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Ri-Presentazione dell'High Flyin di The Rob in Town

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2023 10:26
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29/07/2023 11:36
 
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Anche a me hanno sempre intrigato i tornei, è da un po' che non ne fanno uno ben strutturato (no, i tornei dedicati a Owen Hart non li conto perché sono organizzati col culo)
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Friend of the year 2023

Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
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02/08/2023 06:37
 
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HIGH FLYIN 96 - QUANTA FRETTA, MA DOVE CORRI?

A cura di The Rob In Town 79

Tempo, tempo, tempo. Come diceva Teofrasto, la cosa più preziosa che ha un uomo è il suo tempo. Ci sono un sacco di cose che vorrei fare nelle mie giornate ma non riesco mai a fare. Vorrei sentire di nuovo persone che non sento più per pigrizia o per timore di disturbare. Vorrei dormire più di quanto faccia, ormai anche il sabato e la domenica mi sveglio alle 8.30 al massimo. Vorrei finalmente passare una vacanza vera, cazzeggiando e senza aver dietro il mio cellulare sul quale mi chiamano 48 persone per i motivi più disparati ed inutili. Vorrei avere un clone: un me stesso che mi aiuti ad essere in due posti contemporaneamente, cosicché possa lavorare nella metà del tempo, avere più tempo libero e magari uscire con due persone contemporaneamente per capire se le scelte che compio sono davvero sempre giuste. Odio avere rimpianti. E quante cose avrei potuto fare in passato se solo avessi avuto più tempo. Tipo imparare a suonare la chitarra. Alla fine dopo un anno intero di tentativi sapevo fare bene solo “Knockin’ on Heaven’s Door” e “Il Gatto e la Volpe”. La canzone di Bennato, quella che comincia con…

QUANTA FRETTA, MA DOVE CORRI?

“Quando un uomo siede un'ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività.”, Albert Einstein.

Adoro le interviste shoot. Mi piace sentire cosa dicono gli addetti ai lavori: adoro gli aneddoti, i “dietro le quinte” e soprattutto mi piace sapere come viene costruito uno show. Soprattutto poi mi rimangono impresse certe frasi secche, soprattutto se suggestive. Forse è proprio da quello che nasce al mia memoria mirandoliana per gli aforismi. Ad esempio una frase che mi è rimasta impressa è una che disse Russo: “in TV non si possono proporre incontri da 20 minuti perchè nell'istante in cui si arriva alla presa di riposo lo spettatore medio si annoia e cambia canale, e lo stesso spettatore nella maggior parte dei casi quando inizia un match vuole già sapere come andrà a finire”.

Penso a Backlash: ho letto molte critiche al match tra Big Show e Khalì e sorprendentemente ho letto tanti elogi al match steso, che paradossalmente si sono trasformati in critiche verso chi urlava “boring”. Ma c’è da considerare che è stato il booking del match ad essere sbagliato: una volta che sai che il match tra i due sarà lento (e non puoi non saperlo, non stiamo parlando di due X-Divisioners ma di due big men), è semplicemente follia far intervallare il match da una lunghissima rest hold. Le rest hold servono per abbassare i ritmo di un match, ma un match lento non va allentato, mi pare ovvio.

Quando si booka l’andamento di un match una delle cose alle quali è necessari prestare più attenzione è proprio il ritmo: è infatti il ritmo che detta la psicologia dell’incontro. Il che non significa che un andamento frenetico sia preferibile ad un andamento lento, o che al contrario un andamento lento sia preferibile ad un andamento frenetico. Dipende dal match. Banale ma verissimo.

Le pause servono nei match per molti motivi: per dare occasione ai wrestlers di rifiatare, per fare metabolizzare al pubblico un grande spot o una importante fase del match, per sottolineare un momento intenso e vitale per la psicologia del match. Prendete gli spotfest: soprattutto se a più persone diventano soprattutto degli “spot-rest”. Il lottatore compie la mossa che deve compiere (solitamente il più spettacolare possibile, normalmente un bump duro da “assorbire”) e poi ha tutto i tempo necessario per riposarsi e recuperare energie senza doversi preoccupare del ritmo del match i quanto un altro lottatore sta compiendo il proprio bump. Come nel Gioco dell’Oca, una mossa per turno.

Allo spettatore piace vedere ritmo, non capisce l’esigenza del lottatore ma capisce soltanto le proprie di esigenze, che sono non annoiarsi e vedere azione. Motivo per cui lo spettatore medio davvero cambia canale alla prima rest hold e gira su un telefilm da battuta immediata. Non è affatto una leggenda metropolitana che esistano match da show settimanale e match da PPV. Ad esempio qualche settimana fa ho glorificato il match tra Joe e Angle a Lockdown: ribadisco che a mio avviso è stato i miglior main event degli ultimi anni ma sono conscio che in uno show settimanale avrebbe dato un’idea completamente diversa: Un’ankle lock che dura un minuto e quaranta in PPV è epica, in uno show settimanale è solo irritante. Classico momento in cui normalmente viene mandata la pubblicità e che viene riepilogata in pochi secondi al ritorno dagli spot.

Avete mai notato ad esempio che gli ultimi due Iron Men match sono stati fatti negli show settimanali e hanno visto diverse “cadute”? Ovvio, perché lo spettatore da casa voleva avere la sensazione che tra una pubblicità e l’altra accadesse sempre qualcosa, tanto valeva altrimenti ricollegarsi pochi minuti prima della fine della puntata per vedere chi vinceva. Lo spettatore che vede gli show settimanali è quello casuale, quello che si diverte più a vedere un promo di The Rock che non un Malenko contro Benoit, quello che preferisce vedere un’intervista di Christian Cage che un Angle-Joe.

Tornando al match tra Angle e Joe, guardate ad esempio il rematch che hanno fatto ad Impact due settimane dopo Lockdown: molto meno psicologico, molto meno “cerebrale” e molto più veloce, con le classiche soluzioni che rendono più divertente uno show televisivo: l’overbooking, le near falls, la parte fuori ring. L’unico modo che hai negli show settimanali di fare u nmatch lungo senza stipulazione speciale è quello di preparare il pubblico, di fargli capire che la lunghezza deve dare eticità al match, che quindi deve essere di suo un match particolare.

Ad esempio l’anno scorso ebbe strepitoso successo il match di un’ora fatto a Raw tra Michaels e Cena perché c’era la particolarità dell’arena improvvisamente tornata ostile a cena come accadeva qualche mese prima anche in America, e soprattutto il fatto che fosse un non title match dava la grande probabilità che dopo due anni si sarebbe assistito ad un fatto storico, una sconfitta pulita di Cena. Appunto perché allo spettatore piace sapere prima chi vince.

In più io steso non nego che quando mi consigliano di vedere qualche bel match e riesco ad “ottenerlo” costeggiando corsi d’acqua, la prima cosa su cui mi cade l’occhio è la durata. Per mesi ho avuto nel PC un match tra Hero e Punk la cui durata era annunciata essere cinquantaquattro minuti. L’idea di vederlo diviso in giorni non mi andava, saltarne delle parti a casaccio nemmeno, così alla fine l’ho cancellato. Gesto avventato? Probabilmente. Stupido? Sicuramente. Ma i cinquantaquattro minuti mi inquietavano. Soprattutto perché non conoscevo la storyline dietro. La avessi conosciuta forse avrei capito che quella durata era giustificata da un qualche avvenimento del feud, ma non sapendolo non mi sarei “goduto la durata”.

Ma tornando al discorso iniziale, i cambi di ritmo sono la cosa in assoluto più sottovalutata nei match. Mi spiego meglio con qualche esempio: pensate a uno degli incontri più famosi della storia del wrestling, il main event di Wrestlemania 17. Inizio frenetico, per far entrare subito gli spettatori in “clima match” e non farli pensare. Perché se avessero pensato avrebbero realizzato che in realtà il match era scontatissimo, che anche i muri sapevano che Rocky avrebbe preso una pausa per girare un film famoso (non una delle sgangherate WWE Productions, ma un vero blockbuster) e che i due avevano già combattuto diverse volte. Ma i ritmo del match non ha fatto pensare il pubblico. Poi improvvisamente i ritmo è diventato più lento, ed ho imparato in questi tantissimi che quando un match improvvisamente diventa lento è perché sta per accadere qualcosa, perché il booking vuole che lo spettatore prenda fiato e sia pronto per “ri-alzare i ritmo del tifo” quando accadrà la Svolta. Svolta che in quel match fu l’arrivo di McMahon e il conseguente turn heel di Austin.

O, in proporzioni più piccole, pensate all’opener di Backlash tra MVP e Matt Hardy. Ritmo all’inizio veloce, caratteristica di tutti gli opener di tutti i PPV di tutte le federazioni; d’altronde gli opener servono per far entrare gli spettatori “in clima PPV”, cosa che si può fare solo “attaccando a testa bassa”. Pensate a una partita di calcio e chiedetevi se le curve canterebbero di più se iprimi minuti si giocasse a metà campo o se ci fossero dieci occasioni per parte, e poi ricordatevi che i risultati e gli svolgimenti dei match nel wrestling sono predeterminati e avrete la risposta del perché gli opener sono sempre “dal ritmo veloce”.

Ma tornando al match: apertura veloce, poi near falls, e alla fine ritmo lento, a sottolineare il dominio di MVP con i ripetuti big boot che avrebbero dovuto sfiaccare un patito Hardy. Uan ssorta di messa di morte silenziosa per il face che veniva incontro alla sconfitta. Poi improvviso i rovesciamento di fronte e la velocissima vittoria. Se il match fosse stato più veloce, il pubblico avrebbe sottolineato più fragorosamente o meno la vittoria del babyface? Meno, ovvio. Motivo per cui… Alla scelta di ritmo c’è sempre, o almeno dovrebbe esserci, una scelta. Spero di avervi aiutato con questo pezzo a capire come si fa a capirla.

Ultima cosa, mi scuso con i lettori per il ritardo nell’editoriale, ma la tecnologia mi si era rivoltata contro… :D

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi, o volete dirmi come la pensate voi sugli argomenti di cui in discussione, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it .

Stay Tuned. Rob.
02/08/2023 08:39
 
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Gran bel pezzo, e ha ragione sul ritmo del match. Ma da dove li prendi gli articoli? C'è un archivio del sito per cui Rob scriveva?
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Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
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02/08/2023 10:01
 
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Wayback Machine, il Sito di Wrestling4Ever non funziona più.
02/08/2023 10:07
 
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Uuuuh se imparerò a usarlo, forse riuscirò a recuperarmi tutti i miei vecchi articoli *___*
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Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
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02/08/2023 10:16
 
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Ce l'ho il TNA Ultimate X by Servatis[SM=x5891209]

Che faccio, apro il Topic? [SM=x5897701]
02/08/2023 10:18
 
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Quale Ultimate X? Su Wrestling World o su World Of Wrestling? [SM=x5897701]

Sono più propenso a recuperare i Ringside e gli speciali, comunque. Ricordo che Franchise stava pian piano ricaricando tutto l'archivio, ma ora WoW non è più visibile.
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Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
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02/08/2023 10:21
 
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World of Wrestling.

Che infatti inizia così

Quando ho iniziato la mia avventura su World Of Wrestling, ho deciso di portare solamente uno dei due editoriali che scrivevo su Wrestling World, il più recente e per certi versi più “maturo” The Line Is Crossed, che non ha una scadenza fissa e nel quale analizzo aspetti particolari di un personaggio o di una storyline, tralasciando tutto il resto.
02/08/2023 10:25
 
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Ah, ecco [SM=x5890716] Quella rubrica inizia bene, poi, pian piano, la TNA peggiora e io divento sempre più insofferente [SM=x5891211]
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Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
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02/08/2023 10:33
 
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Allora facciamo un Topic World of Servatis? [SM=x5897701]

O li posto in un qualche Topic storico, o dici che è meglio lasciar perdere per non rischiare di venire deriso per qualche refuso? [SM=p6430294]
02/08/2023 10:36
 
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Refusi ne avrò fatti di sicuro, ma non penso siano tanti. Apri pure il topic, se vuoi [SM=x5891209]
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Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
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06/08/2023 13:57
 
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HIGH FLYIN 97 - IERI, OGGI E DUE GIORNI FA

A cura di The Rob In Town 79

E’ un periodo che sono ossessionato dal tempo che passa. Ho accompagnato a scuola mio nipote, nella stessa scuola che ho frequentato io e con la mia stessa maestra, e la madre di un altro bambino mi ha chiesto se era mio figlio. Ma la cosa più assurda è che ormai sono entrato in quel periodo della vita di una persona in cui non sei più un ragazzo che rimpiange quando era bambino ma sei un uomo che rimpiange quando era ragazzo. E, vi dirò, alla fine non è una brutta sensazione, o almeno non come temevo. Certo, fa impressione vedere che i tuoi sportivi preferiti spesso hanno diversi anni meno di te e che consideri sex symbol ragazze che facevano prima o seconda media quando tu finivi il liceo, ma a parte questo affronti il mondo in un modo diverso, ed essere un adulto maturo e responsabile è bello tanto quanto essere un ragazzo svagato e indeciso sul proprio futuro. Alla fine la cosa più significativa è il modo diverso in cui si guardano le cose. Né migliore né peggiore: diverso.

IERI, OGGI E DUE GIORNI FA

“Ho smesso di credere a Babbo Natale quando avevo sei anni. Mamma mi portò a vederlo ai grandi magazzini e lui mi chiese l'autografo” Shirley Temple.

Se c’è una cosa che su queste pagine ripeto da oramai più di due anni è che il wrestling è una rappresentazione della vita. E così come nel pistolotto introduttivo io vi ho detto che crescendo ho imparato a vedere la vita in modo diverso (né migliore né peggiore: semplicemente diverso), così crescendo ho imparato a vedere il wrestling in modo diverso.

Leggo spesso di gente che dice che non riesce più a godersi il wrestling “come quando era bambino”. Mah, non sono d’accordo. Goderselo in modo diverso non significa goderselo di più o di meno. Io sono stato bambino e credevo che il wrestling fosse vero, e se non del tutto, almeno che lo fosse parzialmente. Poi sono stato “un po’ più grandicello” e ho capito i meccanismi del business ma ugualmente continuavo a vedermi wrestling da “tifoso”, il classico detto “lo guardo da mark e poi dopo ragiono smart” e infine sono diventato come sono ora, uno che guarda e segue da smart sempre e comunque.

E i match me li godo ancora. Sento ancora l’hype. Vivo l’attesa. Gusto l’epicità del momento. Solo noto cose diverse. Non soffro più per il mio beniamino, ma ragiono in termini di storyline. Vi faccio tre esempi: un incontro che ho vissuto in modo mark, un incontro che ho vissuto in modo smart ma immedesimandomi in un lottatore, e un incontro vissuto in modo smart. Tre hype giganteschi, tre hype diversi, tre match storici. Esistono infinite diversità in infinite combinazioni, e solo quando te le gusti tutte puoi davvero dire di aver tutto sperimentato.

Primavera del 1991, attesa di Wrestlemania 7. Due mesi prima c’era stato l’incontro che più avevo atteso da quando seguivo il wrestling, il match tra Ultimate Warrior e Sgt. Slaughter. Tutto il regno di Warrior lo avevo vissuto con “particolare magia”. Dal match con Hogan dell’anno prima, quando il pubblico era diviso in due tronconi, più preoccupati che il proprio beniamino potesse passare tra le fila dei “cattivi” ancor di più di un’eventuale sconfitta dello stesso, ed io ero lì a sgolarmi per Warrior. Alle difese con Rude e con altri avversari che però non mi erano mai parsi alla sua altezza. Pensavo che Warrior potesse restare campione per anni così il mio tifo si concentrava sulle altre categorie, finchè non apparve Slaughter. Poi come andò lo sanno tutti, alla Rumble Macho Man interferì e Warrior perse.

La tensione per il match annunciato per Wrestlemania era massima. Innanzitutto la stipulazione, chi avrebbe perso avrebbe dovuto ritirarsi. Ora sappiamo che mai andrebbe così, che la stipulazione servirebbe a “coprire” un infortunio di uno dei due atleti o a “coprire” degli eventuali problemi contrattuali, ma allora davvero si ebbe l'impressione che una delle tre maggiori Icone WWE non sarebbe più apparsa in WWF.

Warrior che se ne va “richiamato dagli spiriti”, Macho Man che colpisce come un indemoniato con il flying elbow, Warrior che vince appoggiando il piede in segno di trionfo totale, e Liz che torna a salvare l'ex amato sono tutti gli elementi che hanno contribuito a far diventare questo match forse il più grande ogni epoca. E io mi godetti la storyline che tanto mi aveva preoccupato e la vittoria che tanto mi aveva esaltato. Ma come tutti, non potei non offrire il giusto tributo alla Grande Coppia riformatasi. Non sapevo nemmeno cosa significasse “essere smart”, figuriamoci esserlo, ma ebbi ugualmente l'impressione di star vivendo un grandissimo momento.

Ma smart lo divenni pochi mesi dopo, e non smisi affatto di godermi il wrestling. Cambiavano loe prospettive, cambiava il nome degli Eroi, cambiava il metro di giudizio e nuove realtà nascevano: non era più impossibile vedere “un uomo normale” come Bret Hart sul tetto del mondo, non era più impossibile vedere Hogan e Macho Man in una federazione che non fosse la WWF, non era più impossibile vedere uno show che aveva sì meno colori ma che in più aveva una gran profondità psicologica.

E così il bianco e nero diventavano predominanti, anzi diventavano predominanti lacrime nere su un viso bianco, tracce di dolore che intristivano il Viso di un Candido Eroe. Per un ragazzo diciottenne che riusciva a vedere il wrestling soltanto di notte e che voleva cambiare un mondo popolato da gente che al tempo non gli piaceva, l'Eroe Vendicatore dei Mali del Suo Tempo non poteva non diventare il suo Beniamino Indiscusso. E come per l'America Intera, una sola lacrima di tristezza valeva più di mille discorsi e di mille match vinti. Sarebbe arrivata l'Ora della Riscossa, il Tempo della Vendetta, il Giorno in cui sarebbero tornati i Colori.

Per un lungo anno e mezzo fecero attendere quel match, pompatissimo fin dai mesi precedenti. L'ultimo mese e mezzo poi fu un capolavoro di build up. Peccato soltanto che la Favola più Gotica e Bella si infranse in un Brutto Epilogo. Anche se ormai non ragionando più in chiave mark non me ne crucciavo, troppo avevo apprezzato la Storia raccontata, i cambiamenti che essa avrebbe dovuto e potuto apportare, e troppa era l'ammirazione per come una volta ancora il wrestling era riuscito a rappresentare la società.

Però la domanda con gli anni mi sorgeva spontanea: riuscivo forse ad emozionarmi solo quando mi sentivo particolarmente coinvolto? Quando nel match era coinvolto un beniamino? Davvero mantenevo inconsciamente un'anima mark? Paradossalmente mi accorsi del contrario due anni fa, a Wrestlemania 22.

Che non ne possa più di vedere ogni singolo anno Triple H nel Main Event di Wrestlemania è cosa nota. Che nel 2005 non sopportassi Cena è cosa meno nota ma altrettanto vera. Nel 2005 lui e Batista erano semplicemente scarsi e assolutamente inadatti al ruolo di campione per mesi della federazione, tra l'altro almeno un JBL (che in linea teorica era ancora meno meritevole di loro) almeno si era saputo creare un personaggio ottimo, mentre Cena e Batista non avevano neanche quello.

Visto l'ottimo breve regno di gennaio, io teorizzavo un Edge meritevole del main event di 'Mania. Però quando iniziò la storyline che portò a Triple H-Cena cambiai idea. Ancora oggi la considero la miglior storyline degli ultimi dieci anni valida per un Main Event di Wrestlemania. Il Cena campione controverso, Triple H che da face lo sfotteva definendolo “one who pumps his Reeeboks”, Cena che da heel non cercava il consenso del pubblico ma restava sulle proprie posizioni... mah, dejà vu del Bret Hart-Austin di nove anni prima.

Colui che nel web solo tre anni prima era il Nemico Uno diventava improvvisamente il Salvatore, e colui che solo due anni prima era il Futuro diventava improvvisamente il Passato di cui Volersi Sbarazzare. Fugace è il presente, e potente è la massa.

Una massa che acclamava un Triple H che sempre più strizzava l'occhiolino al pubblico a cui da anni rivolgeva le spalle, e che bombardava di fischi un Cena che sulle proprie spalle reggeva la pressione di un'intera Era Nuova. Cross the Line. Forse cominciò tutto davvero quel giorno. E da quel giorno cambiai completamente idea su Cena, che da lì in avanti divenne la macchina da MOTYC che sarebbe rimasto fino all'infortunio dello scorso ottobre.

Completamente smart, e completamente disinteressato, almeno inizialmente, alla storyline, mi trovai ad essere colui che più ne cantava le lodi e che più ne vedeva il profondo significato, molto aldilà del semplice “acclamano Triple H, viva Triple H e fischiano Cena, abbasso Cena”. Le evoluzioni del personaggio Cena, che lì mostrò per la prima volta le infinite potenzialità, il primo vero spiraglio per Triple H per una carriera da top face, la definitiva posizione dominante del wrestling web a livello continuativo e stabile nelle arene. Come può un osservatore non notare il profondo significato di tali avvenimenti?

Warrior-Savage, Sting-Hogan e Cena-Triple H. Sei wrestler diversi, tre match che non hanno nulla in comune e tre epoche distinte. In cui il sottoscritto ha vissuto tre momenti diversi di modo in cui vivere il wrestling. Ma come si fa a dire quale sia stato il migliore? Impossibile! Come quando pensi a tre baci dati a tre diverse ragazze. Una per cui provavi passione, una per cui provavi amore e una per cui provi desiderio di condivisione di vita stabile e duratura. Nessuna delle tre è “migliore” rispetto alle altre, ma l'ultima è quella a cui non potresti rinunciare. Ecco...

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi, o volete dirmi come la pensate voi sugli argomenti di cui in discussione, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it .

Stay Tuned. Rob.
06/08/2023 14:09
 
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Carina l'idea dei tre match visti in modo diverso, ma non concordo con Triple H - Cena miglior storyline per un main event di Wrestlemania, quando abbiamo avuto Austin-The Rock nel '99, Lesnar-Angle nel 2003, il Triple Threat del 2004, Batista-HHH nel 2005, tutte storyline superiori.
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Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
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06/08/2023 14:17
 
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Ad inizio 2006 Rob si ruppe una gamba e per quello si iscrisse su TW dovendo stare fermo, quindi magari era più emotivo e si sentì più coinvolto.

All'inizio che si descrive come un Adulto maturo & responsabile quando passava i pomeriggi a litigare con i troll su TW ed a proclamare finti ritiri perché aveva da fare per poi puntualmente tornare più agguerrito di prima. [SM=x5891211]
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11/08/2023 16:56
 
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HIGH FLYIN 98 - NON DIMENTICATECI

A cura di The Rob In Town 79

La settimana scorsa ho lasciato l’agenda a casa e, a causa di una serie di complicazioni, ho girato tutta la settimana senza. E io, che mi sono sempre “vantato” di essere naif e di non aver quindi bisogno di un’agenda, inutile oggetto per seriosauri e non certo per filosofi trasognati e trasognanti come me, mi sono in realtà trovato un po’ spaesato, per usare un eufemismo. Avevo mille cose da fare ma non me le ricordavo tutte e mille (l’età…:-/), ma soprattutto quello che mi è riuscito difficile è stato riuscire a dare la giusta importanza a tutte le cose, senza “svalorizzarne” nessuna. Già mi riesce difficile farlo quando credo di essermi organizzato bene, figuriamoci farlo quando già in partenza so di essere male organizzato. Vorrei dare il massimo del valore a ogni cosa che faccio e ad ogni persona che vedo, ma in realtà non è così semplice. Sono umano, non sono un robot. Da una parte però mi viene riconosciuto come pregio di dare attenzione a tutto quello che mi capita. Ma dall’altra, ridendo mi viene fatto notare che ho per difetto quello di dare sempre la mia attenzione in modo bizzarro e non sempre funzionale allo scopo… Meh…

NON DIMENTICATECI

“Il paradiso è là, dietro quella porta, ma ho perso la chiave. Forse ho solo dimenticato dove l'ho messa”, Kahlil Gibran.

Per alcune cose sembra di essere tornati in piena Monday Night War. Ci sono i fan WWE, che rivendicano la storia della loro federazione e i loro ratings, ci sono i fan TNA, che rivendicano la maggior qualità dei loro wrestler e dei loro show, e infine ci sono i fan ROH, che rivendicano come loro siano vero wrestling e non siano entertainment, al grido di “meglio pochi ma buoni”. E, come al tempo, c’è anche chi cerca di, e riesce a, essere neutrale cercando di guardare a tutte e tre le federazioni con occhio critico e allo stesso tempo con passione. La vera differenza è che ai tempi pur essendo molto più sentita di ora la appartenenza ad una federazione piuttosto che ad un'altra, ci si impermalosiva molto meno e soprattutto esistevano meno “blindmark”, i famigerati “tifosi ciechi”.

Però su una critica sono tutti d’accordo: la gestione delle cinture secondarie. In WWE gli stessi fan ammettono la scellerata gestione delle cinture di coppia e dei cosiddetti “titoli minori” quali il titolo intercontinentale, degli Stati Uniti o lo scomparso titolo cruiser, in TNA i puristi strepitano per la mancata valorizzazione delle cinture di coppia e dell’X-Division Title, e, pur seguendola personalmente purtroppo troppo poco, ho letto molte critiche alla gestione ultima dei titoli di coppia in ROH, senza contare che è scomparso più di un anno fa il secondo titolo della federazione, il Pure Title.

Ma appunto perché le conosco molto meglio, focalizzerò la mia attenzione su TNA e WWE, e cercherò di capire con voi il perchè di questa presunta “cattiva gestione” dei titoli secondari, non al grido di “abbasso i bookers, una volta i lottatori arrivavano in orario col treno” ma cercando di capire quali scelte di fondo vi siano dietro alle scelte compiute e perché.

Cominciamo parlando di qualche dato: il titolo Intercontinentale non viene difeso a Wrestlemania dal 2002, e in questi primi cinque PPV dell’anno il campione intercontinentale del periodo è sempre comparso in PPV senza però mai difendere il proprio titolo. Lo Us Title è stato difeso invece in un solo PPV. I titoli di coppia, sommati assieme, anch’essi una volta sola. E addirittura i due campioni di coppia di Raw dal giorno in cui hanno vinto il titolo, metà dicembre 2007, hanno difeso il titolo in sole due occasioni, e solo a Raw. Due sole volte!

Le ragioni sono tante: innanzitutto, nell’ultimo anno, grossa responsabilità va data al ritorno dei PPV interbrand. Considerando che molto spesso, per non dire quasi sempre, almeno tre match in PPV sono dedicati a titoli mondiali o almeno a title shots per gli stessi, per l’undercard restano solo due o al massimo tre spazi vuoti, considerando che nel wrestling moderno la cosa che fa più rating sono i segmenti in cui sono impiegati belle ragazze, che quindi un loro spazio più o meno lo hanno sempre.

A questo punto non vi è chi non vede che costruire storyline per i titoli minori, che in ogni caso non avranno quasi speranza di concludersi in PPV, venga visto, a torto o a ragione, come qualcosa di cui “non valga la pena occuparsi”. Motivo per cui non vediamo più un vero feud per il titolo Intercontinentale dai tempi di Hardy-Nitro e per i titoli di coppia dal, peraltro brutto, Cade e Murdoch contro Hardys.

E, continuando a parlare di dati, sembra/sembrava che la stessa cosa stesse succedendo anche in TNA. Nei primi cinque PPV dell’anno il titolo X-Division è stato difeso solo due volte, mentre il tag team è stato sacrificato sulle esigenze delle storyline del main eventing fino all’ultimo PPV, dove si è visto dedicare un intero show a pagamento. I motivi sono però diversi qui.

Ho letto un’intervista a Nash in cui dice che secondo lui la TNA dovrebbe “tornare alle origini” e ritornare a dare il main eventing in PPV una volta ogni tre mesi ad il match per i titolo X-Division. Giusto, condivisibile, lo pensano in tanti. Nash fa anche nomi: Styles, Daniels. Però io ho un “però”.

Partiamo da una premessa: il motivo per cui in WWE non esiste più i titolo cruiser credo che ormai sia chiaro a tutti: i titoli mondiali dati a Benoit, Jericho, Guerrero e Mysterio hanno fatto capire al grande pubblico che ad un wrestler grande è preferibile un grande wrestler. Una volta che coloro che venivano relegati in una “riserva indiana” vengono levati a wrestlers di pari valore e dignità rispetto agli altri, non ha più scopo di esistere un titolo che altrimenti avrebbe premiato solo chi era troppo scarso per elevarsi di importanza.

La stessa cosa è accaduta in TNA: Nash e i puristi TNA (il diavolo e l’acquasanta, in pratica) dicono che l’X-Division Title dovrebbe essere il Mai neevnt di qualche PPV: ma se a concorrere per lo stesso mettiamo storici protagonisti della categoria come Daniels, Styles o Joe escludiamo tre potenziali campioni del mondo allo show, ma se permettiamo a quei tre di lottare per il titolo del mondo allora non abbiamo nomi solidi da far comparire in un main event di un PPV. Un PPV il cui Main Event è Joe contro AJ per l’X-Division Title avrebbe successo, ma un PPV il cui main event è Lethal-Dutt per l’X-Division Title ne avrebbe molto ma molto meno.

Quindi il paradosso della questione è che se lasciamo che i lottatori bravi possano ambire per tutti i titoli allora la svalutazione dei titoli secondari è consequenziale, ma se per evitarla confiniamo lottatori bravi nelle categorie secondarie allora passa il messaggio per cui al lottatore bravo viene impedito di raggiungere i traguardi massimi per non turbare troppo l’equilibrio interno dello show.

Comunque si faccia, si fa quindi male. Questo perché il passato di questo nostro amato hobby ha fatto sì che passasse l’assunto per cui i lottatori debbano passare attraverso un ”cursus honorum” prima di poter diventare campioni del mondo: magari un titolo di coppia, poi un titolo intercontinentale o degli Stati Uniti (o X-Division) e poi, dopo la gavetta, un titolo del mondo. Ma questo assunto vale solo per i lottatori “più leggeri”, un Khalì campione di coppia o intercontinentale sarebbe stato impensabile.

La realtà è che l’unico modo per valorizzare le cinture secondarie è affidarle a main eventer, i quali non sarebbero “retrocessi” da tale decisione ma anzi aiuterebbero ad incrementare il valore della cintura e soprattutto degli sfidanti alla stessa.

Pensate ad esempio se nel feud tra Jericho e Michaels fosse in palio il titolo intercontinentale: detto titolo tornerebbe sulla bocca di tutti, e nel caso di vittoria di Michaels sarebbe un ritorno alle sue origini, con la possibilità che chi un giorno dovesse strappargli il titolo non avrebbe solo vinto un titolo intercontinentale o solo battuto Michaels (visto che entrambe le cose sono diventate abbastanza “consuete” in WWE) ma avrebbe vinto un titolo intercontinentale E battuto Michaels. Un unicum.

O pensate a Kaz, che vincendo il Terrordome ha avuto una title shot sia all’X-Division Title che al World Title. LA TNA ha fatto passare l’idea che entrambi i titoli siano importanti. E a Slammiversary Kaz vincerà, ma se non dovesse vincere sarebbe ancora meglio, perché passerebbe l’idea che vincere l’X-Division Title non è più facile che vincere il World Title ma sono entrambi due risultati ardui da ottenere.

In soldoni, come abbiamo detto tante volte bookare uno show è la cosa più difficile che ci possa essere, e la gestione delle cinture secondarie è il particolare più delicato in cui può incorrere un booker. Si rischiano facilmente tre paradossi: un’eccessiva valorizzazione della cintura secondaria a scapito di quella primaria (come accadde nell’ultima ECW), il rischio di non permettere ai migliori lottatori della compagnia di lottare per il titolo massimo della federazione (come accadeva nella TNA del 2005 con l’eccezione schizofrenica di Styles) o la volontaria trascuratezza delle cinture secondarie per focalizzarsi solo sul/sui main event degli show (come accade nella WWE attuale).

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi, o volete dirmi come la pensate voi sugli argomenti di cui in discussione, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it . Ah, e per chi lo avesse notato: sì, mancano due settimane. Hype…:-)

Stay Tuned. Rob.
11/08/2023 17:31
 
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Jericho-Michaels per l'intercontinentale non era affatto una brutta idea.
Comunque Styles e Joe non è che sono nati main eventer, e ai tempi il problema era proprio la mancata crescita dei wrestler della X-Division, che essendo gestiti male, non riuscivano a diventare dei nomi di spicco.
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Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
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16/08/2023 13:38
 
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HIGH FLYIN 99 - VIVA LE DONNE

A cura di The Rob In Town 79

La cosa che allo stesso tempo amo e odio dell’estate è il modo in cui si vestono le ragazze. Non posso non osservarle. Se sono single, mi beo così tanto della vista che ho intorno che poi giro per strada distratto, non ragiono e l’unica cosa importante diventa trovare qualcuna con cui trascorrere tempo prezioso e mi pento di non essere in coppia. Se sono in coppia invece mi sento come quando sono a dieta stretta e mi portano in pasticceria, o come se in un museo mi obbligassero a guardare solo un’opera d’arte e mi impedissero di guardare e soprattutto toccare tutte le altre. Che vita difficile. Con le donne ho sempre avuto uno strano rapporto: il 90% mi considera un gentiluomo d’altri tempi, e il restante 10% mi considera uno str… bè, si è capito. E ovviamente quelle che più mi interessano sono quelle che più ce l’hanno con me. Deve essere una della Leggi di Murphy. Ma in ogni caso, non posso non adorarle.

VIVA LE DONNE

“Quando si scrive delle donne, bisogna intingere la penna nell'arcobaleno”, Denis Diderot.

Per chi si stesse chiedendo cosa rappresentasse l’aforisma, sì la risposta è quella: visto l’argomento “delicato” dell’editoriale ho pensato di esordire con un aforisma un po’ para…para…parasociale, diciamo. :D

Senza scherzi, visto che questo è un sito di wrestling e in questo editoriale si parla di wrestling, ovviamente oggi mi volevo focalizzare sulle divisioni femminili di TNA e WWE, che ultimamente hanno fatto parlare molto di sé, tra frecciatine reciproche, picchi di ratings, possibili spin off e chi più ne ha più ne metta.

Cominciamo con la Knockouts Division, quella che sarcasticamente è già stata ribattezzata qua in Italia “Gnoccaut Division”, viste le belle figliole che la popolano. Fanno alti picchi di ratings, fanno ottimo wrestling, le storyline sono tutte particolarmente interessanti, e ognuna di loro ha un personaggio. E scusate se è poco.

Più che altro stanno unendo molto bene la categoria al “cross the line” che il management vuole dare come impronta alla compagnia. Nel bene e nel male, la TNA presenta Donne. Donne reali. Prendete la Beautiful People. La TNA (ebbè, già il nome…) prende un’idea partorita nelle indies,il famoso tag team T&A, Talia e April, prende anche una ragazza con la stessa iniziale del nome di April (Angel, molto meno brava tecnicamente ma decisamente più bella) e da’ loro la stessa gimmick ma cambiando per motivi di copyright il nome. Non T’n’A (tits and asses, che peraltro rimangono nell’entrata, dove A ha il top scollatissimo per mostrare le bellissime T, e T ha una minigonna cortissima per mostrare l’illegale A) ma Beautiful People. Odiose? Può darsi, rappresentano le classiche ragazze che se la tirano, che considerano la bellezza quale unico valore e il successo come unico fine. Ora prendete le ragazze che vogliono diventare veline, non sono come Talia e Angel? Ecco. Solo per questo sono cattive ragazze? No. Cross the line!

O prendiamo ODB. La classica ragazza bruttarella ma compagnona, “over” per la simpatia, la straordinaria energia, ma a cui i ragazzi preferiscono sempre l’ochetta antipatica ma bella. Da qui l’odio per le belle ragazze, “I ain’t another pretty face!”. Perciò da una parte il pubblico maschile la adora perché è la classica “amicona sboccata e divertente” (ma l’avete visto l’ultimo Impact quando fa tutta l’intervista con Lauren che, obbligata da ODB, deve toccarle le tette per tutto il tempo? :D) ma dall’altra nessuno la voterebbe come “miglior knockout”. Cross the line.

Molto si è parlato dello spot che ha visto protagoniste le Knockouts per hypare il “Cross the Line” (a proposito, lo spot con Booker T è un Capolavoro, chi lo ha scritto è un genio) ma alla fine non hanno detto altro che la verità. Sono dei bei corpi che fanno buon wrestling. Ogni ragazza ha il suo ruolo nello show. C’è Valerie, che ha una classe immensa ed è davvero l’unica donna nel wrestling moderno a poter reggere il confronto con la povera Elizabeth, c’è la Decima Meraviglia del Mondo Kong, c’è la babyface per eccellenza Gail Kim, che quest’anno si è clamorosamente reinventata addirittura brava nei promo (“do you want to make me bleed? Make me bleed. Do you want to hurt me? Hurt me”), e c’è colei che si è sacrificata in nome dello show, la novella Rossella d’Arco Roxxy Laveaux. E i cori “you’re still sexy”, benché bugiardi, sono stati l’unico coro intelligente partorito dalla Impact Zone da eoni a questa parte, in clamorosa distonia col coro più stupido partorito da eoni a questa parte e cantato fino al minuto precedente.

C’è chi vi ha visto una frecciatina alla WWE, in due punti distinti: quando dicono che non fanno bikini contest e che non sono divas. Ma fermo restando che frecciatine tra un concorrente e l’altro sono normalissime, la WWE in homepage sul proprio sito aveva messo solo due settimane prima la scritta “True Knockouts” accanto ad un’immagine delle proprie Divas. Scandalo al sole? No, battute. Frecciate. Sarcasmi reciproci.

Tra l’altro mai nella storia del wrestling le donne sono state così considerate in ottica “concorrenza”. L’unico episodio celebre è Alundra Blayze che si trasferisce in WCW portandosi appresso la cintura di campionessa WWF e gettandola nella spazzatura (evento da cui partirono le paure di McMahon in ottica screwjob). Ma i fasti della divisione femminile avvennero quando ormai la WWF era diventata monopolista, mentre la prima grossa avvisagli di chiusura della WCW arrivò quando furono licenziate tutte le donne della federazione Stacy Kiebler esclusa (più l’infortunata Torrie). E anche ai fasti del catch giapponese, quando vi erano ottimi incontri femminili, le donne comunque “non facevano ratings” anche perchè il loro aspetto fisico non era solo imparagonabile a quello del 90% delle Knockouts e delle Divas, ma anche a quello della ragazza media che si incontra sul treno o nei negozi. Erano “contorno”, nulla più.

Divas, già… Ultimamente si spera sia cambiato qualcosa. Ho letto che si vocifera di un female ladder match. Ottima idea, già fatta in OVW tra l’altro tra due membri (membre?) dell’attuale roster di Raw, ma la realtà è che la WWE si è fatta fregare l’esclusiva della prima in una major dal match di Sacrifice. Però l’idea è buona. E a One Night Stand avremo addirittura un I Quit Match (e anche qui direi che sarà una novità assoluta). Ma il vero problema della Divisione Femminile WWE non è tanto nell’assenza di wrestling o nella scarsità di storyline, ma dai Personaggi proposti. Come detto sopra, le Knockouts sono “personaggi reali”, emblemi del “cross the line”, e ci si può facilmente identificare con loro.

Invece come fa il pubblico a considerare un’ex pornostar come Candice come la “ragazza della porta accanto”? O a sostenere come idoli Maria e Ashley che hanno, rispettivamente, la gimmick dell’oca e la gimmick della pseudo-Avril Lavigne? Tanto che l’unico personaggio femminile amato in WWE è Mickie, che dalla sua ha l’energia, il talento e capacità recitative. Ma senza personaggio rischia di “morire piano piano” anche lei.

Trish perché era amata? Perché all’esordio era sempre sorridente, ma sembrava anche scaltra, e dava proprio l’idea di quella che “sapeva fare la bomba sexy” (che poi, a me non è mai piaciuta, ma quelli sono gusti). Ora in WWE ci sono ragazze bellissime, forse anche più belle di Trish, ma sono “solo belle ragazze”, non sanno fare le “bombe sexy”. E poi la Stratus ha sempre accresciuto il proprio status (scusate il gioco di parole) perché il pubblico l’ha vista costantemente migliorare in tutti i campi: carisma, abilità sul quadrato, tutto. E sempre con classe. Trish su Playboy non l’avremmo mai vista. Non per niente ha criticato il Bunnymania Match e ha espresso gioia per la Knockouts Division. O prendete Lita: esordì in WWE facendo un moonsault perfetto, si prese bump persino nei TLC, cioè in match che il pubblico ha adorato, e con Edge divenne la top heel WWE.

Ma è tutta la società che sta cambiando: avete notato che in ogni PPV WWE e TNA c'è sempre un match femminile? Se prima le ragazze erano “inutili” ai fini degli ascolti, ora invece sono diventate fondamentali, sono sempre il picco d'ascolti dello show. E non solo perchè come diceva un mio amico, “tira più...”, ehm, già sapete, ma perchè l'evoluzione della società ha portato a vedere come normale una donna competere in un mondo maschile, una donna tentare di “sopraffare” le altre per fare carriera, una donna sedurre un uomo per avanzare. O, in positivo, una donna parlare epicamente come un uomo, una donna raggiungere i propri obiettivi grazie alla propria tenacia, una donna essere “l'attrazione principale” di un'azienda.
Cross the line. La società si evolve ed il wrestling con esso. E se lo fa anche con ragazze in minigonna, non posso certo esserne dispiaciuto.

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi, o volete dirmi come la pensate voi sugli argomenti di cui in discussione, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it . A proposito, sì, sette giorni.

Stay Tuned. Rob.

16/08/2023 14:43
 
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Finora, il suo pezzo migliore. Ai tempi, io e lui eravamo tra i pochi a valorizzare il wrestling femminile (ricordo che scrissi pure un paio di speciali sulla Shimmer Women Athletes). Tra l'altro, l'allora TNA stava anticipando quella che sarebbe stata la Women's Revolution della WWE.
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Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
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21/08/2023 07:32
 
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Sono passati ormai due anni e mezzo da quell'aprile 2006. Contattai Rob sicuro che avrebbe accettato l'offerta, non so perché, ma avevo la certezza che avrebbe sposato il nostro progetto, forse perché tra me e lui c'erano già stati contatti su altri forum e c'era già una piccola stima reciproca, malgrado ci conoscessimo relativamente poco. Il sito arrivava dal cambio di proprietà, dal periodo di chiusura per la risistemazione dello stesso, dovevamo rilanciarci in qualche modo e lo facemmo portando sul wrestling web il miglior editorialista che c'è sulla piazza. Lo dico senza mezzi termini, Rob e l'High Flyin' sono la miglior cosa del wrestling web sotto il punto di vista editoriale. Il suo modo di pensare e di raccontare il wrestling non l'ho trovato da nessun'altra parte; è capace di emozionare con il solo uso di tasti, è capace di far rivivere atmosfere epiche, storiche, come nessun'altro e poi non è mai banale in ciò che dice, apre sempre punti di discussioni importanti e anzi, il più delle volte, risponde a quesiti che magari noi neanche ci eravamo mai posti prima ma che alla fine hanno una loro importanza. L'high flyin' è un pezzo storico del sito, Rob è un amico per tutti noi, sempre pronto a consigliarci, da farci da Zio, come lo chiamava Alessandro Tavecchio, il nostro buon caro Meltdown Machine. Per noi è stato ed è uno Zio, ma per il sottoscritto prima di tutto è un grande amico, uno che al tuo 18esimo compleanno ti manda il messaggio alle 8 di mattina facendoti gli auguri, che ti consiglia in situazioni difficili e che ti è vicino moralmente, facendotelo sentire, nei momenti bui. Rob è un ragazzo speciale che mi ha aiutato molto anche nella vita di tutti i giorni con la sua visione aperta di tutto quello che accade attorno a noi. Il tempo avanza, arriverà il momento in cui appenderà la tastiera al chiodo, ma questo non deve essere una scusa per creare dispiacere, anzi, dobbiamo cogliere e apprezzare, come abbiamo sempre fatto, tutti gli High Flyin' che da oggi in poi verranno pubblicati. E, statene certi, saranno ancora parecchi malgrado Rob dica di no, perché lui ama ciò che fa e noi amiamo ciò che lui crea.

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HIGH FLYIN 100 - I CENTO VOLI

A cura di The Rob In Town 79

Circa ventisei mesi fa mi fu proposto di collaborare con questo sito. Era mia intenzione rifiutare, come stavo facendo con gli altri che per oscure ragioni mi stavano contattando, e mi avrebbero poi contattato, con lo stesso scopo. Ma qua accettai volentieri, c'era entusiasmo, c'era un progetto, e il direttore mi dava la libertà più assoluta. Così pensai che volevo rendere il mio editoriale il più libero ed innovativo possibile: un editoriale completamente smart, slegato da ogni logica di tifo e da ogni logica di contingenza, che “volasse alto” su tutto quanto fosse wrestling: ci sono stati numeri storico-divulgativi, altri emozionali, sicuramente in molti ho cercato dei bizzarri esercizi linguistici e ho tentato di riassumere in epicità quanto noi vivevamo come quotidianità, ma nella maggior parte ho cercato davvero di dare un punto di vista il più smart possibile al wrestling. Ma quando fui “assunto”, pensai che sicuramente non sarei arrivato nemmeno a cinquanta numeri, ne ero proprio certo, e invece oggi mi trovo a “festeggiare” i cento numeri della rubrica. Ho sempre sentito le ricorrenze, ed adoro i numeri tondi: una volta ho sorpreso una ragazza facendole notare che quel giorno era il nostro millesimo giorno insieme, un'altra volta organizzai tra mille peripezie una giornata particolare solo perché c'era da festeggiare una data palindroma, e le persone a cui voglio bene sanno che per il loro compleanno devono aspettarsi da me una chiamata o un sms o un'e-mail a mezzanotte e uno. E oggi sono cento numeri. Tanti. Forse anche troppi.

I CENTO VOLI

“La vita si può capire solo all'indietro, ma si vive in avanti”, Soren Kierkegaard.
“Non penso mai al futuro, arriva così presto”, Albert Einstein
“Il tempo che ti piace buttare, non è buttato”, John Lennon

Vista l'occasionalità dell'evento, addirittura il numero del centenario, ho pensato di abbondare e mettere addirittura tre aforismi invece che uno. :-D

Ho tanto pensato a cosa avrei dovuto e potuto scrivere per questo “numero speciale”, e alla fine ho pensato di fare quello che volevo diventasse questa rubrica, un “Manifesto del Pensiero Smart”. Se la tendenza del momento è quella di recuperare il lato mark del wrestling, io invece continuo nella mia opera smart. Non voglio né indottrinare nessuno né tanto meno convincere altri che il mio modo smart di vedere le cose sia il più giusto, semplicemente cerco di dare un'alternativa a chi possiede e dimostra la pazienza e la bontà di leggermi.

C'è un paragone che faccio spesso: pensate ad una partita di calcio, e pensate a chi va a vederla: ci sono tifosi sfegatati, che sperano solo che la propria squadra vinca, e se ne vanno in curva, e il loro scopo è sostenere la propria squadra come ogni settimana. Ci sono tifosi occasionali, i quali hanno simpatia forte per una squadra, vogliono vederla vincere ma vogliono anche vedere una bella partita, e il loro scopo è passare una giornata in allegria, ma non sono fan continuativi. E poi ci sono i giornalisti che vanno in tribuna stampa: alcuni sono finti giornalisti alla Corno o alla Crudeli e in realtà sono dei rappresentanti della curva, come vanno di moda adesso (pensate alle telecronache di Mediaset Premium), altri invece vanno alla partita solo per raccontarla, senza prendere posizione netta sul match. Tutte scelte legittime.

Obiettivo di questi ultimi è raccontare la partita, spulciare le caratteristiche dei giocatori, cogliere i cambiamenti in corso nella tattica, ragionare su quanto una sostituzione può influire nell'economia nel match, calcolare il rapporto cross eseguiti/cross tentati di un giocatore, ed esaltarsi per una diagonale ben eseguita o un'intelligente apertura di gioco.

Io sono così. Quando guardo un match di wrestling l'ultima cosa che mi interessa è il vincitore, mi interessa vedere come racconteranno la storia, come la eseguiranno tecnicamente e come riusciranno a mostrare le loro emozioni al pubblico e come riusciranno a far tirare fuori al pubblico le loro proprie emozioni che nella vita quotidiana faticano a manifestare. Per capire in che modo verrà impostato il match, in che modo verrà costruito il finale, in che modo verrà gettato un ponte verso il prossimo futuro della storyline. E in che modo verrà, per usare una mia più volte citata frase, “raccontata fumettisticamente la società”.

Un modo di pensare asettico? No, affatto. La passione per il wrestling la si misura dall'amore incondizionato per un lottatore? O per una federazione? O per un mero stile di lotta? Non credo. Per me la si misura dalla passione per tutto ciò che è wrestling. Perché io devo auto-punirmi e non devo chiedermi cosa c'è dietro le quinte, perché non devo sforzarmi di comprendere per quale ragione vengono fatte certe scelte e non altre (e il “capire” per me è sempre stato più fondamentale del mero “vedere”), perché devo autolimitarmi la vista negandomi i dettagli, i particolari, il “contenuto” del match solo per concentrare le mie energie sul tifo per un wrestler? Perché non devo godermi fino in fondo le emozioni che un match vuole trasmettermi?

Ricordo un aneddoto che vedeva protagonista Pitagora: diceva che c'è gente che va al mercato per fare affari, gente che va al mercato solo per divertirsi e gente che va per osservare gli altri. E' così che mi sento io: osservo. Ed è così che mi sento di raccontare il wrestling a chi ha la bontà di leggermi e condividere un po' del suo tempo con questo editoriale. Io non credo (e francamente, nemmeno lo spero, anzi) che chi legge queste pagine condivida sempre il mio pensiero né tantomeno che veda il wrestling come lo vedo io, ma credo che chi mi legge lo faccia per sentire un'altra campana, per vedere la realtà da un punto di vista diverso, un punto di vista quasi puramente smart.

Che non vuol dire contare le mosse, o “farsi le seghe mentali”, o dire che “è tutto finto”o, cosa di gran lunga peggiore, non divertirsi. Significa semplicemente deframmentare ciò che si vede e dare un senso ai dettagli. O, allo stesso tempo ma dalla prospettiva contraria, contestualizzare tutto in un unico significato, diverso per ogni match.

C'è stato un tempo, negli anni '90, in cui la mia curiosità, la mia abitudine, chiamiamolo pure con quello che ritengo essere il termine più adatto, “hobby”, per il wrestling si traduceva in qualche puntata di wrestling rubacchiata da canali arabi o tedeschi e, quando scoprii l'esistenza di Internet, in qualche report letto di straforo prima di fare salotto al mattino in università. Ora la moderna tecnologia mi permette di vedere due show settimanali, normalmente Raw e Impact, in una settimana, e due PPV in un mese. In pratica invece che vedermi la sera un brutto programma d'intrattenimento o rivedermi per la decima volta un film visto e rivisto, mi diverto a vedere umane storie di moderni gladiatori che raccontano da un punto di vista alternativo la società in cui vivo (sì, sono un nerd. :D).

Adoro la filosofia, la trovo l'unica scienza che invece di occuparsi del contingente cerca di trovare nuove domande e ampliare così i confini dell'intelligenza e della curiosità umana. E gli stessi schemi applico al wrestling: mi interessa scoprire non il “chi” ma il “cosa”, non il “quando” ma il “come”, non il “dove” ma il “perché”. E mi piace condividere con gli altri le nuove domande che mi pongo, le possibili risposte che trovo, scoprire la ricostruzione di un avvenimento.

E siccome siamo tutti teste pensanti, a volte possiamo sbagliare valutazione. Il confine tra illusione e realtà è spesso labile, e le idee sbagliate fanno presto a saltare fuori. Ma è meglio avere idee sbagliate che non averne.

Il metodo smart è per l'appunto un metodo. Non offre risposte universali né trucchi per scoprire a priori i risultati dei match, ma offre chiavi di lettura quasi scientifiche per determinare l'emozionalità di un match. No, non è una contraddizione. L'universo è fatto di storie e di atomi, e se non si conoscono gli uni non si possono capire gli altri e viceversa. Io cerco di raccontare le storie (l'Epicità, il Significato, la Gioia, la Rabbia, il Trionfo, la Disfatta, etc...) così come gli atomi (i suplex, l'evolversi di un feud, la logicità della storyline, l'esecuzione tecnica e l'abilità nell'eseguire promo, i voli dal paletto, etc...). Se poi ci riesco o meno, questo è giudizio di chi legge e non di chi scrive.

Ma con me sapete cosa state leggendo: un punto di vista smart. Smart che ultimamente nel wrestling web sono visti come paria, va di moda dire che “da mark ci si gode il wrestling, da smart si critica”. Non è vero, è solo un modo diverso di godersi il wrestling. Taccuino invece che bandiera. Ragionamento invece che salti di fede. Empatia invece che simpatia.

Sì, lo so, ho scritto troppo e forse non sono neanche stato troppo chiaro. Ma giunto al centesimo numero, volevo dare un senso ai novantanove numeri precedenti. Anche perché sono sicuro non ce ne saranno altri cento, anzi, potrebbero essercene ancora molto pochi. Sto invecchiando, e il tempo ha scalini obbligati ai quali è difficile e sbagliato sfuggire.

Se vi va di condividere un pensiero con me, di dirmi cosa ne pensate del lato smart del wrestling, o vi va una chiacchierata sul wrestling o avete solo semplicemente voglia di condividere un'opinione o un pensiero e/o avete qualche curiosità, sarò lieto di rispondervi e di discuterne in tranquillità mediante il mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.

[Modificato da Ankie 21/08/2023 07:34]
21/08/2023 08:17
 
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Anche io un tempo ero un patito degli auguri a mezzanotte (ora lo faccio solo con 2-3 persone), ma la data palindroma mi ha sorpreso *___*
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21/08/2023 08:20
 
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Che rompicoglioni che siete [SM=x5891208]

Sembra un Manifesto anti-Colosso questo Pezzo, solo che alla fine i due confluivano adorando entrambi Warrior/Savage di WM7
21/08/2023 09:03
 
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La parola "smart" viene ripetuta non so quante volte [SM=x5891211]
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30/08/2023 12:11
 
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HIGH FLYIN 101 - QUESTO FOLLE SENTIMENTO CHE

Sarebbe pleonastico scriverlo, ma ovviamente ringrazio tutti coloro che hanno speso belle parole per me per la “ricorrenza” di settimana scorsa, soprattutto l’amministratore del sito e l’amministratore del forum, visto che entrambi hanno manifestato apertamente la loro stima per il mio lavoro. Ma torniamo a pesce sui consueti argomenti di discussione. Come avete imparato a conoscere nei cento numeri precedenti, ho una visione molto particolare della vita. Da una parte iper-moderna (chi di voi mi scrive, sa già che ho una mentalità decisamente progressista), dall’altra invece molto “antiquata”: sono legato a valori di stampo classico, dei quali ho spesso anche parlato in questa rubrica per rappresentare la Visione Fumettesca e volutamente esagerata della Società. Io ogni giorno provo tutte le emozioni possibili: rido (tantissimo), spesso sono abbacchiato, perdo la testa per una bella ragazza ogni tre secondi e cerco di dare epicità anche all’avvenimento più insignificante. Sopra le righe? Può darsi. Ma è bello vivere intensamente.

QUESTO FOLLE SENTIMENTO CHE

“Tutti amano chi ama”, Ralph Waldo Emerson.

Sono accadute diverse cose questa settimana, è difficile parlare di un solo argomento, però…però un filo comune lo ho trovato. Sarà la primavera. Sembrerà stupido, ma a seconda delle stagioni tutti noi associamo certe cose a certe sensazioni, e, come ripeto sempre citando Terenzio, “sono un uomo, nulla di ciò che è umano mi è alieno”.

Non ho tenuto nascosto in alcun modo che l’evento che più aspettassi in campo wrestling in questa prima metà dell’anno fosse il segmento del matrimonio di Slammiversary. E non posso certamente tenere nascosto ora che, dopo averlo visto, lo considero invece la maggior delusione degli ultimi tempi, come da motivi piegati ampiamente nel La Sa Lunga.

Passando invece all’altra sponda del wrestling, a Raw è scoppiata con esiti fino ad ora tragici, la Million Dollar Mania, e sono ricominciati ciclici i consueti bizzarri discorsi sul Raw diventato show per bambini (basati, come di consueto, su un “solidissimo” argomento: a One Night Stand non c’è stato sangue!).

Infine, come ho scritto due settimane fa WWE e TNA stanno puntando sempre più sulla parte femminile del loro roster. Uhm… Mumble, mumble…

Ecco cosa mi sembra mancare nel mondo del wrestling da un po’ a questa parte! Ma partiamo da lontano. Quando eravate bambini cosa è che vi dava fastidio vedere in televisione, soprattutto se eravate con i vostri familiari? Tutte le persone a cui ho fatto questa domanda mi hanno dato la stessa risposta: le cene con baci o in cui comunque i protagonisti si scambiavano “smancerie da fidanzati”. Ai bambini non piace vedere rappresentato l’amore uomo-donna per un motivo molto semplice: è un’emozione che non concepiscono ancora.

Io stesso con sarcasmo dico sempre che il wrestling web ha la sua parte più becera in coloro che dicono sempre che Raw non è più come una volta (ricordiamolo, un “una volta” spesso non vista e vissuta) e che dicono che certi wrestlers siano gli idoli degli ottenni e pertanto solo per questo motivo non consoni al loro gusto di navigati uomini adulti che fumano il sigaro, dico sempre che Raw non può essere “sesso e violenza”.

Il problema è proprio che se si deve rappresentare quel particolare sentimento/emozione/realtà che è l’amore il wrestling mainstream, ma soprattutto la WWE, ricorre sempre all’amore fisico, che è di più facile impatto per il grande pubblico: la Sex Celebration tra Edge e Lita, i segmenti saffici delle Divas, la collaborazione con Playboy, etc…

Perché invece la storyline di Black Machismo e So Cal Val ha avuto tanto successo? Perché si è rivolta ad un pubblico “orfano” di un’emozione. Il wrestling negli ultimi anni ha trattato molte emozioni ma non l’amore. Negli ultimi anni l’unica storyline che mi ricordo in cui l’amore ha avuto un ruolo significativo è stata quella tra Christian e Jericho con Trish di mezzo che ha caratterizzato il loro feud dalle Series del 2003 fino ad Unforgiven 2004, quasi un anno di (interessantissimo) feud. Storia classica: il cattivo che diventa buono redento dall'amore per una donna, ma sul più bello la donna lo tradisce con il suo migliore amico, lo stronzo della situazione, e da qui i propositi di vendetta.

Una storyline che messa così sembrerebbe anche piuttosto banale, ma che lo straordinario talento dei tre protagonisti e, strano ma verissimo, la novità della storyline, tra l'altro di facile immedesimazione, resero ottima. Così come la Brava Ragazza Elizabeth fece sognare una intera generazione di appassionati. Tanto che quello che molti (me compreso!) considerano il match migliore di sempre, cioè Warrior contro Savage di Wrestlemania 7, viene ricordato anche per lo splendido post match, la Riconciliazione dei Due Innamorati e il loro Destino d’Amore.

Forse che in una società in cui l’Amore con la A maiuscola è stato soppiantato dall’amore più passeggero e dall’amore carnale (che, a scanso di equivoci, ho in ogni caso sempre adorato!:D) non sia necessario, o anche soltanto considerato possibile di interesse, rappresentare la società attraverso l’Amore?

Eppure pensate a quante storyline si potrebbero creare basandosi su di esso. Un campione face che rinuncia al proprio titolo dovendo scegliere tra la cintura e una donna. Una situazione “cross the line” tra due personaggi imperfetti che pur amandosi finiscono per trattarsi male l’uno con l’altra. Un obiettivo, magari una cintura, da raggiungere in nome di detto sentimento.

E invece no. La TNA e la WWE danno molto spazio alle loro donne ma le confinano in una riserva indiana per sole donne. Storyline divise per generi. Se una donna interagisce con un wrestler uomo spesso è una valletta e non una lottatrice. Si faceva prima l’esempio con Valerie, ma ci sarebbe anche Karen. E quando Gail Kim andava in main event in PPV era semplicemente perché era la valletta di Jarrett ma non aveva ancor combattuto un solo incontro ad Orlando. Eppure strafde percorribili ce ne sarebbero molte: una ODB delusa perché un da lei amato ha preferito “an other pretty face” a lei, le Beautiful People in una storyline in cui è coinvolto un “beautiful people” versione maschile (tipo il Luger o il Rude dei tempi d’oro), una Roxxi che viene corteggiata da un lottatore che la considera bella anche mezza calva e lei pensa che lui la stia prendendo in giro. E se gli esempi non vi piacciono pazienza, li ho pensati in tre minuti, ma ciò che conta è il concetto.

Ora in WWE pare essere iniziata una mezza storyline tra Cena e la James (si dice che sia ispirata da una vera loro unione anche nella vita privata), vediamo dove porterà. Spunti interessanti ce ne potrebbero essere a iosa, basta avere la voglia di puntare su una nuova emozione da mostrare al pubblico.

La realtà è che storyline come queste risultano sempre impegnative, occorre che vengano scritte con accortezza e lungimiranza. Pensate al triangolo Noble-Palumbo-McCool: non ha avuto un seguito. E' stato in-sensato. La McCool continua a fare ciò che faceva prima: lottare male e mostrare il fisico. Palumbo e Noble sono praticamente scomparsi e se ne sono ampiamente fregati di tutto quanto avvenuto tra loro nel comunque interessante feud di inizio 2008. Meh. E la stessa cosa accadde in ECW con Knox, Punk e Kelly.

Al massimo l'Amore rappresentato in WWE o TNA è quello interessato di Edge per Vickie, quello ossessivo della stesa Vickie per Edge, o quello litigioso tra Angle e Karen. E l'unico potenziale Vero Grande Amore, quello tra Jay e Val, mi viene rovinato da un turn heel telefonato, da quattro arzilli vecchietti e da una reazione talmente stereotipata da non rientrare per nulla nel “cross the line” della federazione. Avrebbero potuto e dovuto esserci Discorsi, Citazioni di quanto accaduto diciassette anni fa, avrebbero potuto e dovuto esserci vere interferenze esterne. Avrebbe dovuto, in soldoni, essere un Evento. Come giustamente dovrebbe essere celebrato un Grande Sentimento.

Ho adorato il wrestling in tonalità scure come in alcuni celebri feud di Taker o di Sting. Ho adorato feud rosso sangue come quello recente tra gli ex AMW o quello tra Foley e Flair. Ho adorato feud tinti di speranza e di coronamento di sogni sportivi, come il primo titolo di Joe, il Boyhood Dream di Michaels e la tenacia di Mysterio. Ma una tavolozza di colori per essere completa ha bisogno di tutti i colori, anche del tanto ingiustamente vituperato rosa. Ah, l'Amore, questo folle sentimento che...

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi, o volete dirmi come la pensate voi sugli argomenti di cui in discussione, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
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10/09/2023 06:45
 
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HIGH FLYIN 102 - L’APOLOGIA DELL’ALTO VOLO

Due settimane fa sono ufficialmente entrato tra i “decani” del wrestling web. E la cosa mi ha fatto pensare: innanzitutto a quanto ingenuo fossi quando ho cominciato e a quanto sono invece dovuto diventare mio malgrado più smaliziato oggi. Ho scoperto una piccola comunità di gente che condivide uno stesso hobby e che cerca di coltivarla anche quando ha smesso di essere “moda” e ha ormai fatto lo step necessario a renderla “passione”. Ma ho scoperto anche un piccolo mondo fatto di risentimenti, delimitazioni di territorio, egocentrismi e nonnismo. Ho scoperto che sul web, che dovrebbe essere il territorio principe dell’innovazione e del progresso, esiste in realtà una radicatissima forma di bigottismo intellettuale e che esistono le più becere forme del relativismo e del suo contrario, l’assolutismo. Io rimango il più convinto sostenitore del grigio da un lato e del progresso dall’altro. E visto che ormai in cento numeri mi avete imparato a conoscere, mi sembra quasi pleonastico mettere il disclaimer avvertendo che sarà un numero ironico, autoreferenziale e bizzarro. Di cosa si parlerà? Di ciò di cui più amo parlare: filosofia purissima. E, conseguentemente, dell’essenza del wrestling.

L’APOLOGIA DELL’ALTO VOLO

“Eppur si muove”, Galileo Galilei.

C’era una volta un uomo greco che si spacciò per brasiliano per giocare nella Fiorentina, che scappava dalla sua patria perché là era stato messo sotto processo: la sua colpa era quella di comportarsi da tafano verso gli altri avventori dell’agorà. Ogni giorno infatti scendeva nell’agone dialettico delle discussioni sul wrestling, ed ogni giorno si ritrovava a discutere, anche animatamente, con le stesse persone, che portavano avanti concetti ben radicati. E ve ne erano di diversi gruppi.

Da una parte vi erano i sofisti, i cosiddetti IMHOisti: costoro reputavano che tutto dipendesse dal gusto, e che niente di oggettivo esistesse al mondo. Tutto era o inconoscibile, o non classificabile, o inesistente. Negavano l’esistenza di Verità Assolute, negavano la possibilità di giungere ad una classificazione assoluta e/o definitiva delle cose, negavano l’esistenza di idee oggettive. Il loro ateismo di pensiero si concretizzava nell’idolatria di un solo dio, il dio Gusto. Solo il Gusto poteva mostrare le cose, perché solo il Gusto diceva la verità, personale e diversa a seconda di ogni individuo (il Gusto era dunque un dio “casalingo”, come i Lari o i Penati) e rendeva quindi veritiero ogni pensiero che fosse da Esso suggerito.

L’Etica del Perlopiù (non importa dire cose corrette, basta dire cose che siano corrette per il proprio Gusto), la Dittatura della Maggioranza (lo pensiamo in tanti, perciò è vero o comunque è vero perché condiviso), il Voluto Ambito Limitato di Conoscenza (“se un leone potesse parlare, non lo capiremmo comunque”, e dunque, deduco io, nemmeno saremmo interessati a cercare di comprendere la sua lingua).

Si può dire che Angle sia più tecnico di Jeff Hardy? No, va a gusto. Si può dire che Hernandez sia più agile di Mark Henry? No, va a gusto. Si può dire che Edge sia più carismatico di Snitsky? No. Perché? Indovinato, va a gusto. Prima queste considerazioni venivano definite normali, ora spesso vengono considerate normali sì, ma accanto c’è sempre l’aggettivo IMHOista, della qual parola mi “vanto” di essere stato uno dei coniatori, se non “il” coniatore.

E tali IMHOisti guardano con sospetto ai tafani, perché i tafani tentano di trovare dei Princìpi con cui comprendere il mondo, tentano di comprendere i “perché” delle cose, senza accontentarsi a credere per fede a ciò che viene mostrato. Ricerca che spesso è molto lunga e difficilmente fruttuosa per “colui che specula sulle cose celesti, che investiga i segreti di sotterra, che le ragioni deboli fa apparire più forti e questo va insegnando”. Insegnando in modo libero, visto che il tafano è il primo a sapere di non sapere, e a circondarsi di gente eterogenea, la maggior parte delle quali non ha sulle cose la stessa idea del tafano e il tafano non vuole ce l’abbia, visto che Imparare è una forma di scambio reciproco. Il tafano impara qualcosa dal lettore e il lettore impara qualcosa dal tafano.

Ma il tafano con la sua irrequietezza di ricerca e con la sua ansia di progresso si fa nemici non solo i relativisti, ma anche l’altra corrente di pensiero che impazza per l’agorà: i Tradizionalisti, i Difensori del Pensiero Dominate. Così allo stesso modo in cui quattrocento anni fa fece Meleto di Salamina, gli Accusatori si fanno forti dl numero, in una dittatura della maggioranza solo formalmente rappresentante del pensiero contrario rispetto a quella usata dagli IMHOisti.

Non so se qualcuno di voi a scuola ha mai studiato filosofia: chi lo avrà fatto si ricorderà di Anassagora, chi non lo ha fatto scoprirà ora una piccola cosa nuova: Anassagora fu incriminato per aver detto che la Luna e il Sole non erano dei ma due pietre incandescenti che “stavano” nel cielo. Ora noi sappiamo che la Luna e il Sole non sono pietre, ma ancora di più sappiamo che non sono dei: e capiamo che l’idea di Anassagora, benché sbagliata, fu il primo vero passo per smitizzare ciò che non si voleva comprendere ma in cui si voleva meramente credere, e il primo vero passo per tramutare la Religione in Scienza. Ha sbagliato? Steak Hutsie, come recita la mia bisteccheria preferita, reputo più intelligente un approccio più inesatto ma più “ricercatore del Principio” che non un discorso indimostrato ed indimostrabile ma fatto passare per vero solo perché meramente “condiviso”.

Ma i Cinquecento, i veri padroni della città, non erano d’accordo: per i Cinquecento infatti, o comunque, per meglio dire, per la maggior di parte di loro, non si può contravvenire a certi Assiomi. Non si può dire che i Vincitori a volte hanno torto e i Vinti a volte hanno ragione (motivo per cui Paolo non si può discutere anche se Carlo e Stiniero lo discutono, e motivo per cui non si può parlare di Atlantide perché Atlantide è morta e ora esiste solo Atene). Non si può criticare il Potente per le sue parole ma lo si può soltanto venerare, non si può trattare i cinquecento come se si fosse loro pari ma ci si può rivolgere a loro soltanto da Inferiori, da poveri servi.

In più nell’agorà spesso il vostro Tafano si imbatteva in un tipo strano di discorsi, discorsi su Atene e su Sparta e su Tebe. E a questo proposito un’ultima cosa ha incuriosito il povero Tafano. I Cinquecento sono Ateniesi e sono nemici degli spartani e dei tebani, tanto che i tebani neanche li considerano mentre degli spartani ne parlano solo per parlarne male. Però nei loro scritti dicono sempre che “Atene fa schifo” per poi affermare il contrario e dire che “gli ateniesi sono i migliori lottatori al mondo e nessuno spartano e tantomeno tebano è al loro livello, e nessuno si può azzardare a dire il contrario a meno di essere tacciato nemico degli ateniesi ”. Lo spartano migliore è per loro un uomo che non sa dire due parole in croce e gli altri spartani sono solo ex ateniesi reputati troppo scarsi per restare ateniesi, mentre i tebani poi sono addirittura sconosciuti al grosso pubblico greco tanto che anche quando vanno nel Mitico Egitto combattono comunque davanti a non più di dieci egiziani che contano i suplex da bravi egiziani.

E non che siano meglio i tebani e gli spartani. Gli spartani rimpiangono di quanto Sparta era una piccola città rinchiusa su sé stessa e non perdono occasione di denigrare la Sparta di oggi, una Sparta che tenta di espandersi per la Grecia, che non fa più nei suoi stadi solo rappresentazioni sportive e gare d’atletica ma tenta di ampliare e differenziare il prodotto mostrando anche tragedie, commedie e, perché no, rappresentazioni di “stampo ateniese”.

I tebani invece sono convinti di essere pochi ma buoni, che da loro ci siano indiscutibilmente i lottatori migliori, e che a parlare di Tebe può essere solo chi frequenta solo Tebe. E chi non ama Tebe è solo uno stolto che non può e non vuole conoscere Tebe. A Tebe si fanno fatti, non parole.

Così il frequentatore dell’agorà protagonista di questo piccolo racconto si trova ad essere malvisto dagli ateniesi perché non vuole ammettere che Atene sia l’unica città degna ma osa considerare anche Sparta ed Atene, viene malvisto dagli Spartani perché dice che la Sparta di ora è molto meglio della Sparta di allora e viene malvisto dai tebani perché osa dire che a Tebe non si vede aprioristicamente la migliore lotta. Tanto che il Tafano l’anno scorso ha votato come lottatore dell’anno uno Spartano, come migliore coppia due fratelli Tebani e come miglior match un match tra due Ateniesi. Il tafano ha una sola cittadinanza, quella del mondo, e ne va fiero.

Perciò, come disse un uomo molto più saggio ed intelligente di me quasi quattrocento anni fa, “o miei concittadini, io vi sono obbligato e vi stimo: ,ma obbedirò piuttosto al mio daimon che a voi, e finché abbia respiro, e finché ne sia capace, non cesserò mai di filosofare e di ammonirvi”. Anche perché chi legge questi miei scritti, come ho detto più volte, non voglio che abbia la mia stessa idea sulle cose, voglio solo che sappia che esiste un altro punto di vista sulle cose.

Ah, dimenticavo: piccolo disclaimer, questo racconto parla di questioni ipotetiche, ogni riferimento a cose e/o personaggi reali è puramente casuale. E se volete vedercelo ugualmente, siete maliziosi… Obiettivo dello scrivente non era cerro rappresentare il wrestling web, ma era meramente di aiutare chi sta preparando la maturità a ripassare un po’ di filosofia antica. :D

Concludo, ricordandovi che se avete critiche queste non potranno essere fatte a pena di essere tacciati di supponenza, odio verso questo sito, arroganza e chi più ne ha più ne metta., e che se volete dirmi la vostra idea, limitatevi a dire se siete d’accordo o meno, ma senza fare periodi complessi di più di quattro parole. Senza scherzi, ovviamente se avete invece la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi, o volete dirmi come la pensate voi sugli argomenti di cui in discussione, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
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15/09/2023 07:00
 
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HIGH FLYIN 103 - VADEMECUM PER FANS

“Ma dai...come fai? E'...è...è tutto finto!”. Quante volte mi sono sentito dire questa frase. Ricordo quando ero bambino e soffrivo per i match di Ultimate Warrior e dei Rockers, e i ragazzi più grandi, con l'aria da uomini di mondo navigati, mi dicevano che solo un bambino poteva vedere il wrestling, e che era tutto finto. E io all'epoca non sapevo nulla di predeterminazione, entertainment e coscienza. Me ne fregavo e guardavo ugualmente, mi piaceva. Poi sono cresciuto, ed il wrestling era nel frattempo diventato ancora meno cool, neanche lo trasmettevano più in TV qua in Italia. Ma la domanda era la stessa, anzi, erano ancora più stupefatti. Io nel frattempo avevo imparato la parola “predeterminato”: niente, non capivano. E ora è la stessa solfa: un ventottenne considerato più o meno “serio” che gira in giacca e cravatta e guarda il wrestling: la vedono come una sorta di “perversione privata”. Io ci rido sopra. Ma quando mi si fa quella domanda ora, io ho il mio pistolotto pronto, maturato con anni di riflessioni sul mondo, e l'ultima volta sono stato anche fortunato: me lo hanno chiesto al cinema. Quale occasione migliore?

VADEMECUM PER FANS

“Mi dispiace dirlo ma non conosco nulla sugli scrittori di fantascienza. Noi non possiamo parlare della scienza perché le nostre conoscenze sono limitate e non ufficiali, e solitamente la finzione è vista in modo terribile”, Phillip K. Dick.

Diciamoci la verità: quanti di voi che avete la bontà di leggermi non si è trovato/a nella situazione da me descritta sopra? Tutti vi ci siete trovati, è ovvio. Tutti hanno vissuto la mia stessa situazione, gente che li guardava stupefatti perché il wrestling è “finto”, è “da bambini”. Non so se può aiutare o se può interessare, ma forse vi incuriosisce sapere cosa faccio io quando mi viene posta questa obiezione/quesito/frase, definitela voi col sostantivo che più vi piace. Ci ho pensato perché mi è stato chiesto nuovamente poco tempo fa, e come da mia consuetudine ho dato una risposta la più articolata possibile (lo ammetto, le mie risposte non sono quasi mai monosillabiche, a meno che una ragazza non mi chieda con tono malizioso “che ne dici se io e te...”. A quel punto rispondo “sì!” istantaneamente e a priori, e poi magari mi pento, visto che mi trovo poi tristemente a fare un pomeriggio di shopping...maledetta fretta che fa rispondere prima che venga completata la frase...).

In ogni caso, torniamo in argomento: come dico sempre, non vedo perché dovrei divertirmi meno sapendo che i risultati dei match sono predeterminati e sapendo che Tizio e Caio non si odiano per davvero. Tra l’altro mi sono poi enormemente stupito di doverlo dire al cinema. Ho detto alla mia interlocutrice: “scusa, io con te ho visto film di fantascienza, vuoi dirmi davvero che tu pensavi che le astronavi fossero reali? O che fossero reali gli elfi e gli hobbit? Ora forse ti sorprenderò, ma credo che oramai tu abbia l’età giusta per saperlo: erano…finti!”. “Bè, ma cosa c’entra? Lo so che erano finti, mica sono una bambina! Ero al cinema!”. “E scusa, tu allora come hai fatto a divertirti se sapevi che erano finti?”. “Cosa stai cercando di dimostrare adesso? Ma perché ti ho fatto la domanda sul perché vedi il wrestling? Sapevo che me ne sarei pentita…”.

Sospensione dell’incredulità. Ecco la risposta. Come direbbero coloro che parlano bene, la sospensione dell’incredulità consiste “nella volontà da parte del lettore o dello spettatore, di sospendere le proprie facoltà critiche allo scopo di ignorare le inconsistenze secondarie e godere di un’opera di fantasia”. Non si tratta di “credere a tutto ciò che ci propinano”, ma di “vivere il wrestling sapendo che non è ‘reale’”. Sono fan di Star Trek e me ne frego di sapere che è impossibile che in un universo tridimensionale le astronavi non si incontrino mai storte ma sempre diritte o che superando la velocità della luce non si modifichi la linea temporale. Sono fan di Lost e Ally McBeal e me ne frego di sapere che la trama è impossibile e piena di situazioni inverosimili. Sono fan della sexytudine di Christina Aguilera e me ne frego del fatto che suo marito è un mostro e perciò sia inverosimile stia con lei (:-D). Allo stesso modo sono fan di wrestling e me ne frego se Undertaker lancia fulmini, Hornswoggle passa attraverso i muri o se Tizio da jobber diventa campione imbattibile o viceversa.

L’importante è chiedersi: l’angle è riuscito bene? Se la risposta è sì, tutto il resto è noia. Se lo scopo è far ridere l’importante è che faccia ridere. Se lo scopo è far piangere, l’importante è che faccia piangere. Se l’importante è creare epicità, l’importante è che crei epicità. A quel punto io sono disponibilissimo a godermi fulmini, fireballs e muri che scompaiono.

O come la tanto criticata figura del face imbattibile. Gli eroi del cinema da soli sterminano eserciti senza subire un solo graffio se non dal nemico principale e nessuno se ne stupisce: perché dunque io dovrei stupirmi se il top face abbatta con facilità tutti i jobber e subisce un po’, senza però perdere, solo dall’antagonista principale? Indiana Jones con la sola frusta stermina eserciti equipaggiati con fucili, Luke Skywalker con una spada laser sconfigge eserciti di droni ipertecnologici, perché allora Cena/Taker/Triple H non possono abbattere decine di Cade/Venis/Knox qualunque?

Se cercate realtà o verosimiglianza, il wrestling non è per voi. Se cercate Storie, Epiche Battaglie o volete scoprire qualcosa sulla società attraverso un punto di vista volutamente esagerato, il wrestling è per voi.

Mi si obietterà: “ma se sai che non è reale o realistico come puoi divertirti?”. Semplice: un Tyson-Alì, che sarebbe un dream match come nessun altro, può anche finire dopo dieci secondi di match per knockout o possono essere noiosissimi dodici round di studio senza affondare i colpi. Un Italia-Brasile finale mondiale di campionato del mondo di calcio può finire con un noiosissimo 0-0 senza occasioni da gol o con un 4-0 maturato dopo dieci minuti che “uccide” la partita. Grande Evento non significa necessariamente Grande Match. E’ un rischio spendere un sacco di soldi per uno spettacolo che ha tante possibilità di riuscire quante di non riuscire. Teoricamente in uno show predeterminato invece Grande Evento dovrebbe significare sempre Grande Match (al wrestling moderno infatti mancano Scrittori con la S maiuscola, non Lottatori con la L maiuscola, i secondi ci sono già).

Perciò: è “finto”? No, è predeterminato. E il fatto che è predeterminato lo renderebbe “meno bello”? Ma Steak Hutsie, come recita l’insegna della mia bisteccheria preferita (lo so, battuta già fatta, ma al momento mi piace e reperita juvant), è proprio questo che rende il wrestling “speciale” e diverso dagli altri sport. E’ come al Grande Fratello: ventiquattr’ore di gente che mangia, va in bagno e parla di quotazioni di borsa o di Galateo non interesserebbero a nessuno, ventiquattr’ore con gente che flirta, strepita e vive sopra le righe interessano. La realtà è più appetibile se vista non nel suo essere comune ma nelle sue esagerate deviazioni. Solo che nel caso del wrestling ne capisco il motivo e nel caso del Grande Fratello no, ma questo è un altro discorso.

Cosa distingue la mente artistica dalla mente non artistica? La fantasia, la “facoltà della mente di creare immagini che possono intrecciare immagini reali ed irreali, o essere completamente irreali”. L’ignoranza e la limitatezza mentale si hanno nel considerare la Terra piatta e immobile perché non cadiamo e perché non la sentiamo muoversi sotto i nostri piedi, non si hanno certo nel considerare reali gli unicorni o gli angeli o le astronavi.

Parafrasando un esempio che ho già fatto altre volte, in un gruppo di persone spesso sono considerati i più importanti coloro che cacciano e procurano il cibo, piuttosto che coloro che attorno al fuoco durante la cena raccontano della caccia. Eppure coloro che cacciano permettono al popolo di sopravvivere, ma colui che racconta la caccia permette al popolo di vivere bene provando emozioni.

Così è il wrestling: uno sport nato come lotta reale, ma che si è evoluto in uno spettacolo che non permettesse di scoprire “chi è più forte di chi” ma che permettesse di scoprire Storie. Dall’essere una zuffa da doposcuola all’essere una piccola casa cinematografica.

Tanto che ancora oggi no ricordiamo i Vincitori ma coloro che hanno mostrato Storie. Michaels è indissolubilmente legato al primo famoso ladder match della storia WWE eppure lo ha perso (anche quello precedente visto da pochissimi). McMahon perse il feud con Austin eppure paradossalmente perdere è ciò che lo ha salvato. La ECW è fallita prima di decadere e ciò la ha resa Immortale.

Tanto che anche gli angle shoot che io ora tanto amo, solo superficialmente sono modi di dimostrare al pubblico che gli Scrittori “non li considerano dodicenni”; in realtà sono solo moderni espedienti narrativi per incuriosire lo spettatore, come quando nei film accade a volte che il protagonista si rivolga direttamente allo spettatore in platea, o come quando a teatro (e accadeva già nella Grecia antica) il protagonista chiede consiglio al pubblico seduto.

Wrestling: creiamo storie per voi, utilizzando Grandi Lottatori per simulare Epiche Battaglie. E, ricordatevi: la Battaglia di Sparta è venuta molto meglio nei racconti di Erodoto o nel film “300” che non nella grigia e tragica realtà dell’agosto del 480 A.C.. Coincidenza? Io non credo alle coincidenze.

Concludo, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi, o volete dirmi come la pensate voi sugli argomenti di cui in discussione, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.


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20/09/2023 06:29
 
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HIGH FLYIN 104 - ...E POI SHAKERATE IL TUTTO!

La vita è strana. Frequenti le stesse persone per anni, e poi cominci l’università e ti accorgi che non sono più adatte a te. A quel punto la scelta è continuare a frequentarli, così da passare comunque il tempo, o accettare di voltare pagina e passare diversi sabato sera da solo nel mentre ti ricostruisci una vita. E scegli la seconda opzione. E la cosa finisce anche quando l’università la finisci. Altra giostra, altro giro. Oppure la vita è svegliarsi una mattina di qualche anno dopo, con la tua vita futura già piacevolmente pianificata, e chiedersi se tra dieci anni sarai felice. Ti rispondi di no, e così accetti di essere massimamente infelice per qualche mese per poi rinascere piuttosto che vivacchiare per il resto della tua vita, anche se è difficile lasciarsi alle spalle un lungo futuro semi-felice per inseguire una felicità incerta e vaga. E se mi dicessero che da domani dovrei cambiare lavoro, città, amicizie, dopo un attimo di incertezza sono sicuro che accetterei. Sono una restless soul. Ho l’esigenza di sentire cambiamenti sulla mia pelle. Forse è solo immaturità. Eppure ancora adesso spero di trovare il coraggio per mettere da parte ventimila euro per aprirmi un bar sulle spiagge Costarica o per aprire una caffetteria in Finlandia (eh lo so, fa più freddo, ma le ragazze per i miei gusti sono molto più, come si chiama quel mammifero marino tipico di quelle zone, ah sì, foche!). Per quello amo il wrestling: rappresenta la realtà, e a volte traggo spunti che possano servire anche a me, per la mia vita.

...E POI SHAKERATE IL TUTTO!

“Due vie si aprivano in un bosco. Io presi la meno frequentata. E fu questo a cambiare tutto”, Robert Lee Frost.

Aspettavo il draft con poche speranze, mi aspettavo che “tutto cambiasse per non cambiare”, come diceva il caro vecchio Gattopardo, tanto che ero molto più incuriosito dal Draft NBA e dai vari (non nel senso del leader del Team International nella X-Cup!) Beasley, Rose e Gallinari che non dalle sorti dei vari Venis, Carlito e Burke di turno.

E invece è successo di tutto. E tutti mosse condivisibili, anzi, più che condivisibili. In totale direi che gli obbiettivi della WWE sono stati: dare finalmente inizio al tanto atteso cambio generazionale a Raw, tentare di giocare un jolly per innalzare gli orrendi ratings degli ultimi mesi, e, last but not least, proporre finalmente qualcosa di inedito.

Che poi, ovviamente come doverosa premessa c’è da dire che avere Grandi Lottatori nello Scenario più adatto non significa automaticamente avere un grande show: per quello c’è bisogno che chi scrive gli show abbia la voglia e la capacità di cucir loro sopra Grandi Storie. E, come detto nello scorso numero, in questo momento il problema della WWE non sono i Guerrieri ma i Bardi, tanto per semplificare il discorso. Una piccola battaglia raccontata da un Erodoto o da un Livio entra nella leggenda, una gigantesca battaglia raccontata da uno scribacchino viene dimenticata già il giorno dopo.

Il cambio più epocale avvenuto in questo draft è stato sicuramente il passaggio di Triple H a Raw. Dalla divisione del roster in due brand avvenuta nel 2002, si era sempre detto che l’Albo d’Oro di Raw fosse tutto un “Triple H vince, Triple H perde”. Dal 2002 in poi era sempre stato protagonista del Main Event di Wrestemania tranne che nell’anno da infortunato. E anche quando non ha gravitato durante l’anno nel main event è stato comunque protagonista indiscusso di Raw come nel periodo della riformazione della D-X.

Nel bene e nel male, Triple H è stato Raw. Sarà strano non vederlo più lì. E dei “vecchi” ora a Raw è rimasto solo Michaels (peraltro nella bizzarra condizione di chi si è tentato di girare heel senza riuscirvi, perché ormai se Shawn salisse sul ring e insultasse il pubblico, questo continuerebbe ad applaudirlo) e Kane, arrivato giusto per avere il tanto desiderato feud con Cena e per avere un uomo d’esperienza con cui far lavorare i numerosi giovani, immagino. Prima della Night of Champions pensavo ci fosse anche la motivazione del “giustificare” il motivo per cui la ECW si sarebbe spostata all’affiliazione con Raw e non più con Smackdown, ma la clamorosa vittoria dell’ECW title da parte di Henry ha tolto quella che sembrava la giustificazione più ovvia al cambio di roster

Senza contare l’arrivo di Mysterio a Raw. Un Mysterio che essendo arrivato in WWE con la divisione dei brand appena cominciata, non ha mai combattuto fisso al lunedì sera. Spostare Mysterio ha prima di tutto motivazioni di ratings: Rey attira il pubblico latino-americano, e contando quanto esponenzialmente sia cresciuta la percentuale dei latino-americani in rapporto alla popolazione, ecco che si capisce la “furbata” della WWE. In più a Raw Mysterio avrà occasione di confrontarsi con avversari inediti (e che peccato si sia evitato ancora una volta lo scontro tra Triple H: in sei anni di “convivenza” non si sono mai affrontati, e ciò non depone a favore di chi gli show li scrive) e dovrà adattare il proprio personaggio al nuovo palcoscenico. E per un personaggio che dopo sei anni cominciava, come è naturale sia, a sentire le prime usure del tempo, questa può essere l’ultima grande occasione di rilanciarsi. Tra l’altro, stessa faccia della medaglia è rappresentata da Carlito. A Portorico Smackdown fa ascolti bulgari, è perciò giusto che in detto show combatta colui che è di gran lunga il wrestler portoricano più celebre del momento nonché figlio del lottatore portoricano più celebre di sempre.

E, fino all’Evento della Settimana (che ha sparigliato le carte e di cui parlerò però settimana prossima, so che ci sono molti no spoiler tra i lettori e mi sembra più che giusto rispettarli) mi pregustavo già due grandissimi inediti come probabili main event di Summerslam: per Smackdown un Triple H-Edge (in realtà c’è un precedente, gennaio 2006 a Raw) basato sullo spunto del “bisogna affiliarsi a una donna potente per fare carriera?”, con siparietti potenzialmente memorabili, e un Cena-Batista (completamente inedito in WWE, e rappresentante i due massimi simboli degli ultimi tempi WWE) a Raw. In pratica, i quattro lottatori più vincenti degli ultimi anni nelle due combinazioni di match quasi inesplorate.

E, francamente, ciò che più mi ha stupito è stata la non sottovalutazione che quest’anno ha ricevuto Smackdown. Con lo show che presto si trasferirà sulla versione americana di Cinquestelle era lecito aspettarsi uno smembramento: e invece, situazioni contingenti come la volontà di Triple H di stare più vicino alla propria famiglia (e, mormorano i maligni, il poter ancora monopolizzare uno show), o finalmente il rischio preso dalla WWE di puntare tutto a Raw sui giovani (di cui parlerò meglio sotto), e infine, il fatto che forse la ECW non si sposterà più con Raw ma resterà con lo show blu fa sì che il roster blu non ci abbia affatto perso. Il solo Kennedy, in qualità di Grande Giovane Speranza della WWE (la più luminosa insieme a Punk, probabilmente) sembrerebbe un po’ “pesce fuor d’acqua”, ma proprio questo mi fa pensare che alla lunga sarà proprio lui a trarne i maggiori benefici (campione a WrestleMania 25? Io i miei due cent ce li gioco).

Raw invece dovrebbe essere lo show di punta ancora (non nascondiamocelo: Raw è sempre stato il flagship show, lo show che fa più ascolti, che più rappresenta il prodotto WWE), semplicemente è cambiata l’Idea dello show.

Come nell’autunno del ’92 la WWE sperimentò uno show non più basato su Lottatori Grandi ma su Grandi Lottatori (Bret in primis, HBK in secundis), e come nel ’97 fu sperimentato uno show costruito non più su un eroe ma su anti-eroe, ora la WWE sperimenta Nuove Facce. Guidati da colui che ormai è nel mondo il wrestler più famoso, John Cena, c’è una intera generazione che cerca finalmente l’Occasione, un posto al sole. C’è il Grande Ibrido, Cm Punk: animo da papa-boy, aspetto accattivante, ottimo stile di lotta. In pratica l’uomo che puoi presentare sia davanti alla Stampa o al Congresso, sia davanti ad un raduno di Harleysti ubriachi o di…fans di wrestling!

Unica nota stonata e fuori dal coro è la ECW: i lottatori sono sempre meno e sempre peggio assortiti. E la cosa più paradossale è che probabilmente è lo show che ha avuto il booking “meno peggiore” negli shows WWE (e visto che al timone pare ci sia Dusty Rhodes,
francamente non lo avrei mai detto, memore delle scempiaggini che fece in TNA). Un campione arrivato al primo titolo dopo dodici lunghi anni di anonimato, nessun top face nel roster se non quel Matt Hardy peraltro ancora detentore del titolo di un brand non più suo e comunque assolutamente un rischio a questi livelli (forse a certi livelli c’è stato solo durante il feud con Edge nel 2005) e, in generale, una netta sensazione di “navigazione a vista”. Tanto che anche solo prefigurarsi l’evoluzione delle storyline non dico da qui a Summerslam ma anche solo di qua al prossimo PPV è francamente impresa impossibile.

Ma ciò che più mi piace è che la WWE si è trovata davanti al bivio di cui all’aforisma e ha rischiato i ltutto per tutto battendo la strada meno percorsa. O almeno così si spera. Vedremo.

Concludo, ricordandovi che se avete invece la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi, o volete dirmi come la pensate voi sugli argomenti di cui in discussione, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
20/09/2023 08:50
 
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La battuta su Daivari [SM=x5891211]
Se avesse aperto la caffetteria in Finlandia, sarei andato a trovarlo.
Finalmente qualcuno che si ricorda gli errori di Dusty Rhodes in TNA, perché è vero che fu lui ad avere la geniale idea di Styles vs Daniels, ma fu anche quello che bruciò Monty Brown e che fece perdere Raven contro chiunque.
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Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
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25/09/2023 06:41
 
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HIGH FLYIN 105 - UN’ESTATE PUNK

Io alla vita ho sempre chiesto occasioni. L’occasione di poter uscire con una determinata ragazza e farle capire cosa avrei potuto darle. L’occasione di svolgere un determinato lavoro e far capire ai capi cosa avrei potuto fare per loro. L’occasione di avere le basi su cui costruire la mia felicità, che è il vero ed unico scopo della mia vita. Non ho mai invece creduto ai sogni, mi sono sempre chiesto come avrei reagito sia realizzandoli sia non realizzandoli. Dovessi realizzarli, mi mancherebbe uno scopo. Non dovessi realizzarli, mi sentirei incompleto. E soprattutto i sogni sono di per sé irreali, mentre le occasioni sono concrete possibilità di vita, molto terrene. E per uno che è perennemente con la testa sulle nuvole a pensare ipotetici concetti filosofici su qualsiasi cosa gli succede e a discutere ore e ore sul significato autentico di parole, espressioni del viso e possibilità future, aggrapparsi ogni tanto alla realtà male non fa certo. Come diceva Archimede, datemi una leva e vi solleverò il mondo. Ma la vera grande difficoltà quando hai la tua occasione, è quella di non riuscire a sfruttarla. Eppure può succedere: la paura, l’emozione, l’agitazione. Tutte emozioni umane di cui nessuno è scevro. Anche il cantante migliore può stonare ad un provino. Ma quando sfonderai, sai che molto sarà dovuto a quel primo provino.

UN’ESTATE PUNK

“Non c'è nulla di più difficile da gestire, di esito così incerto e così pericoloso da realizzare dell'inizio di un cambiamento”, Niccolò
Macchiavelli.

Lunedì scorso a Raw è accaduto uno di quegli eventi di cui si parlerà per anni. CM Punk, uno dei wrestler più discussi degli ultimi anni, ha improvvisamente usato la valigetta conquistata nel Money in the Bank ed è diventato World Heavyweight Champion. Nel primo giorno effettivo in cui ha fatto parte del roster di Raw. Roster di Raw in cui campione intercontinentale è Kofi Kingston, che ha conquistato il titolo alla sua prima presenza come wrestler ufficiale di Raw. E campioni di coppia sono Ted Di Biase Jr., che ha vinto il titolo al primo match della sua carriera WWE, e Cody Rhodes, che ha appena compiuto 23 anni e che ha esordito in quel di Raw solo un anno fa esatto, e che è ormai campione da sette mesi consecutivi. E che è quindi il campione di Raw con più esperienza alle spalle, al momento!

It’s revolution baby! Come ha scritto l’amico Eros nel Nevermore, sembra davvero di essere tornati nel ’92, quando la WWE fu “costretta” a puntare decisa su due giovani midcarder come Hart e Michaels nonostante ci fosse gente molto più affermata e, per dirla con una parola che va stupidamente molto di moda da anni, “credibile” che non il canadese e il texano.

E i motivi non sono così diversi: là c’era da una parte lo scandalo steroidi e quindi l’esigenza di far rappresentare la compagnia da qualcuno che avesse un fisico naturale o anche solo pseudo-naturale, oltre al fatto che stava iniziando un tour in Canada. Qua c’erano esigenze simili: un nuovo scandalo-steroidi serpeggiante da circa un anno, e annosi problemi col pubblico. E nel roster c’è un wrestler conosciuto per il suo essere straight-edge (e ve lo dico apertamente: me ne frega assai se sia vero o no, ma la gente lo conosce per quello) e che quindi veicola ottima pubblicità positiva, e wrestler gradito a moltissime parti del pubblico, soprattutto quelle storicamente più “ostiche” per il management WWE.

Spesso su queste pagine ho parlato dell’evoluzione che vi è stata nel wrestling da Lottatori Grandi a Grandi Lottatori. Molti dicono, a mio avviso erroneamente, che predetta rivoluzione è fallita, e portano ad esempio i regni di Benoit o di Guerrero, tornati anonimi midcarder dopo i regni che non solo avrebbero dovuto consacrare loro ma anche ciò che loro rappresentavano. Io però non credo affatto che le cose stiano così.

Credo invece che sia normale che dopo una Grande Rivoluzione torni immediatamente la Restaurazione; gli effetti della Rivoluzione si sentono dopo. Per fare un paragone storico, speso si dice giustamente che la Rivoluzione francese cambiò il mondo: in realtà non lo fece nell’immediato, visto che pochi anni dopo la creazione della Repubblica e del Code Civile vi fu il Congresso di Vienna che cancellò tutto e “finse” che tali avvenimenti non fossero mai avvenuti. Ma ormai certe idee erano entrate nel cuore del popolo che così, dopo trent’anni di battaglie, fece rivivere lo Spirito della Rivoluzione.

Perciò oggi non mi stupisce che la Grande Novità dei Grandi Lottatori al posto dei Lottatori Grandi abbia avuto difficoltà ad attecchire: se gli antesignani nel mondo del wrestling mainstream americano furono i due fratelli Hart e Michaels, e Jericho, Benoit e Guerrero ne sono stati i prosecutori, non credo sia utopistico pensare che con Punk ci possa davvero essere una svolta. Un Punk che tra l’altro ha esattamente le stesse misure d’altezza e di peso di un Fenomeno come Michaels, che gravita nel main eventing da ormai sedici anni.

E a dimostrazione che le novità apportate in quel di Raw (nome del campione, idea dello show, incertezza riguardo al futuro prossimo) piacciano al pubblico, basta vedere come Raw sia tornato a fare ascolti impensabili fino a tempo fa. Non ci è riuscito uno dei maggiori talenti degli ultimi anni come Orton, non ci è riuscito il wrestler che più ha caratterizzato negli anni Raw come Triple H, ci sta invece riuscendo Punk. Per lo stesso motivo per cui ci riuscì Edge: è la novità, il non sapere cosa accadrà, l’entusiasmo di chi diviene campione inaspettatamente e deve quindi giocarsi l’occasione della vita. E il momento in cui Puink ha alzato al cielo la neo-conquistata cintura ha fatto segnare ascolti che da eoni non accadevano, non distanti da quelli (come ha fatto giustamente notare il Direttore in newsboard) a cui giunse il celeberrimo Live Sex Celebration di Edgee Lita, spesso citata come esempio di “alto ascolto”.

In un mondo in cui un giorno equivale quasi ad un mese di una volta ed in cui in generale i tempi si restringono sempre più e le cose diventano vecchie molto più velocemente, c’è l’esigenza di nuove facce, di nuove storie. Il primo regno di Bret Hart ebbe un inaspettato gigantesco successo perché fu diversissimo dai precedenti regni a cui il pubblico era abituato: non più una difesa ogni morte di papa e solo contro chi aveva percorso tutto un cursus honorum, ma difese settimanali contro chiunque, fossero anche Virgil o Berzeker.

Colui che aveva ricevuto la Grande Occasione e la aveva sfruttata che voleva permettere a tutti di vivere la sua stessa occasione. E fratelli Toland per Ciccio Valenti (variazione sul tema della mia bisteccheria preferita) se nel primo PPV non ebbe il main event che fu lasciato a quattro lottatori classici come Hennig, Flair, Savage e Hall, nelle menti del pubblico la rivoluzione era ormai indifferibile.
Ora come allora i conservatori vedono sempre con occhio malevolo i cambiamenti, perché li escludono dal loro modo vecchio di prevedere le cose. Eppure io vedo che i regni che più hanno e hanno avuto successo sono quelli conquistati da chi non era previsto.

Coincidenza? Io non credo alle coincidenze. Persino il tanto vituperato primo regno di Booker T in WCW (precisiamolo, ora vituperato solo da chi non lo vide: coincidenza?) al tempo fu criticato da chi aveva una visione conservatrice e ora viene criticato da chi tuttora ha una visione conservatrice, ma in realtà fu un successo di qualità e d’ascolti.

Bret Hart, Edge, Booker T, Punk. L’underdog diventato improvvisamente campione che richiama a sè l’attenzione del pubblico. Solo con Mysterio non accadde tutto ciò, e resto convinto che il motivo fu l’infausta scelta di dare ad un Grande Lottatore Piccolo degli avversari che fossero solo Lottatori Grandi e anche scarsi. Un po’ come dare ad un calciatore diciottenne le chiavi di una squadra e mettergli attorno dei trentacinquenni ormai bolsi e poco adatti al suo modo di giocare.

Come ho scritto settimana scorsa, Punk è il wrestler che puoi portare davanti al Congresso per dirgli che tutto il wrestling è straight-edge (falsità? Ovvio. Specchietto per le allodole? Sicuramente. Ma nella vita bisogna saper essere anche fortunati e cogliere l’occasione), ma puoi anche portarlo anche al raduno di Sturges degli Harleysti o davanti ad un pubblico di fan ROH e in entrambi i posti sarà acclamato, come nessun altro lottatore WWE.

Tra l’altro sono pronto a scommettere ingenti somme che come lottatore piaccia molto a Vinnie Mac. Forse sono due cose poco note, ma i wrestler preferiti di Vinnie sono sempre stati dei piccoletti. L’unico wretsler davvero intoccabile da molti, molti anni a questa parte in quel di Raw non è tanto Triple H quanto piuttosto Michaels, al quale sono sempre state permesse cose che ad altri non sarebbero mai state permesse. Pi lo stesso McMahon ha sempre avuto una forte predilezione per Benoit, tanto che i suoi collaboratori hanno sempre dichiarato che era il vero pupillo del boss. Infine non scordiamoci dello stesso Hart, al quale prima di concepirgli contro il famigerato episodio delle Series ’97 aveva permesso di contattare la WCW ben sapendo, come gli disse apertamente, “che non avrebbero mai saputo trattarlo come meritava e come lui invece era riuscito a fare”. Ed aveva indiscutibilmente ragione. E Punk lo vedo molto simile a quei tre.

Last but not least, consideriamo i tempi: Bret ebbe successo perché era nuovo, senz’altro, ma non tutte le novità sarebbero state apprezzate: un conto era Hart, un conto era Berzeker, per dire. Hart rappresentava il nuovo gusto del pubblico, che voleva vedere Grandi Lotte e non solo Grandi Scontri. Austin era l’Antieroe contrapposto ai Nuovi Eroi, Booker T era il Lottatore che il pubblico aveva visto crescere, Edge era il lottatore che cambiava la tipologia dello spettacolo, non più heel fifoni, logorroici e vigliacchi e face indistruttibili ma “lottatore da night club”. E Punk è il prototipo del lottatore di nuova generazione, e sorprendentemente è arrivato velocemente ad essere il numero uno della federazione intera. E a questo punto sarà nel main event di Wrestlemania, ci scommetterei sopra.

Concludo, ricordandovi che se avete invece la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi, o volete dirmi come la pensate voi sugli argomenti di cui in discussione, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it. E approfitto dell’occasione per salutare i nuovi membri del nostro staff, sono sicuro che daranno tutti un ottimo contributo.

Stay Tuned. Rob.
25/09/2023 08:29
 
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Per te che sei contro i conservatori a prescindere, sarà stato il miglior pezzo di Rob.
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Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
OFFLINE
25/09/2023 08:46
 
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Lui era un progressista veltroniano. [SM=p6430242]

Scommetteva su Punk nel ME di WM [SM=p6430257]
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