunque venivano sconfitti spesso ma che si erano guadagnati la stima del pubblico. Ma la WWE era con Cena e andò avanti con ciò che era previsto da tempo: il main event di Wrestlemania 22 con Triple H. Però bisognava cambiare scenario: Cena non era l’eroe delle folle e la cosa palesemente non era possibile nasconderla, e Triple H si era stancato della figura del Dittatore di Raw, voleva provare per la prima vera volta in carriera l’ebbrezza dell’adorazione del pubblico, per poter così transitare dallo status di Campione a quello di Leggenda. E così cominciò lo sfinimento psicologico di Triple H su Cena, usando argomenti shoot: lo shoot è il vero padre delle controversie. Triple H non scappava come contro Batista, non ricordava a se stesso le vittorie ottenute in passato come faceva nel 2003, non si faceva forte della protezione della Famiglia come all’epoca del McMahon-Helmsley Regime. No, nulla di tutto questo: Triple H nel feud attaccava la Chain Gang, denominava Cena “one who pumps his Reeboks”, diceva a John Cena tutto ciò che il pubblico avrebbe voluto dire a Cena. Nei confronti verbali tra face e heel, il copione vuole che il face tocchi le corde giuste e l’heel si senta dire ciò che il pubblico vuole: bè, lì accadde volutamente il contrario.

Triple H non doveva mandare over John Cena in quanto top face, doveva mandare over Cena in quanto controverso. E ci riuscì alla grande. Di Cena si parlava e si parla più che di chiunque altro. Ormai, ogni volta che vedo una lunga discussione penso si parli di Cena: non mi interessa se apparentemente si parla di TNA, di titolo femminile o di Wrestlemania 3, in ogni discussione si finisce per parlare di Cena. Cena è infatti il Campione di Raw. La C è messa volutamente maiuscola perché Cena ormai da due anni rappresenta Raw e quindi la WWE stessa; tutte le storyline principali di Raw sono state incentrate su di lui, la cintura ha sempre visto lui come protagonista principale (soprattutto da detentore e sporadicamente da primo sfidante), tutti hanno un’opinione su di lui. Due anni in cui Cena ha parlato meno di prima e ha combattuto molto meglio di prima. E se nel primo anno ha affrontato il ruolo che più si credeva congeniale a lui e invece si è dimostrato inadatto, nel 2006 la genialata della creazione della figura del “controversial champ” lo ha mandato all’Olimpo del wrestling. Pensateci: prima Triple H e i suoi promo shoot, poi il feud con RVD e l’ECW che ha avuto il suo apice in un’arena appositamente pro-ECW, poi un curioso feud con Edge in cui il campione si lamentava della poca attenzione ricevuta e lo sfidante lo criticava per non apprezzare ciò che teneva alla vita, con i due incontri principali che, a scapito dei precedenti storici, videro ognuno dei due trionfare a casa dell’altro. E con Cena che ad Unforgiven fu reso ancora più over da una bugia appositamente creata dalla WWE per consolidarne lo status controverso col pubblico.

Motivo per cui quest’anno come sfidante per l’Evento più importante dell’anno è stato scelto Michaels: il capostipite dei campioni controversi. La WWE a distanza di un anno ha continuato a pushare Cena come controversial champ, e immagino che tutto questo abbia un fine, o almeno spero lo abbia, anche se non immagino quale. E ha pensato che il modo migliore fosse mandargli contro colui che introdusse tale figura nello show business: Shawn Michaels. L’Heartbreak Kid fu un controverso ante-litteram, era una figura controversa prima che tali figure venissero definite controverse. E perché divenne “controverso”? Per eventi extra-wrestling, e quindi shoot. Contro Vader a Summerslam il pubblico lo fischiò perché trapelò che Michaels aveva vinto (in modo ridicolo) usando l’influenza della Kliq, a Raw e alle Series fu fischiato perché si diceva che era l’idolo delle ragazzine e dei giovanissimi (uhm, mi ricorda qualcosa…) e poi “perse il sorriso”, col pubblico a fischiarlo perché in quella scena vedeva il rifiuto ad affrontare Bret Hart. Infine, cosa lo issò a atleta più odiato al mondo? Un evento shoot, forse il più famoso di sempre, lo Screwjob in Montreal. Shoot, shoot e ancora shoot. Così si diventa “controversi”. Ma HBK rimase sulla cresta dell’onda e quando tornò definitivamente a combattere nel 2002 fu subito chiaro che avrebbe ricevuto il trattamento che ricevono tutte le leggende: quello di essere amato.

Che nessuno me la stia a raccontare, tra qualche anno quello sarà anche il destino di Cena. Il pubblico cresce, acquisisce sempre maggiori informazioni, ma alla fine gli schemi di comportamento umani restano sempre i medesimi. Molti mi chiedono quale sia la mia opinione su Cena: il fatto che io non lo attacchi per partito preso ha fatto sì che passasse di me la convinzione che io sia un fan di Cena. Riassumendo un lungo concetto in due righe, io dico che a me non piace lo stile di Cena, ma oggettivamente lo ritengo un ottimo wrestler che fa sempre ottimi match (ha fatto fare due match buoni a Khalì, ho detto tutto, e tutti i migliori match WWE del 2006-2007 lo hanno visto protagonista). Merita di stare fisso nel main eventing? Sì, ha dimostrato di avere due palle grosse come una casa (scusate il francesismo) e come detto fa solo ottimi match. Merita il titolo a vita come ora? No, altrimenti il prodotto diventa noioso, e con 52 show all’anno e più di 1 PPV al mese diventa impossibile gestire lunghi regni.

E quindi, tornando a pesce sull’argomento principale, abbiamo fissato il paletto più importante: eventi shoot innalzano allo status di “controverso” un personaggio o un episodio. Parlando di episodi “controversi” infatti credo che due soli episodi si “meritino tale riconoscimento”: lo Screwjob in Montreal e lo Screwjob di Bash at the Beach. Io credo che in entrambi gli episodi sia impossibile stabilire che l’uno fosse in torto e l’altro in ragione, credo che nessuna persona intelligente possa parteggiare completamente per qualcuno dei coinvolti. E credo che la fama di questi due episodi sia dovuta soprattutto al fatto che fossero reali, che il fan avesse visto sul ring non una storia sceneggiata, ma la decisione sofferta, autoritaria e decisa di un personaggio che normalmente viene tenuto nascosto: il booker. Prima Vince McMahon a Montreal e poi Vince Russo a Daytona Beach introdussero loro malgrado di forza la figura della Dirigenza nel wrestling, sminuendo così involontariamente la figura del Campione da Uomo più forte a Uomo scelto. Io sono smart, e quindi non mi faccio problemi, ragiono in termini di booking. Chi è mark anche, si gode il wrestling senza pensare ai booker. Ma chi è mark e adotta ragionamenti mark non può più godersi lo spettacolo, sarà sempre portato ad odiare il booker che non crede nel suo eroe, e a maledire il ruolo di Uomo Scelto dato al campione, che tarpa così e possibilità del personale eroe.

Perciò ho parlato finora di due episodi controversi e due wrestlers controversi. C’è altro? Sì, su consiglio di un lettore, volevo parlare di un terzo wrestler controverso, di cui purtroppo oggi si sa poco, ma che, in realtà, come vedremo subito, ha introdotto nel wrestling molte tematiche “controverse”, vivendo una carriera ai confini dello shoot. Di lui avrete sentito parlare l’anno scorso in occasione del DVD giustamente dedicatogli dalla WWE: il suo nome è Brian Pillman. L’uomo che ha trasformato “Stunning” Steve Austin in “Stone Cold” Steve Austin. Pillami divenne famoso nel modo più rivoluzionario e al tempo spesso più semplice: dicendo che il re era nudo. E fu così che il tanto decantato salotto in ci Flair teneva le sue interviste venisse storpiato da “A Flair for the Gold” (un talento per l’oro) al foneticamente uguale “A Flare for the Old” (un riflesso per il vecchio), e che in un incontro con Kevin Sullivan a stipulazione speciale a St. Petersbourg durante Superbrawl VI il buon Pillman si rivolgesse a Kevin Sullivan dicendogli “I respect you, bookerman!”. Sullivan deriso ed esterrefatto e Pillman ovviamente licenziato, non poteva essere altrimenti. Ai tempi lo shoot era il peccato mortale del wretsling, ora invece con lo shoot si può emergere. Non credo che sia un caso che Edge abbia deciso di ispirarsi al connazionale Pillman per gestire una situazione potenzialmente deleteria e invece alla fine foriera di grande fortuna come il triangolo con Lita e Matt Hardy. Edge è un fenomeno anche perché conosce e rispetta il passato del business. E sa che un altro uomo che si era ispirato a Pillman ha avuto una strepitosa fortuna nel mondo del business. Secondo voi l’ex compagno di tag team di Pillman e suo protetto, a chi si ispirò quando disse a Roberts che i salmi che citava, il Giovanni 3:16 non lo portavano da nessuna parte e invece Austin 3:16 lo informava che era appena stato preso a calci nel c**o? O quando ironizzò sul costume rosa di Bret Hart? Chi gli insegnò a far notare alla gente che il re era nudo? E quando in WWF finirono insieme crearono il botto. Le pistole entrarono in uno show di wrestling, lo show per antonomasia dedicato agli eroi dalla faccia pulita e lo show per famiglie diventava uno show per adulti, diventava davvero sesso e violenza. Un intero mondo cambiava. Uno show intero e una federazione intera iniziavano la loro lenta e inesorabile risalita facendo discutere e creandosi un’aura “controversa”. Dico sempre che stiamo andando verso un’era in cui lo shoot la farà sempre più da padrone. Abbonderanno quindi le situazioni “controverse”? Ciò che sta vivendo Cena in futuro non sarà un unicum ma sarà considerato un momento che ha diviso due ere? Vedremo, c’è tempo.

Per qualsiasi motivo (una chiacchierata, un chiarimento, una domanda, un commento, anche solo un saluto), vi ricordo che se volete potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it

Stay Tuned. Rob.
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31/05/2022 16:57
 
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HIGH FLYIN 57 - CAMBIAMENTI

A cura di The Rob In Town 79

Scrivendo quest’editoriale da poco più di un anno, mi sono accorto che la storia del wrestling interessa molto chi si avvicina al prodotto: io quando ho tempo (cioè mai) tento di vedermi qualcosa d’antan, e giustamente per chi segue da meno il “qualcosa d’antan” sono gli anni ’90, soprattutto la fine. Un po’ come quando si parla dei favolosi anni ’60, il concetto (giusto,sbagliato? E’ una diatriba vecchia) è lo stesso. E così la gente ha scoperto qualcosa che per i tempi forse era prematuro, ma che ora probabilmente avrebbe riscosso molto più successo: la ECW. La WWE ha colto l’onda e ha cercato di farla rinascere. La ECW versione Stamford ha compiuto un anno, vediamo di trarne un bilancio.

CAMBIAMENTI

“Le decisioni impetuose e audaci in un primo momento riempiono di entusiasmo, ma poi sono difficili a seguirsi e disastrose nei risultati”, Tito Livio.

Era il 12 giugno di un anno fa: iniziava le proprie trasmissioni ECW on Sci-Fi, un nuovo programma WWE formato da un nuovo terzo roster. Le aspettative erano altissime. Ma andiamo un attimo indietro nel tempo, come si arrivò a tutto questo?
Semplice. La WWE aveva messo sul mercato nel 2005 un DVD sulla storia della ECW ed inaspettatamente questo DVD era stato un successone. In poco tempo si diffuse la moda dell’ECW: la ECW era un territorio inesplorato, era il simbolo di un prodotto dal contenuto adulto, era considerata più moderna degli stesi tempi moderni. Così, visto il successo incredibile e inaspettato che aveva riscosso il primo One Night Stand in WWE si cominciò a pensare seriamente a una rinascita della ECW. Ma era più un “pour parler”, non vi era nulla di definito. In compenso però altre realtà cominciarono a capire che sull’antico e glorioso nome ECW ci si poteva costruire un ottimo presente. Così fece ad esempio la TNA.
Pochi giorni dopo lo strepitoso e impreventivabile successo di One Night Stand, la federazione di Orlando fece vincere il suo titolo massimo a Raven, uno dei più celebri ed amati wrestlers ECW, un’autentica Icona della federazione di Philadelphia. Furono stravolte tutte le storylines pur di approfittare dell’onda nostalgica pro-ECW e quindi attirare spettatori al programma. E due mesi dopo la TNA alzò ulteriormente il carico: assunse e mandò subito nel main eventing colui che della ECW era stato l’ultimo campione: Rhino. Ovviamente tutto ciò che poteva portare a sé spettatori e che poteva differenziare il proprio prodotto da quello WWE, dandone una parvenza più “adulta”, era gradito alla dirigenza di Orlando.

Ma a Stamford sono tutto fuorché stupidi: videro i successone delle vendite del DVD “Rise and fall of the ECW” e videro il successo mediatico che aveva riscosso un PPV sulla carta debolissimo come One Night Stand (che la maggior parte degli addetti ai lavori proclamò addirittura “miglior PPV 2005”) e pensò che essendo proprietaria del marchio ECW, resuscitarlo poteva avere tre effetti: portare soldi alla compagnia, creare un nuovo tipo di prodotto che attirasse anche i fans che avevano lasciato la WWE per vedere TNA e indies, e creare una storyline interessante sopra.
Tra l’altro nel 2006 sarebbe anche tornato a lottare dopo un anno di assenza dalle scene ROb Van Dam, ovvero colui che della ECW era considerato la Massima Icona e soprattutto quella nettamente in migliori condizioni fisiche. Dopo aver trascorso alcuni anni da midcarder “infelice”, RVD proprio durante la prima edizione di One Night Stand riconquistò le folle grazie a un promo shoot pro-ECW e anti-WWE. Al ritorno sull’onda dell’acclamazione della gente RVD venne finalmente pushato, gli fu affidata la valigetta del Money in the Bank, e, sfruttando le sue parole (“preferisco un PPV ECW a Wrestlemania”), si organizzò una storyline in cui Van Dam avrebbe sfruttato la sua valigetta nel PPV ECW, One Night Stand.
In quel momento, verso Wrestlemania, fu deciso completamente il ritorno della ECW. La WWE sii mosse per mettere sotto contratto le Maggiori Icone ECW: con alcuni ci riuscì (Dreamer, Sabu, Sandman, Mahoney), con altri non vi fu nulla da fare (Raven, Rhino, i Dudleys preferirono restarsene in TNA) e decise di creare un ulteriore brand, il terzo.
Nelle intenzioni non avrebbe dovuto essere un brand identico a Smackdown e a Raw, avrebbe dovuto differenziarsi dagli altri due per il tipo di prodotto offerto: per l’appunto, un prodotto “estreme”. E invece no. Se guardiamo all’anno trascorso, la vera grande sconfitta che ha vissuto la nuova ECW non è stata tanto i bassi ascolti, quanto l’essersi appiattita sugli altri due roster. Ciò che cominciò come una storyline (le squalifiche negli estreme match) si è trasformato in una corrente di pensiero, la standardizzazione del teoricamente rivoluzionario nuovo roster in un roster simile se non identico agli altri due, caratterizzato solo dalla minor qualità e quantità dei suoi lottatori.
Un roster da sfruttare come una nuova OVW, in modo da far crescere con calma i giovani (davvero ottimi, si vedano i futuri campioni WWE, ne sono certo, Burke e CM Punk) e in cui mostrare ai giovani fans le leggende di ieri (Dreamer, Sandman, Sabu).

Praticamente nulla di ciò che si pensava. Uno show che di extreme nell’ordine ha avuto:
- i match, nel senso che sono esistiti dei match senza squalifica, che però più che alla vecchia ECW facevano a pensare ai match che andavano in onda ad gni Raw nel periodo 2000-2001;
- l’extreme exposè, ovvero come prendere una bella ragazza, farle recitare sé stessa (un’oca) e mostrarla a tutto il mondo in una cosa che non è assolutamente in grado di fare, cioè ballare. Dolce Kelly Kelly, se tutti ti ricorderanno per i “Khalì Khalì” e le foto nel lavandino un motivo ci sarà…Ora poi a Kelly Kelly hanno aggiunto anche Layla Layla e Brooke Brooke, in modo da far risaltare ancora di più quanto balla male Kelly Kelly…bah;
- quattro campioni del mondo di cui solo uno aveva caratteristiche “estreme”, il primo. Big Show e Lashley sono due ottimi wrestlers che però con il Progetto Iniziale non c’entrano nulla. Li capisco campioni WWE, ma non campioni di un previsto brand fondato su idee diverse. Vince McMahon poi in ECW teoricamente non doveva nemmeno mettere piede.
Riassumendo: il prodotto ECW quest’anno è stato godibile? Sì, nei primi tempi ci sono stati match qualitativamente superiori rispetto agli altri brand, e negli ultimi tempi le storyline (su tutte l’intreccio New Breed-Originals-CM Punk) sono state probabilmente le più interessanti di tutta la WWE. Altra domanda: ne è valsa la pena di creare la ECW? No, perché non ha portato nessun elemento di novità, ma ha solo contribuito alla dispersione di talento nei rosters, visto che i lottatori ora sono divisi in tre show invece che due, contribuendo così al drastico calo della qualità dell’uppercarding di Raw e del midcarding di Smackdown, e soprattutto non ha convinto gli appassionati di quel prodotto a guardare la WWE. Invece che un roster fondato su concetti meno mainstream come nelle intenzioni, gli è stato proposto un mero terzo roster. La gente credeva nella nuova ECW, infatti all’inizio gli ascolti volavano, soprattutto nella fascia d’età più adulta. Ma il prodotto, pur migliorando, ha inevitabilmente e prevedibilmente sofferto del fatto che la gente volesse guardare il roster ECW, non wrestlers di Raw combattere un terzo giorno settimanale. Prendete Lashley: campione ECW ma topcarder a Raw.

Lunedì c’è stato il draft, e con la partenza annunciata di RVD e Sabu, e i probabili ritiri di Sandman e sabu la WWE sta tentando di mantenere in vita il nome ECW draftando un ex lottatore ECW amato dal pubblico come Benoit nello show del martedì. Da tifoso di Benoit sono contento perché avrà la possibilità di conquistare allori prestigiosi e a lui graditi, ma da spettatore neutrale mi sembra un disperato ed inutile tentativo di trovare un lottatore che da solo giustifichi un nome dato a un prodotto. Tra l’altro Benoit non è certo ricordato come un’Icona ECW, i suoi momenti di gloria li ha avuto in altri luoghi (Giappone, WCW, WWF/E).
Già che ho introdotto l’argomento draft, non posso non fare le mie considerazioni sulla serata di lunedì: innanzitutto la primissima cosa che mi è saltata agli occhi è che quella che è la mia critica alla WWE di questo periodo era evidentemente la prima preoccupazione anche dei dirigenti WWE. Mancava un uppercarding degno a Raw. Cena non aveva wrestlers credibili da affrontare in quanto nessun wrestler al di fuori del main eventing veniva pushato per il main eventing stesso.
Ora invece abbiamo fisso nel roster colui che ultimamente era diventato il vero fulcro, benché “straniero”, di Raw, cioè Lashley, sono arrivate due mine vaganti come Snitsky (che temo di vedere presto campione Intercontinentale) e King Booker, perfetto come uppercarder heel sebbene abbia già avuto lunghi e recenti feud sia con Cena che con Lashley, e soprattutto è arrivato Kennedy.
Voi che mi leggete lo sapete, è da dopo Wrestlemania che alla domanda “chi batterà Cena?”, io rispondo che i miei due cent li punto su Kennedy.

Raw ha bisogno di una svecchiata, ha bisogno di una rivoluzione di contenuti, ha bisogno di personaggi diversi. Kennedy sarebbe un avversario inedito non solo per Cena ma per tutti i main eventers di Raw Lashley escluso (col quale peraltro non ha ancor avuto un vero feud ) e potrebbe incuriosire le masse di tifosi, un po’ come fecero Bret Hart e Edge nei loro rispettivi primi regni.
Più intricata la situazione a Smackdown, dove il draft non ha portato l’atteso face che ci si attendeva. Batista non è più adatto a tenere il ruolo, non fosse altro per il fatto che è dal 2005 che occupa quello spazio, ed escludo che Flair possa ambire al ruolo, ormai il Nature Boy è più uno specchietto per le allodole per ricordare tutti insieme i tempi che furono che non un lottatore serio. A questo punto vedo come papabili unici due wrestlers per i ruolo di top face due nomi sottovalutatisismi: Rey Misterio e Edge.
Mysterio sta tornando (“tra due settimane” come dice sempre Recalcati) e inevitabilmente diventerà ancora più amato per prima. La WWE con lui ha fatto il peggior lavoro degli ultimi anni, trasformando un regno che partiva con possibili interessanti sviluppi in una porcata immonda, ma credo non rilascerà sfuggire l’occasione di far interagire Rey e Edge, che in passato, soprattutto nel periodo in cui erano tag team partners, hanno dimostrato di poter tirare fuori ottime prestazioni l’uno dall’altro.

Edge top face è un’altra delle mie fissazioni, un po’ come i due cent che da questa primavera investo su Kennedy (e uno mi ha già reso col passaggio allo show rosso): io vedo che il canadese riceve sempre grandi ovazioni nelle arene, e che il suo personaggio sta lentamente cambiando dimensione. E vedo che al roster di Smackdown è stato aggiunto un altro monster heel, prima c’era il solo Henry, ora c’è anche Khalì. Non escludo che, dopo un primo feud con Mysterio, alla lunga Edge possa saltare il fosso e diventare ufficialmente uno dei beniamini del pubblico, già entro l’autunno.
Rimane un roster, quello da cui era partita la nostra analisi, la ECW. Ora la ECW si ritrova senza nessun main eventer e col titolo vacante. Situazione intrigante, che potrebbe creare un redivivo interesse verso lo show. Come già la prima puntata ha dimostrato, nello show ci sono quattro uppercarders: Benoit, CM Punk, Burke e Cor Von. Chiunque di loro diventerà campione, sarà un toccasana per lo show, che potrebbe davvero avere quel “qualcosa di caratteristico e diverso dagli altri shows” che cerca invano da luglio scorso, da dopo il “maria incident”.
Ultimissime due parole sulla morte di McMahon, segmento che avrei evitato, in qualsiasi modo esso andrà a finire:
-se era un modo per togliere l’ormai ingombrante e ripetitiva figura del chairman dagli show, non era comunque necessaria una finta morta, visto che non sarebbe stata la prima volt ain cui vince decideva arbitrariamente di allontanarsi;
-se è una storyline per creare dal nulla un vero top heel a Raw, è ugualmente inutile, perché sarebbe di nuovo un “già visto” (I did it for The Rock, I did it for the people) e nessun wrestler avrebbe avuto una giustificazione per compiere un tale gesto;
-se era per creare interesse nel futuro prossimo, è sintomo soltanto della mancanza di un progetto a più largo respiro.
Mai come in questa occasione sembra proprio il caso di dire “chi vivrà vedrà”.

Come sempre, vi ricordo che per qualsiasi motivo (una chiacchierata, un chiarimento, una domanda, un commento, anche solo un saluto), vi ricordo che se volete potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it Tra l’altro da oggi in avanti questo sarà anche l’unico modo in cui contattarmi. Thanx.

Stay Tuned. Rob.
31/05/2022 17:08
 
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Mi viene quasi da pensare che sia tu Rob, se no non si spiega questa tua fissazione, soprattutto dopo non averti cagato neanche per sbaglio al su ri-torno [SM=p6430677] [SM=p6430677] [SM=p6430677]
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31/05/2022 17:28
 
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Inklings ha scritto: ↑14/04/2021, 12:31
Ankie che torna per ringraziare i post contro Rob :sconsolato:




da Volavo Alto » 16/04/2021, 12:49
Anche perché è giusto porsi sempre dubbi e io sono il primo che se li pone, poi interviene Ankie e allora si ha la certezza di dire cose giuste.

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16/09/2022 15:41
 
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HIGH FLYIN 58 - IL BRUCO E LA FARFALLA

A cura di The Rob In Town 79

Mi sembra di essere tornato in pieni ’80, quando in giro ci si chiedeva tutti: “chi ha ucciso Laura Palmer?”. Una mia cara amica che ogni tanto guarda il wrestling ma con la quale ho parlato di wrestling una sola volta, quando morì Eddie Guerrero, mi ha fermato e mi ha chiesto chi secondo me ha ucciso Mr. McMahon. Bè, segno che la storyline funziona. Fa molto “Attitude”, sembra di essere tornati indietro nel tempo di qualche anno. Sono curioso anch’io: “who did it for the people?”. Per ora rimango in attesa, la storyline sulla carta può diventare molto interessante, chissà se ne uscirà un grande feud o se sarà una delusione. Intanto mi sono accorto che mezzo anno se ne è andato, ed è tempo di trarre i primi bilanci e di fare le prime analisi.

IL BRUCO E LA FARFALLA

“Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”, Lao Tzu.

Siamo arrivati quasi a fine giugno, e quindi a metà anno; è giunto il momento di parlare quanto successo in questo 2007. Intanto mi fa piacere che siano tornate “di moda” le storylines: in TNA ho visto Abyss-Sting che per me è la storyline non dell’anno ma perlomeno del quinquennio, ma anche l’evolversi della Christian Coalition, stable rispetto alla quale, secondo me, una stable recente celebre tipo l’Evolution scompare. In WWE invece è appena iniziata, come detto nell’introduzione, una storyline destinata a caratterizzare tutto l’anno (conclusione a Wrestlemania? Possibile se non probabile).E proprio di questo si era sentita la mancanza a Stamford ultimamente: storie che tenessero lo spettatore incollato allo schermo.
Incontri belli ne ho visti, anche se nulla di davvero memorabile. Probabilmente dovessi scegliere l’incontro senza stipulazione che più mi è piaciuto, opterei per il Cena-Michaels combattuto a Londra in un’edizione di Raw, con menzione particolare per il main event di Backlash di sei giorni dopo e per il main event di Destination X, mentre di incontri a stipulazione speciale ho visto due ottimi Last Man Standing in WWE, alla Royal Rumble e a Backlash, mentre in TNA ho visto tanti ottimi incontri ma senza nessuno che svettasse particolarmente, con la palma del migliore che va divisa equamente tra il Prison Yard tra Abyss e Sting e il Texas Deathmatch tra Harris e Storm. Senza dimenticare gli ultimi dieci minuti della Royal Rumble, forse il finale più epico nella storia di questa competizione, seppur con una prima parte decisamente mediocre.
Quindi un anno nella norma, senza particolari spunti, il classico anno di transizione? Non del tutto, perché il 2007 è stato senza dubbio finora soprattutto l’anno di un certo wrestler, che solo due anni fa sarebbe stato impensabile immaginare come candidato principale se non unico dopo metà stagione all’ambitissimo trofeo di “wrestler dell’anno”. Di chi sto parlando? Ma dell’Instant Classic, ovviamente: Christian Cage.

Quando Christian era in WWE veniva sempre citato tra coloro i quali avrebbero meritato di più ma raccoglievano poco: ne nacquero anche dei simpatici siparietti al riguardo, soprattutto in duelli verbali a distanza con John Cena. Poi, stufo, Christian fu il primo vero wrestler che decise autonomamente di lasciare la WWE (la quale lo avrebbe tenuto volentieri) per vedere di realizzare una sfida con sé stesso, investire in un sogno: vedere se in un’altra federazione sarebbe riuscito a diventare ciò per cui riteneva di avere tutte le credenziali necessarie. Così scelse la TNA. All’arrivo tutti pensarono “ecco un altro scarto della WWE”. Ma lui non era uno scarto, era uno che aveva autonomamente compiuto una scelta, in questo senso un autentico rivoluzionario un anno prima di Kurt Angle. Approdato alla Impact Zone fu un delirio di tifo per lui, fu visto come il pioniere, come colui che con una scelta personale aveva messo in discussione un monopolio e reso importante una federazione che importante voleva diventarlo. Sentendosi coccolato ed importante, Christian diede il suo meglio (ma ve lo ricordate quando chiese a Babbo Natale cos’era necessario per diventare campione NWA e pochi secondi dopo si ritrovò vestito da Jarrett?). Ma non tutto va nel verso giusto, come abbiamo visto già molte volte: inaspettatamente il 2006 cominciò sì bene per Cage, col primo titolo di campione del mondo da singolo in carriera conquistato in un'epica serata, ma vide poi una netta discesa nella seconda parte dell’anno. Però quando c’è il talento il successo prima o poi arriva, e quest’anno è arrivato in modo fragoroso.

Christian in WWE ha sempre sofferto di due sindromi: quella della “eterna promessa” e quella del “fratello minore”. E’ destino che in WWE tutti i fratelli minori (reali o anche solo per storyline) vivano all’ombra del fratello maggiore: è accaduto a Owen Hart, è accaduto a Kane, ed è accaduto anche a Christian. Quasi un’intera carriera in funzione del più celebre Edge.
Quasi nessuno si ricorda che al suo primo incontro in federazione, Christian conquistò subito la cintura cruiser. Persino quella infatti faceva parte di una storyline con Edge coinvolto. Per anni Christian ha cercato di dimostrare il suo talento, sfornando sempre ottimi match, alcuni votati anche come “match dell’anno” dalle riviste più prestigiose, ma senza mai davvero sfondare come lottatore singolo. Nel 2005 ebbe il suo anno migliore, sfidando per ben due volte il campione WWE, prima Batista e poi Cena, di cui una addirittura in PPV, ma non conquistò nulla: Vince McMahon lo vedeva, frase celebre, soltanto come un “midcard comedy act”.Un destino segnato da un giudizio probabilmente affrettato.
Perché è vero, Christian è un comico nato. Ma far ridere non è certo una caratteristica dispregiativa: un wrestler come The Rock ad esempio ci ha costruito su una intera carriera da main eventer, e che carriera da main eventer! Ogni lottatore infatti deve cercare di sfondare massimizzando al meglio le proprie migliori caratteristiche. C’è chi ha la forza come un Goldberg, c’è chi ha il talento come un Chris Benoit, c’è chi ha il carisma come uno Steve Austin; Christian ha trovato il modo migliore di sfondare, fare il Christian.
E perfetta è stata l’idea di affidargli una stable: non una stable di divi alla Four Horsemen, non una stable classica e dominante alla Evolution, non una stable con un obiettivo preciso alla Nation of Domination. Ma una stable in cui ognuno vorrebbe andare per la sua strada e guidata da un improbabile capitano inascoltato ma capace di intortare i propri uomini. Come i Four Horsemen e la sua figlia Evolution rappresentavano il successo, il Cabinet rappresentava la corte di un principe deriso dal popolo e la Hart Foundation rappresentava la riscossa di una nazione, la Christian Coalition invece rappresenta una nave di pirati, in cui le fragili alleanze sono destinate a disgregarsi per il proprio tornaconto personale immediato. Christian Cage, un uomo costretto a far da mediatore con tutti nel timore di venire abbandonato e di non avere così più protezioni per difendersi dai suoi nemici e, in misura ancora maggiore, dai suoi stessi amici. Questa è ed è stata finora la Christian Coalition.

Diciamoci la verità. Grazie alla Christian Coalition in questo 2007 ci si è divertiti. La strana alleanza tra Christian e Tomko, ad esempio. Già in WWE i due erano uno spasso (non so se vi ricordate un certo promo alla Royal Rumble…). In TNA Christian ha chiesto ed ottenuto l’ingaggio del fido Tyson, e ha visto giusto. L’aria indifferente di Tomko, da bodyguard che poco si cura dell’incolumità del proprio capo, e l’abilità dialettica di Christian, che si erge a padre spirituale e miglior amico di Tyson hanno creato segmenti magnifici, come quello visto allo scorso Impact!
Così facendo, si sta creando da mesi con grosso anticipo gigantesco hype per un possibile futuro match e feud tra Christian e Tomko, con il secondo potenziale top face visto il lavoro fantastico nel renderlo over tirato su da Cage. C’è riuscito a diventarlo Young con una gimmick azzeccata, a maggior ragione ci può riuscire Tomko con un avversario azzeccato.
Ma non c’è solo Tomko, ci sono anche Steiner, Styles e Abyss. Uno Steiner che nel ruolo di trainer un po’ alticcio e compassato di Christian ha ritrovato sopite motivazioni che lo hanno spinto dopo anni a rimettersi in forma e riuscire addirittura, dopo lunghi nove anni trascorsi a gonfiarsi e crearsi un personaggio mettendo da parte le caratteristiche che lo avevano reso uno dei primi cinque wrestlers più tecnici al mondo, a eseguire di nuovo inaspettatamente una hurricanrana. Le motivazioni nel wrestling sono tutto.
Styles aveva già modificato la propria ring attitude, compiendo un turn heel riuscito mostruosamente bene, ma con la vicinanza di Christian ha trovato una sua perfetta dimensione. Anche lui ha già bello che pronto il primo feud nel caso in cui dovesse ritornare uno dei beniamini del pubblico: Cage lo sta sfruttando, e la cosa non potrà durare per sempre.
Con Abyss poi è stato compiuto un lavoro egregio. Giustamente la maggior parte del merito la si ascrive a Sting, che con la Redenzione del Mostro ha costruito una storyline impeccabile che lo ha ringiovanito di sette se non dieci anni, ma un’ottima spalla è stta trovata per questo lavoro in Cage. Le continue umiliazioni subite da Abyss nella Christian Coalition, in cui era oggetto di scherno delle manie di grandezza di Cage e persona sulla quale sfogare le frustrazioni ricevute a causa delle sconfitte parziali subite dai face a Impact!, Cage ha contribuito a far amare ancora di più Abyss dal pubblico, e ad incitarlo a liberarsi non solo dal giogo di Mitchell ma anche da quello di Cage.
Christian come Re Mida, trasforma in oro tutto ciò che tocca. Ogni suo promo è innovativo, divertente, sarcastico, denso di sfumature. Sia che racconti quella dell’uva a Tomko per convincerlo a rimanergli accanto ma lasciando trasparire sullo sfondo il timore che nutre per un eventuale confronto, sia che suggerisca avversari nuovi da affrontare come Shark Boy o Sonjay Dutt per dimostrare che lui è pronto per ogni avversario e per ergersi a paladino di chi non ha ancora ingiustamente ricevuto grosse opportunità di mettersi in luce, Cage quest’anno è sempre riuscito a creare interesse attorno alla sua figura, a far ridere e a sorprendere gli spettatori. Il sogno di ogni compagnia!

E ha dimostrato di poter combattere alla pari con tutti. Nell’ordine ha battuto Sting, Angle, Joe, tutta gente che ha ampiamente dimostrato nel corso delle rispettive carriere le proprie immense capacità. E li ha battuti tutti in modo diverso; ma soprattutto ha costruito una storia diversa per ogni match. Ha ricattato Abyss e fatto mind games con Sting per vincere i titolo a Final Resolution, ha creato la stable per difendersi da Angle in previsione del loro match di Against all Odds, e ha cercato per tutto il PPV Destination X ogni tipo di aiuto per proteggersi da Joe, affrontando una vera e propria Odissea in cui riceveva solo risposte tanto negative quanto divertenti. E per finire, prima di Lockdown si è inguaiato promettendo chance titolate a destra e a manca pur di allungare anche solo per un breve periodo il proprio regno.
Il Midcard Comedy Act è cresciuto, è diventato un Main Eventing Comedy Act. Austin per sfondare dovette aspettare i trentatrè anni e un trasferimento in una compagnia diversa, vedendosi le porte chiuse dalla federazione di nascita che lo vedeva solo come un midcarder; Christian ha dovuto aspettare i trentatrè anni e il trasferimento in una compagnia diversa, visto che in WWE lo consideravano (ora sappiamo a torto) solo un midcarder. Per questo la concorrenza serve, è il miglior modo per non sprecare i talenti. Per un Pirlo che all’Inter fa il fantasista di riserva c’è un Pirlo che al Milan diventa il miglior regista al mondo, per un Ben Wallace che non viene scelto al draft e che gira diverse squadre giocando pochi minuti a partita per anni, c’è un Ben Wallace che monopolizza il premio di miglior difensore della Lega e guida da capitano i Pistons alla conquista di due titoli, per uno Steve Austin che in WCW “faceva panchina”, c’è uno Steve Austin che in WWF “vinceva il Pallone d’Oro”. Perché dunque dovrei stupirmi della metamorfosi di Christian? Quella che per Christian poteva essere la fine del mondo (il licenziamento dalla WWF) in realtà lo ha trasformato in una bellissima farfalla, nel wrestler of the year 2007.

In un anno in cui Undertaker è stato bloccato da un grave infortunio dopo che stava vivendo il suo miglior anno in carriera da nove anni a questa parte, in cui John Cena si è fossilizzato in un personaggio al momento senza sbocchi, in cui Samoa Joe è diventato da mostro imbattibile a jobber da main event, in cui Angle ha palesato tutti i suoi problemi fisici, in cui Lashley e Orton hanno manifestato evidenti e importanti limiti strutturali che potrebbero loro ambire carriere epiche, in cui Edge, RVD e Booker T hanno pagato prevedibili pieghe negative dei loro personaggi e in cui Triple H, HBK, Kennedy e Mysterio si sono infortunati seriamente e nel momento in cui più potevano ergersi fissi nel main eventing, non esiste proprio nessuno che possa essere considerato anche soltanto come degno avversario di Cage per il titolo di wrestler dell’anno. E, segno dei tempi, è un cruiser; infatti il bravo Jason Reso pesa poco meno di cento chili, ad ulteriore dimostrazione del fatto che oggi nel 2007 le divisioni di peso sono solo inutili ed anacronistiche.

Come sempre, vi ricordo che per qualsiasi motivo (una chiacchierata, un chiarimento, una domanda, un commento, anche solo un saluto), vi ricordo che se volete potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it. Finora ne sono uscite sempre idee interessanti, è un ottimo laboratorio di idee. Continuate a scrivermi, vi risponderò come sempre.

Stay Tuned. Rob.
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16/09/2022 15:42
 
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Mi sembra di essere tornato in pieni ’80, quando in giro ci si chiedeva tutti: “chi ha ucciso Laura Palmer?”.



Pieni anni '80? [SM=x5891208]
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09/10/2022 17:25
 
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HIGH FLYIN 59 - ADDIO CHRIS

A cura di The Rob In Town 79

Devastante. Non ho altre parole. E' martedì mattina, stavo pubblicando l'editoriale settimanale previsto, in cui tra l'altro paradossalmente scherzavo con la morte, quando improvvisamente leggo in newsboard che è morto Chris Benoit. Un fulmine a ciel sereno, purtroppo anche per lavoro sono abituato a trattare in modo molto freddo anche drammatici eventi, ma in questo caso è davvero difficile, soprattutto considerando quella che sembra essere stata la dinamica dei fatti. Sconvolgente. Ma oggi, con questo editoriale, voglio solo ricordare una persona che negli ultimi dieci anni mi ha regalato milioni di emozioni, che ha contribuito in modo decisivo a farmi diventare sempre più un appassionato. Addio Chris.

ADDIO CHRIS

“La vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo”.

Piccola avvertenza per chi legge: io non sono il Tenente Colombo, né uno degli investigatori di C.S.I., né un poliziotto della contea di Atlanta. Sono solo un fan che stamattina ha scoperto che uno dei propri “idoli” è morto, ed è morto in circostanze tragiche. Se esiste un Dio sarà lui a giudicarlo, e se si scoprirà che è stato un assassino ognuno di noi deciderà che ricordo serbarne. Non credo in nulla, non sono un innocentista e non sono un colpevolista, credo solo che nell'immediatezza non si possano dare giudizi che non siano “di pancia”, preferisco aspettare comunicazioni certe ed ufficiali e poi dentro di me, non pubblicamente, formulerò un personale giudizio sull'uomo Chris Benoit e deciderò cosa pensarne, anzi, viste le ultime evoluzioni delle notizie, probabilmente deciderò quanto male pensarne. Non lo avrei mai detto, il destino è davvero bizzarro.
Però io non sono uno psicologo, e non sono neanche un criminologo, e tanto meno sono un uomo che abbia l'autorità e l'autorevolezza di formulare pubblici giudizi morali. Sono solo uno che racconta il wrestling ai suoi lettori. L'unica cosa che posso fare è parlarvi di Chris Benoit, non di Chris Benoit l'uomo ma di Chris Benoit il wrestler.

Come faccio a spiegarvi chi è stato Chris Benoit? Non mi basterebbero poche pagine di Word, avrei bisogno di un libro almeno anche solo per scrivere la introduzione.
Dei suoi trascorsi in Giappone col nome di Wild Pegasus, dei suoi feud con Liger e Sasuke, del suo match forse più bello di sempre in coppia con Liger contro gli Steiners, e in ECW dove nacque la leggenda, con il senno di poi con un nome assolutamente di macabro e beffardo destino, dello Storpiatore, del Tagliagole ho saputo purtroppo soltanto dopo; ho cominciato infatti a scoprire l'esistenza di un lottatore chiamato Chris Benoit solo in WCW, era ormai quasi la fine dell'anno 1996. Mi piacque subito, era un concentrato di tecnica, di grinta, di determinazione. E aveva stile, uno stile assolutamente innovativo; e chi aveva mai visto prima simili innovazioni tecniche? Da ogni suo match mi aspettavo qualcosa di interessante, anche se gravitava nel midcarding ed era parte di una stable che personalmente non ho mai amato, nulla è infatti più distante dei Four Horsemen dalla mia concezione del mondo.
Fu il feud con Raven a consacrarlo mio idolo indiscusso in WCW insieme a Sting. E' sempre stata una mia passione cercare di individuare i midcarders più talentuosi e seguirne e decantarne le gesta fino all'approdo nel main eventing. E con Benoit non avrei mai potuto sbagliare, sarà anche stato sgraziato, poco appariscente e di nessuna parola però aveva le stimmate del predestinato, e il personaggio del bravo ragazzo, onesto e gran lavoratore gli si confaceva alla perfezione.
Col senno di poi è psicologicamente devastante, guardando indietro nella sua carriera, rendersi conto come beffardamente sia stata proprio l'altra morte che più mi ha sconvolto nel pro-wrestling a far capire ai Grandi Capi della WCW le potenzialità del lottatore canadese. Nel '99 aveva sì disputato grandi incontri al ritorno dall'infortunio al braccio (se non lo avete mai visto, cercate di recuperarvi il triple threat Benoit & Malenko vs Raven & Saturn vs Mysterio & Kidman), ma l'attenzione planetaria si rivolse su di lui quando affrontò Bret Hart nel celeberrimo incontro del 4 ottobre a Kansas City combattuto in onore e memoria di Owen Hart, morto in quell'arena pochi mesi prima. Fu quel match, assoluto e incontestabile MOTY dell'anno 1999, a catapultare Chris nell'Olimpo. Ci volle un autentico genio come Russo a capirne per primo il potenziale e mandarlo, nel primo PPV della sua gestione, di filato nel main event di un PPV per la prima volta in carriera e a creare la storyline che solo poco tempo dopo avrebbe dovuto portarlo al primo titolo mondiale, titolo “fantasma” visto che dopo averlo conquistato gli fu tolto a causa della decisione di Chris di andarsene in WWF.

E lo sapete perchè prese questa decisione? Per sua moglie, per la donna che pare abbia ucciso. Woman, ovvero Nancy E. Daus, ovvero la ex moglie del potentissimo Kevin Sullivan, wrestler e booker WCW, di cui abbiamo già parlato diverse volte su queste pagine, parlandone riguardo a Russo e a Pillman per esempio.
Altro che Edge e Lita, lì avevamo un wrestler potente che aveva scoperto di essere stato tradito dalla moglie con uno dei “suoi” lottatori sottoposti, e che pieno di rancore, umano anche se poco professionale, voleva ridimensionare il lottatore Benoit e umiliare pubblicamente la fedifraga costringendola ad apparire in topless a Nitro e facendola passare come una...bè, mi avete capito.
In WWF Benoit pareva sentirsi più libero, al contrario di quanto accadeva normalmente ai wrestlers provenienti da altre federazioni poi la federazione gli diede subito grandi opportunità, un titolo intercontinentale, un feud col campione del mondo (e il secondo titolo mondiale fantasma in pochi mesi della sua carriera) e in generale grandi soddisfazioni.
Se mi fermo un attimo a pensare a momenti degli ultimi anni che mi hanno emozionato nel wrestling non posso non pensare a molti momenti che hanno visto Chris protagonista.

Un momento che non scorderò mai è ad esempio il TLC III. Solo pochi giorni prima avevo visto uno dei più bei match di coppia della mia vita, e avevo provato grandissima gioia nel vedere Austin e Triple H perdere il titolo di coppia da Benoit e Jericho, nell'occasione tifati dal pubblico come non mai. Ma ora la sfida era un TLC, e l'impresa era ostica. Anzi, sembrò diventare impossibile quando Benoit fu portato negli spogliatoi dopo un headbutt a vuoto fuori ring che sul momento parve aver causato il secondo grave infortunio in WWE in una settimana, ma non riuscirò mai a scordarmi l'ovazione, del pubblico, ma soprattutto mia, quando Chris tornò dagli spogliatoi. Palle fumanti, quell'uomo aveva palle fumanti, così pensai. Un uomo più che per il potere che ha, o per la forza fisica che possiede, o per la crudeltà che mostra, incute paura ai suoi avversari soprattutto con la determinazione, da sempre. E in quel momento Chris era la Determinazione fatta persona. Fu un peccato l'infortunio gravissimo che lo colpì il mese dopo, proprio quando fondati rumors lo accreditavano Trionfatore nell'Olimpo del Wrestling, Primo Campione di una Nuova Era.
Tanto che, lo ammetto, quando prima di Wrestlemania si parlò di Nuova Era, di “where it all begins, again” la mia mente andò subito a lui. Ma non ci credevo. Le mie speranze che potesse vincere la Royal Rumble svanirono quando Heyman decise che sarebbe stato il primo ad entrare nella Rumble; “vincerà Goldberg, o al massimo Angle”, pensai. E invece con la più incredibile prestazione che io abbia mai visto fare a qualcuno in quel tipo di incontro, Benoit vinse la Rumble! Non volevo crederci, una delle più grandi gioie che ho provato da fan di wrestling! E mai mi sarei aspettato il trasferimento a Raw e il main event dello Showcase of Immortals con Triple H e Shawn Michaels.
Solo un risultato avrei accettato, la vittoria di Benoit: la Nuova Era del Wrestling promessa dal sottotitolo del PPV più prestigioso sembrava fatta apposta per celebrare la vittoria della Determinazione e del Talento ai danni del Potere e della Tradizione. E quando inaspettatamente, con la più grande sorpresa nella storia di Wrestlemania, Triple H cedette alla tremenda Crossface, con lui cedettero anche i cuori dei fans di Benoit. Il successivo abbraccio con Eddie Guerrero è stato forse l'unico evento mai accaduto nel mondo del wrestling che ha rischiato di farmi commuovere.
Come può non mancare un uomo del genere?

Solo pochi giorni fa avevo letto su Metro, il giornale che viene distribuito gratuitamente nelle stazioni, nelle metropolitane e alle fermate degli autobus, un'intervista a Benoit. Avevo sorriso dei grossolani errori di traduzione del giornalista, e una volta di più avevo apprezzato l'understatement del canadese.
E pochi giorni dopo me lo ritrovo sulle prime pagine dei giornali italiani e come notizia di apertura sul portale della CNN per aver commesso un crimine tanto efferato quanto inspiegabile. E in poche ore mi ritrovo una assoluta damnatio memoriae compiuta dalla WWE, che ha cancellato da statistiche, merchandise e DVD il nome del Tagliagole, come se egli non fosse mai esistito. Assurdo. Sono confuso e lo resterò a vita riguardo a questa storia.
Show must go on, dalla morte più spaventosa ed efferata, e reale, nella storia di questa sport, lunedì torneremo alla morte irreale e più logica di Vince McMahon. E Benoit agli occhi di tutti sarà, molto probabilmente in modo giusto, ricordato soprattutto come un assassino.
Se c'è qualcuno al piano di sopra Benoit si spiegherà con lui, e lui deciderà che uomo è stato Benoit. Io non sono nessuno per dirlo. E non mi interessa sapere che uomo era, io non sono su questo mondo per giudicare moralmente i miei simili, soprattutto quando accadono disgrazie così tremende. Non vedo il mondo in bianco e/o in nero, anche se in questo caso il nero è più scuro di una notte d'inverno al Polo Nord. Ma so anche benissimo che nulla può giustificare l'uccisione di due persone, di cui una assolutamente e candidamente innocente.

Sono cresciuto in un'era in cui Ultimate Warrior era Ultimate Warrior, non era un uomo bizzarro chiamato Jim Hellwig. E ancora adesso mentre la gente parla di Paul Levesque, Rob Szatowsky, Michael Hickenbottom e Adam Copeland io preferisco parlare di Triple H, RVD, Shawn Michaels ed Edge.
Io in televisione vedo lottatori, non uomini. Mi appassiono a loro, discuto di loro, faccio ragionamenti su di loro, ma non ho mai considerato nessuno di loro un modello di vita. Per quello mi sono stupito ma nemmeno troppo di fronte a questa notizia. Dopo un primo momento di sgomento, che avrei avuto anche per la famiglia Rossi o per la famiglia Ferrari, in me è subentrato un sentimento di rispetto per le vittime e di introspezione e domande sull'animo umano. Di più non so che fare e soprattutto non so che pensare.
Di sicuro ricorderò sempre il Chris Benoit wrestler e lo ringrazierò per le mille emozioni regalatemi in undici lunghissimi anni, mentre un giudizio sull'uomo non sarò mai in grado di darlo, almeno non pubblicamente. E questo vale per Chris Benoit come varrebbe per un'Annamaria Franzoni o per un Mario Rossi o per un John Doe, chi sono io per lapidare qualcuno sulla pubblica piazza?
Personalmente può solo dispiacermi per la fine ingloriosa e poco, passatemi il termine, “dignitosa”, che ha fatto un grande campione da me apprezzato. Un uomo che ipoteticamente avrebbe meritato un Funerale pieno di pianti, gloria e una storia raccontata da aedi, si è invece autonomamente creato un destino di postuma disistima comune e di disprezzo collettivo.
Non lo so, forse ho solo scritto parole senza senso e in un italiano imperfetto, ma, sebbene io sia un uomo distaccato, il mio stato d'animo per forza di cose non è poi molto diverso da quello dei miei lettori.

p.s.: personalmente è mia intenzione rivedermi tutti i match di Benoit che più ho amato nella mia vita: oltre a quelli già citati, aggiungo i due match con Triple H a Vengeance 2004 e nello Smackdown di tributo a Eddie Guerrero, e qualche match sparso con Angle, Rey, Jarrett ed MVP. Ma non so come reagirò guardandoli. Non conosco nemmeno me stesso, per quello non mi azzardo a credere di conoscere altre persone.

Come sempre, vi ricordo che per qualsiasi motivo (una chiacchierata, un chiarimento, una domanda, un commento, anche solo un saluto), vi ricordo che se volete potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it. Finora ne sono uscite sempre idee interessanti, è un ottimo laboratorio di idee. Continuate a scrivermi, vi risponderò come sempre.

Stay Tuned. Rob.
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10/11/2022 17:58
 
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HIGH FLYIN 60 - LA LINEA SOTTILE

A cura di The Rob In Town 79

E' stata una settimana difficile: tutti coloro che hanno avuto la voglia e la bontà di contattarmi mi hanno parlato di un argomento soltanto, che poi è anche l'unico di cui avrei voluto parlare. E non poteva essere altrimenti: la settimana scorsa si è consumata una immane tragedia, nessuna altra morte nel mondo del wrestling ha mai avuto lo stesso impatto emotivo. E purtroppo vedo tanti sciacalli: da chi finge che Benoit non sia mai esistito a chi usa una tragedia familiare per giustificare una già preventivata cancellazione del wrestling dai televisori italiani a chi da una tragedia giudica un intero ambiente. WWE.com con le sue esigenze aziendali, Tiraboschi, Tgcom: emotivamente tre facce di una orrenda medaglia di umanità deviata. Ma lo show deve andare avanti, e non voglio parlare di Benoit: come sempre, voglio parlare soltanto di presente, futuro prossimo e futuro anteriore.

LA LINEA SOTTILE

“Ciascuno chiama idee chiare quelle che hanno lo stesso grado di confusione delle sue”, Marcel Proust.

Da ieri notte dovrebbero essere ripartite tutte le storyline interrottesi giocoforza la settimana scorsa a causa del tragico avvenimento. Tra le tante ci si chiede insistentemente però se anche la più importante storyline debba e possa proseguire ad esempio io oggi attendo Raw come non mi accadeva da moltissimo tempo e lo attendo proprio per sapere se quella storyline è finita o no..
Vince McMahon è stato dichiarato dalla WWE “presumed dead” e su Internet era scoppiato (mai participio è stato più azzeccato) quello che in gergo strettamente tecnico viene definito “un gran casino”.
Tutti vogliono dire la loro, molti si dichiarano scandalizzati da questa trovata, alcuni chiedono come si possa conciliare una storyline così evidentemente poco realistica in un tempo in cui le notizie vengono conosciute e diffuse in tempo reale, un avvocato addirittura ha spiegato in televisione a quali conseguenze legali potrebbe andare incontro Vince McMahon per avere inscenato la propria finta morte. Meraviglioso.
Intanto i ratings WWE sono aumentati, la tanto disprezzata ECW è arrivata addirittura a 1.7 e Raw è tornato improvvisamente oltre al 4.0, e soprattutto nella settimana precedente alla tragedia la parola più cliccata su Yahoo in America è stata Vince McMahon, con al secondo posto “Paris Hilton”, mentre su Lycos le due posizioni si sono invertite. Caspita, in pratica si è realizzato il detto popolare per cui “bene o male, l'importante è che se ne parli”.
Il problema è che la settimana scorsa Vince è tornato on screen “resuscitando” e perciò si dice che la keyfabe sia stata interrotta e che perciò non sarebbe plausibile un suo ritorno nell'aldilà. Io però non sono d'accordo, ma proprio per nulla.

Qui non si tratta di essere mark o di essere smart. Sul punto esiste davvero una confusione eccessiva. Il mark sa che il wrestling è predeterminato, semplicemente quando parla di wrestling considera solo le storyline portate avanti nelle puntate. Un po' come una persona che guarda Perry Mason in televisione e nel telefilm ritiene che sia l'avvocato migliore al mondo. Finito il telefilm finisce anche l'esistenza di Perry Mason nella sua testa. Quando infatti si dice che negli anni '80 il pubblico era mark, ciò non significa che il pubblico, soprattutto la parte composta da ragazzi ed adulti, credesse di assistere a incontri “reali”, ma significa semplicemente che i lottatori nell'immaginario collettivo “morivano” alla fine di ogni puntata per poi “rinascere” all'inizio della successiva. Ultimate Warrior era Ultimate Warrior, un guerriero proveniente da luoghi sconosciuti che traeva la propria forza dagli spiriti sacri; che Ultimate Warrior in realtà si chiamasse Jim Hellwig, fosse un uomo quantomeno bizzarro e provenisse dalla California era considerato irrilevante, non gliene poteva fregare di meno a nessuno. Al pubblico interessava cosa faceva il personaggio Ultimate Warrior durante la puntata, non cosa facesse l'uomo Jim Hellwig durante la settimana.
Lo smart invece è colui che si diverte ad osservare i meccanismi che regolano lo show e che tenta di prevedere le mosse che verranno compiute dalla federazione, e che cerca di capire quali regole vengono seguite per decidere push ai wrestlers, cambiamenti di attitude dei lottatori e tutto ciò che fa contorno allo show. Poi, come ho spiegato milioni di volte, esiste una abbondantissima parte di pubblico, che prima era la maggioranza ed ora sta diventando la quasi totalità, che ragiona in modo mark su concetti smart, in pratica un ossimoro di pubblico, con il quale Vince McMahon ha deciso di iniziare a giocare.
Anche perchè non credo esista frase più assurda di chi, dichiarandosi smart, si preoccupa del fatto che i mark possano non capire l'evoluzione di determinate storyline. Un po' come il concetto vago, che nessuno è mai riuscito a definire, proprio perchè inesistente ma frutto di “pippe mentali” della credibilità. Concetto inventato per giustificare critiche in chiave smart piazzandosi da un ipotetico punto di vista mark, quando in realtà per definizione è credibile per un mark ciò che avviene sul ring. Ergo... Basta che il tutto sia “logico”, non deve essere anche “credibile”.

Chi è (o era, se preferite) infatti Vince McMahon? Intanto diciamo chi non è: non è l'uomo più potente del mondo, non ha il potere di mandare i missili a distruggere la TNA quando gli pare e piace, non è un'entità mistica, non è onnisciente, non ha creato il wrestling e non è l'uomo più bravo nel giudicare il talento, tutt'altro. Ma non è nemmeno un fesso come viene dipinto, non è un buffone, non è un incompetente, non è un uomo che ha avuto dalla sua solo grande fortuna e soprattutto non è affatto un uomo senza morale. Semplicemente è un uomo d'affari, uno che sa prevedere l'evoluzione del business e che sa capire gli umori del pubblico.
Internet ora condiziona moltissimo il wrestling, diciamo che è diventato praticamente basilare possedere Internet per seguire questo sport. Questo vale soprattutto per le indies, la ROH ad esempio non va in onda su canali televisivi ma vende i propri DVD esclusivamente sul proprio sito web, la TNA ha smesso di essere una indy quando ha trovato un importante contratto televisivo ma c'è stato un periodo nel 2005 in cui si potevano guardare le puntate di Impact! esclusivamente sul sito della federazione, e persino in WWE c'è un PPV interattivo “dedicato” a chi ha una connessione Internet (Cyber Sunday) e addirittura la costruzione di uno dei 4 PPV più importanti dell'anno, Survivor Series, l'anno scorso è stata affidata al sito ufficiale, che nell'ultimo periodo ha assunto anche il fondamentale compito di provvedere anche all'evoluzione delle storyline.

L'anno scorso partivo dall'assunto che mentre una volta era la federazione ad imporci quali wrestlers tifare e quali wrestlers fischiare, adesso potesse invece essere l'opinione maggioritaria del Wrestling-Web ad aver assunto lo stesso ruolo, e ora ho capito quale è la sfida reale che si trovano ad affrontare proprietari e bookers di federazioni al giorno d'oggi: non più “manipolare” il pubblico delle arene, cosa non molto difficile, ma “manipolare” il pubblico di Internet, sfida assai più difficile e proprio per questo molto più stimolante. La presenza di Internet è un fatto, è un'evoluzione del nostro tempo, e in quanto tale non è né giusta né sbagliata, ma è una caratteristica imprescindibile con la quale dobbiamo avere a che fare.
E per divertire il pubblico ormai bisogna sorprenderlo. E non è affatto semplice. In un tempo in cui con gli spoiler e le anticipazioni la gente sa già cosa accadrà tra tre mesi non è facile sorprendere. Personalmente ritengo il miglior incontro della storia quello tra Ultimate Warrior e Randy Savage a Wrestlemania VII, ma come ci ricorderemmo di questo incontro se ne avessimo conosciuto il finale già da mesi prima dell'evento?
I tempi sono cambiati, e questo non è affatto necessariamente un male. Internet è una minaccia? Non credo, secondo me è più una risorsa. Ovvio, cambiano soprattutto le dinamiche mentali del pubblico, un conto è il pubblico nelle arene e un conto è il pubblico “smaliziato” di Internet, ma una volta capiti i meccanismi con cui “manipolare” il pubblico, continuo a pensare che proprio per il pubblico possa essere molto stimolante sentirsi parte attiva dello show.
Fino a poco tempo fa era in corso una battaglia paradossale, tra il pubblico che voleva decidere chi dovesse essere il campione, e i padroni delle federazioni (Vince McMahon in testa, ovviamente) che voleva continuare a decidere autonomamente.
Il pubblico ormai è incontentabile, ne abbiamo già parlato diverse volte su queste pagine: non vuole cose scontate ma è subito pronto a criticare se succede qualcosa di imprevisto, ha fame di ricambio generazionale ma critica chiunque faccia il suo esordio nel business.

E soprattutto ciò che è cambiato è il modo in cui si guarda al wrestler: come detto sopra, Ultimate Warrior era Ultimate Warrior, non Jim Hellwig. Era un personaggio che viveva solo negli show. Ora invece Triple H non è Triple H ma è Paul Levesque, Shawn Michaels non è Shawn Michaels ma è Michael Hickenbottom, Undertaker non è Undertaker ma è Mark Calloway. Ora il pubblico guarda all'uomo, non al personaggio. Per quello sempre più successo raccolgono, e sono destinate a crescere esponenzialmente, le storyline worked-shoot, ovvero basate su fatti reali, o presunti reali, diciamo pure “verosimili e realistici”. La storyline che più ha incuriosito me, e con me la stragrande maggioranza del pubblico, negli ultimi anni è stata quella tra Edge e Matt Hardy nel 2005, che nasceva palesemente da un fatto reale (anche se dubito scopriremo mai se il fatto sia stato davvero “reale” o “realistico ma esagerato ad hoc” o anche soltanto “verosimile”). Internet forgia i wrestlers, rese finalmente odiato Edge e finalmente amatissimo Matt. Se la prestigiosissima rivista “Time” ha nominato come “Man of the Year” del mondo nel 2007 l'utente di Internet un motivo credo proprio ci sia. Ma proprio perchè mezzo di massa si presta ad essere “usato”, tutte le masse sono sfruttabili: commercialmente, politicamente, idealisticamente.
Paradossalmente prima un wrestler diventava amato e la gente “obbligava” col proprio tifo i bookers a modificarne il carattere, a renderlo face e beniamino del pubblico, ora invece la gente ama i lottatori proprio perché “cattivi” ed è pronta ad abbandonarli se questi passassero dalla parte dei “buoni”. Intendiamoci, non è una novità: l'Attitude fondò il proprio successo su questo bizzarro aspetto. Tutto doveva essere “uncut, uncooked e uncensored”. Il Madison Square Garden non ha più l'esclusiva del pubblico di nicchia che indica da pioniere i nuovi gusti del pubblico, il Canada non è più un mondo a sé libero di avere gusti alternativi e spesso antitetici a quelli statunitensi, ora tutti sono newyorkesi e canadesi.

E la WWE cerca di sfruttare il nuovo mezzo: non solo per indirizzare il nuovo tipo di “massa”, ma anche per ottenerne idee. Chi si ricorda di quando l'anno scorso prese a contattare Nash e Hall visto l'enorme successo mediatico che riscosse un finto poster di Survivor Series raffigurante la DX e la NWO? O il modo perfetto in cui è stata creata nel 2006, e ribadisco 2006, la figura del “campione controverso” John Cena?
Ha creato ad esempio curiosità l'inclusione tra i sospettati di Michael Beck, il nostro valente finto e perciò reale investigatore di Raw, di Paul London, colpevole di aver riso prima della morte di Vince. Fantastico, così la WWE ha messo al centro dell'attenzione un errore (che in realtà a me pare molto veniale, ma si sa che McMahon ha le sue fisse) di London, “umiliandolo così sulla pubblica gogna”. London la prossima volta ci penserà due volte prima di ridere e di, soprattutto, spifferare ai quattro venti la partenza di Ashley Massaro per il programma televisivo Survivor. Un uso di Internet tanto perfido quanto geniale. Tipico di Vinnie Mac.
D'altronde Vince se ne frega di essere considerato un vecchio bacucco da gente che ha scoperto il wrestling da poco e che si crede Bill Apter: come diceva un uomo saggio, passare per imbecille agli occhi di un idiota è voluttà da finissimo buongustaio. Vince ne combina di tutti i colori, ho appena visto Vengeance e non ricordo un PPV tanto brutto e inutile da molto tempo, ma in certe trovate è e rimane un genio.
Vince è morto, viva Vince.

Magari però in questo editoriale ho parlato del nulla, forse ieri a Raw la storyline della morte è stata dichiarata ufficialmente conclusa e Vince si è arreso a tre pivellini. Ma a me non sono mai interessati i casi concreti, sono sempre interessati i princìpi. Un principio vale più di un milione di casi concreti.

Come sempre, vi ricordo che per qualsiasi motivo (una chiacchierata, un chiarimento, una domanda, un commento, anche solo un saluto), se volete potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it. Da questi scambi di idee e informazioni ne sono finora sempre e solo uscite cose buone. Continuate a scrivermi, vi risponderò come sempre.
Stay tuned. Rob.

Stay Tuned. Rob.
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14/11/2022 17:10
 
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HIGH FLYIN 61 - CIO' CHE E' STATO, CHE E' E CHE SARA'

A cura di The Rob In Town 79

Tante news mi hanno colpito in settimana: nascono spunti interessanti ad ogni istante nel mondo del wrestling. Sto assorbendo la botta-Benoit, e marzullianamente mi sto facendo domande e dandomi delle risposte. Perché Lashley contro Cena? Semplice, per testare la reazione del pubblico davanti a un incontro tra loro due e per spiazzare i finti smart. Perchè il Team 3D contro Angle e Joe? Questa francamente non l'ho capita, continuo a pensare che i Phenomenal Angels fossero la scelta migliore. Continuo a chiedermi il perché delle cose, e sono convinto che farsi domande sia un bene. Poi l'occhio mi è caduto su una news: Bret Hart ha compiuto 50 anni. Oh my! Sto diventando vecchio anch'io... Bret Hart, proprio colui col quale si possono spiegare tutte le evoluzioni che il wrestling ha avuto negli ultimi vent'anni. Non ci credete si possa analizzare un fenomeno di massa come il wrestling con un solo lottatore? Leggete, leggete...

CIO' CHE E' STATO, CHE E' E CHE SARA'

“Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati tanti occupati tanto tempo senza concludere nulla”, Seneca

Si può discutere di tante cose quando si parla di personalità che hanno influenzato e cambiato il wrestling. Hogan ha trasformato il wrestling in un fenomeno di massa, Austin lo ha avvicinato all'americano medio, Michaels ha cambiato gli standard fisici, e così via. Ma di tutti i wrestler che ho visto negli ultimi vent'anni, solo uno è stato presente in tutte e ripeto, “tutte”, le evoluzioni e rivoluzioni che il nostro amato business ha avuto, e questo lottatore è il Cecchino, Bret Hart.
La prima rivoluzione nacque tanti anni fa, a fine anni '70-inizio anni '80, quando il vostro editorialista nasceva. Se fino ad allora il wrestling era vissuto sul carisma dei suoi main eventers ma non certo sulle loro doti fisiche e tecniche, in Canada nel Dungeon di Stu Hart stava crescendo una generazione di atleti diversi, spettacolari e latori di uno stile più veloce e più tecnico: Dynamite Kid, Davey Boy Smith, Bret Hart. Nascevano così, ad esempio, i ladder match e con il British Commonwealth Mid-Heavyweight Title nasceva la cintura antesignana delle varie divisioni cruiser WCW o della X-Division TNA o anche solo dello stile che avrebbe dovuto sulla carta affermarsi anche in WWE dopo Wrestlemania 20.

Poi arrivarono gli anni '80, io scoprii il wrestling con il catch giapponese e le telecronache di Tony Fusaro e scoprii Bret Hart e Dynamite Kid, poi scoprii la WWF e il primo feud che “vissi davvero intensamente” fu Hart Foundation contro British Bulldogs. Ma questo non c'entra con le evoluzioni del wrestling, ma solo con la mia storia personale, sto divagando scusate.
Comunque: facciamo un balzo e arriviamo ai primi anni '90. La WWF cominciò a puntare su Bret Hart e lo fece capire in modo palese per la prima volta a Summerslam '92: Bret Hart contro Mr. Perfect, assoluto showstealer dell'evento e match che se venisse combattuto ancora oggi riscuoterebbe ovazioni dal pubblico. Il canadese esce dal Perfect Plex (in telecronaca Gorilla Monsoon disse che fu il primo ad uscirne, in realtà ne era uscito già Utimate Warrior alle Series di due anni prima) e conquista il suo primo titolo IC. Quel titolo IC partì alla grande, Bret si stava affermando agli occhi del pubblico e lo faceva grazie alla sua tecnica formidabile, dieci anni prima dei vari Angle, Jericho e soprattutto Benoit, il wrestler più “suo erede” che ci sia stato.
Ma anche il lento declino che il titolo IC ha avuto, si può dire che partì con Bret Hart. No, non mi sono improvvisamente rincitrullito, proseguite due righe prima di giudicare. Voi lo sapete chi è stato il primo mid-lowcarder a vincere il titolo IC? Ve lo dico io, The Mountie. Bret era in scadenza di contratto, la WWE non poteva rischiare lo smacco di vedere il detentore del ttiolo Intercontinentale andarsene via col titolo e così decise in fretta e furia di togliergli il titolo e darlo a colui con cui Bret stava feudando, ovvero la Giubba Rossa Jacques Rougeau. Il suo regno durò tre soli giorni, ma fu un punto di non ritorno, un pericoloso precedente, da lì anche i jobber cominciarono a conquistare titoli.
Ma torniamo a Bret, risolti i problemi contrattuali fece ciò che gli riusciva meglio: showstealer con Roddy Piper a Wrestlemania 9 e showstealer a Summerslam '92 con Davey Boy Smith. A proposito, apro e chiudo una parentesi: escluso lo scozzese, tutti gli altri wrestler che ho citato sono conosciuti anche se non soprattutto come ex componenti di tag team, ennesima dimostrazione di come quando un tag team splitti sia praticamente matematico vedere sbocciare perlomeno una stella singola. Comunque, tornando in tema: il wrestling proseguiva con i suoi ritmi: nel main event c'erano Hogan, Ultimate Warrior, Undertaker, c'erano quelli “grandi e grossi”. L'unica eccezione era Ric Flair, ma il Nature Boy era un'eccezione, aveva un curriculum che parlava per sé.

Ma un giorno, all'improvviso, comincia la consueta puntata pomeridiana di “Wrestling Superstars” e c'è una grossa novità. L'annunciatore dice che Ric Flair in un house show ha perso il titolo mondiale e che il nuovo campione WWE è Bret Hart. Chi non ha vissuto quel tempo non può capire, fu un cambiamento epocale, una news sconvolgente: al confronto Edge che vince a New Year's Revolution è paragonabile a una vittoria di Cena contro Funaki. Campione della federazione non era più un predestinato, uno che era sempre stato visto solo come un contendente per il titolo mondiale, ma campione era diventato uno che aveva fatto una sorta di cursus honorum: titolo di coppia, titolo intercontinentale e ora titolo massimo. Uno che perdeva da The Mountie e che aveva feudato con Rockers e Killer Bees. Il pubblico gioiva perché vedeva un suo idolo sul tetto del mondo però era confuso: sarebbe stato un campione degno? Anche la classe operaia poteva andare in paradiso sebbene sprovvista di tappeto rosso?
Così si decise che per rendere Bret un campione “credibile” si sarebbero stravolti i vecchi ritmi del wrestling, si sarebbe entrati in una nuova era, in un'era più moderna. Tre difese del titolo nella prima settimana, quando Hogan tre difese le faceva in sei mesi se andava bene. Non più sfide basate sulla potenza ma sull'agilità, e le vittorie non nascevano più da una energia spirituale interna ma da solide basi tecniche. Non era un wrestling né migliore né peggiore, era semplicemente “diverso”.

Ci si allontanava dalla fumettistica era gimmick e si entrava in una nuova era, e Bret aveva posto tra l'indifferenza generale la sua candidatura unica a simbolo della Nuova Era. Una Nuova Era che ebbe il suo definitivo inizio poco più di un anno dopo. Wrestlemania 10, Madison Square Garden, New York. Come dieci anni prima l'Hulkamania conquistò il mondo e diede il via all'era gimmick in quella stessa arena con il successo di Hogan sull'invasore iraniano, la vittoria di Bret Hart sul mastodontico Yokozuna, detentore del Regno del Terrore per antonomasia nella storia WWF, dava inizio a una Nuova Era, la cornice newyorkese serviva a cristallizzarne il significato storico. E primo avversario del Cecchino fu suo fratello, Owen Hart: in una riedizione moderna del più antico mito del mondo, la gelosia tra fratelli. Non solo Bret Hart aveva inaugurato un nuovo modello anche fisico di campione, ma ora primo autorevole e più che credibile sfidante era addirittura un cruiser! Uno che faceva coppia con Koko B. Ware e che solo due anni prima era addirittura considerato dispregiativamente un flyer, e quindi una sorta di paria in una federazione di giganti. Il match di Summerslam tra i due fratelli ebbe la velocità dei match che all'inizio degli anni '90 valevano per la cintura Intercontinentale e l'epicità dei match del main eventing, una nuova strada era stata indissolubilmente tracciata. E a chi non l'ha mai visto, consiglio di vedersi il match tra Bret Hart e Bob Backlund delle Series di quell'anno, uno dei tre match oggettivamente più intensi al quale abbia mai avuto la fortuna di assistere.

Bret Hart era un precursore, grazie al suo affermarsi anche uno Shawn Michaels o un British Bulldog diventavano contendenti possibili e credibili al titolo massimo. E proprio il Ragazzo Spezzacuori percorse le strade del Cecchino e contro di lui coronò il Sogno della sua Giovinezza battendolo a Wrestlemania 12 nel match che, a detta di molti addetti ai lavori, salvò la WWF dal pesante attacco lanciatole dalla WCW. La rivalità Hart-Michaels era globale: durava da anni ed era trapelato che non era solo una rivalità sportiva ma anche umana tra due lottatori che per usare un eufemismo non si amavano affatto. E la cosa trapelava anche fuori: indubbiamente una novità.
Così Bret dopo la sconfitta a Wrestlemania andò in esilio qualche mese e quando tornò il suo primo sfidante non fu Michaels ma la Nuova Sensazione della WWF, Steve Austin. Uno che non aveva paura di Bret in quanto il Cecchino “indossa un costumino rosa: devo aggiungere altro?”. Uno che era amato dal pubblico anche se heel perchè non aveva paura di dire al pubblico che il re era nudo, uno che parlava come il popolo e che smitizzava ciò che nella WWE tacitamente da anni non veniva discusso.
Così quello che accadde a Wrestlemania 13 fu una sorpresa ma solo in parte. L'Icona della Nuova Era Bret Hart, l'Idolo delle Folle, perse il suo pubblico, che aveva trovato una Nuova Icona di un'Era ancora più moderna. Il tempo passava veloce, i ritmi del wrestling come quelli del mondo circostante si erano velocizzati e Austin incarnava il Nuovo Spirito meglio di Bret Hart. Così il giorno dopo a Raw ci fu quello che ritengo il promo più significativo di sempre: Bret, che a metà tra il work e lo shoot, definisce gli Americani che fischiavano il loro Eroe come degli stupidi e proclamava la propria superiorità, che affermava di essere malvisto in quanto Eroe, col pubblico che lo accusava di lamentarsi. Ma è davvero sempre sbagliato lamenatrsi? Nasceva così il primo Team Canada, la Hart Foundation, e nasceva soprattutto il tifo moderno: frammentato e frammentario, poco incline alla differenza tra heel e face e geograficamente eterogeneo. Chi tifava Austin lo tifava sia da face che da heel, chi tifava Bret si comportava in modo identico, in Canada e in Europa poi Bret avrebbe potuto picchiare anche i bambini delle prime file che tanto non sarebbe stato fischiato ma osannato.

E poi arrivò lo screwjob in Montreal. Mille volte ho accennato ad esso in questa rubrica e mille volte lo ho evitando, lasciando però sempre questa stessa dichiarazione che ripeto anche qui: con esso fu rivelato un mondo, quello delle politiche da backstage, con esso il “mondo reale” entrò nelle storyline, e sulle ceneri di esso nacque il personaggio Vince McMahon. Cambiò tutto: in modo radicale e definitivo. Avevamo ucciso la nostra innocenza ed eravamo diventati adulti. Non volevamo né favole né bugie, volevamo la verità, anche se cruda.
La Keyfabe già moribonda da anni esalò il suo ultimo respiro, e Bret ne assistette alla fine, passando agli annali come vittima dell'accaduto. Lo aspettava al varco un nuovo mondo, che al tempo pareva vincente, la WCW.
Ma in WCW Bret non ebbe successo inizialmente: nonostante il grosso clamore che il suo passaggio alla concorrenza suscitò, ad Atlanta le politiche da backstage lo seppellirono ancora più che in WWF: per molto tempo non si capì se Bret fosse un babyface o un membro venturo della NWO, spesso arrivato al palazzetto dello show i dirigenti gli spiegavano che non ci fossero piani per lui, i lottatori che controllavano il potere ad Atlanta lo misero da parte. A tutto ciò aggiungiamo che nel 1999 ebbe la tragica notizia della morte dell'amato fratello Owen. Era davvero un brutto periodo. Poi a fine '99 la WCW per contrastare il trend negativo in cui la spirale perversa di uno show basato esclusivamente sulla NWO la aveva fatta precipitare nella qualità e negli ascolti assunse un booker chiacchierato: Vince Russo. Il barbuto intellettuale newyorkese è passato alla storia ingiustamente come uno scrittore di telenovelas di Serie B dissacratore del wrestling quando invece chiunque abbia una anche soltanto minima conoscenza storica sa che è proprio il contrario. Bisognava ricostruire una federazione dalle fondamenta e Russo lo fece con quello che ora verrebbe definito “bel wrestling”. Primo PPV da lui costruito, Mayhem '99, fine del torneo con in palio il WCW Title: Bret Hart vince il suo primo WCW title sconfiggendo in finale Chris Benoit, alla prima partecipazione ad un main event in carriera in una major. Un uomo che qualche anno dopo sarebbe stato ingiustamente ricordato come l'inventore del Viagra on a Pole match fu invece colui che meglio riuscì a sfruttare il materiale umano a disposizione. In pratica un po' come ricordare Zidane per la testata a Materazzi e non per le poesie disegnate sul campo in quello stesso torneo e negli anni precedenti. Ma basta divagare su Russo, torniamo a pesce su Bret.

Sfortuna volle che solo due mesi dopo il Maestro della Sharpshooter dovette ritirarsi per sempre dal wretsling causa infortunio, ma il suo ricordo è più vivo che mai: un'intera generazione di lottatori adotta l ostile che Bret portò per primo al vertice, e soprattutto nessun altro lottatore può dire di essere stato assoluto protagonista se non addirittura fautore di così tante evoluzioni nel business. E, last but not least, solo un uomo ha potuto trattare con Vince McMahon da suo pari e raggiungere un buon accordo senza venir però meno ai suoi principi. Chiunque altro ci riuscirà in futuro sarà stato pur sempre il secondo, destino di chiunque abbia fatto qualcosa già fatto da Bret.
Cinquanta anni di gloria, ma come chiunque abbia precorso il suo tempo anche Bret è stato destinato a dividere le masse tra chi lo ama visceralmente e chi, fan di federazioni (WWF), lottatori (Kliq) e Ere (attitude) si ostina a vederlo come il crybaby, come da etichetta del famigerato Raw post Wrestlemania 13. Le quali parole di quel celebre promo furono peraltro, tra parentesi, parole di verità assoluta, confermate dai tempi.

Buon compleanno campione.


Come sempre, vi ricordo che per qualsiasi motivo (una chiacchierata, un chiarimento, una domanda, un commento, anche solo un saluto), se volete potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it. Ormai se si vuole parlare serenamente di wrestling ci sono sempre meno possibilità, e questa è una delle poche. Continuate a scrivermi, vi risponderò con piacere come sempre.
Stay tuned. Rob.

Stay Tuned. Rob.
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17/11/2022 11:40
 
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HIGH FLYIN 62 - L'OSPITE STRANIERO

A cura di The Rob In Town 79

Fuori fa caldo ma io sono così impegnato che non riesco a godermelo. E così col wrestling: Raw non mi piace, mi pare di essere tornato nel 2003, main event basato solo sui nomi e lowcarding allo sbaraglio, la ECW è uno show con un solo feud, Smackdown è una sequenza casuale di match e persino Impact da un mesetto ha cominciato a piacermi meno, tanto che dopo tempo immemorabile spesso mando avanti. Ma il wrestling continuo ad adorarlo, ho cambiato solo ciò che vedo: vedo cose che meno conosco, vedo vecchi DVD che non ho mai avuto tempo di vedere, e il caso ha voluto che vedessi due generi a me poco congeniali normalmente: la lucha e il puro. Mi piace vedere ogni tanto ciò che mi è “inconsueto”.

L'OSPITE STRANIERO

“L'abitudine rende sopportabile anche le cose più spaventose”

L'ho detto mille volte, ma mi ripeto ancora una volta: come molta gente della mia generazione ho cominciato a seguire il wrestling con Tony Fusaro e Paolo Angeli che commentavano il catch. Per me era normale vedere giapponesi combattere. Ricordo Inoki ovviamente, ma anche Tiger Mask (primo wrestler tifato nella mia vita), Tatsumi Fujinami, donne alla Keiko Nakano o Yumi Oguro,etc... E poi c'erano i “gajgin”, gli americani: Dynamite Kid, Hogan, Backlund, Stan Hansen, Adrian Adonis. Erano stranieri e quindi “cattivi”, e si notava come il pubblico prestasse sempre loro la massima attenzione, era per loro l'occasione di vedere come combattevano gli occidentali; quasi sempre in modo sporco, e più dei giapponesi usavano la potenza, quando invece i Figli del Sol Levante usavano la tecnica. Poi sporadicamente c'era qualche messicano (ricordo Perro Aguayo) e lì scoprii un nuovo stile di lotta, l'High Flyin', il salire sulla terza corda, e me ne innamorai così tanto che appena scoprii la WWF il primo wrestler singolo che tifai fu Snuka, l'unico vero high flyer al tempo in WWF.

Bei tempi. Non ho mai saputo se esistessero o no storyline o cinture, ai tempi non me ne importava e in seguito non ho mai voluto saperlo, sarebbe stato come volere gli scontrini dei regali che i genitori ti facevano a Natale quando tu pensavi che li portava un signore lappone vestito di rosso. Veniva gente da tutte le parti del mondo, o almeno così pensavo, c'erano i giapponesi, gli americani, gli inglesi e i messicani. Mancavano giusto l'africano e l'australiano, e ogni lottatore portava con sé lo stile del suo paese. Piano piano con gli anni ritrovai cose simili anche in WWF: macchiette come Kamala, che schienava gli avversari a pancia in giù, colossi come Yokozuna, che con le tecniche sumo dimostrava la superiorità giapponese sui lottatori americani, Piper, il prototipo dello scozzese rissoso dei film. Davano significato alla prima W dell'acronimo WWF, la federazione così dava davvero l'impressione di essere mondiale, e la loro presenza rendeva più interessante e vario il programma.

E poi vi fu la rivoluzione nel wrestling, per me una vera e propria rivelazione personale: in ECW e in WCW, che piano piano cominciavo a scoprire, soprattutto la seconda, approdarono i luchadores e i successori di Tiger Mask, i giapponesi tecnici. La prima volta che vidi Jushin Liger, Ultimo Dragon, Rey Mysterio, lo Juventud Guerrera che mi ha fatto l'onore e la cortesia di condividere con me alcuni suoi pensieri, lì capii come nel mondo esisteva un modo diverso di fare wrestling e mi piaceva. L'ho sempre detto, questo editoriale si chiama High Flyin' per due ragioni: perché qui si vola alto, non ci si ferma agli avvenimenti contingenti settimanali, e perché il sottoscritto autore dell'editoriale adora il genere eponimo. Tornando al discorso, quei lottatori portavano sugli schermi americani un nuovo modo di concepire il nostro sport preferito, e le novità sono sempre gradite soprattutto se spettacolari.

La WWF era rimasta un po' indietro da questo punto di vista, era più “classicamente americana”, “spettacolo per redneck”, con una mirabile eccezione per un match di Wrestlemania 14, Taka Michinoku, wrestler giapponese purtroppo infortunatosi gravemente durante il Royal Rumble match del 2000, contro Aguila, un wrestler messicano ventenne assunto one night only. Fu uno spettacolo, e agli occhi di un diciottenne Rob il miglior match di quell'edizione del PPV più importante dell'anno. Ma era soltanto un match casuale, portato dall'occasionalità dell'evento. Altrove invece queste comparsate erano specifiche, continuative, inserite in un contesto dello show e valorizzate.

Forse già sapete che differenza c'è tra gli italiani e gli americani riguardo alla considerazione per gli atleti stranieri ma è bene sempre ricordarla: in Italia, per esempio, se arriva un calciatore straniero questo diventa automaticamente, solo perché straniero, più bravo di un italiano pur bravo quanto lui; siamo un popolo di esterofili, sebbene con la differenza, piccola dal punto di vista di questo discorso ma importante dal punto di vista sociale, che se arriva in Italia un calciatore tedesco gli fanno subito una foto che finisce in prima pagina sulla Gazzetta, mentre se arriva un ingegnere africano gli fanno subito una foto che finisce nello schedario della Polizia. Ma non divaghiamo.

In America invece se sei un atleta straniero vieni considerato automaticamente più scarso degli equivalenti atleti americani; in pratica il nostro contrario, è un popolo di autarchici. Guardate ad esempio l'NBA, ogni volta che al Draft viene scelto un giocatore europeo, i redneck scout lo definiscono a priori un giocatore sopravvalutato, europeo=scarso.

Oppure guardate come viene trattato l'ospite straniero al Festival di Sanremo e come viene invece trattato il regista o l'attore non americano in America. Nel primo caso viene trattato come l'artista più importante del pianeta, nel secondo caso viene ignorato.

E Vinnie Mac, che nell'animo è il prototipo del redneck, ha raramente puntato nel suo show su stili inconsueti al pubblico come la lucha. Anche se poi quando qualcuno di spettacolare arriva al pubblico, certo non rimane inosservato. Sta tornando Rey Mysterio e c'è dibattito se debba tornare nel main event o nei cruiser, con una percentuale quasi totalitaria in America a favore di un feud Rey-Edge e una percentuale maggioritaria in Italia a favore di un a mio parere inspiegabile Rey-Chavo. Rey è sempre stato pushato in WWE, i suoi primi feud, ricordiamolo, furono con Angle, Benoit, A-Train; alla fine è stato nella categoria cruiser per non più di soli diciotto mesi. E proprio perché era “strano”, perché aveva la maschera, perché faceva balzi a cui il pubblico non era solito assistere, perché aveva uno stile completamente diverso dagli altri, andò subito over. Per questo ora sono un accanito sostenitore dell'arrivo di Mistico in WWE, potrebbe portare una ventata di novità in quel di Stamford, considerando anche che Mysterio è arrivato alla corte dei McMahon non al suo massimo delle condizioni fisiche, mentre Mistico prima dell'infortunio di maggio era davvero al top della forma, e non vedo perché temere che l'infortunio possa limitarlo nel futuro prossimo.

Il fatto che siano entrambi mascherati e che rappresentino le stesse cose (il Messico, l'high flyin', uno stile da luchadores) non dovrebbe essere minimamente un problema: in WCW c'erano Psicosis, Juventud, lo stesso Rey, La Parka, Ultimo Dragon e ci si divertiva come non mai in nessun altro periodo.

La WWE qualche mese fa sembrava voler puntare su una federazione davvero mondiale, un maggior numero di roster per un maggior numero di paesi, in modo da sfruttare per ogni continente i diversi gusti del pubblico. Ma in epoca di globalizzazione i gusti del pubblico tendono ad uniformarsi, le tradizioni inevitabilmente vengono oscurate dalle novità portate dalla conoscenza di altre culture. In Italia è diventato consueto far colazione con i cereali e darsi l'high five, e in America è diventato consueto vedere sui ring un'hurrancarana o un Asai moonsault. It's evolution, baby!

E' un peccato vedere che il lavoro portato avanti prima da Heyman in ECW e poi dai vertici WCW sia stato interrotto dal fallimento delle due sopracitate federazioni e non sia mai stato ripreso in WWE; gli “ospiti stranieri” avevano dimostrato di divertire il pubblico americano e di portare soldi allo show. Sarà anche stata soltanto una mossa pubblicitaria, ma ad esempio l'interazione ROH-Noah e ROH-Dragon Gate, con relativo campione ROH giapponese, sta avendo un gran successo; una federazione che già di suo ha molto di “federazione giapponese”, escluso che per l'attivissima partecipazione del pubblico, asseconda i gusti dei suoi tifosi portandogli lottatori che presumibilmente possono piacere. Ed è un peccato ad esempio che uno come KENTA non si possa vedere nella federazione più importante: è l'agilità fatta persona, ma è anche uno dei migliori, se non il migliore, nel rappresentare ogni suo colpo come “efficace”. E' alto 1.75 e pesa solo circa 85 chili? E sticazzi, scusate il francesismo. Un Jeff Hardy ha costruito la sua ottima carriera su misure simili ed equilibrate da uno stile assolutamente particolare e diverso dagli altri tale da incontrare i gusti del pubblico, volete che non possa riuscirci un lottatore al cui confronto Jeff Hardy, con tutto il rispetto, è innovativo quanto un Batista qualsiasi? Attenzione, io non parlo del numero di mosse, non è quello che interessa né a me né alla stragrande maggioranza degli spettatori occasionali a cui la WWE fa riferimento, qui si parla di stile, di capacità di attrarre l'attenzione del pubblico in quanto fautori di novità, si parla di cori “this is awesome!” che da tempo non sento più nelle arene in cui gli show di Stamford vengono mostrati al pubblico.

Ben venga quindi la possibile collaborazione della TNA con Inoki: certo, Tiger Mask IV purtroppo è stata una delusione (cosa aveva di diverso da un Sabin o da uno Shelley?) ma sono fiducioso che possa arrivare qualcuno sui generis che possa colpire l'immaginario collettivo.

E per il passato ho un unico grosso rimpianto, non aver visto in una major americana Hayabusa. Purtroppo ho scoperto la carriera di Eiji Ezaki solo tardi, quando si infortunò gravemente tentando di eseguire un lionsault, prima ne avevo più che altro sentito parlare. Se un giorno vi capitasse di dovervi comprare un DVD, cercatene uno che vi racconti la storia di Hayabusa. Ora sento discutere su quale sia il moonsault più bello, e tra i più gettonati vedo il moonsault di Angle o quello di Daniels. Per carità, meravigliosi, ma l'eleganza di Hayabusa non ha mai avuto rivali. Il ragazzo rimaneva letteralmente sospeso in aria per diversi secondi, in barba a qualsiasi legge sulla gravità mai concepita, e ogni suo movimento era caratterizzato da una innata eleganza, con la quale disegnava con un immaginario compasso ogni porzione di spazio che il suo corpo si trovava occasionalmente ad occupare. Sommersaults, shooting star press, Asai moonsault: tutte mosse che ai suoi tempi erano straordinarie, e che ora invece sono patrimonio di molti flyer. Col tempo ho trovato lottatori più agili, ne ho trovati altri che compivano manovre ancora più elaborate, ma non ho mai ritrovato la stessa eleganza nei gesti di alcun altro.

E l'unico a farlo combattere in America è stato Heyman, che non per niente è considerato un genio. Se non l'avete mai visto, vi consiglio un match di coppia tra Hayabusa e Jinsei Shinzaki da una parte e la coppia RVD-Sabu dall'altra. Un classico spotfest e spot-rest fatto da spot isolato e momento di riposo e con evidente improvvisazione di booking, ma un'occasione unica di vedere stili simili a confronto.

Ciò che mi fa venire tristezza però è il pensare che un nuovo Hayabusa oggi si esibirebbe solo per il pubblico nipponico. Io un nuovo Hayabusa lo vorrei in WWE o in TNA. Il mondo sta cambiando, il pubblico ha sete di conoscenza e di vedere all'opera diverse culture e di scoprire qualcosa di nuovo. Datemi e date loro i luchadores, i “giappi”, la nuova ottima generazione inglese dei McGuinness, degli Hansen e dei Burchill. E fatemi finalmente vedere questa meravigliosa federazione del Madagascar in cui si eseguono i triple moonsault (ah, Nash, Shelley, la nuova X-Division....Ne parleremo su queste pagine...).
Io ho sete di novità, voi no?

Come sempre, vi ricordo che per qualsiasi motivo (una chiacchierata, un chiarimento, una domanda, un commento, anche solo un saluto), se volete potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it Scambiarsi opinioni arricchisce chi lo fa esattamente come un KENTA o un Mistico arricchiscono uno show. E a me fa sempre piacere rispondere a ciò che mi viene scritto.

Stay Tuned. Rob.
ONLINE
11/01/2023 11:44
 
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HIGH FLYIN 63 - IL PERCHE' DEI CAMPIONI

A cura di The Rob In Town 79

Si dice che per ricordarsi quando avvenne un incontro o quando ci fu un certo segmento, non venga subito in mente la data esatta ma che sia più semplice ricordarsi chi era il campione al momento. Questa settimana si è parlato come non mai di chi era campione: a Raw c'era il primo vero match che sembrava concludere il quasi annuale regno di Cena, a Smackdown è cambiato il campione del mondo, Edge si è infortunato ed è stato sorprendentemente sostituito da Khalì nel ruolo, e a Impact abbiamo saputo che da Hard Justice uno tra Joe e Angle uscirà detentore di ogni titolo presente nella federazione. Il discorso che vorrei affrontare in questo editoriale è: una federazione come sceglie il proprio campione?

IL PERCHE' DEI CAMPIONI

“Per vedere cosa c'è sotto al proprio naso occorre un grande sforzo”, G. Orwell.

Come detto, in settimana l'argomento più dibattuto nel mondo del wrestling è stato il titolo del mondo di Smackdown: Edge si è nuovamente infortunato (ed è la quarta volta negli ultimi quattro anni, e la terza negli ultimi due) e come suo successore sul trono dello show blu della WWE è stato incoronato il gigante indiano. C'è chi ha detto che senza Edge lo show morirà presto, c'è chi ha detto che avrebbe voluto Mysterio e non Khalì perché il messicano è un ottimo wrestler, c'è chi ha detto che è meglio Kahlì di Mysterio perché l'indiano è più credibile, c'è chi avrebbe voluto Kane, c'è chi avrebbe voluto un draftato da Raw, c'è chi avrebbe voluto Matt Hardy e c'è chi avrebbe voluto Hornswoggle. Bè, almeno questi ultimi hanno ricevuto una soddisfazione successiva, visto che l'aiutante di Finlay è andato a vincere un più che insperato titolo cruiser. La quasi totalità degli appassionati o pseudo-tali si è però trovata d'accordo nell'addossare le colpe ai bookers. Piove? Governo ladro. Il mio preferito non è campione? Booker penoso. Intendiamoci, io sono il primo a dire che il booking della WWE sia perlomeno bizzarro in questi ultimi tempi, però non giudico il booking team semplicemente in base alla presenza o meno del mio preferito con la cintura alla vita (o, come da pessima ultima tradizione, sulle spalle).

Però io scrivo un editoriale, e credo che chi legge un editoriale non voglia leggere “il booking fa schifo” ma voglia capire perché sono accadute certe cose, quindi mi pare cosa assai sensata ed utile l'analizzare il motivo delle scelte per cui la WWE ha ritenuto di dover affidare le cinture a certi wrestlers piuttosto che ad altri. Partiamo dal World Heavyweight Championship: questo doveva essere l'anno di Undertaker, e infatti nei primi mesi di questo 2007 avevo visto il miglior Undertaker da otto anni a questa parte. Il regno non era partito in modo esaltante, un grandioso match a Backlash, ma poca caratterizzazione del regno negli show settimanali. Ma non c'era nessun problema, si pensava ad un regno lungo e quindi non si volevano bruciare subito le cartucce migliori. Logico. Una volta perso il Deadman per infortunio, la WWE ha semplicemente accelerato i già previsti tempi: fermo restando che Batista era reduce da un brutto secondo regno e che il suo personaggio attraversava una fase stantia che assolutamente sconsigliava una riconquista del titolo, e che Kennedy era appena uscito perdente da due feud proprio con Taker e Batista e che a Smackdown aveva già dato quanto poteva e doveva, anche i muri sapevano che la WWE (che è tutto fuorché scema) avrebbe spostato Edge da Raw a Smackdown. Il motivo è semplice: Edge aveva dimostrato di poter condurre benissimo un regno, e soprattutto avrebbe potuto interagire al meglio con i top face di Smackdown. Con Taker ne sarebbe uscito un feud sulla carta molto interessante, inedito nella categoria “singoli” e di sicura presa sul pubblico; con Batista avrebbe potuto uscire un feud solido (cosa che poi in realtà non è avvenuta) e con il rientrante Mysterio avremmo seriamente “rischiato” di assistere a più che papabili MOTY, visto anche lo splendido stint che ebbero da tag team partners nel 2002. Kane infatti a Great American Bash era chiaramente un avversario di transizione uscito all'ultimo per sopperire al ritardo del rientro del messicano.

Ma all'improvviso nasce un problema: Edge conferma che il suo vero difetto, ciò che probabilmente gli precluderà le vette massime della federazione, è la sua fragilità fisica, peraltro probabilmente dovuta anche agli insani bump che era costretto a prendersi durante il triennio 1999-2001. Mettiamoci nei panni di un booker, non era facile inventarsi dal nulla un sostituto. Ho visto che molti puntavano le loro fiches su Kane. Bè, non ne vedo il motivo. Kane è un grandissimo wrestler, ma ha bisogno di un restyling del personaggio, ed è comunque in pessime condizioni fisiche, tanto che non gli vedo fare un vero grande match da Unforgiven 2003, ed è stato molto tempo fa. Ora come ora girarlo heel sarebbe illogico, manca l'evento che potrebbe scuoterlo come era stato la perdita della maschera quattro anni fa. Leggo auspicarsi un ritorno della maschera: ma che senso avrebbe? Nessuno, un “boh, a me piacerebbe” non è lampamente un motivo sufficiente. Girarlo heel sarebbe quindi una mera operazione per nostalgici. Tenerlo face non è facile, perché vederlo babyface come a Wrestlemania sarebbe ridicolo, visto il personaggio. Altro papabile era Batista, ma l'Animale sta ancora vivendo i problemi di cui sopra, e non ha ancora dimostrato, e vista l'età temo non lo dimostrerà mai, di poter essere una guida e un simbolo per la federazione. C'è chi avrebbe gradito un regno di Mysterio, ovviamente gestito meglio del modo penoso in cui fu gestito l'anno scorso, ma, lasciando perdere frivoli e paradossali discorsi di credibilità, che mi sono sempre parsi tesi a “giustificare” il proprio odio personale per un wrestler, credo sarebbe stato poco saggio lasciare il titolo a un wrestler infortunatosi seriamente, fuori da quasi un anno e non ancora perfettamente ripresosi. Kennedy citato da altri nemmeno andava bene: a Smackdown aveva già interagito con tutti i face del roster, nel brand blu aveva fatto il suo tempo, e poi del biondo parlerò dopo.

Altre ipotesi erano francamente surreali: mi si è parlato ad esempio di Cor Von. Ok, Monty Brown in TNA credo che io fossi l'unico a volerlo vedere NWA Champion, ma in WWE in sei mesi non ha ancora disputato un solo incontro one on one in PPV. Non puoi improvvisamente mandarlo per il titolo! Della credibilità mi importa poco, ma della logica sì. Come ho detto più volte il wrestling essendo predeterminato non deve essere credibile ma deve obbligatoriamente essere più logico della realtà stessa. Ciò che nella realtà potrebbe accadere per un colpo di fortuna, in uno show predeterminato non deve e non può succedere, a meno che l'obiettivo non sia proprio presentare il campione come un “fortunato”, tipo Hornswoggle questa domenica o Marella nella puntata di Milano. Rimanevano poche scelte: Henry, Khalì, forse MVP. Alla fine si è deciso per l'indiano. Personalmente vedo due grosse controindicazioni: intanto bisogna notare come Khalì abbia cambiato quattro volte roster in un anno, sintomo di come la WWE non sapesse come utilizzare il personaggio. La seconda è che con Khalì hai lo stesso problema di Mysterio: mentre col messicano ogni scontro finiva immancabilmente con l'assumere il significato del Davide contro Golia, con Singh ogni match finirà con l'assumere il significato del Golia contro Davide. Un regno basato su una sola idea è destinato a non avere successo a meno che non abbia un'alta qualità di match, ma, nonostante gli apprezzabili miglioramenti di Khalì sul quadrato, non mi pare questo il caso. Probabilmente la cosa migliore sarebbe stato ragionarci un po' su, magari organizzando un bel torneo con finale a Summerslam, lasciando inalterato per Great American Bash il previsto match tra Khalì e Batista e trovando con un siparietto un momentaneo avversario per Kane (tipo un Finlay), facendoli diventare o i primi due ottavi di finale oppure lasciando il match tra l'indiano e l'Animale un Invitational e l'altro match il primo quarto di finale, con un quarto di finale a puntata. Aumentavi l'hype delle puntate settimanali e proponevi un qualcosa che storicamente ha sempre incontrato i favori del pubblico.

Perché, come detto, essere il campione è importante. Guardate Cena a Raw, è campione da dieci mesi e credo che quasi tutti, esclusi i blindmark di Cena, siano concordi nel dire che non se ne può più del vedere lo stesso wrestler con la cintura di campione WWE alla vita per così tanto tempo. Chi non ama ragionare e preferisce accodarsi come pecore alla massa dice che è campione perché è il Vince's Pet, perché è nato su Kripton, o perché fa vendere magliette. La realtà è che è rimasto campione così tanto per altri validi motivi. Analizziamo i vari contenders che ha avuto: Umaga è bravissimo, però non poteva essere il protagonista assoluto di una Road to Wrestlemania, al massimo lo si poteva rischiare per un periodo tra le Series e la Rumble però al tempo non riscuoteva gli stessi favori che riscuote adesso. Diciamoci la verità, quelle stesse persone che ora considerano Umaga un fenomeno lo consideravano una mezza pippa prima del Last Man Standing di gennaio. Michaels aveva grossi problemi fisici che infatti lo hanno costretto a fermarsi, e quando trionfi a Wrestlemania non lo fai per avere un regno di un mese ma per iniziare o continuare un regno che abbia “significato”. Edge aveva avuto un lungo feud con Cena e nel frattempo è stato anche fuori per infortunio, Orton non aveva, e temo non abbia ancora, la capacità di reggere la pressione a certi livelli; come ho detto in altre occasioni, a volte il problema non è tanto l'essere inaffidabili ma anche solo dare la mera sensazione di poterlo essere. Rimangono Khalì e Lashley, ma è difficile dare un regno a chi è appena arrivato a Raw (che fu il vero originario errore fatto con Cena) e, in aggiunta, non sa usare un microfono.

Infine, mi metto nei panni della dirigenza WWE, si saranno fatti altri due tipi di discorsi. Il primo è: in un periodo in cui non esistono feud interessanti (per mille ragioni: la pigrizia del booking team, l'eccessiva vicinanza temporale dei PPV, l'imperizia nel far crescere un buon uppercarding), cosa si può fare per tenere incollata la gente ai teleschermi? Easy, una buona qualità dei match. E il miglior match di Umaga quest'anno è stato contro Cena, il miglior match di Michaels contro Cena, il miglior match di Orton e Edge è stato il fatal4way di Backlash, il miglior match di Lashley contro Cena ed è inutile che vi dica persino Khalì con chi ha fatto il suo miglior match. Coincidenza? Io non credo alle coincidenze. Il secondo tipo di discorso che si è fatto nella mente la dirigenza è che un campione WWE deve rappresentare al meglio la compagnia anche fuori dal mondo del wrestling. Non so se avete visto il Larry King Special dedicato ai tragici fatti avvenuti in Georgia a fine giugno, ma Cena ha dato un'idea di serietà e di understatement. In quello che sembrava un processo mediatico contro un intero sport a causa dell'improvvisa follia di uno dei suoi atleti, gli occhi dell'America erano concentrati sul comportamento di chi, giocoforza, di quella federazione è il simbolo. E l'esame è stato superato. Ora però credo che il regno sia destinato a concludersi, è più che probabile un cambio di titolo a Summerslam: il predestinato sarà probabilmente Orton, però io personalmente mi sarei giocato più che volentieri la carta Kennedy.

Vorrei parlare anche della ECW, ma Great American Bash mi ha ancora una volta dato la sensazione che il feud per l'ECW Title è al momento un fantastico feud per il titolo Intercontinentale, più di quanto lo siano Umaga contro Jeff o MVP contro Hardy, ma che non sia un feud da titolo del mondo, o almeno non ancora.

Rimane Impact: negli ultimi tredici mesi ad Impact abbiamo avuto quattro campioni, con dodici mesi di regno heel e uno solo di regno face. Nel 2007 poi ci si è concentrati sul rendere molto coinvolgente dal lato entertainment il main event. Prima è nata la Christian Coalition, assoluti showstealers dell'anno in corso, bravissimi sul ring e ottimi nei segmenti, ora poi è spuntato fuori un Kurt Angle da antologia, non tanto per il ritrovato moonsault quanto per l'abilità che ha messo nei segmenti. Io un Kurt Angle come quello che a Victory Road cercava guardaspalle per il main event o come soprattutto quello che nell'ultimo Impact girava in mutande, occhialini e accusava mezzo roster e l'intera Impact Zone di avergli rubato i vestiti non lo vedevo da tempo immemorabile, perlomeno quattro anni se non addirittura sette. Come la WCW attirò il pubblico quando rese interessante il proprio main event, così la TNA ha capito che per allargare i propri orizzonti è necessario un main event stellare, o per nomi o per divertimento. L'importare è trovare un buon campione: e in questo 2007 campioni in TNA lo sono stati il protagonista della miglior storyline degli ultimi anni (Abyss), l'indiscusso Current Wrestler of the Year 2007 Christian Cage e infine ora il più famoso lottatore della federazione, un Kurt Angle in forma come non mai. E credo di non essere avventato se pronostico come prossimo campione Samoa Joe, il vero simbolo dell'attuale TNA. Dove caschi, caschi bene.

In soldoni, avere una cintura di campione, soprattutto se di campione assoluto, non significa girare solo con un pezzo di pelle e metallo, ma significa portare sulle proprie spalle la responsabilità del buon andamento di un intero roster se non di un'intera federazione. Fortuna, bravura, intelligenza e capacità di reggere la pressione: non sono poche le qualità che deve avere un campione e non è facile per una federazione individuare un uomo che possa detenere tutte queste qualità.

Come sempre, vi ricordo che se vi fa piacere condividere discorsi e pensieri con me potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it E' un ottimo laboratorio di idee, un lido pacifico senza la confusione quantitativa e qualitativa che spesso le discussioni sul wrestling toccano. Uno scambio di opinioni tra appassionati, e non una guerra di cori tra ultras. E di questi tempi non è poco, anzi, è un vero miracolo.

Stay Tuned. Rob.
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