È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

TV Internet News Musica Cinema Spettacolo Sport Costume Lifestyle

Media Potere Intrattenimento Goliardia Carisma Autoglorificazione Cazzeggio Creativo

A&F - Ankie & Friends - Il Luogo di Aggregazione & Infotainment creato dal Leader Carismatico Ankie

Questo Forum è un Grande Show di Satira, quanto viene scritto non va preso seriamente.

Siamo tutti dei Personaggi frutto della nostra Immaginazione.

 

 

Ri-Presentazione dell'High Flyin di The Rob in Town

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2023 10:26
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
23/02/2023 07:19
 
QUOTA

HIGH FLYIN 64 - RIFLESSIONI DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

A cura di The Rob In Town 79

E' da sei mesi che vorrei preparare un numero su Kevin Nash, ma l'attualità è stringente e c'è sempre qualche altro argomento più adatto al momento. Quest'estate l'argomento più caldo è la presunta crisi qualitativa dei programmi WWE e spesso ci si lancia in confronti con il recente passato. Infortuni, sospensioni, campioni non graditi, storylines non apprezzate. Tutto fa brodo, siamo tutti bookers in Italia, altro che Commissari Tecnici di calcio. E mentre è cambiato il poster di Summerslam, che ora pubblicizza l'atteso incontro tra King Booker e il Bookers' King (Zelig, prendimi!), ho approfittato del fitto scambio di e-mail che ho con voi durante la settimana e sono giunto a delle riflessioni, che, se ne avete pazienza e voglia, vorrei condividere unendole insieme in questo numero.

RIFLESSIONI DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

“Si danno i consigli, ma non si dà la saggezza di seguirli”, F. De la Rochefoucauld

Riunificare i roster. Questo il popolo di Internet, come una sorta di testa di ponte del pubblico della WWE, chiede a Vince McMahon da quasi quattro anni, da quando cioè la WWE venne divisa in due roster, nel frattempo addirittura diventati tre al giorno d'oggi. Ogni giorno leggo fans (siano essi la minoranza mark, la riserva indiana smart o la stragrande maggioranza indecisa) unirsi su un solo punto, la richiesta di un roster unico. Il domandone è: perché la WWE si divise in due tronconi? Come fu vissuta la cosa al tempo? Quali vantaggi e quali svantaggi ha portato la cosa? Cosa accadrà nell'immediato futuro? E, in questi anni, che risposte hanno avuto le domande che ci si poneva al tempo? Con calma, Harvey Keitel era Wolf e risolveva problemi, io sono Rob e, per l'appunto, rispondo a domande (Gino e Michele, dove siete?).

Eravamo reduci dall'anno più bizzarro nella storia del wrestling: ogniqualvolta riuscivo a guardare Raw mi divertivo un sacco, ogni singolo show portava sorprese, scompiglio e invogliava a vedere la puntata seguente, la storyline dell'Invasion aveva portato quella freschezza che in WWF mancava da qualche anno, ma tirando le somme restava una gran delusione. Mi avevano promesso per mesi Sting, e mi ritrovai un bollitissimo Hall, mi avevano illuso per una puntata con Bagwell e poco più tempo avevano resistito i vari Awesome, O'Haire, Kronik, e infine DDP era diventato una macchietta. Niente Steiner, niente Goldberg, niente Rey Mysterio. In pratica gli unici seri nuovi grandi arrivi furono Booker T e RVD.

La NWO fu il colpo di grazia: erano già fuori luogo nella WCW del 2000, figuriamoci nella WWF del 2002: giusto il tempo che il loro leader facesse un vero dream match a Wrestlemania 18 e la loro presenza si dimostrò già stantia, ed erano passati giusto due mesi.

Il perché di questa lunga e apparentemente inappropriata premessa? Un attimo, arrivo al punto. Uno degli aspetti più sottovalutati quando si parla di Monday Night War e del fallimento della WCW è l'enorme e smisurata quantità di lottatori che la federazione di Atlanta aveva sotto contratto. Mentre la WWF faticava enormemente per trovare 30 lottatori da inserire nella Royal Rumble, ad Atlanta riuscivano a inserirne 60! I motivi erano svariati: Nitro durava un'ora più di Raw e quindi servivano più wrestlers, c'erano diverse categorie (tag team, cruiser, cinture singole secondarie) tutte avvincenti e valorizzate, e, last but not least, c'era la volontà di impedire che certi lottatori potessero essere messi sotto contratto da Vinnie Mac. Classico esempio Bret Hart, pagato profumatamente per due anni senza idee su come utilizzarlo. Così ad Atlanta venne per la prima volta in mente l'idea di creare due roster. Uno sotto le effigi della NWO e l'altro composto dalle Nuove Sensazioni della Federazione. Così ci sarebbe stato posto per i Grandi Vecchi e per i Giovani Talenti. Ma la WCW fallì, e questo non accadde. Però i lottatori andarono sul mercato, e la WWF se li accaparrò.

E fu così che nacque l'idea dei due roster: tanta gente, uguale tanto spazio, pensarono a Stamford. Col doppio del talento si sarebbe potuto organizzare un doppio show. Sulla carta l'idea non era affatto male. I pubblico col 2001 aveva avuto il tempo di abituarsi a vedere due campioni del mondo, con la cintura WWF e quella WCW difese negli show WWF. A volte il main event era per il titolo WCW (Summerslam), a volte per il titolo WWF (Unforgiven, No Mercy). E quando un rientrante Flair il giorno dopo le Survivor Series annunciò di essere comproprietario della WWF, i rumors di una prossima divisione del roster parvero avere la sua giustificazione.

E il giorno dopo Wrestlemania 18 ci fu l'annuncio: mezzo roster a Raw, e mezzo roster a Smackdown, col campione assoluto a presenziare in entrambi gli shows. Tutto ciò fino a quando un uomo che aveva esordito proprio in quella storica del 18 marzo 2002 decise di firmare un contratto di esclusiva con un unico brand. La scelta di Brock Lesnar non fu casuale: una Nuova Era iniziava sotto l'Egida di un Uomo Nuovo. Ricordo come fosse ieri il suo esordio, col pubblico che intonò “Goldberg, Goldberg”, mentre io avevo capito “Borga, Borga”, stupendomi che anche il pubblico canadese avesse subito pensato a una somiglianza fisica e tecnica tra il giovane Lesnar e l'ex wrestler Ludvig Borga: avevo sbagliato io a sentire, nella mia mente rimane un episodio curioso, anche se mi rendo conto che possa sembrare stupido.

Ma torniamo a pesce all'argomento principale dell'editoriale, ho già divagato fin troppo.

Due roster non dovevano significare più ratings, non era questo l'obiettivo della WWE, visto che con i due show con roster unico c'erano sempre stati ottimi riscontri. L'obiettivo della WWE era diverso e duplice: da una parte, ottenuta la vittoria definitiva sul suolo americano e acquisita una posizione monopolistica o quasi sul mercato, era pronta a una nuova massiccia espansione sul mercato europeo (infatti quando tornò la WWE sui teleschermi italiani? Autunno 2002, oh yeah...), e con la divisione dei brand c'era l'occasione di poter organizzare tour o di modificare il prodotto di uno dei due show in modo da renderlo più appetibile per le televisioni europee e per testare possibilità di tournee in Europa senza il timore di perdite, compensate dalle entrate sicure degli show dell'altro brand. E questo ci porta al secondo punto, la possibilità di far esibire i propri dipendenti due volte a sera, un roster in una città e un roster in un'altra, con la logica ed ovvia conseguenza di un raddoppio dei guadagni. Sulla carta era una genialata, ma in realtà le cose non andarono come previsto. Intanto perché il parco-lottatori mostrò profonde crepe: Austin fu allontanato, Rocky se ne andò spontaneamente, Triple H iniziò il suo calvario fisico, quasi tutti gli ex WCW completarono la crisi di rigetto cominciata l'anno precedente, e soprattutto risultò chiara l'assenza di una reale strategia di booking tesa a valorizzare le due metà del roster intero.

Ora sul web leggo spesso gente affermare che il 2003 fosse l'Eldorado del wrestling, o perlomeno di Smackdown, leggo di main event brillanti, di una stratosferica cruiser division, di incontri di coppia emozionanti e di show geniali. Io credo che chi lo affermi lo dica solo perché sono state le prime cose che ha visto, e si sa, ciò che si cristallizza nel ricordo appare sempre più bello di ciò che è stato in realtà.

Io ricordo a Smackdown un solo vero main eventer, Lesnar. Quando si parla di main event grandioso in realtà la gente pensa soprattutto ad un solo match, l'Iron Man Match tra Angle e Lesnar. Ma in realtà gli uomini che contendevano il titolo a Lesnar, che già di suo era Lesnar, non il miglior The Rock o il miglior Bret Hart, erano un uomo tenuto insieme con lo scotch (Angle), un eterno jobber che due settimane dopo aver perso da Jeff Hardy veniva presentato come avversario imbattibile per il campione (Big Show), un rookie che dopo un inizio sfolgorante era precipitato in mesi e mesi di anonimato (Cena), un Hogan in pessime condizioni fisiche e coinvolto in un pessimo angle, il peggior Undertaker di sempre, un Benoit ancora personaggio in cerca di autore, e per finire Hardcore Holly presentato per un mese come uomo più forte e potente della WWE intera e proposto sfidante per il titolo in un big four. Oddio.

Le cinture minori, loro sì che venivano valorizzate: titolo degli Stati Uniti affidato a Eddie Guerrero (ottimo lottatore, ma amatissimo in Italia grazie anche e soprattutto al commento televisivo), che a febbraio 2004 sarebbe stato definito il “peggior campione WWE di sempre”, e Big Show, che in cinque mesi di regno difese il suo titolo con successo una volta sola, contro Billy Gunn.

La fantomatica straordinaria divisione cruiser: Rey Mysterio, all'unico vero anno passato interamente tra i cruiser, categoria per lui palesemente inadatta già al tempo, un lottatore nettamente oltre i limiti di peso della categoria (Matt Hardy), una gimmick macchietta (Noble), e onesti mestieranti tipo Tajiri, Moore e Funaki.

Nella divisione tag team c'erano un discreto tag team come i Guerreros, in cui però spiccava prepotentemente la figura di uno dei due, Eddie, e onesti tag team anonimi come il Team Angle e i Basham. E non parliamo di Raw, al cui confronto il noioso Raw di questi ultimi tempi sembra la WWF e la WCW di fine anni '90.

Perché vi parlo di questo? Semplice. Nel 2002 la WWE era tremendamente divertente nei suoi show settimanali: c'era una pessima gestione dei PPV, verissimo, ma il lunedì e il giovedì (nel mio caso spostati di qualche giorno in avanti) erano divertenti come non mai.

L'anno dopo con la divisione dei roster trovavo una puntata sì e l'altra anche nel main event di Raw e Smackdown dei non lottatori come Jim Ross, Heyman, Bischoff, Steph, Vince. La WWE giocoforza fu costretta a riproporre regni interminabili (Triple H, persino un mestierante quale Bradshaw, il Cena degli ultimi due anni) per supplire alla poca profondità dei due roster, con l'undercard dei PPV mono-brand che nel 90% delle volte non risultava neanche degna di essere un dark match di Velocity. In settimana abbiamo scoperto definitivamente perché Cena è il wrestler più considerato degli ultimi anni. E' professionale, persino durante il catering si rivedeva il match appena svolto in PPV per scoprire eventuali difetti, è bravo, ha fatto fare il migliore match in carriera a tutti i wrestlers con cui ha feudato nell'ultimo anno Michaels escluso, ed è conosciuto al grande pubblico.

Ma in un roster unito mai avrebbe superato Bret Hart per giorni di regno alla data di oggi. Già nel novembre 2003, quando scoppiò il feud Lesnar-Goldberg, la maggior parte delle persone si prefigurava per Wrestlemania 20 un main event tra il campione WWE Brock Lesnar (al momento senza avversari) e il World Heavyweight Champion Goldberg (che avrebbe dovuto vincere il feud con Kane, in modo da liberare il Grande Mostro Rosso per l'annunciato incontro col Fratello al suo Gran Ritorno). Tertium non datur, sarebbe tornato il roster unico. E si parla di più di tre anni fa.

Fallita la politica degli house shows, fallita l'espansione dei PPV, con le domeniche tornate ad essere show di tutti i brand per rimediare ad undercard pessime e la palese insufficienza di tre settimane per costruire feud interessanti e sensati, e ridimensionata l'espansione commerciale in Europa, testimoniata dal clamoroso flop delle tournee in Francia e Germania, e dal parziale insuccesso delle date italiane, non sembra impossibile un ritorno al passato. Tra l'altro ora non vi è più monopolio, la TNA cresce in visibilità, ascolti e soprattutto in qualità, ora come ora nettamente più alta rispetto alla rivale.

Ritorno al passato però fino ad un certo punto. Un lettore mi ha fatto notare come nel primo numero di quest'editoriale avessi pronosticato un radioso futuro per Lashley, Kennedy, Nitro e Carlito. Avevo dato loro tre anni di tempo. Al tempo mi fu rimproverato di essere esageratamente ottimista verso il futuro, e mi si disse che probabilmente nessuno di loro sarebbe mai arrivato ai massimi livelli. Escluso il portoricano, mi ritrovo con Lashley e Nitro che sono già stati campioni del mondo, e con Kennedy che è diventato il nuovo idolo delle folle. Ed è passato un anno solo, non tre. MVP, che ad ottobre veniva deriso (non certo dal sottoscritto, che già all'esordio lo aveva indicato a Futura Icona) e ora viene celebrato. E come direbbe il wrestler che ora va per la maggiore, e che fino a quattro anni veniva ingiustamente considerato uno scarsone che da lì a pochi giorni sarebbe finito ad Heat, “it's destiny”. Il vento sta cambiando, il processo sarà lento, ma mi sembra ineluttabile. Vedremo. Comunque vi anticipo come finirà: con la gente che chiamerà Cena, Orton e altri “Leggenda”, che rimpiangerà le “fantastiche” lotte del 2007 per i titoli minori, e che del presente vedrà solo i lati negativi (spesso palesi, come -non nascondiamocelo- in questo 2007) e non sarà in grado di valutarne nel modo corretto quegli ottimi. Solo chi vive il proprio tempo vive bene, e solo chi individua ciò che è buono nel proprio tempo vive cosciente.

Come a conclusione di ogni chiacchierata, vi ricordo che se avete a piacere di condividere qualche vostro pensiero con me, io ne sarò felice; il mio indirizzo di posta elettronica è sempre lo stesso, rob@wrestling4ever.it, scrivete numerosi. Chiacchierare di wrestling con voi è sempre per me divertente, istruttivo e piacevole. Prossima settimana l'argomento di cui si parlerà è già noto da chi mi fa il piacere di leggermi da tanto. Mancheranno due settimane a un big four...

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
25/02/2023 07:31
 
QUOTA

HIGH FLYIN 65 - LA SCHIACCIATA DELL'ESTATE

A cura di The Rob In Town 79

La settimana scorsa parlavo della riunione dei roster, e il giorno dopo c'è stata la riunione dei forum. Sebbene in ritardo, esprimo tutta la mia gioia per l'importante evento, in un periodo in cui il wrestling viene tolto dai teleschermi è bello vedere invece che i sopravvissuti appassionati decidono di unire le loro idee, le loro esperienze e soprattutto il loro entusiasmo. Dispiace solo che ciò sia capitato quando il sottoscritto non ha più tempo da dedicarvi, una sorta di “nemo propheta in suo tempore”. Ma sono sinceramente lieto per l'unione del sito rosso col forum nero. Vabbuò, voltiamo pagina. Ci avviciniamo a un big four, il più sottovalutato dei quattro; parliamone.

LA SCHIACCIATA DELL'ESTATE

“A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta un attimo per scordare una vita”, Jim Morrison.

Dato atto che il Morrison citato nel consueto aforisma d'apertura a simbolo del contenuto dell'editoriale on line non è l'ex MNM ma l'Uomo Lucertola (che non è a sua volta un nemico dell'Uomo Ragno), è giunto il momento, come da mia personale prassi prima di un big four, di farne una ricostruzione storica ed estrapolarne possibili significati, e da prevedere possibili logiche dinamiche in vista della Grande Festa dell'Estate di quest'anno. “La schiacciata dell'estate”, così la chiamava Dan Peterson in TV quando io ero piccolo. Ricordo dei singoli momenti come fossero ieri, e dimentico alcuni anni se non ci penso attentamente. La memoria umana è davvero bizzarra.

Come abbiamo visto parlando delle Series e della Rumble, questi ultimi due eventi furono creati essenzialmente per un motivo: contrastare l'espansione che aveva in mente Jim Crockett, il presidente della NWA. Mancava solo a questo punto un evento di stampo estivo, sulla falsariga degli eventi “spiaggeschi” della NWA (in WCW le palme durante i vari Bash at the Beach e Great American Bash sarebbero diventati un must). C'era però da farsi venire un'idea: a Wrestlemania c'erano gli incontri che risolvevano i feud, alle Series gli Elimination Match e alla Rumble la Rissa Reale; e a Summerslam cosa si sarebbe fatto? Intanto, per non sapere né leggere né scrivere, lo si organizzò al Madison Square Garden, là dove sono iniziate le Nuove Ere del wrestling moderno: il primo titolo di Hogan, la prima Wrestlemania, il primo regno di Diesel, il primo regno di Benoit e dell'era dei lottatori costituzionalmente diversi, era troppo prematura e rivoluzionaria per attecchire nelle menti di fans legati al passato. Tanto per dire, dei primi otto cambi di titolo avvenuti in WWF e riconosciuti tali, ben sette avvennero al Madison Square Garden, con la sola eccezione di Baltimora dove vinse il suo primo titolo Superstar Billy Graham. Ma torniamo alla nostra prima edizione di Summerslam: dopo i match a quattro e il match prima a venti e poi a trenta, si optò per il match di coppia. Alle Series si dava un contentino agli heel e un modo per proseguire il feud dell'anno destinato, alla Rumble si incoronava un singolo uomo, per rafforzarne lo status o per dargli un definitivo lancio tra le stelle, e a Summerslam si decise di concludere l'anno e di iniziare l'anno nuovo. Ancora oggi c'è gente che afferma che l'anno inizia realmente a settembre e non a gennaio.

A settembre ricomincia la scuola, riaprono le fabbriche, i luoghi di lavoro, ricominciano i campionati sportivi, e il wrestling non fa eccezione. A Summerslam finisce un anno con i suoi feud e ne inizia uno nuovo con nuovi feud. Guardiamo le singole edizioni: il primo anno, l'88, era stato caratterizzato nei precedenti dodici mesi dal prorogarsi della faida Andrè-Hogan, con la partecipazione straordinaria di Ted DiBiase e l'improvvisa consacrazione a WrestleMania IV della Nuova Stella Randy Savage. Così a Summerslam l'anno fu degnamente e sensatamente a logica concluso con il match Andrè/DiBiase, i Mega Bucks, contro Savage/Hogan, i Mega Powers. La facile vittoria dei Mega Powers consacrò i due face, concluse il miglior periodo della carriera dei due heel, e Elizabeth diventava la prima vera Diva WWF. Si tolse la gonna per distrarre i due heel permettendo ai suoi assistiti di riorganizzare le idee e vincere; chi avrebbe detto in quel momento che da questo gesto, l'Elizabeth che da moglie devota diventava femme fatale, sarebbe iniziato il feud principale dell'anno successivo, Savage contro Hogan? Intanto nell'undercard c'era da sottolineare un evento: finiva il più lungo regno Intercontinentale della storia, e finiva così come era cominciato, per puro caso (per maggiori dettagli, vedere il numero 17, “Il secondo campione”). Warrior compiva in soli trentun secondi ciò che nessuno era riuscito a fare in un anno e vinceva così il suo primo titolo a Stamford. Un'altra stella luminosa veniva consacrata nel Sacro Tempio del wrestling. E arriviamo così all'89, dove, indovinate un po', trovò la sua conclusione il feud Savage-Hogan. Quando Hogan e il suo miglior amico Beefcake (ovvero colui che col suo infortunio fece involontariamente iniziare l'era -Warrior) accompagnati dalla bella Elizabeth sconfiggevano Savage e l'attore Zeus, uno che aveva avuto un feud con Hogan quell'anno...durante un film! Altro che Federline, ai tempi si stava anche peggio...Intanto nell'undercard cresceva il fenomeno Warrior, che a distanza di un anno dalla prima vittoria riconquistava il suo titolo Intercontinentale contro Rick Rude, esordiva in un PPV WWF un simbolo del wrestling americano, Dusty Rhodes, e addirittura nel primo incontro dell'evento Anderson e Blanchard (ovvero due quarti della più famosa ed importante stable di sempre) si presentavano per la prima volta nella fed di Stamford con le cinture di campioni alla vita. Gli anni '80 erano vinti dalla WWF, e in modo totale. Ma eravamo ormai entrati nell'Era Warrior, che, dopo aver sconfitto Hogan e averne raccolto il testimone a Wrestlemania VI, difese il suo titolo a Summerslam nel '90 contro lo storico avversario, Rick Rude. Per abbellire un feud poco interessante si aggiunse, come capita da sempre in questi casi, una stipulazione, e così fu cage-match. Intanto Hogan si mangiava l'ennesimo heel buono per una stagione (il povero Earthquake), esordiva un'altra Icona del wrestling anni '80 americano (Kerry Von Erich), e Beefcake si giocava la seconda occasione della vita per vincere un titolo importante.

Il rapporto del Barbiere con Summerslam va sottolineato: il primo anno doveva vincere il titolo IC ma si fece male, il secondo anno disputò l'unico main event in PPV della sua carriera, e il terzo anno si fece nuovamente male quando era di nuovo in previsione per lui la conquista del primo titolo Intercontinentale. Povero Brutus, non avrebbe mai più vinto nulla di importante in carriera. Una cosa risultò chiara da quella edizione: bisognava ricostruire la categoria heel: se si era dovuto rispolverare un midcarder come Rude per il titolo massimo, e si viveva con “mestieranti stagionali” alla Earthquake per gli altri feud, allora qualcosa non andava. C'era Mr. Perfect, che era davvero “perfetto” per il ruolo ma aveva il supposto torto di essere troppo moderno e perciò inviso alla vecchia guardia, così Vinnie Mac pensò di esasperare il concetto di “heel stagionale” e creare una gimmick usa e getta di tremendo impatto, Sgt. Slaughter. La lotta America-Iraq fu protagonista indiscussa di tutta l'annata '90-91, per concludersi (ma va?) a Summerslam. Il mercenario Slaughter e i suoi aiutanti iracheni Mustafa e Adnan (povero Iron Sheik, un iraniano fatto diventare iracheno) distrutti dai due Eroi del wrestling, Hogan e Warrior, con l'esordio in qualità di arbitro speciale di colui che nelle previsioni avrebbe dovuto raccogliere il loro testimone, Sid Justice. Intanto nell'undercard Virgil dopo anni si vendicava del suo Padre Padrone DiBiase e Bret Hart esplodeva da singolo col botto, realizzando con Mr. Perfect uno dei più begli incontri mai visti in quegli anni. Gli anni però passavano, e con essi la sensazione che il wrestling fosse cambiato, all'insaputa dei dirigenti. Il pubblico si moltiplicava in numero (era stata conquistata anche l'Europa, e nel '92 il party dell'estate lo si festeggiava a Londra) e si evolveva in gusti.

La WWF nel frattempo aveva perso Hogan e guadagnato Flair, e per tornare ai passati splendori adottò una tattica che avrebbe poi spesso ripetuto a Summerslam: ripetere incontri visti a Wrestlemania sperando in eguale successo. Così quell'anno Warrior e Savage proposero solo una copia sbiadita del capolavoro mostrato sedici mesi prima, a mia opinione il più bel match di sempre. Ma eravamo a Londra, e quell'anno il main event si disputava tra i due wrestlers più importanti di sempre in Europa: l'indigeno David Smith e l'acquisito Bret Hart. Match intenso, tecnico, in una parola “sublime”. Iniziava l'anno e l'era della New Generation, e quel match ne era il testimone. Ma, come detto più volte, le evoluzioni spaventano. L'eroe della Nuova Generazione era stato sacrificato prima sull'altare dell'Antico Eroe Hogan, e poi, quando campione divenne il Terrore personificato Yokozuna, sull'altare di un Residuo. Lex Luger era alto, muscoloso, biondo e aveva i polsini bianchi, rossi e blu. Un patriota. Il Terrore straniero sarebbe stato battuto dall'Eroe Americano. Già visto. Ma si tentò lo stesso l'antica strada, così nel main event di Summerslam '93 Luger battè Yokozuna ma solo per count out, lasciando così l'Invasore sul Trono. Intanto l'undercard sapeva di nuovo: gli Steiners e gli Heavenly Bodies misero su un match di coppia straordinario, con Scott Steiner che al tempo era davvero il miglior wrestler puro dell'America intera, e crescevano su i vari Michaels, Bret Hart, 1-2-3 Kid, e simbolo del tempo che passava era Ted DiBiase, al suo ultimo incontro attivo in WWF. E il tempo arrivò: la rivoluzione era stata ritardata, ma non fermata. La New Generation era al top, Bret Hart ne era il leader, e il pubblico apprezzava. Ma la dirigenza era ancora sospettosa: per Summerslam era previsto l'incontro tra Bret e il fratello Owen e, nonostante il loro precedente incontro fosse stato lo showstealer di WrestleMania 10, non si fidarono di affidare loro il main event. Dopotutto, ai loro occhi uno era un ex midcarder e l'altro era un ex jobber. Anzi, persino la stipulazione speciale fu aggiunta; e a volte davvero la miglior vendetta è il talento. Mentre Bret e Owen disputavano il miglior cage match di sempre e realizzavano l'incontro dell'anno, nel main event il pur più moderno lottatore dell'era gimmick lottava contro il suo sosia in un'atmosfera surreale per quanto silenzioso era il pubblico. Il responso di Chicago era chiaro: largo ai giovani e al nuovo modo di fare wrestling. Ma il mondo lo comandano i conservatori: il pubblico voleva nel main event atleti talentuosi e veloci? Bè, nel '95 la WWF proponeva come main event Kevin Nash contro Mabel. E poi ci si stupisce dei cali di ascolto. La triste atmosfera si ripercosse per tutto il PPV: Bret Hart era costretto a proseguire l'eterno feud con Jerry Lawler, affrontando il dentista futuro Kane, mentre Michaels e Hall tentarono di riproporre il magnifico ladder match visto sedici mesi prima, ma, come avvenne nel '92 con Hellwig e Savage, senza successo, mettendo su un match scialbo e con un finale da comiche.

Così l'anno dopo la WWE decise di fare il contrario, Summerslam '96 diventò la caduta dei giganti. Nel primo match Yokozuna ebbe da soccombere contro Austin, in un finale identico a quello di WrestleMania 10, Undertaker dopo anni veniva tradito dal suo storico manager e soccombeva alla più inquietante delle facce di Foley, mentre nel main event un fischiatissimo Michaels face batteva con un moonsault un colosso e un gran wrestler, Vader. Quel giorno a Cleveland nacque la “contestazione da Internet”, inteso come contestazione smart e senza cura della keyfabe, e la WWE veniva posta per la prima volta davanti ai quesiti che la accompagnano ancor ora. Qual è la stazza minima di un campione? Cos'è la credibilità? Come porsi davanti alla rottura della keyfabe? Il '96 ci lasciava domande. Col '97 si entrava, come risposta, nell'Era Attitude. Il feud simbolo dell'anno precedente, Austin/Bret, ci aveva lasciato con i ruoli del face e dell'heel capovolti, e mentre Austin iniziava il suo lungo cursus honorum con la prova più dura, spezzandosi il collo per un piledriver sbagliato di Owen Hart mettendo così a repentaglio la propria carriera e entrando però definitivamente nel cuore del pubblico, Bret Hart invece sconfiggeva con l'involontario aiuto dell'arbitro speciale Michaels il suo rivale di quella sera Undertaker. La Dark Era di transizione finiva, non serviva più: la WWE quella sera aveva posto le basi per il feud Michaels-Taker e conseguente esordio di Kane, per i fatti che portarono allo screwjob e per l'esplosione del fenomeno-Austin. Come ciliegina sulla torta, la DX prendeva sempre più piede. L'irriverente si sostituiva al comico, la WWF diventava adulta.

La WWF ora si sentiva potente, persino la WCW era stata messa alle spalle. Il nuovo Fenomeno era Austin, e a lui fu data l'opportunità di battere per primo in modo pulito il Simbolo della federazione, il Becchino. Intanto dietro scalpitavano le nuove leve: il nuovo leader della DX Triple H e il nuovo idolo delle folle Rocky tirarono su un bellissimo quanto atipico ladder match, esordiva Edge, e due piccoletti considerati fino ad allora dei jobber sconfiggevano il più famoso tag team di sempre (per me da sempre fan dei Too Cool la gioia più bella). Mai come a quel tempo la WWF si sentiva potente, moderna e interessante. E, archiviato l'anno del Trionfo di Austin, c'era da creare un Anno di Problemi per Austin. E i problemi per Austin a Summerslam '99 si sarebbero chiamati Triple H e Mankind, con il titolo che a sorpresissima finì nelle mani di Foley. L'anno si concludeva con un grosso riconoscimento al più pazzo dei suoi dipendenti. Intanto visto il successo del Personaggio Vince McMahon, la Famiglia entrava prepotentemente nel mondo della WWF. La Figlia oggetto degli occhi dei lottatori e il Figlio Audace quanto Matto. Il Nuovo Millennio avrebbe dovuto essere sotto il segno una Nuova Generazione di McMahon, e il pubblico cominciava a chiedersi cosa sarebbe dovuto accadere dopo l'Attitude, che alla fine non è stato altro che un angle, lungo ma un angle. Per il 2000 cosa ci si aspettava? Summerslam '99 lasciava volutamente domande aperte. Nel prossimo numero, vedremo le risposte. E, ovviamente, vedremo come ci avviciniamo a ciò che più ci interessa, Summerslam 2007. L'ultimo Raw ha visto il ritorno di Vince McMahon, che ha detto cose molto interessanti. Dopo una settimana di riflessione vedremo di analizzarle ben bene.

Ricordando sempre che se vi va una chiacchierata, e se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso e/o impertinente e/o avete qualche curiosità., sarò lieto di rispondervi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it . Stay tuned. Rob.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
28/02/2023 13:42
 
QUOTA

HIGH FLYIN 66 - LA SCHIACCIATA DELL'ESTATE (2a parte)

A cura di The Rob In Town 79

Mi sono divertito un sacco guardando Hard Justice, la TNA sta davvero crescendo a passi esponenziali: l'incontro di apertura per me si gioca il titolo di MOTY col Cena vs Michaels in London, e in generale ho respirato a pieni polmoni la sensazione di una federazione guidata dall'entusiasmo, quello che a Stamford ultimamente sembra davvero mancare. Ma la voglia di WWE non passa, tra pochi giorni è tempo di Summerslam, e negli anni se c'è uno show che non mi ha mai deluso questo è proprio la “schiacciata dell'estate”. Finisce l'anno vecchio e inizia quello nuovo, e alla WWE serve entusiasmo. Quello che c'era nel 2000.

LA SCHIACCIATA DELL'ESTATE (2a parte)

“La fantasia è tanto più robusta quanto più debole è il raziocinio”, Giambattista Vico

Entusiasmo. Questa deve essere la parola d'ordine. Io domenica ho visto un uomo che un mese fa lottava per la sua vita e che fino ad un anno fa era considerato poco più di un rottame (intendiamoci, a ragione), far esplodere tutto il pubblico rieseguendo la mossa che lo rese celebre più di dieci anni fa. Ho visto sette pazzi dare spettacolo eseguendo coreografie incredibili, riuscendo nel contempo a dare l'impressione che ogni singolo colpo inferto potesse mandare il momentaneo avversario dritto in ospedale; e la cosa più impressionante è stata la totale assenza di tempi morti. Io domenica ho visto entusiasmo.

L'entusiasmo che c'era a Stamford all'inizio del millennio. In quel periodo, mentre la WCW, pur pervasa di talento, si trovava a fare i conti con il problema strutturale di una ormai diventata impossibile coesistenza tra i vecchi detentori storici del Potere e gli straordinari giovani che stavano crescendo, in WWF invece si era tutti uniti ad uno scopo. Il pubblico ballava per i Too Cool, si emozionava per la Nona Meraviglia del Mondo che vinceva il suo secondo titolo Intercontinentale, rimaneva a bocca aperta per altri sette matti che su ordine del Matto Supremo misero in scena il più incredibile spettacolo che si fosse mai visto fino a quel momento nel mondo del wrestling: il primo TLC ci proiettava dritti nel Nuovo Millennio. Summerslam 2000 lasciava aperto non un nuovo anno ma l'intero nuovo millennio: per la prima volta veniva smascherato Kane, per la prima volta Angle entrava nel main event, nell'incontro in cui Triple H e Rocky dimostrarono una professionalità a dir poco incredibile, e quando c'è entusiasmo persino il figlio del capo è disposto a lanciarsi da 75 piedi di altezza.

E con l'entusiasmo la WWF vinse, e inglobò la WCW. Spesso sento gente chiedermi quale sia stato il PPV con più hype nella storia. Per gli incontri è facile rispondere: Hogan-Andrè, Hogan-Warrior, Hogan-Sting (non sono mai stato fan di Hogan, ma indubbiamente nel suo lavoro “qualcosa” di grande lo ha fatto), ma se si parla di PPV pochi competono con Summerslam 2001. Era la prima volta in cui entravano a contatto tre mondi, la WCW, la ECW e la WWF. E prima che i Conquistatori sbeffeggiassero gli Sconfitti rendendoli ridicoli e facendoli volutamente finire nell'oblio, quella fu l'occasione per vedere cosa sarebbe stato e cosa sarebbe potuto essere. Escludendo DDP, che da Eroe e fortunato marito della donna più bella del wrestling fu fatto diventare spaventato maniaco ossessionato da una donna oggettivamente brutta, gli altri ebbero una delle poche occasioni per dimostrare chi erano. Storm era ancora quell'incredibile personaggio che aveva illuminato l'ultimo anno WCW, e non la macchietta in cui fu trasformato nell'era-Austin, Rhyno era ancora il Man-Beast, e non il jobber di Heat. Ma soprattutto parlerei di due persone: Booker T e RVD. Per sbeffeggiare la ECW ai tempi si diceva che i loro eroi fossero minori, e che in WWF non avrebbero mai avuto successo. Arrivò RVD e in un mese divenne, da heel, l'uomo più tifato dal pubblico di Stamford, e realizzò con Jeff Hardy il più bel ladder match singolo della storia. Ma ancora più incredibile è ciò che accadde a Booker T: per tutto il 2000 sentivo dire, e leggevo, che Booker T campione era il simbolo della decadenza WCW, per tutto il mese successivo a WrestleMania 17 mi ero sentito dire che la mancata prevista interferenza di Booker T a Houston, la sua città, nel main event di quel PPV era dovuta al fatto che fosse troppo scarso per stare a quei livelli, e poi nel main event di Summerslam chi mi ritrovo? Booker T, che in sole due settimane era riuscito a tirare su un grandissimo feud con Rocky. Quel giorno non finì un solo anno, ma finì l'intera epoca della Monday Night War, e iniziarono un anno e un'era dominati dalla cieca volontà di Vinnie Mac.

Ma i tempi cambiavano: con Summerslam 2002 si sarebbe celebrata la fine di un'intera Era, la Attitude. Austin se ne era andato in modo burrascoso due mesi prima, e quella sera il pubblico si rivolse contro l'altro grande simbolo di un'intera Era: Rocky fu fischiato, il pubblico voleva lottatori di nuova generazione, non attori a mezzo servizio. Il pubblico voleva l'esordiente Rey Mystero (che esordì quella sera in PPV e contro un heavyweight main eventer, pensiamoci), voleva il nuovo Mostro Brock Lesnar, e festeggiava il ritorno di un Campione il cui addio aveva coinciso con l'inizio dell'Attitude: dopo più di quattro anni tornava Shawn Michaels, e fu un ritorno col botto. Pochi giorni dopo ci fu l'introduzione di un secondo titolo del mondo, il wrestling era cambiato, eravamo entrati nell'Era che stiamo vivendo ora. Sarà una coincidenza, ma proprio in quei giorni esordivano Cena, Batista e Randy Orton. Il pubblico era stufo, stufo e stufo. Chi le vede adesso le giudica puntate geniali, chi le vedeva allora le giudicava noiose, così come chi vedrà nel 2012 le puntate di oggi dirà che erano geniali. Nemo propheta in suo tempore.

Ma entrare in una Nuova Era solo perché trascinati da un'onda emotiva e senza un piano preciso comporta problemi. E la sera di Summerslam 2003 fu ancora una volta specchio dei problemi dell'anno precedente e anticipatrice delle evoluzioni dell'anno seguente. Smackdown fu tenuto su unicamente dal feud Angle-Lesnar, che a Summerslam conclusero il doppio turn migliore della storia, secondo solo a Austin-Hart, mentre a Raw un uomo in pessime condizioni fisiche proseguiva un regno basato solo sul nome del suo detentore. Un anno dopo il pubblico manifestava ancora le sue sensazioni: fischiava un indecoroso Triple H, manifestava di non amare Goldberg, e nel miglior incontro della serata i protagonisti indiscussi erano stati Eddie Guerrero e Chris Benoit. Coincidenze? Mai creduto alle coincidenze.

Il pubblico non era contento, e la dirigenza non capiva quali ne fossero i desideri: il futuro avanzava troppo velocemente o troppo lentamente? Perché la rivoluzione di Wrestlemania 20 non aveva attecchito? La risposta che voleva il pubblico sarebbe stata nel passato o nel futuro? La WWE voleva scoprirlo. Così uno dei due main event della serata di Summerslam 2004 fu caratterizzato da due lottatori simbolo del passato (Taker e Bradshaw) e l'altro dal simbolo della Nuova Rivoluzione Benoit e dal Giovane Campione Orton. La vittoria del giovane Orton (che nel backstage dell'evento aveva avuto on screen un battibecco con Cena, tutto torna) trascinava la WWE sempre più avanti nel tempo.

Conosco però pochissima gente che crede ciecamente nel futuro: la maggior parte della gente ne è spaventata, ha paura di veder crollare le proprie certezze e di non poter “riposare la testa”, essendo obbligata a vedere e imparare nuove cose, fossero anche solo i nomi di nuovi eroi. Così Summerslam 2005 fu lo specchio di un anno, un anno in cui la gente invocava a gran voce un momento di riflessione, un proseguire più lento. Così, nonostante i due incontri titolati videro il trionfo dei due nuovi uomini su cui la WWE puntava, Cena e Batista (che infatti vinsero due match sicuramente non memorabili e dal basso coinvolgimento emotivo), l'Evento della serata fu un incontro tra un'Icona e una Leggenda, tra due simboli di due ere passate: Hogan e Michaels, il wrestling come era quindici anni prima e il wrestling come era dieci anni prima. Si decise così la strada del “doppio binario”: memore degli errori precedenti, la WWE decise che non avrebbe né fatto avanzare troppo velocemente il futuro né si sarebbe arenata troppo sul passato.

Così, se l'anno scorso nel main event combatterono due main eventer della Nuova Era, Cena e Edge, nello showstealer della serata scesero in campo in prima persona, come avviene solo nei momenti più importanti, Vinnie Mac e suo figlio; loro avversari sarebbero stati Triple H e Shawn Michaels, che dopo otto anni dalla sua conclusione avevano appena riformato un simbolo dei “bei tempi che furono”: la Degeneration-X. La WWE tentava così di ricreare entusiasmo tra i suoi tifosi.

Ed eccoci dunque arrivati a quest'anno. E anche quest'anno verrà mantenuta una tradizione. La WWE ha molti problemi, il prodotto pare un po' in stallo e, cosa molto più importante, è molto discusso: al suo ritorno a Raw Vinnie Mac ha chiarito quali sono i pericoli. Il Congresso, che ha deciso (finalmente, aggiungerei io) di indagare sul malato rapporto wrestling-steroidi, i media, che non solo in Italia aspettano una qualunque ragione pur di avere un pretesto per attaccare il wrestling. E Vinnie Mac ha indicato le strade da seguire: ho visto che non sono piaciuti, ma io invece ho trovato geniali, sia il Dating Game che il WWE Idol: eppure lo scopo era chiaro, “dite che il nostro entertainment fa schifo? Bè, questo è quello che voi media ci propinate normalmente, è forse il vostro migliore del nostro?”. Parodia sottile, ma che giunge al bersaglio, un po' come Jillian nei confronti di Brooke Hogan o la Christian Coalition nei confronti della WWE. Riguardo all'attacco del Congresso Vinnie può far poco e lo sa bene, per questo sta cercando di buttarla sull'assenza di prove a suo carico.

Soprattutto ha deciso che la WWE deve svoltare pagina, è tempo di iniziare una Nuova Era. Cena e Orton sono coloro che meglio hanno rappresentato la Nuova Generazione, era inevitabile fosse affidato a loro il main event di Summerslam. Cena ha gestito un regno eccessivamente lungo ma ha fatto un gran lavoro, l'accoglienza che sta ricevendo dappertutto, persino nella Smart Arena per eccellenza, il Madison Square Garden, ha del sorprendentemente positivo. Però Orton è l'unico avversario che ha avuto in possesso delle credenziali per batterlo. Orton intanto, da non sottovalutare, ha la stima del passato remoto, del passato prossimo e del presente. In settimana Hogan ha parlato bene di lui, da mesi Triple H dice di voler feudare con Orton e, per ultimo, è anche ottimo amico di Cena. Triple H, Hogan e Cena: tre lottatori che tra loro hanno una forte stima professionale ma che di sicuro tra loro non sono affatto amici, hanno però tutti e tre ottimi rapporti umani con Orton, il quale ha senz'altro un carattere difficile ma con le persone giuste ha il giusto rapporto. Poi a Summerslam avremo il ritorno di Triple H, di Rey Mysterio, e probabilmente scopriremo che Mister Kennedy è il figlio segreto di Vinnie Mac. Bene, anzi ottimo; tre ottime notizie che ci proietteranno in un nuovo e sulla carta esaltante anno di wrestling.

Eppure, piccola digressione, leggo che tutto va male. Ho letto gente criticare Hard Justice: questa è follia; questa non è la notte in cui tutte le vacche erano nere, anche la soggettività ha un limite. Ho letto gente lamentarsi che non si siano avverati i rumors di Internet nella puntata di Raw del Madison Square Garden. Io sono il più fervido sostenitore della teoria per cui il wrestling non possa non evolversi in una dimensione worked-shoot (e i promo di Vinnie Mac a Raw sono l'esempio di come questa mia teoria teoria sia condivisa dalla dirigenza WWE ma non solo, anche in TNA e in ROH sta succedendo lo stesso, l'evoluzione del wrestling è inevitabile a tutti i livelli) ma certe cose non si possono leggere. Come ho scritto nell'aforisma d'apertura, la fantasia è più forte quanto più debole è il raziocinio. E nessuna federazione di wrestling può organizzarsi sul presupposto di non essere seguita da persone intelligenti. Esistono i giochi manageriali di wrestling, e a certa gente dovrebbe essere concesso di giocare unicamente con quelli e di lasciare perdere con il wrestling reale.

Wrestling reale in cui intanto, come detto sopra, c'è da registrare l'ennesima morte di un famoso lottatore dei primi anni '90: proprio pochi giorni fa un mio amico mi parlava dei Demolition e di quando Crush interpretò il personaggio del gigante hawaiano. I Demolition, l'Hawaian Giant da face e da heel, e per finire l'ottimo stint finale con i Kronik; questo era Bryan Adams, un uomo che ha attraversato più di dieci anni di wrestling cambiando tre ottime gimmick e tutte di successo. Mi mancherà.

Per finire, comunicazione di servizio: per estivi motivi improrogabili del sottoscritto autore, questa rubrica viene sospesa per trenta-trentacinque giorni. Ricordando comunque che se avete voglia e piacere a parlare di wrestling con me, al mio ritorno sarò ben lieto di farlo all'indirizzo consueto di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
04/03/2023 12:43
 
QUOTA

HIGH FLYIN 67 - 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO

A cura di The Rob In Town 79

Rieccoci, mi mancava scrivere su queste pagine. Ora che l’estate è finita e con essa i miei impegni, i responsabili del sito mi hanno riconcesso il piacere di condividere i miei pensieri con chi ha la bontà di leggere ciò che scrivo e di scrivermi ciò che pensa, come, del resto, accaduto anche in questo periodo di “buio editoriale”. “Buio” che secondo molti ha colpito anche gli ultimi mesi WWE; spesso sento e leggo le opinioni dei fan, scontenti dell’attuale prodotto e pieni di rimpianto per i bei tempi andati. E’ però indubbio che molti non abbiano avuto la fortuna di viverli quei tempi, e alcuni mi hanno chiesto se davvero anche allora esistessero critiche, che futuro ci si aspettasse, che sensazioni si provassero vedendo il wrestling; soprattutto riguardo a uno specifico periodo, per alcuni apice dei tempi d’oro, per altri inizio di disgrazia, per i più un periodo che sarebbe stato bello vivere.

2001: ODISSEA NELLO SPAZIO

“L’unica ragione per la quale la gente vuole dominare il futuro è cambiare il passato”, Milan Kundera

Se ora guardo cose in differita, ho modo di apprezzarle esteticamente, ho modo di rimpiangerle e ho altre volte modo invece di notarne la inadeguatezza al tempo moderno; ogni tanto, quando avevo tempo (ora purtroppo non ne ho più) cercavo di vedere vecchi match di Flair e Rhodes, cercavo di vedere qualcosa di fatto in Giappone, cercavo di seguire anche la ROH, ma la “differita” non mi permetteva di “capire gli incontri”, di provare normali emozioni da fan, ma mi faceva dare solo un giudizio meramente estetico sul match appena visto.

Adesso, mettendo un po’ in ordine in una vecchia soffitta le mie vecchie cose, repulisti che faccio ogni sei anni (: D), ho trovato appunti e quaderni risalenti al 2001, e, come da coincidenza divina (ricordatevi, io non credo alle coincidenze) mi sono nel frattempo arrivate due e-mail che, da prospettive diverse, mi chiedono del 2001: un lettore mi chiede della fine della WCW, riprendendo un mio vecchio editoriale sull’argomento, e un altro mi parla dei brutti show WWE visti quest’estate (oggettivamente orrendi, d’accordissimo) e mi parla di Wrestlemania 17, come archetipo del bel wrestling e chiedendomi come era stato vissuto quell’evento e la successiva Invasion.

Cominciamo perciò parlando di WCW, che come avete imparato a sapere è uno dei miei argomenti preferiti: mi è stato chiesto come il pubblico avesse reagito nel guardare uno spettacolo che stava finendo e come fossero stati gli ultimi mesi ad Atlanta, se lo spettacolo fosse stato buono, se Russo avesse fatto danni o invece cose buone, e, domanda intelligente, quale sarebbe stato il futuro della WCW inteso come nascenti storyline, lottatori in trampolino di lancio, “novità di mercato” eccetera eccetera.

Come reagì il pubblico è molto semplice: non lo sapeva. Eravamo tutti al corrente delle difficoltà economiche della WCW (per dire un episodio poco noto, a Thunder e Nitro smisero o quasi di usare i fuochi artificiali per risparmiare) ma sapevamo che la Fusient aveva rilevato dalla AOL di Turner la WCW e che intendeva rilanciare la WCW con il ritorno di Bischoff come presidente; sapevamo anche che la WCW aveva in programma di sospendere per qualche settimana la programmazione per presentarsi con un “restyling del prodotto”, ma l’alta qualità degli show e i buoni ratings certo non lasciavano presagire la chiusura (e parlo di gennaio 2001) né tantomeno l’acquisto della federazione da parte di Vinnie Mac, visto che la notizia trapelò solo ad inizio marzo di quell’anno, quando la Fusient (che al tempo era il sostantivo più usato in tutto il wrestling web) si rifiutò di acquistare la WCW perché si rese conto che non avrebbe potuto esserci nessun network pronto a trasmetterne gli show.

Noi ora rileggiamo le news che sono uscite negli ultimi mesi e ci facciamo una grassa risata vedendo come in realtà sono andate le cose (pensate a chi diceva di Snitsky nel main event di Raw o a chi criticava il rapporto Nash e la X-Division o il personaggio di Black Machismo o la news che esce ogni mese su un possibile feud tra Rocky e Michaels), e purtroppo non possiamo rileggere quelle del tempo, che erano altrettanto divertenti. Tanti esempi si potrebbero fare: per dire, a gennaio 2001 uscì la notizia certa che Shawn Michaels sarebbe tornato subito a combattere; i più ottimisti vedevano per lui già protagonista in un match a Wrestlemania 17, mentre i meno ottimisti lo vedevano già special guest referee nel main event; uscì la notizia certa di un ritorno immediato di Undertaker alla gimmick da becchino, uscì la notizia certa di un PPV all’anno dedicato alla memoria della ECW, uscì a febbraio la notizia che D’Von Dudley si sarebbe operato e non avrebbe combattuto per tutto il 2001, e, notizia curiosa, uscì la notizia certa di un licenziamento di Trish Stratus dopo Wrestlemania.

E le notizie relative alla chiusura della ECW e alla improvvisa ed inattesa chiusura anche della WCW lasciavano spiragli clamorosi: mentre apparve subito chiaro che Vinnie Mac avrebbe comprato la ECW (Heyman cominciò a fare il color comment a Raw, importanti wrestler della fed di Philadelphia come Rhino, Spike, Raven, Credible cominciavano a firmare importanti contratti con la WWE), la notizia di inizio marzo relativa a un clamoroso interessamento nell’acquisto della WCW al posto della Fusient lasciò sbigottito l’intero wrestling web. Ora la maggior parte dei fan ritiene che la maggior parte dei mali moderni del wrestling derivi dall’assenza di concorrenza, al tempo invece la maggioranza dei fan riteneva che il monopolio sarebbe stato il bene del wrestling; già si sognavano dream match come match come Austin-Goldberg o Sting-Undertaker, e ci si aspettavano dei super-show avendo a disposizione tutto i meglio del wrestling mondiale, o quantomeno nordamericano.

Subito però arrivarono delusioni: la vittoria di Angle su Triple H nel match titolato alla Royal Rumble provocò discussioni a non finire; Angle non era più considerato il lottatore più noioso d’America e prossimo al licenziamento che veniva descritto un anno prima, ma il 99% dei soloni del web giurava sul fatto che mai più sarebbe stato dato un titolo del mondo a Angle e vedeva come la peste negli occhi una presenza dell’eroe olimpico a Wrestlemania. Ormai tutti avevano puntato su un incontro tra Triple H e Austin (designato come vincitore della Rumble al 110% da tutti) come main event di Wrestlemania 17: sarebbe stata la fine di una rivalità che aveva caratterizzato Raw sin dalle Survivor Series del ’99, e degna conclusione dell’anno di wrestling appena trascorso. Le idee della WWE però a sorpresa si rivelarono diversissime e il rendez vous tra i due fu anticipato addirittura a No Way Out, evento nel quale senza un nesso logico di storyline Rocky strappò il titolo del mondo al nostro Kurt; e così tra lo stupore dei fan il main event di Wrestlemania sarebbe stato disputato tra Austin e Rocky.

Ovvero, tutto il mondo è paese e ogni tempo è uguale a quello che lo ha preceduto. Critiche a non finire spuntarono da tutte le parti, visto che i due si erano già affrontati in un incontro che era stato criticatissimo sia prima che dopo a WM15 e, in più, arrivavano a Wrestlemania senza una solida storyline dietro, visto che il loro “feud” fu costruito in soli 20 giorni, e basato soltanto su reciproci dispetti ed incomprensioni che accaddero nelle puntate precedenti al Grandaddy of them all (senza contare che TUTTI sapevano che Rocky sarebbe mancato, si diceva, per tutto il resto del 2001 causa due film in lavorazione e quindi le sue possibilità di difesa vittoriosa del titolo ammontavano a circa lo 0,00001%). Ognuno perciò cominciò a tentare di capire cosa ci fosse dietro a questa scelta all’apparenza incomprensibile; le scelte più gettonate erano due, la prima, come detto, era una partecipazione con qualche ruolo di Shawn Michaels all’evento con successivo feud con Steve Austin.

Ma la più convincente sembrava essere la seconda possibilità: partiamo da lontano, sei giorni prima di Wrestlemania 17 c’era stata l’ultima puntata della storia di Nitro, con l’annuncio dell’acquisto da parte della famiglia McMahon della WCW e con due titoli che cambiarono l’ultima sera della storia dello show (tra cui soprattutto il titolo mondiale, che passò alla vita di Booker T), e nello stesso tempo, a qualche migliaio di chilometri da Panama Beach, a Cleveland, sede quella sera di Raw, Vinnie Mac stava chiedendo al pubblico quale superstar WCW avrebbero voluto vedere in WWF, con ovazioni per Goldberg, Bagwell, Steiner e Booker T su tutti, con un pubblico a sorpresa freddo ai nomi di leggende quali Hogan e Sting.

Perché mai Vinnie aveva dichiarato l’acquisto della WCW sei giorni prima di Wrestlemania e perché mai aveva deciso di cambiare il campione della federazione all’ultimo show? Esisteva un solo motivo, pensarono molti: Booker T è di Houston, tanto che ai tempi oltre che con la Book End e con l’axe kick chiudeva anche con la Houston Hangover (mossa che dopo anni gli ho rivisto fare quest’anno a Summerslam!), Wrestlemania 17 era a Houston, se 2+2 fa 4, era il pensiero comune, a Wrestlemania sarebbe partito un feud tra WWE e WCW con l’interferenza del campione WCW nel main event, giustificando la scelta di Booker T perché nella propria città natale avrebbe raccolto un gran riscontro (anche se indubbiamente, visto il “Don’t hate the player, hate the game” che caratterizzava la sua entry music, ancora più di Austin sarebbe satto perfetto Triple H come avversario).

Tenete presente che le “certezze da web” al tempo avevano lo steso valore che hanno ora: far illudere la gente e lasciarla così delusa quando tali rumori non si concretizzano, cioè sempre. E quindi mettetevi nei panni di coloro a cui era stato presentato per dopo Wrestlemania un feud tra Austin e Michaels o un feud tra il campione WWE Austin e il campione WCW Booker T e si ritrovarono invece un feud tra Austin e l’Undertaker badass, che nel 2001 sul web era considerato come Hogan adesso, cioè un vecchietto che aveva già dato tutto per il wrestling e quindi doveva farsi da parte.

Nessuna differenza quindi con quel che accade ora: si criticava tutto e niente andava bene, coloro che noi oggi chiamiamo leggende erano considerati wrestler mediocri che non valevano coloro che li avevano preceduti, il grande spettacolo universalmente riconosciuto che era stato Wrestlemania 17 sembrava subito essere dimenticato sull’altare della delusione per la piega che la WWF sembrava aver preso dal giorno seguente, soprattutto considerando l’azzardatissima scelta di girare heel l’idolo delle folle Austin (e un giorno qualcuno dovrà spiegarmi perché Russo è considerato un deficiente per aver girato heel Goldberg, mentre McMahon è considerato un genio per aver girato heel Austin) e la lentezza con cui si stava concretizzando il progetto dell’inglobamento della WCW con relativo esordio dei nuovi wrestler.

Tempo di arrivare a giugno e cambiò tutto, l’Invasione degli atleti WCW guidati, sembrava non a caso, da Lance Storm, ovvero il grande nuovo personaggio della WCW, colui che nel 2001 avrebbe dovuto essere la vera grande scommessa della WCW nel main event, e degli atleti ECW, faceva sì che tutti i fan stessero in ansia in attesa della puntata successiva di Raw o Smackdown per vedere quale grande stella avrebbe invaso la WWF e al tempo stesso avrebbe esordito o sarebbe rientrato in essa: il giudizio sull’Invasion all’inizio fu unanimemente positivo, è stato il periodo della storia della WWF in cui davvero non ci si sapeva che aspettare nelle puntate, solo alla fine il giudizio divenne negativo, visto che la WCW ne uscì talmente ridicolizzata che come suoi principali portabandiera furono scelti Austin (uno che in WCW era stato per anni ma al massimo aveva fatto il midcarder) e Angle (uno che ad Atlanta aveva vinto la medaglia d’oro ma che in WCW mai aveva combattuto un solo incontro).

Era l’umiliazione delle altre federazioni il segno con cui Vinnie Mac voleva suggellare la sua definitiva vittoria; al tempo quei poveri pazzi che ancora speravano in una concorrenza guardavano alla XPW, la federazione di Rob Black che aveva decretato la fine della ECW, rubandole il target di pubblico, alcuni importanti lottatori (Sabu, New Jack, Corino, si vociferava persino RVD) e lo slot televisivo su California TV, e non si erano resi conto che forse Vinnie aveva decretato da solo la nascita della futura reale concorrenza ridicolizzando in quel famoso discorso a Cleveland (non citandolo, unico tra i grandi della WCW) e nella puntata post-Wrestlemania, citandolo come unico sicuro licenziato della WCW, colui che della WCW era il Vero Uomo Nuovo, il Prescelto, e che aveva in mente di costruire una sua federazione...

p.s.: come alcuni di voi avranno notato, mi sono lasciato prendere anch’io dalla nuova moda che impazza negli editoriali sul wrestling web; ovviamente alla fine va messo un punto interrogativo…:D

Peccato non aver potuto sviluppare in pieno il tema del possibile futuro della WCW, magari ci sarà occasione, ricordando sempre che se vi va una chiacchierata, e se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o avete qualche curiosità da chiedere, sarò lieto di rispondervi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
04/03/2023 14:58
 
QUOTA

Ma ancora devi postare la merda che scriveva quello lì, dopo che ti ha umiliato tra l'altro? [SM=p6026361]
Siamo alla quinta stagione, eliminalo dal palinsesto, piuttosto fa una cosa con gente che merita di essere ricordata per davvero come Colosso o Jeff Hardy 18 [SM=p6430250]
OFFLINE
04/03/2023 15:03
 
QUOTA

Se trovo cose loro che non si trovano più su Google si può fare anche per altri, lo sto facendo per lui perché è come se fossero testi inediti per Google e se uno li dovesse cercare riportano a qua, e comunque aumenta l'Archivio di roba scritta qui, senza far fatica.
OFFLINE
2021 Friend of the Year
04/03/2023 15:24
 
QUOTA

Ankie (anklelock89), 04/03/2023 15:03:

Se trovo cose loro che non si trovano più su Google si può fare anche per altri, lo sto facendo per lui perché è come se fossero testi inediti per Google e se uno li dovesse cercare riportano a qua, e comunque aumenta l'Archivio di roba scritta qui, senza far fatica.

C'è anche del masochismo
______________________________________________________
Friend of the year 2021

Founder della stable Yuppies
OFFLINE
06/03/2023 12:48
 
QUOTA

HIGH FLYIN 68 - INTERCETTAZIONI AMBIENTALI

A cura di The Rob In Town 79

L’enigma che ho lasciato da risolvere la settimana scorsa non l’ha capito nessuno, e ciò può significare solo due cose: o sono diminuiti i lettori di questa rubrica, o nessuno legge la concorrenza. Chissà. Intanto avviso che da questa settimana questo editoriale sarà un po’ più corto, ultimamente stavo diventando esageratamente prolisso, ma soprattutto avviso che questa settimana c’è uno scoop. Il vostro cronista è venuto in possesso di una intercettazione ambientale di un colloquio tra Dixie Carter e Vince McMahon, in attesa di essere sentiti al Congresso. Qua sotto c’è la trascrizione.

INTERCETTAZIONI AMBIENTALI

“C’è un solo bene: il sapere. E un solo male: l’ignoranza”, Socrate

Doverosa premessa: quest’intercettazione ambientale è stata registrata in un’aula di aspetto del Congresso mentre Dixie Carter e Vince McMahon aspettavano di essere ricevuti dalla Commissione che sta indagando sull’abuso di farmaci nel wrestling. I proprietari delle due federazioni più importanti in questo colloquio hanno parlato dell’attualità delle loro federazioni, del rapporto col pubblico, dei loro dipendenti, del futuro, del fatto di essere in concorrenza tra loro. Si è parlato di VKM, di Vince Russo, del passaggio di Impact alle due ore questa settimana, di John Cena e di Samoa Joe. E infine, ovviamente visto il luogo dell’intercettazione, si è parlato del recente scandalo-steroidi.

Trascriviamo qua di seguito la sbobinazione tradotta dell’intercettazione:

Vince: “So che il nostro vecchio network vi ha concesso due ore di programmazione”. Dixie: “Già, cominciamo questo giovedì”. Vince: “Registrate ancora in quel buco?” Dixie: “Sì, stiamo ancora alla Impact Zone. E dubito ci sposteremo nell’immediato futuro. Occorrono risorse economiche e organizzative che ancora non abbiamo”. Vince: “Ricordo quando anche noi siamo stati un anno bloccati nello stesso studio televisivo a New York: la gente la menava molto meno che ora”. Dixie: “Magari ora che abbiamo le due ore ci ingrandiremo e gireremo anche noi in futuro”. Vince: “Come pensate di ampliare il programma con la seconda ora?”. Dixie: “Avendo quarantacinque minuti ogni settimana, e quindi un massimo di tre match, e avendo l’esigenza di far comparire ogni settimana le nostre top star, eravamo costretti a non far comparire gran parte del nostro roster, ora dovremmo averne la possibilità”. Vince: “Ci sono tanti wrestler nel roster?”. Dixie: “Stamattina nel roster ce ne erano quarantotto”. Vince: “Io ho uno show di quarantacinque minuti, la ECW, e di lottatori ne ho tredici. Negli altri due show, che durano il doppio, ho più o meno il doppio di lottatori. In pratica io faccio quattro ore di prodotto con gli stessi wrestler con cui voi fate un’ora”. Dixie: “Quindi capirai il problema che hanno i miei booker a dare una soddisfazione a tutti; perché poi quando uno non compare una settimana viene subito da me a chiedermi la rescissione del contratto o va da un giornalista e spara a zero sulla federazione”. Vince: “Fregatene, io quando Raw durava quarantacinque minuti, e come tu ben sai Raw è durato PER ANNI solo quarantacinque minuti, facevo anche un solo match a puntata. E molti mid-lowcarder comparivano solo in PPV. Se a loro andava bene meglio per loro, altrimenti si fossero cercati un altro posto”. Dixie: “Vengono da me e mi dicono che la ROH li cerca”. Vince: “Da me venivano e mi dicevano che avevano offerte dalla WCW. Sticazzi, una federazione non è un album di figurine, infatti molti andavano là, comparivano ogni tanto nello show ma non avevano mai un push serio, da me se eri bravo alla lunga emergevi”.

...omissis...

Vince: “A proposito che si parlava di booking team, come ti trovi con Russo?”. Dixie: “Bene, d’altronde quando mi hanno consigliato di assumerlo la scelta finale l’ho fatta io”. Vince: “Mi hanno detto però che il pubblico lo odia e lo vorrebbe licenziato” Dixie: “Sai com’è, quando il pubblico vede una cosa che non gli piace pensa subito che è colpa di Russo”. Vince: “Pensano ce la WCW sia fallita per colpa sua e allora temono che sia una sorta di Re Mida al contrario” Dixie: “Io sono una donna d’affari, così quando mi hanno consigliato Russo sono andata a rivedermi i ratings WCW: quando la WCW assunse Russo i ratings si impennarono e per tutta la gestione restarono più alti che nel periodo precedente e successivo. Se questo vuol dire far fallire una federazione vorrei facesse fallire anche la TNA!”. Vince: “Magari a volte ha idee un po’ strane”. Dixie: “Che a te hanno giovato molto, la Monday Night War l’hai vinta grazie a lui”. Vince: “Mi ricordo quando venne da me e mi propose un feud con Steve Austin: pensavo fosse matto. Continuava a dirmi che la gente voleva vedere l’uomo della strada menare il suo capo. E’ vero, dovevo controllare e visionare le sue idee, alcune erano esageratamente strampalate, ma ciò che la gente sottovaluta è che qualcuno quelle idee doveva pur averle. Che qualcuno le controlli è successive: ma primario è che qualcuno quelle idee le abbia”. Dixie: “Te la sei presa con me o con lui per la storia dei VKM?”. Vince: “No, con nessuno dei due, perché lo conosco. Ha sempre fatto queste cose, prendersela in modo shoot con la concorrenza”. Dixie: “Secondo me nei contenuti aveva ragione, ma prendersela con HBK e Triple H è rischioso per una federazione ancora non così tanto conosciuta come noi”. Vince: “Io me la ridevo per quello. Tutti l’anno scorso hanno insultato Russo e hanno difeso a spada tratta me e la WWE, i più giovani tra i miei fan hanno anche detto che né io né Michaels né Paul avremmo mai fatto una cosa del genere, quando invece io, Russo, Michaels e Paul ABBIAMO fatto la stessa cosa”. Dixie: “Ti riferisci alla prima DX?”. Vince: “Ovvio! Meno male che adesso in questi anni i miei fan hanno tutti 14 anni o giù di lì, non come qualche anno fa. Ma hai presente cosa dicono Michaels e Paul quando salgono sul ring? ‘For the thousands in the attendance and the millions watching from home…Let’s get ready to…’. (ridendo) Non ti ricorda nessuno?”. Dixie: “… ‘let’s get ready to rumble’. Probabilmente nessuno dei tuoi fan ha mai visto una sola puntata di Nitro. I VKM d’altronde nascono sulla stessa idea su cui sono nate NWO e DX, mica pizza e fichi”.

..omissis...

Dixie: “Allora Vince, quanti anni resterà ancora campione Cena?”. Vince: “Tranquilla, perde presto”. Dixie: “Sul web ho letto che lo consideri il tuo ‘animaletto’”. Vince: “Sul web leggi tante cazzate. E’ ovvio che ogni wrestler che diventa campione WWE deve piacermi. Alla fine sono sempre io e soltanto io a decidere chi merita di diventare campione e chi no. E quest’anno nessuno tranne Cena poteva esserlo. Orton nei mesi scorsi era una bomba ad orologeria, Paul era infortunato, Michaels mi aveva chiesto una pausa per curarsi e stare vicino alla famiglia, Edge si infortuna sempre e non è molto conosciuto fuori dal business, Booker T ha fatto il suo tempo, Kennedy è ancora inesperto e Lashley non riesco a fargli fare presa sul pubblico. Ora addirittura hanno come idolo Umaga, che solo 12 mesi fa odiavano. Questi qua hanno il Q.I. di una scimmia, ogni giorno cambiano opinione, poi mi chiedono perché non li ascolto”. Dixie: “Ti capisco, anch’io ho gli stessi problemi”. Vince: “Samoa Joe?”. Dixie: “Già. Io al contrario di te vengo contattata solo per le assunzioni, tutto ciò che riguarda storyline ed incontri lo delego agli altri, io non me ne capisco di wrestling ma solo di affari. Ho chiesto come mai quel Joe, che è così amato da pubblico e critica non sia ancora stato campione Mi hanno detto che l’anno scorso non lo hanno fatto campione perché ora che siamo una major non potevamo avere un campione che combatteva e perdeva in un’altra federazione, e invece quest’anno lo hanno escluso dal titolo prima perché c’era Christian che ha fatto un ottimo lavoro, poi perché Angle per contratto doveva vincere il titolo, e ora perché avendo il PPV più importante dell’anno ad Atlanta era perfetto avere nel main event i due lottatori più famosi della federazione, visto che tra l’altro entrambi hanno colto i più importanti loro grandi successi proprio ad Atlanta. Speriamo che Joe capisca, non si arrabbi e non tenti di venire da te”. Vince: “Joe è bravo, Foley e Cena mi consigliano sempre di prenderlo, sono due suoi grandi amici ed estimatori. Prima che venisse da voi gli avevo offerto un contratto, avrebbe avuto la gimmick che ha ora Umaga, ma lui ha rifiutato. Infatti rido quando dicono che Umaga è una presa in giro di Joe, quella gimmick esiste da prima che Joe venisse da voi, e con il suo personaggio di adesso non ha nulla in comune. Io e i miei l’abbiamo creata solo perché ai tempi gli Headshrinkers ebbero un gran successo. Un po’ come quando gli intelligentoni da web mi accusarono di voler prendere in giro la vostra X-Division con la Midget Division. Se invece di sparare cazzate avessero visto quando creammo la Midget Division avrebbero capito che era una ripicca verso il canale su cui da due anni trasmettiamo Smackdown”.

...omissis...

Dixie: “Preoccupato per questa vicenda-steroidi?”. Vince: “Un po’. Quindici anni fa me la sono cavata dicendo che tanto il wrestling è entertainment e non sport, e quindi non c’era il problema del miglioramento ingiusto di prestazioni, ma adesso il background è diverso. Le moderne leggi equiparano il doping alla droga e viene punito anche un mero abuso di farmaci; in pratica ora dire che non è sport ma entertainment non avrebbe più il significato di quindici anni fa, perché ora è punibile in entrambi i casi. Per me è una cazzata, e se hai visto Raw ultimamente ti sarei vista i miei promo shoot contro il Congresso, però bisogna stare attenti, per questo ho sospeso tutti quei lottatori rovinandomi anche la nostra miglior storyline dell’anno. E tu non hai paura che il Congresso venga anche da voi?”. Dixie: “Certo che lo temo, infatti abbiamo assunto Test e poi appena ci siamo resi conto che era naturale come un coccodrillo artico e abbiamo visto le bizzarre dichiarazioni rilasciate alla stampa, lo abbiamo licenziato subito. C’è da dire però che da noi il fisico non è importante come da voi. Joe, Sting, Lethal, i Dudleys, Christian, tutta gente che ha un fisico normalissimo. Poi ora abbiamo pochissime date mensili e, con i contratti in esclusiva, facciamo sì che i lottatori possano cominciare a riprendersi in modo naturale dalle botte ricevute”. Vince: “Io non posso. Se diminuissi le date come alcuni mi chiedono, la gente se la prenderebbe perché non vado più nelle loro sperdute e minuscole città. Se faccio come mi avevano consigliato di fare a Wrestlemania 20 e metto a simboli della mia federazione gente che pesa meno di cento chili e con ‘fisici da impiegati’ il pubblico mi fischia e mi dice che rivuole i Lex Luger e i Batista. Intendiamoci, io la penso come il pubblico, a me piacciono i fisiconi nel wrestling. La gente e il Congresso vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca…”.

Ci sarebbero altri spunti di riflessione da sviluppare in altri punti della registrazione qui non mostrati ma direi che per questa settimana ne abbiamo più che a sufficienza. Chi sa leggere tra le righe avrà capito il senso di questa pubblicazione e avrà capito quanto sia sempre vero e d’attualità l’aforisma iniziale del Maestro Socrate. Magari questa primavera pubblicheremo altri “stralci della conversazione”. W4E è sempre pronta per gli “sgub”. ;-)

Concludo ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o avete qualche curiosità da chiedere, sarò lieto di rispondervi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
12/03/2023 12:47
 
QUOTA

HIGH FLYIN 69 - DESTINATI ALLA GLORIA

A cura di The Rob In Town 79

E' dallo scorso ottobre che la TNA mi piace più della WWE. Aspetto ogni Impact con grande impazienza, e mi stupisco sempre di leggere gente che critica l'attuale booking e gli preferisce periodi per me oscuri, o sicuramente non all'altezza dell'attuale, come quelli del 2004, 2005 e inizio 2006. Con questo non dico che la WWE non mi piaccia, anzi. Solo che due dei tre brand sono letteralmente allo sbando, mentre il terzo ha vissuto questa settimana l'infortunio del suo uomo di punta, nonché miglior wrestler (al momento) dell'intera federazione. Il destino è bizzarro, trasforma gli eventi positivi in negativi e i negativi in positivi. In un anno sfortunato come questo, verrebbe voglia di rassegnarsi al destino; ma io ho sempre creduto nell'homo faber, perciò sono strasicuro che la razionalità possa annullare ogni imprevisto del destino.

DESTINATI ALLA GLORIA

“Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.”, Eraclito.

Quando in settimana ho cominciato a pensare al destino, e mi è venuto naturale trarne l'idea base per l'editoriale, mi sono subito venuti in mente due nomi WWE: John Cena e Randy Orton.
L'infortunio serio occorso a John Cena, la cui gravità è parsa subito evidente a chiunque stesse vedendo Raw, ha ovviamente scatenato enormi reazioni sul web: molti hanno visto l'episodio come una possibilità di vedere una ventata d'aria fresca nel main eventing di Raw e come l'unico modo possibile per veder finire l'effettivamente interminabile ultimo regno di Cena. Al tempo stesso però è stato molto interessante leggere come l'ultimo anno di regno abbia cambiato molto l'opinione della gente su Cena. Prima quando si parlava di Cena la maggior parte dei giudizi da web si limitava alla statica e stentorea affermazione di frasi “ragionate” quali “Cena sucks”, “Cena=ottenni”, “Cena sa fare solo due mosse”, ora invece molti si lamentano perché l'assenza di Cena potrà penalizzare Raw, ne prefigurano un rientro tra le ovazioni del pubblico, e temono un abbassamento qualitativo sul piano tecnico dei match titolati. Segno che l'insistenza della WWE a proporre Cena come campione alla lunga ha prodotto i risultati sperati. E segno, come se qualcuno avesse ancora avuto dubbi, che una strategia a lungo termine ideata da chi ha anni di esperienza e enormi competenze nel business è preferibile al mero desiderio di un gruppo di fan di vedere il proprio singolo preferito sul tetto del mondo.

Tra l'altro l'assenza di Cena paradossalmente ne rinforza ulteriormente ed esponenzialmente lo status e risolve alla WWE un grave problema, pur lasciandola in braghe di tela riguardo ad un altro aspetto (ho messo troppa carne al fuoco, analizziamo uno alla volta i tre argomenti). L'assenza di Cena fa' sì che Cena renda vacante il titolo senza averlo effettivamente perso (e sono quasi convinto che a No Mercy lo avrebbe perso davvero), ed è strasicuro che in questi mesi si sentirà forte l'assenza di colui che nel bene e nel male è stato il top player di Raw e della WWE intera negli ultimi ventiquattro mesi. Quindi è molto realistico immaginare che al ritorno Cena tornerà ad essere immediatamente il top player di Raw, sia che torni face sia che torni heel, e questa volta col grande pubblico dalla sua. Esattamente come accaduto in passato, dopo lunghe assenze, a top player non così amati al momento dell'infortunio quali Triple H e Michaels nel 2002 o Angle nel 2003. In pratica un infortunio che potrebbe limitare gli enormi progressi tecnici compiuti in quest'ultimo anno di Cena e renderlo perciò un wrestler “meno bravo” potrebbe paradossalmente essere l'ultimo passo necessario per farlo considerare “Icona” e farlo definitivamente entrare nelle grazie del pubblico o, come minimo, a farne guadagnare un grande rispetto. L'ho detto, caratteristica primaria del destino è la sua ironia.

In più, l'infortunio di Cena toglie alla WWE un problema, ovvero come gestire Cena senza titolo. Io rimango convinto che avrebbe vivacchiato nell'uppercarding fino alla Rumble, in cui sarebbe stato il grande favorito (se non l'unico), ma ora la WWE non ha più quel problema, sebbene si trovi col problema più grande di decidere a chi attribuire la Rissa Reale (Triple H? Kennedy? Vedremo). In tutto questo scherzo del Destino alla fine a guadagnarci sarà l'Uomo del Destino, Randy Orton, il quale non solo probabilmente sarà il nuovo campione, ma soprattutto per la prima volta in carriera ricoprirà in ogni caso il ruolo del top player. Per la seconda volta in carriera, dopo l'unico anno vissuto effettivamente da Legend Killer, ha alle spalle un'ottima storyline che lo porta nel main eventing di Raw, e in un anno che ha visto tutti i main eventers di Raw fermati sul più bello dal Destino, chi da un infortunio chi da un'indagine federale, è l'ultimo ed unico piccolo indiano a non aver avuto problemi reali. Il Destino sta permettendo a Randy di tirare il tiro libero decisivo della partita ad un secondo dalla fine, e per l'occasione gli ha allargato il canestro a un metro di diametro: l'occasione è ghiotta.

Ma, non stiamocelo a nascondere, in questa settimana il “destinati alla gloria” più che la WWE fa venire in mente la TNA, che domenica organizzerà il suo evento annuale più importante. Per quanto riguarda i singoli feud e i singoli match, ne trovate un'ottima analisi nel TNA Point gestito da Leonardo Vitale e troverete molto probabilmente la mia umile opinione nel La Sa Lunga che verrà pubblicato venerdì o sabato, qua oggi intendo analizzare chi da “Bound of Glory” e dal periodo immediatamente successivo attende di essere davvero “destinato alla gloria”.

Intanto immediatamente destinato alla gloria pare Sting. Il fatto che sia prossimo al ritiro, che dovrebbe avvenire a Turning Point o, al più tardi, a Final Resolution, fa' sì che ci sia molta insicurezza intorno al main event di domenica, ma la mia personale impressione è che lo Scorpione possa davvero alzare le bracia al cielo alla fine del PPV. E alzi la mano chi, alla notizia dell'approdo di Sting in TNA quasi due anni fa, avrebbe realmente pensato che quel quarantasettenne così poco noto alle nuove generazioni e fuori dal wrestling lottato ad alti livelli da alcuni anni, potesse dare vita a uno stint così grandioso, costellato da ottimi feud (ribadisco che quella con Abyss è la miglior storyline che io abbia visto negli ultimi anni), ottimi match (uno su tutti, il main event dello scorso Bound for Glory), e una capacità unica di attirare a sé il tifo di qualsiavoglia pubblico gli capiti, compreso quello imprevedibile e bizzarro della Impact Zone: nella storia del wrestling non è mai esistito un face con la stessa capacità di attrarre a sé il pubblico, se non, pari a Sting ma non sopra, un uomo coi baffi biondi.

Ma c'è un'intera generazione che reclama un posto al sole: pochi ci avranno fatto caso, ma all'inizio dello scorso Impact!, il primo dalla durata di due ore, nel video iniziale che ripercorreva la breve storia della federazione si è parlato del passato del business, ed è stato inquadrato colui che indubbiamente è uno dei migliori wrestler di sempre, e molto probabilmente il più completo all time, Scott Steiner (peccato che questo nome ai più giovani faccia venire in mente soltanto il pessimo ultimo stint in WWE), poi del futuro, ed è stato inquadrato il nome che secondo me sarà il vero nome nuovo del prossimo anno di wrestling TNA, vale a dire Chris Harris.

Fisico poderoso, ottima mic skill, consolidato carisma, esperienza, una solida storyline alle spalle che lo ha trasformato da metà del più vincente tag team della storia TNA in face singolo tifato da tutti, ne fanno il grande favorito per il Fight For The Gold e prima alternativa a Joe per uno stint da top face. E uguale strada sta compiendo l'ex compagno del Wildcat, il cowboy James Storm, che unisce alle già note doti tecniche un'ottima interpretazione del proprio personaggio (quando venerdì scorso ho visto la maglietta “Save the water, drink beer” stavo letteralmente soffocando dalle risate...:D) e dovrebbe essersi guadagnato sul campo un posto stabile nel (per ora) uppercarding.

Ma se c'è una cosa che in quest'ultimo anno mi ha portato a preferire la TNA è il midcarding. Nonostante il main eventing sia stato di alto livello, con top players del calibro di Sting, Angle, Joe e di un immenso Christian Cage, ciò che più ha creato fermento è stato il vivace mid-uppercarding. Se in WWE questo è stato trascurato a causa della dispersione dei wrestler in più roster e dalla decisione di abolire i PPV monobrand rendendo così inutile la costruzione di feud al di fuori delle cinture, a Orlando invece sono stati creati tanti nuovi personaggi. Allo scorso Bound for Glory presentavamo il personaggio Eric Young come una macchietta che stava vivendo i lsuo momento di successo, ma ne analizzavamo i limiti di gimmick usa-e-getta; bè, dopo un anno è ancora lì, over come allora. Allo stesso PPV esordiva la nuova gimmick di Robert Roode, ennesimo tentativo di valorizzare un wrestler ormai da cinque anni considerato eterna promessa: bè, il ragazzo quest'anno ha funzionato tanto che ha addirittura battuto Jeff Jarrett in PPV. Poco più tardi, a gennaio, il wrestler più anonimo di tutta la TNA in un siparietto di TNA imitava la voce di Randy Savage e faceva ridere tutti i presenti, facendo sì che venisse tentata la strada di una gimmick-omaggio, differente dalle varie gimmick-parodia del passato; bè, questa gimmick, che pareva non potesse durare più di tre mesi, ha portato l'anonimo Lethal a diventare indiscusso idolo della Impact Zone, pluri-X Division Champion, ad arrivare da campione nell'evento più importante dell'anno dopo aver sconfitto pulito nientemeno che l'Icona Kurt Angle. Senza contare un titolo di Most Improved Wrestler of the Year che francamente al momento mi parrebbe impossibile negargli.

Ad autunno cominciano le serie televisive, cominciano le scuole, comincia il ciclo annuale di lavoro negli uffici e nelle fabbriche, e comincia con esso un nuovo anno di wrestling, che in WWE ci porterà ai tre mesi più caldi dell'anno (Rissa Reale e Wrestlemania) e in TNA a una nuova strada lunga dodici mesi in attesa dell'evento dell'anno. E a sottolineare un autunno che si annuncia foriero di cambiamenti, anche la ROH ha coronato campione il suo uomo destinato alla gloria: complimenti vivissimi a Nigel McGuinness, nuovo orgoglio del wrestling britannico.

Ora resta da scoprire solo che cacchio sarà mai questo Save us_222 (Jericho ok, lo sanno anche i muri, anche se gli indizi oltre che a lui parrebbero portare anche alla tanto attesa versione moderna della Hart Foundation). D'altronde, come ho scritto nell'aforisma iniziale, non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.

Ricordando sempre che se vi va una chiacchierata, e se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso e/o avete qualche curiosità, sarò lieto di rispondervi e di fare una chiacchierata in tranquillità mediante il mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
19/03/2023 15:34
 
QUOTA

HIGH FLYIN 70 - INCOLLAMI ALLO SCHERMO

A cura di The Rob In Town 79

Quello che c'è di bello nel wrestling web è che si finisce a parlare di argomenti che normalmente un fan di wrestling non affronterebbe. Capisco il parlare di booking, in un paese di cinquantasette milioni di commissari tecnici è quantomeno ovvio che ognuno voglia dire la sua in tema di push e storyline (e preannuncio che la prossima settimana o quella dopo parleremo in modo diffuso dell'argomento), ma la cosa diventa curiosa quando si comincia a parlare di ratings televisivi, di incidenza sull'appetibilità del prodotto a seconda del top player della federazione, e di strategie aziendali per recuperare ascolti. Non ci state a capire niente? Andiamo con calma, l'argomento è molto, molto interessante ma non semplicissimo.

INCOLLAMI ALLO SCHERMO

“Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato”, Albert Einstein.

L'argomento ratings lo avevo già affrontato più di un anno fa (per chi fosse interessato, l'editoriale si chiamava “Veni, vidi, cambiai canale”) ed ero giunto a determinate ed oggettive conclusioni: la WWE non era in crisi di ascolti né di vendite, spesso gli ascolti delle singole puntate vengono condizionate dalla controprogrammazione e da imprevedibili fattori esterni, e la WCW fallì soprattutto per una mancata capacità di pubblicizzare gli Eventi. Dopo sedici mesi ritorna l'occasione di parlare di ratings per due ragioni: c'è da analizzare il primo ascolto del nuovo format di due ore di Impact, ma, soprattutto, c'è da commentare il peggior risultato conseguito da Raw negli ultimi dieci anni: era infatti dal dicembre '97 che non c'erano ascolti così bassi. E visto che invece sulla puntata post No Mercy si erano create moltissime aspettative, ci si è cominciati a fare domande, tutte legittime: ha influito la controprogrammazione? Ha influito la figura del nuovo campione? Ha influito l'assenza di Cena? Ha influito un qualche altro aspetto? Vediamo di analizzare tutto con la dovuta calma.

Si è parlato moltissimo della controprogrammazione: un'importante gara 4 dei playoff di baseball con impegnati un monumento dello sport americano quali gli Yankees, e un'appassionante partita di football, la quale peraltro, per la precisione, vedeva impegnata la prima della classe (New England) contro una squadra mediocre e non espressione di una grande città (i Bengals) e all'inizio di stagione. Bè, non credo che l'influenza sugli ascolti di Raw sia stata così grande: innanzitutto perché non si è trattato di un caso isolato, visto che la controprogrammazione è stata esattamente identica a quella che Raw si trova a fronteggiare tutti i lunedì sera (anzi, anche in modo minore visto che prima il football veniva trasmesso in chiaro e ora invece via cavo) eppure mai negli ultimi anni vi era stato un calo così vistoso.

Infatti non è solo da considerare il basso 2.8, ma il contestuale calo di 0,4 in totale in una settimana, vale a dire un ottavo: uno spettatore su otto in pratica ha deciso di non seguire Raw tra la puntata pre-No Mercy e quella post-No Mercy. Si è perciò parlato, come detto sopra, di due importanti fattori che hanno caratterizzato la settimana e completamente rivoluzionato gli assetti del più importante show televisivo di wrestling: l'assenza di John Cena e l'esordio del nuovo campione Randy Orton. La settimana scorsa ho scritto che paradossalmente a Cena l'infortunio avrebbe potuto portare più vantaggi che svantaggi: a sorpresa, già dopo una sola settimana abbiamo visto il primo, con un Cena forzatamente rivalutato anche da coloro che erano neutrali nei suoi confronti. Nei mesi scorsi si era detto che senza di lui il titolo WWE sarebbe stato più interessante, che la storia del “campione controverso” fosse solo un escamotage della WWE per giustificare un fallimento, che la sua presenza avesse reso noioso Raw. Dicendo quanto detto più sopra nessuno vuole dire che invece sia stata provata scientificamente e inconfutabilmente l'irrealtà di tali affermazioni (in fin dei conti, non scordiamocelo, stiamo parlando di una singola settimana) ma io personalmente, come ben sapete ormai, non credo affatto alle coincidenze. Finito un intero anno di regno, Raw è precipitato negli ascolti (e quindi, conseguentemente, nell'interesse): meditate gente, meditate.

Analizziamo invece la variabile-Orton. E' stato notato come anche nell'occasione dell'altro suo regno mondiale la puntata d'esordio del nuovo regno avesse fatto registrare un calo di 0,4 nel rating, tra l'altro nella stessa identica situazione per cui aveva appena vinto togliendo il titolo ad un campione che, si diceva, avesse reso meno interessante Raw. Lì ci furono sicuramente degli evidenti gravi errori di gestione del personaggio da parte del booking WWE e probabilmente dare il titolo a un nome non ancora così conosciuto come Orton fu prematuro, quindi giustificazioni ai cattivi ascolti di quel regno ve ne sono eccome, ma ora si tratta di capire se è il personaggio Orton a non attrarre il grande pubblico o se è una concatenante causa di fattori a renderne “sfortunati” gli esordi di regno.

Le prossime puntate sicuramente ci aiuteranno a capire (magari meno quella che c'è stata stanotte visto che è andata in onda registrata dall'Inghilterra), anche se l'impressione personalissima che ho a proposito di Orton è che sia un grande wrestler ma evidentemente non ancora un grande nome di richiamo per i fan occasionali. Peraltro l'unica cosa che si può dire con certezza è che l'aver fatto il peggior risultato degli ultimi dieci anni è sicuramente un bruttissimo segnale per la WWE: non dimentichiamoci che quegli stessi ascolti dieci anni fa avevano quasi decretato la scomparsa della federazione che si rapportava ad un Nitro che sfondava agevolmente il muro del 4.0. Nonostante i fans siano ovviamente tutti concordi nel dire che sono più interessati alla qualità dello show che non agli ascolti dello stesso (il concetto è lapalissiano, d'altronde siamo fans e non azionisti), è altrettanto ovvio considerare che più uno show riesce a raggiungere una massa quantitativamente alta di spettatori, più ottiene contratti televisivi e entrate di merchandise che le permettono di investire questi ricavi per nuovi workers, e per sviluppare nuove idee che possano rendere ancora più interessante il prodotto. Una sorta di circolo virtuoso.

Un po' come Impact, che ha raggiunto il tanto agognato risultato delle due ore non per un intervento divino o per una petizione firmata dai cosiddetti fan “puristi” e con spirito “di nicchia”, ma grazie a un prodotto che ha saputo nell'ultimo anno evolversi così da raggiungere un'ampia gamma di effettivi e potenziali spettatori, di consolidare un suo spazio e un suo ascolto stabile all'interno del network Spike TV, tanto da convincere i dirigenti a puntare su di esso. Tra l'altro occorre notare che comparando gli ascolti dell'anno scorso e di quest'anno, aggiornati all'ultima settimana, dei quattro prioncipali show settimanali di wrestling scopriamo che Raw è calato del 20-25%, Smackdown ha leggermente aumentato gli ascolti, la ECW invece li ha quasi dimezzati e Impact è rimasto assolutamente stabile per tutto l'anno (giusto per sfatare un'ingiusta diceria: con Russo booker nessuno show televisivo nella storia ha mai perso ascolti, nemmeno Nitro e Thunder, anzi).

I motivi sono parecchi: i tanti scandali scoppiati quest'anno nel wrestling (prima la tragedia-Benoit e poi lo scandalo steroidi) hanno contribuito ad allontanare lo spettatore occasionale che seguiva soltanto lo show principale. Poi Raw ora sta pagando il fatto che non si sia costruito nell'ultimo anno un qualsivoglia genere di uppercarding, cosicché il pubblico non ha avuto nessun personaggio “nuovo” nel quale riconoscersi e di cui seguirne l'evoluzione; se al pubblico mostri sempre gli stessi wrestlers alla lunga si stufa, persino Rocky e Austin nel 2001 attiravano le platee molto ma molto meno di quanto succedeva nel '99, figuriamoci due wrestler come Triple H e Orton, che, per quanto bravi, non hanno mai (o perlomeno ancora) funzionato da “acchiappa-ascolti”. La ECW si è dimezzata a causa di un booking ridicolo che in pratica costruisce uno show su un feud, e, visto l'anno appena trascorso, l'unico feud non è mai nemmeno interessante, mentre la ripresa di Smackdown è dovuta a una sorta di “affezionamento” del pubblico ai personaggi principali dello show (soprattutto tre di essi: Mysterio, Batista e Undertaker).

Obiettivo di quest'anno per la TNA invece è stato rendersi conosciuta sul suolo americano: ciò che troppo spesso ci si dimentica riguardo alla TNA è che è nata come federazione “regionale”, prima della zona di Nasvillle e ora della Florida, e che quindi la sua conoscibilità per un fan, che so, dell'Oregon o della California è molto, molto bassa. Per questo vengono organizzati i primi house-show, per questo ci sono stati i primi PPV in metropoli degli Stati Uniti, per questo vengono messi sotto contratto a gettone importanti sportivi quali Eckstein, Wicheck o Pacman Jones: finire su tutti i TG sportivi nazionali è un ottimo modo per far sì che ogni Homer Simpson si stampi il nome “TNA” nella mente. E solo quando tutti i potenziali fan di wrestling conoscono la tua esistenza puoi incominciare a pensare ad aumentare i tuoi ratings. I grandi nomi non servono a una federazione giovane per aumentarne i ratings, ma per renderla nota: per aumentarne i ratings è necessario il radicamento sul territorio.

Prima di finire questa chiacchierata in libertà sull'argomento ratings, rimane da soffermarsi su un ultimo punto: proprio perché ritengo che una critica sia tanto più credibile quanto più è costruttiva, nell'introduzione non dimentico di aver scritto “strategie aziendali per recuperare ascolti”. Prima si parlava di TNA, non dimentichiamoci che quando Impact approdò su Spike TV il network impose alla federazione di cambiare il campione del mondo e mettere Jarrett al posto di Raven in quanto “nome più conosciuto” da offrire ai fans, che erano appena reduci dalla fine delle trasmissioni di Raw su quello stesso canale televisivo. Gli show WWE complessivamente negli ultimi anni hanno sempre fatto buoni ascolti, piazzandosi addirittura spesso al primo posto tra i programmi più visti del canale televisivo su cui, rispettivamente, vengono trasmessi. Ma un Raw in calo potrebbe far ridiscutere le condizioni contrattuali e spingere il network a “mettere il becco” nel programma.

E, tanto per far capire quanto sia importante e quanto sia di primario interesse per i fan il fatto che i rapporti federazione di wrestling-network televisivo siano sempre ottimi, ricordiamo che le due rivali della WWF nella Monday Night War, vale a dire WCW e ECW, fallirono essenzialmente per un motivo: ad un certo punto si trovarono senza un contratto televisivo e quindi nell'impossibilità di produrre uno show settimanale. Ovviamente questo non è e non sarà il caso della WWE, ma la ricerca disperata del rating e l'analisi sistematica dei dati di ascolto servono proprio per evitare simili deviazioni. Ho letto che l'head booker di Raw a tal proposito vorrebbe Rey Mysterio a Raw per puntare su diverse fasce di pubblico: i giovanissimi, i latini e coloro che sono abituati a seguire in chiaro Smackdown: bè, personalmente ritengo che sarebbe un ottimo acquisto, a Raw lo aspetterebbero tanti feud inediti (Triple H, Shawn Michaels, Umaga, Carlito, il pare rientrante Jericho, e, perché no, Benjamin e Jeff Hardy) e il main event dello show rosso sarebbe il giustissimo riconoscimento a colui che, volenti o nolenti, è oggettivamente uno dei migliori wrestler dell'ultimo decennio. Più ascolti e più qualità: cosa volere di più dalla vita?

Ricordo una canzone di qualche anno fa, cantata da un gruppo torinese di cui ormai si sono perse le tracce. Recitava: “tirami su, portami al mare, leggimi un libro fammi fare cose che io non ho mai fatto raccontami storie che non ho letto, fammi vedere qualche colore, prova a dipingermi il cuore”. E' questo che noi chiediamo ad uno show di wrestling: regalarci emozioni, incollarci ad uno schermo.

Ricordando sempre che se vi va una chiacchierata, e se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di esprimere un'opinione o un pensiero e/o avete qualche curiosità., sarò lieto di rispondervi e di fare una chiacchierata in tranquillità mediante il mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
24/03/2023 07:42
 
QUOTA

HIGH FLYIN 71 - ATLANTIDE

A cura di The Rob In Town 79

Bound for Glory è piaciuto a tutti. Buon segno, significa che quando un prodotto è davvero ben fatto, non si può davvero sottovalutarlo o denigrarlo con il solo scopo di sostenere un’altra federazione (anche perché l’essere “fan di federazioni” è qualcosa che mi è sempre parso oscuro). Però c’è una cosa che ho notato sopra a tutto: la evoluzione che la TNA ha ormai irreversibilmente compiuto da indy a major. Guardando Bound for Glory, vedendo come il pubblico incitava gli Steiners, Sting, vedendo l’ordine dei match e il modo in cui essi sono stati bookati, tre letterine hanno continuato a tornarmi in mente. Due W e una C. Sarà stato il luogo, saranno stati i protagonisti, sarà stata l’atmosfera, chi lo sa. Per un attimo mi è parso di essere stato fuori dal tempo, in un luogo mitico, in un Eldorado fuori dal tempo, anzi, visto che eravamo ad Atlanta, per un attimo è stato come essere a…

ATLANTIDE

“…essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte (...) tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve. ”, Platone, “Timeo”.

C’era una volta la Night of Champions, l’addio della WCW al suo pubblico. Da lì iniziò l’Era del Monopolio WWE e l’opera di damnatio memoriae nei confronti della federazione che per più di dieci anni aveva fatto divertire tutti i fan di wrestling.
Di tutto è stato scritto su di essa. Come ho detto qualche numero fa (numero 67, “2001 Odissea nello spazio”) è stata compiuta una cinica e chirurgica opera di persuasione sui giovani fan instillando nelle loro menti falsi motivi di chiusura della WCW. E in un altro numero (il 50, “L’oblio in cui cadono i vinti”) avevo parlato dell’eredità della WCW e ne avevo spiegato i contenuti per chi non avesse avuto la fortuna di imbattersi in essa negli anni in cui era in vita. E, per finire questo piccolo riassunto dei numeri precedenti, nel numero 37 (“Svegliare i dormienti”) avevo illustrato qual è il vero motivo che ha portato al crollo d’ascolti del wrestling in America: la WWE ha “inglobato” (con tutte le differenze del caso) WCW e ECW ma non ne ha mai “inglobato” il pubblico, che ha semplicemente smesso di guardare il wrestling.

Ora però negli ultimi anni è cresciuta forte un’altra federazione, fondata da colui che più ne uscì male dalla chiusura della WCW: il Prescelto, Jeff Jarrett. Fondò una federazione poco più che regionale e, ispirandosi a metà alle crescenti in importanza federazioni indipendenti e in parte allo spirito della vecchia ECW con qualche nome WCW, negli anni la ha portata in prima serata su un grande network, la ha portata ad essere un’alternativa importante, per gli spettatori e per i lottatori, alla WWE, e la ha portata all’unanime considerazione (attenzione: considerazione, non sempre approvazione) degli addetti ai lavori. La tattica negli anni scorsi era quella del doppio binario: nel main event nomi conosciuti (Nash, Macho Man, Jarrett stesso, persino un Billy Gunn appena fuoriuscito dalla WWE), e nell’undercard un prodotto diverso, spettacolare, un misto di hardcore, tecnica e high flying.

La palese ispirazione, come detto, era la ECW dei tempi d’oro: innovazione, adrenalina e spettacoli inconsueti all’occhio dello spettatore occasionale. E soprattutto capacità di cogliere l’attimo: veniva licenziato un nome di media importanza dalla WWE? Gli si offriva un contratto, fosse egli un Billy Gunn o un Rhino. Il pubblico impazziva per il DVD sulla storia della ECW? Si cercava di offrir loro uno show il più possibile vicino alla vecchia ECW, con annesso un’Icona di essa, Raven, come campione del mondo TNA.

E così si è vivacchiato e ci si è costruiti una reputazione. Con i grossi nomi interessavi, anche se distrattamente, il grosso pubblico, e con la spettacolare undercard (dai tre fenomeni della X-Division agli America’s Most Wanted, dagli Ultimate X ai bump estremi) costruivi i nuovi Rob Van Dam, i nuovi Sabu, i nuovi Dudleys. Ma poi qualcosa è cambiato: il ragazzo TNA è diventato uomo, si è cercato un lavoro sicuro, ha smesso di vivere alla giornata. Si è trovato un network televisivo, quella Spike TV che aveva appena abbandonato Raw, e pian piano è entrato con prepotenza sul mercato.

A Impact! si è celebrato il funerale dei Dudleys, tipico angle da major: entertainment allo stato puro. Poi addirittura è accaduto l’impensabile, l’evento che ha dato il via alla rivoluzione copernicana: Christian poteva scegliere tra un rinnovo del contratto in WWE o un’avventura senza certezze in TNA. Scelse la seconda. Fino a quel momento in TNA ci andavano solo i licenziati da Stamford, nessuno aveva “scelto” la TNA. Solo pochi mesi prima a Matt Hardy si presentò la stessa scelta di Christian, e scelse la via sicura, il ritorno in WWE. “Non avevo certezze”, disse, “e di certo non potevo immaginare che avrebbero avuto subito un contratto con una TV nazionale”. Chissà se ha mai rimpianto quella scelta. Comunque il tarlo del dubbio si insinuava nei lottatori: Christian aveva fatto bene? La risposta arrivò dieci mesi dopo: Kurt Angle, l’Eroe Olimpico, aveva iniziato l’anno da main eventer a Raw, arrivò a Wrestlemania da campione del mondo in carica di Smackdown!, e trascorse l’estate da main eventer della neonata ECW. E a settembre passò in TNA. Assurdo, un main eventer di Wrestlemania durante l’anno cambiava casacca. Si era già visto qualcosa del genere, era la Monday Night War. Il tempo in cui Rick Rude comparve nella stessa sera in due show diversi (il paradosso della registrazione delle puntate…), in cui un Bret Hart andava in WCW e un Chris Benoit si trasferiva in WWF. Il tempo della concorrenza, il tempo dell’assenza di monopolio.

Qualcosa stava cambiando, e in TNA se ne accorsero. La guerra non andava fatta contro la WWE, l’obiettivo non era superarla; l’obiettivo era invece diventare una federazione nazionale e non più regionale, l’obiettivo era recuperare alla visione del wrestling tutti coloro che senza ECW o WCW si erano sentiti privati di uno spettacolo a loro caro. La WCW aveva ancor tanto da dare nel suo futuro. Ora non si poteva ricostruire una federazione estinta, le operazioni-nostalgia non piacciono a nessuno, ma recuperarne una parte dell’antico spirito sarebbe stato un peccato mortale imperdonabile.

Tutto cominciò allo scorso Bound for Glory; un incontro che sulla carta diceva molto poco, Jarrett contro Sting, visto già diverse volte durante l’anno, si trasformò con l’andare dei minuti in un fantastico main event WCW, come anche in WCW pochi se ne erano visti. Sting era l’Eroe Senza Macchia che grazie alla forza del pubblico non subiva le chitarrate del Prescelto, il tutto sotto gli occhi del Grande Nuovo Acquisto a bordo ring. Per un attimo mi sono sentito teletrasportato a nove anni prima, a Starrcade ’97, dove l’Eroe Senza Macchia Sting non subiva i colpi del Dittatore Hogan sotto gli occhi del Grande Nuovo Acquisto Bret Hart. WCW was coming back!

Lenta e tra il tripudio del pubblico era l’ascesa del mostro face Samoa Joe (uhm, ricordo un tizio seguito dalle telecamere fin da quando usciva dal suo spogliatoio), inesorabile era l’ascesa del grande lottatore e gran lottatore sottovalutato dalla federazione rivale, in cui lottava con lo stesso personaggio, Christian Cage (uhm, ricordo un tizio pelato che distribuiva stunner ma che solo in WWF si vide riconoscere il talento), ed estremamente caratterizzati erano i personaggi di contorno. Una stable latina coi, scusate il francesismo, controcazzi, la più fenomenale coppia della breve storia TNA che slittava e lanciava due grandi lottatori al successo da singoli (guardatevi Sacrifice, troverete il Gimmick match of the year), un lottatore anonimo trovare la propria considerazione imitando le movenze di un ex grande lottatore, una ex macchietta con una gimmick usa e getta (“please, don’t fire me!”) restare per un anno over da morire col pubblico, o una versione anni 2000 del grande Ted Di Biase. E tanto altro ancora. La settimana scorsa ho visto anche Disco Inferno, la mirror ball e il balletto alla John Travolta. Peccato solo che la musica non fosse la storica “burn, baby burn, Disco Inferno!”.

Se si vuol far concorrenza alla WWE non si deve fare il prodotto WWE. Ma se si vuole fare concorrenza alla WWE non si deve neanche fare un prodotto da federazione indipendente o anche solo da ECW. C’è un intero altro mondo a cui ispirarsi. Non da copiare, il tempo è passato inesorabile, ma a cui ispirarsi. Il pubblico di Atlanta ha indicato la strada, il pubblico di Atlanta ha riconosciuto in Sting il Salvatore e non uno Sconosciuto, ha riconosciuto in Scott Steiner il miglior lottatore di fine anni ’90 e non il lottatore immobile del feud con Triple H, il pubblico di Atlanta ha riconosciuto in Joe e in Christian Cage il futuro della federazione, il pubblico di Atlanta ha riconosciuto in AJ Styles le Speranze per uno Spettacolo Assicurato, i Rey Mysterio e Sean O’Haire del nuovo millennio. LA strada è tracciata, ora bisogna percorrerla, e non sarà facile.

Intanto ho letto che nel nuovo anno potrebbe riprendere dopo anni il feud New Blood contro Millionaire’s Club. Una faida che nel 2000 era forse troppo innovativa, visti i labili confini keyfabe-smartismo, e gli ancor più labili equilibri della WCW del tempo, ora sarebbe quanto mai appropriata e inerente al tempo moderno. Quante volte leggete diatribe tra i sostenitori dei TNA Originals e i sostenitori dell’acquisto dei grandi nomi con un passato in grandi federazioni? Quante volte leggete i confronti tra Vecchie e Nuove Icone? Quante volte leggete scontri tra i sostenitori di Ciò che è stato e i sostenitori di Ciò che sarà? Il wrestling serve a questo, a risolvere, illustrare e mostrare scontri. E che al timone ci sia anche chi più di tutti ha visione del futuro, Vince Russo, mi rende tranquillo. Nonostante la damnatio memoriae perpetrata dai vincitori, chi seguiva la WCW sa quanto bene Russo le apportò. Io mi fido.

Non ci sarà una nuova Monday Night War a breve, ma ci sarà, e scusate se è poco, una nuova grande, importante e divertente major di wrestling. Atlantide è morta e sepolta dal mare, ma una nuova civiltà sorta in un luogo diverso, ma grazie al sapere e all’esempio di Atlantide non è più una mera utopia, è realtà che si sta costruendo. Non si dovrà smettere di guardare la WWE per la TNA, e non sarà possibile far finta che nulla sia mai accaduto. Non sarà nemmeno necessario scegliere quale preferire tra l’una e l’altra.

Ciò che mi basta e avanza è sapere che ora c’è un’Alternativa. E scusate se è poco.

Ricordando sempre che se vi va una chiacchierata, e se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di esprimere un'opinione o un pensiero e/o avete qualche curiosità., sarò lieto di rispondervi e di fare una chiacchierata in tranquillità mediante il mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
30/03/2023 10:29
 
QUOTA

HIGH FLYIN 72 - GLI ESCHIMESI E LA CALURA

A cura di The Rob In Town 79

Questo editoriale e il suo autore sono autoreferenziali. Spesso mi piace infatti citare numeri passati: non per vanagloria né per autopromozione, ma semplicemente per dare un'idea di senso logico, di discorso unico suddiviso in più mesi. E tratto caratteristico dell'autore di questa rubrica è di essere completamente smart, in quest'anno di wrestling ho fatto il “tifo” solo in quattro occasioni. Ma per smart intendo nel vero senso del termine in ambito wrestling. Così, qualche numero fa tentavo di spiegare alcuni dei vocaboli smart più usati (il numero 55, “Parole, parole, parole”, e il 56, “Parole che non vi ho detto”). Ma c'è un aspetto che ho sempre lasciato sullo sfondo e che ora è tempo di approfondire. Il Booking. Questo mostro a tre teste al tempo stesso così odiato e così invidiato. Diciamoci la verità, ogni fan di wrestling crede di essere un grande booker e che i booker veri non capiscano nulla. Ma come si stabilisce che cosa è un grande booking?

GLI ESCHIMESI E LA CALURA

“Ci saranno sempre degli eschimesi pronti a dettare norme su come debbono comportarsi gli abitanti del Congo durante la calura”, Stanislaw Jerzy Lec.

Piccola avvertenza iniziale: questo sarà un numero smartissimo, si parlerà proprio del dietro alle quinte di uno show di wrestling.
L'idea che la gente ha dei bookers è essenzialmente una, uomini fortunati che fanno ciò che qualunque fan di wrestling vorrebbe fare: decidere chi deve vincere e chi deve perdere, chi deve essere campione e chi deve diventare invece eterno jobber, a chi dare spazio e chi invece spingere sull'orlo delle dimissioni. In realtà non è proprio così, o meglio, essere booker è molto di più.
Ad esempio per essere booker WWE servono dei requisiti molto precisi e molto qualificanti: principalmente i requisiti più importanti e che più mi interessano per i fini di questo editoriale sono che bisogna avere esperienza da autore e/o produttore televisivo, saper scrivere sia angle tragici che angle comici, conoscere nel miglior modo le mode e la cultura del momento nel mondo circostante, aver una grande creatività e, infine, saper comunicare con chi ha intorno, siano essi altri autori, fan o lottatori.

So cosa state pensando. State pensando due cose. La prima è che sono requisiti molto esagerati, soprattutto molti di voi staranno giudicando inutile se non dannosa l'esperienza da autore televisivo, magari tale esperienza da scrittore si rivela poi di sit-com o di giochi a premi. La seconda è che i bookers WWE non abbiano in realtà tutte queste doti, soprattutto creatività e capacità di relazionarsi con cultura circostante, lottatori e fans, o che almeno non la dimostrino. Vi do' la mia opinione su entrambe le cose: riguardo alla prima, ritengo sia giustissimo prendere gente che abbia esperienza televisiva. Sì, anche e soprattutto di sit-com. L'ho detto tante volte, la mia idea di wrestling è di “una rappresentazione epica e volutamente fumettesca della società” e il suo scopo è “raccontarie storie attraverso la lotta di atleti”, e gli unici che possono ideare e decidere come raccontare storie sono coloro che scrivono per vivere. Riguardo alla seconda invece, ritengo che il problema sia dovuto alla mancanza di concorrenza; quando si lotta su ogni singolo spettatore, quando si lotta per la sopravvivenza, non ci si può permettere di dormire sugli allori e ci si deve spremere le meningi. Ogni singola tendenza della società allora deve essere captata e catapultata nel mondo del wrestling sotto forma di storyline, gimmick o lottatore, per guadagnare sul campo lo spettatore singolo. E tutti devono essere ascoltati: come dice un proverbio vecchio quanto il mondo, l'unione fa la forza. In definitiva, i principi e i requisiti in sé direi che sono giusti.

Eppure credo siamo tutti concordi nel dire che negli ultimi tempi non stiamo vedendo “un bel booking”. Però, prima di analizzare questo dato di fatto, dobbiamo fare un passo indietro e vedere cosa si può considerare un buon booking e come si può giudicarlo tale. Io vedo molti fare uno sbaglio quando giudicano le scelte di booking, anche se più che uno sbaglio lo definirei una normale manifestazione di tifo. Però l'ho detto, questo è un editoriale smart e questo è tra tutti il numero più smart, perciò lasciamo un attimo da parte le manifestazioni di tifo.
Per quanto possa essere normale, e soprattutto umano, preferire Tizio invece che Caio (tutti lo facciamo, compreso l'autore di questa rubrica e coloro che la stanno leggendo), ciò non dovrebbe essere una componente né fondamentale e nemmeno tanto importante nel giudicare un buon booking. Come non dovrebbe esserlo il fatto che il lottatore X o la storyline Y siano in una federazione piuttosto che in un'altra. La qualità di un regno, la bontà del booking di un match o di una storyline, non deve dipendere né da chi sono i wrestler coinvolti né da chi il match o il feud lo vince.

Ma allora come lo si giudica 'sto benedettissimo booking? Un attimo, con calma. Torniamo ai fondamenti del wrestling. Il wrestling è uno sport di lotta predeterminato in cui i lottatori lottano tra di loro per un motivo, che determina la storyline. Non deve essere credibile, per varie ragioni. Una è che dovrebbe essere reale, realistico e possibile tutto ciò che succede anche solo per il motivo che è successo, se la pensiamo in ottica kayfabe. Una seconda è che il wrestling racconta storie, e non tutte le storie sono credibili: la realtà narrativa è fatta anche di categorie irreali o comunque inconoscibili, quali draghi, angeli e fantasmi. In pratica, non ci vedo nulla di irrealistico in un uomo che lancia fulmini, in un sessantenne che sconfigge un allenato ventenne o in una palla di fuoco. Basta che sia funzionale e utile alla storia che si vuol raccontare.

Però il wrestling deve essere logico. Proprio perché predeterminato, deve addivenire a delle conclusioni più logiche ancora che se fossero reali. Mi spiego con un esempio: la Grecia ha vinto gli Europei di calcio anche se scarsa. Varie ragioni: fortuna, buon momento di forma, utilitarismo. Ma nessuno ne ha giudicato “non credibile” la vittoria, proprio perché il calcio non è uno sport predeterminato ma è soggetto a tali variabili. Invece nel wrestling c'è la predeterminazione, ci sono persone (per l'appunto i bookers) che hanno l'incarico di decidere lo svolgimento dei match. Perciò la gente si aspetta scelte con una loro logica: una logica che non significa che debba vincere il più forte o che gli esiti siano prevedibili, ma che ogni scelta di booking abbia dietro un suo perché, che ogni lottatore che vince un match abbia già pronta la ragione sensata che lo spinge a riaffrontare lo stesso avversario o ad affrontarne uno nuovo, che la storia raccontata in un match abbia a che fare con la storyline raccontata nel feud o con la storyline che dovrà iniziare dopo la fine dell'incontro. Questa è la logica, questo è ciò che si chiede ad un booker.

Teoricamente il lavoro del booker dovrebbe strutturarsi così. Analisi di dove lo spettacolo è arrivato e studiare da una parte come concludere i feud già in corso e dall'altra parte quali feud nuovi iniziare. Come concludere i feud è una scelta che dovrebbe dipendere da quale lottatore si vuole mettere over e in quale misura, e da quale deve essere il significato lasciato dalla storyline (esempio: Sting che sconfigge la NWO sta a significare il trionfo dell'Eroe sulle ingiustizie di ogni giorno, Austin che sconfigge McMahon è la rivincita del dipendente sul capo despota, ma anche un MVP-Hardy è un disperato tentativo di difesa con i denti di un titolo contro un necessario bisogno di risultato di superiorità assoluta per conquistare lo stesso titolo).

Decidere quali feud nuovi far cominciare è una scelta che dovrebbe dipendere dal nuovo e si spera inedito significato che si vuole attribuire ad una nuova storyline, e da una preventivabile chimica e adattabilità dei wrestler che si vogliono mettere contro (se poi essi non si sono mai incontrati, abbiamo fatto cinquina). E ovviamente ogni wrestler deve essere sfruttato in base alle sue caratteristiche migliori (ricorderò sempre la faccia di Vampiro nel backstage dello show NWE di Piacenza quando il booker gli stava spiegando l'incontro che avrebbe dovuto combattere: dopo aver visto lo stesso incontro, con un Vampiro versione-Hogan risorgere dopo un Hulk up e chiudere con le pose al pubblico capii il perché della sua faccia stranita nel backstage...).

Sulla carta sembra tutto molto semplice, in realtà è complicatissimo. Per varie ragioni. In primis, il pubblico. Il pubblico è umorale, imprevedibile, pronto a trasformarsi da pubblico a massa, e per giunta esigente. No, non è un j'accuse contro il pubblico, è una presa di realtà di una situazione peraltro normale nella sua imprevedibilità e logica nella sua umoralità. Perché fino al giorno prima il face era l'Eroe alla Bret Hart e il Nemico colui che rompeva le regole alla Steve Austin e il giorno dopo invece era il contrario? Semplice, perché era cambiata la società. E così si torna al discorso iniziale: un booker deve conoscere la società e deve conoscerla così bene da prevenirne le tendenze. Deve essere un po' scrittore e un po' pubblicitario. Altra difficoltà è la necessità di trovare una storia che non sia complicata per facilitarne così la fruibilità, ma al tempo stesso abbastanza interessante ed innovativa per non risultare noiosa o già vista. Ma che uno “scrittore su commissione” o un pubblicista debbano scrivere in funzione del pubblico a cui si rivolgono dovrebbe essere la norma, proprio da questa capacità si dovrebbe valutare chi è bravo da chi non lo è.

Poi però c'è anche un fattore oggettivamente imprevedibile, al quale si può rispondere solo in un modo: con inventiva e con capacità di improvvisazione e di rischiare. Pensate a TNA e WWE. La TNA è un posto i cui fans sono in larghissima parte a favore dei giovani talenti e tendenzialmente contro i wrestlers in là con gli anni, visti come “vecchi bacucchi”. In WWE invece gli anziani vengono visti come i Salvatori della Patria e i giovani come delle Pippe che trascineranno nel baratro la WWE. Ora pensate quindi a un roster con otto main eventers: Kane, Undertaker, HBK, Triple H, Samoa Joe, AJ Styles, Chris Harris e James Storm. Ora pensate a un roster con Cena, Orton, Kennedy, MVP, Sting, Scott Steiner, Booker T e Kurt Angle. Oggettivamente stanno alla pari, in realtà rappresentano ognuno dei due gruppi una categoria di persone vista in modo tendenzialmente molto diverso all'interno della federazione in cui combatte.

Non è un giudizio di merito (è giusto? È sbagliato? Io ho la mia idea, ma non c'entra con questo specifico editoriale), è una constatazione. Un buon booker dovrebbe prenderlo come base di partenza, come fatto assodato di cui tener conto quando scrive. Questo è infatti il vero compito dei booker: gestire la keyfabe sfruttando i gusti del pubblico e le tendenze delle persone che formano il pubblico di riferimento della federazione per cui deve scrivere gli show. Solo partendo da questi concetti e tenendo a mente certi discorsi, un booker può essere un buon booker e un booking può diventare un buon booking.

Ora, parlo francamente, non so quanti abbiano avuto voglia e pazienza di arrivare fin qua. Oggi abbiamo parlato di un argomento molto tecnico e probabilmente noioso (“come si booka uno show??? Ma che me frega, io voglio vedere i lottatori darsele senza farmi 'ste pippe mentali!”) ma che secondo me è interessante per capire le dinamiche del nostro amato show business. E così penso che la miglior cosa da fare sia riprendere anche settimana prossima lo stesso argomento, ma in modo diametralmente opposto: con esempi concreti, non con discorsi astratti. Gli errori di gestione della WWE con Orton e il suo personaggio negli anni, gli errori della TNA nella gestione del personaggio di Joe, lo scarso interesse per il futuro prossimo da parte dei fan di wrestling. Tutti argomenti molto più concreti, divertenti ed interessanti: ma che non si possono affrontare in modo smart senza una solida base smart. Spero sia stata perciò chiara l'intenzione del numero e che sia stato se non interessante almeno utile il piccolo memorandum.

E chissà, magari la settimana prossima scopriremo che gli eschimesi possono davvero insegnare agli abitanti del Congo come comportarsi quando c'è la calura.

Ricordando sempre che se vi va una chiacchierata, e se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di esprimere un'opinione o un pensiero e/o avete qualche curiosità., sarò lieto di rispondervi e di fare una chiacchierata in tranquillità mediante il mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
04/04/2023 05:54
 
QUOTA

HIGH FLYIN 73 - INFINITE DIVERSITA’ IN INFINITE COMBINAZIONI

A cura di The Rob In Town 79

Sono sincero, pensavo che parlare di booking potesse risultare noioso e poco interessante, invece con mia (felice) sorpresa ho scoperto che è un argomento che interessa ai fruitori di wrestling. Soprattutto ritengo che sia troppo facile criticare e basta gli errori che i vari booking team delle federazioni commettono, ma che sia molto più utile e interessante quali siano questi errori e perché vadano considerati errori, e provare a immaginare quali correttivi andrebbero fatti o come in modo sensato dovrebbero proseguire certe storyline. Come detto la settimana scorsa, lo ribadisco oggi. Questo è un editoriale smart come il suo curatore, qui le analisi prescindono da eventuali favoritismi verso il wrestler Tizio o il wrestler Caio, e qui le considerazioni sono solamente smart. Se siete d’accordo con questa considerazione, allora sarà comprensibile l’analisi sotto fatta. Qui le analisi si fanno solo sotto forma di logica.

INFINITE DIVERSITA’ IN INFINITE COMBINAZIONI

“La logica è l’anatomia del pensiero”, John Locke

Voglio trovare un senso a questo booking, anche se questo booking un senso non ce l’ha. Voglio trovare un senso a queste storyline, anche se queste storyline un senso non ce l’hanno. No, non sono Vasco Rossi, sono solo uno che si rifiuta di credere che le cose vengano fatte a caso e non abbiano una logica dietro. Solo che è più facile e fa più sensazione criticare che pensare, è più semplice criticare l’assenza del proprio preferito dalla vetta che ragionare su chi sarebbe il più adatto ad occupare quella stessa vetta. Ma uno smart fa questo, applica la logica al wrestling. E questo oggi voglio fare io. La scorsa settimana qua abbiamo visto come si può giudicare un booking, abbiamo descritto gli strumenti, abbiamo creato un know-how. Adesso questo know-how è giunto il momento di applicarlo a casi concreti, attuali, in modo da poter davvero giudicare ciò che vediamo, prevedere dove si vuole andare a parare e analizzare che risultati si vogliono ottenere.

Prendiamo ad esempio uno dei casi che più ha fatto discutere nelle ultime settimane, la gestione di Randy Orton. Orton è sempre stato un wrestler difficile da gestire, sia per motivi caratteriali che per motivi di gimmick; ma torniamo un attimo indietro e, per meglio capire, vediamo quale è stata negli anni l’evoluzione del suo personaggio. Orton nasce come un “figlio di stella”, un po’ come è stato presentato quest’estate Cody Rhodes. Con due differenze: che Bob Orton era odiatissimo, invece Dusty Rhodes amatissimo, e che Cody ha la faccia da bravo ragazzo e Randy no. Così dopo un esordio stentato da face, si sfruttò l’innata arroganza di Orton per metterlo over da heel col pubblico, e, visti i buoni responsi, lo si inserì addirittura nei rinati 4 Horsemen, la Evolution: a lui fu affidato il compito più delicato, rappresentare il Futuro. Fin qui, escluso l’inizio, il cui cattivo esito era prevedibile (basti vedere i primi mesi di The Rock), delle buone scelte di booking. Poi addirittura gli si affidò una gimmick molto particolare ed innovativa, il Legend Killer. Tale gimmick servì moltissimo per renderlo ancora più over e per farlo lavorare con grandi wrestler, ma era chiaramente una gimmick che non poteva portarlo al titolo, visto che per vincere i titoli si affrontano i Campioni del Momento, non le Leggende. Però gli fu dato ugualmente il titolo, scelta di booking infausta, per due ragioni: togliere Lesnar dall’album dei record e per valorizzare l’over Orton come sfidante futuro di Triple H. Da lì qualche mese infausto da face e pochi mesi dopo, per rimediare, un ritorno all’antica gimmick del Legend Killer: scelta sbagliata, ormai quella gimmick era stata sfruttata al massimo.

Poi finalmente quest’anno la WWE decide di riutilizzare al meglio Orton, lo trasforma in un heel cinico e spietato, poche parole e tante RKO. Grazie anche all’infortunio di Cena, il nostro Randy conquista il suo secondo titolo mondiale, e che succede? La WWE lo trasforma in un heel codardo incapace di eseguire su chicchessia la propria finisher. Il Frodo Baggins della WWE, il “portatore della cintura”. Ovvero, come distruggere in tre settimane un wrestler costruito in sei mesi. Tra l’altro è lo stesso errore che la WWE commise con Jericho quando il canadese divenne Undisputed Champion. Uno dei wrestler più amati, più furbi e spettacolari si trasformò improvvisamente in un portatore di cintura, in un wrestler che non avrebbe incusso paura nemmeno al suo gatto, in un wrestler il cui unico regno è infatti unanimemente stato considerato fallimentare proprio a causa della sua insensata gestione. E c’è il rischio che Orton faccia quella fine, a meno che non venga riproposto come il personaggio che tanto successo ha riscosso negli ultimi mesi.

Dopo un esempio WWE di buona idea che va peggiorandosi, facciamo ora un esempio in TNA di ottima idea di booking che sta andando spegnendosi se non si ridà linfa all’idea stessa. Mi riferisco a Black Machismo. A volte le idee più geniali nascono per caso. Prendete un ex big man immobile sul ring e mettetelo a lavorare con atleti alti un metro e ottanta per meno di cento chili. Mettete che uno di questi piccoletti in una pausa faccia l’imitazione di Macho Man e che tutti ridano. E mettete che il vecchio big man, che ha esperienza ventennale nel business, capisca che questa dote va sfruttata. A questo punto fate passare due settimane e date a questo bravissimo ma anonimo atleta gli stessi costumi sgargianti di Macho Man, la stessa musica d’ingresso e ditegli di parodiarne gli atteggiamenti in ring e nelle interviste. Shakerate il tutto e cosa trovate? Già, il Best Improved Wrestler del 2007.

Il problema è che dopo che è arrivato al titolo sono cominciati i problemi. Intanto perché nel main eventing c’era la storyline della , e quindi il pur bravo Lethal ha dovuto lasciare spazio prima a Joe e poi a Angle. Poi con il match più sorprendente dell’anno ha addirittura battuto in modo pulito Kurt Angle riconquistando il titolo. E a quel punto per Bound for Glory si è pensato di mettergli accanto un grandissimo worker come Daniels ma senza costruirci sopra una vera storyline, ma solo un match tra campione e first contender. Ora il regno è “immobile”, nessun avversario e nessun feud, il che è una scelta di booking sbagliata (i titoli si difendono e i feud si fanno, lapalissiano ma vero), ma almeno stanno cercando di usare questo tempo per arricchirne la gimmick. So Cal Val nuova Elizabeth, ad esempio. O un Lethal che ormai immedesimato nella parte cita vecchi episodi della carriera di Macho Man, come nell’ultimo Impact mentre interrogato da Angle e Borash. Ad esempio una buona idea sarebbe farlo feudare davvero con un Warrior, come Senshi.

Tutto questo discorso per dire che ogni scelta deve avere una sua logica. Ad esempio la settimana scorsa scrivevo che anche nelle mosse dei match ci deve essere una logica che richiami il feud. Infatti quando in questi giorni stavo cercando nelle pieghe della mia memoria per trovare i miei candidati per gli ormai classici awards di fine anno, tra i gimmick match of the year ho pensato subito al match tra Harris e Storm di Sacrifice. Non solo è stato un gran bel match, ma ha avuto una sua importante logica nello svolgimento. La bottigliata con cui Harris ha definitivamente steso al tappeto l’ex tag team partner, è esattamente lo stesso identico colpo con cui Storm aveva colpito Harris in dicembre dando così avvio allo split dei due e al relativo feud. Chi ha scritto quel match ha pensato al feud.

Detto così sembra banale, ma in realtà abbiamo bisogno proprio di questo nel wrestling. Di qualcuno che pensi a qualche scenario interessante come ragione per far feudale due o più wrestler, e di qualcuno che pensi a come richiamare quello stesso scenario durante i match del feud, soprattutto ovviamente nel match conclusivo. Qualcuno che pensi “se settimana scorsa è accaduto X, allora Tizio deve avere ragione una reazione Y che porti il feud nella direzione z che sto cercando di dare al feud”. Non è algebra, non è trigonometria, né tantomeno è meccanica quantistica; è semplicemente logica, il fondamento di qualsiasi narrazione razionale. Nessun fan di wrestling pretende, o dovrebbe pretendere, cose realistiche né cose credibili, ma almeno logiche, anche soltanto per un minimo sindacale, sì.

Se non avete ancora visto Raw di questo lunedì fermatevi nella lettura. Ecco, ora che vi ho avvisato dello spoiler, vorrei che qualcuno mi spiegasse il senso del segmento iniziale. Avrà un seguito? Probabilmente no, o almeno spero. Se anche dovesse avere un seguito, sarà esso un seguito razionale agli eventi che sono accaduti a Raw fino alla puntata precedente? No, semplice. Perciò, a prescindere dalla piega positiva o negativa che avrà avuto il segmento, e a prescindere dalle possibili o meno ripercussioni, è stata una pessima scelta di booking.

E’ quello che davvero preoccupa nella WWE di quest’anno. Non gli infortuni (che capitano, è una variabile fissa nell’equazione dello spettacolo), non l’assenza di lottatori con molta esperienza (l’esperienza la si guadagna sul campo, più occasioni ha un giovane e più guadagna velocemente esperienza), ma l’assenza di una qualsivoglia logica. Spesso leggo critiche al booking team TNA (Jarrett, Russo, Mantell, mio zio, non mi interessano i nomi), ma almeno a Orlando quasi tutte le scelte di booking hanno una logica. Poi, intendiamoci, ultimamente è imperante la cultura del “soggettività…bla bla bla…opinioni…bla bla bla…ho detto IMHO e quindi ho l’immunità diplomatica che mi protegge dalle critiche… bla bla bla…”, ma, per citare una delle ormai mie celebri catchphase, questa non è la notte in cui tutte le vacche erano nere.

Il vero problema oggi non sta né nella qualità del wrestling lottato, né nei nomi dei lottatori. Sta invece nell’assenza di logica. Ad esempio, il “save_us” aveva creato interesse, ma una delle prime regole della logica è che un evento lo si pompa solo per un certo termine se si vuole creare interesse, perché dopo aver toccato un apice l’interesse è destinato a scemare, tanto che l’evento quando accadrà non toccherà più l’entusiasmo preventivato (se state pensando anche al feud per i ittiolo degli Stati Uniti, state pensando bene). Invece ci ritroviamo match annunciati per le Survivor Series dal nulla, senza una logica dietro in uno show che ha cinque ore settimanali, visto che nel survivor match annunciato per le Series compaiono atleti di tutti e tre i roster, e match come quello tra Khalì e Hornswoggle che non solo non hanno una logica alcuna a sostenerlo, ma nemmeno una parvenza di buon senso.

Salvateci, dateci una logica. La logica non è scontatezza, la logica non è fredda matematica applicata allo show. La logica è ciò che invece silenziosamente regge uno show. La logica è ciò che fa’ sì che in una sitcom lo stesso personaggio sia sposato alla stessa persona in due puntate consecutive e non a una persona diversa ogni settimana e che fa’ sì che un campione di una federazione di wrestling sia il fulcro dello show e non un portatore casuale di cintura.

La logica è ciò che può giustificare il perché un eschimese possa spiegare ad un abitante del Congo cosa fare durante la calura, per rispondere all’aforisma iniziale con cui avevamo incominciato questo articolato discorso diviso in due settimane. Ci sono infinite diversità in infinite combinazioni per combinare qualcosa di logico: mi accontenterei di una, sarebbe un buon inizio.

Ricordando sempre che se vi va una chiacchierata, e se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante, di logico (così facciamo tombola) o anche solo di esprimere un'opinione o un pensiero (che non sia però un’IMHO...:D) e/o avete qualche curiosità., sarò lieto di rispondervi e di fare una chiacchierata in tranquillità mediante il mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
09/04/2023 11:23
 
QUOTA

HIGH FLYIN 74 - L’IMMAGINE DI UNA NAZIONE

A cura di The Rob In Town 79

Sto seguendo con attenzione al modo in cui la WWE sta costruendo i match per le Survivor Series. Ultimamente oltre ai problemi di booking visti nelle scorse due settimane è infatti proprio questo che più attanaglia la maggior federazione di wrestling del pianeta: il costruire bene, col giusto hype e i giusti tempi, i suoi match più importanti. Mi interessa personalmente poco il tanto atteso Hell in a Cell, mi interessa ancora meno il tradizionale match ad eliminazione. Il WWE Title pensavo poi non mi sarebbe interessato per nulla, vista la bruttissima costruzione che ha dietro; però la stipulazione speciale creata per il match, l’impossibilità per Michaels di usare la propria finisher, e la recente ricorrenza del decennale del così ingiustificatamente ricordato Screwjob, mi hanno fatto venire in mente un’immagine indelebile, che è possibile se non probabile scenario del match che ci attende a Miami e soprattutto immagine di un’epoca e di una nazione intera.

L’IMMAGINE DI UNA NAZIONE

“Un grammo di immagine vale più di un chilo di fatti”, Anonimo

L’ho detto mille volte e lo ripeto per la milleunesima: lo screwjob è un evento che verrà ricordato più che altro per le miniere di flame che ha generato tra ragazzini tonti. L’unico vero risultato portato al wrestling è la creazione del personaggio di Mr. McMahon, chairman della WWF. Ma, secondariamente, ha creato una involontaria Leggenda: no, non sto parlando di uno dei due wrestler coinvolti, sto parlando della Mossa con cui si chiuse l’incontro. Sì, sto parlando della Sharpshooter. Quando si pensa a quel famoso incontro tra Shawn Michaels e Bret Hart, se chiedete a chi lo ha visto un ricordo, un’immagine di quel match, il 99% vi parlerà dello spot finale, la sharpshooter di Shawn Michaels. Poi vabbè, troverete anche qualcuno che vi dirà che la cosa che più gli è rimasta impressa è stato lo sputo di Bret Hart, in realtà non andato in onda, ma si sa, il mondo è pieno di “fenomeni”.

Non so se avete mai visto un incontro della Hart Foundation, il tag team composto da Bret e Jim Neidhart. L’avversario è a terra, Bret Hart gli allarga le gambe, lo guarda in faccia e…lo colpisce con un calcione là dove a un uomo fa più male! Già, non esegue la Sharpshooter. Infatti la WWE decise di affidargli quella mossa come finisher e come trademark move solo quando decise di far intraprendere a Bret una importante carriera da singolo, tanto che la prima vera volta in cui la eseguì come “momento di svolta” in un match per vincerlo fu nel celeberrimo incontro di Summerslam ’91 contro Curt Hennig. Prima di allora la Sharpshooter era stata portata al successo nel wrestling ma solo in altre federazioni. Il vero inventore della mossa è considerato Riki Choshu, che la chiamava Sasori Gatame, mentre in NordAmerica il successo della mossa fu dovuto a Sting, che in WCW la usava come finisher già alla fine degli anni ’80 con il nome di Scorpion Deathlock, anche se prima di lui la usava già, come sua prima finisher, Ted Di Biase ai tempi in cui era ancora face.

Ma con Bret Hart quella mossa assunse un carattere particolare; Bret era molto spesso più basso, meno potente e meno “forte” dei suoi avversari, però dal nulla riusciva a connettere con la sua letale presa di sottomissione, e nessuno ne riusciva a scappare. Era l’asso nella manica, la soluzione al cubo di Rubik, la quadratura del cerchio. Connettere con quella mossa significava vincere. E così anche il nome della mossa cambiò: se anche Bret i primi tempi la chiamava “Scorpion Deathlock”, ormai nome americano ufficiale della mossa, da quando lui divenne “The Hitman”, il Cecchino, la mossa divenne la “Sharpshooter”, la Mossa del Cecchino. E più Bret diventava famoso, più un’intera nazione, il Canada, si identificava con lui e con la sua mossa.

Persino nel feud col fratello Owen ebbe un ruolo molto più che significativo la Sharpshooter. Era la prima volta che la supremazia tra due persone veniva decisa anche con la sola esecuzione di una mossa. C’erano già stati dei Bodyslam contest o match simili, ma per la prima volta il rubare la mossa di sottomissione finale diventava un peccato di ubris, di lesa maestà e di sfida. Anche durante il feud con Steve Austin l’uso della sharpshooter divenne motivo dominante del feud. Avete mai visto il match di Wrestlemania 13? Bè, Bret che tenta di sottomettere Austin e viceversa e Austin che intrappolato nella Sharpshooter sviene pur di non cedere è scena da Olimpo del Wrestling.

E proprio il giorno dopo sarebbe nata la storyline di Bret leader della Hart Foundation versione patriottica, versione heel per gli Stati Uniti ma anche versione che lo portò ad essere definitivamente Eroe Nazionale e Icona di un Intero Popolo in Canada, e versione finale del suo periodo in WWF. La Sharpshooter era così anche il mezzo con cui Bret non solo faceva cedere i suoi avversari alla superiorità di un atleta, ma alla superiorità di un paese intero. Michaels che offende la bandiera canadese non era solo il nemico principale di Bret nelle storyline, ma era anche il nemico numero uno di un intero paese.

Vince McMahon non vincerà mai il Premio Nobel, ma non si può negare che abbia la gigantesca abilità di semplificare conflitti tra Stati in semplici match uno contro uno. In WWF/E, ogni disputa internazionale può essere personificata nel ring in uno stereotipato lottatore rappresentante un nemico dell’America ridotto in ginocchio da un Eroe Americano. Le guerre si combattono non con armi ma con bodyslam, e sono risolte non con trattati ma con conteggi di tre. E come ogni paese si riconosce in un vessillo o una bandiera, la bandiera del Canada è diventata una mossa. Tutto molto ragionevole, ha una sua logica.

Paradossalmente proprio lo Screwjob fece diventare Bret ciò che Bret combatteva quando iniziò quella storyline. Sapete come iniziò la Hart Foundation nel ’97, vero? Bret nel promo forse più celebre di sempre, effettuato nel Raw post-Wrestlemania 13, se la prende col pubblico americano “colpevole” di tifare l’anti-eroe Austin contro l’eroe Bret; divenne così il difensore dela “concezione classica” del wrestling contro il nuovo pubblico e la nuova era. Bè, se ora Bret è venerato ancora di più in Canada e nel resto del mondo è anche per quell’infausto episodio del 9 Novembre 1997. Se una parte del pubblico è attratta dal potere, dai soldi, dal successo, una parte ancora più significativa di pubblico è attratta dagli anti-eroi, dai valori, dal mito dell’uomo che combatte il Potere, o almeno così accade in età moderna. Così come fu per Austin contro Bret, così è per Bret da quel giorno di novembre; è stato il suo Ponte per la Leggenda.

E da quel momento ogni canadese deve confrontarsi col mito della Sharpshooter e col mito di Bret Hart. Owen Hart faceva la Sharpshooter, in omaggio al fratello e in competizione con lui. Lance Storm, colui che più di tutti era destinato a raccogliere l’eredità di Bret (arrivata ufficialmente dalle sue mani a Fall Brawl 2000) si trovò a “dover” cominciare ad usare la Mossa del suo maestro. Più recentemente anche un’altra Giovane Icona Canadese, Petey Williams, l’ex leader del Team Canada in TNA, si è confrontato con quell’eredità eseguendo la Sharpshooter. E soprattutto Chris Benoit utilizzava la Sharpshooter. Avete visto Backlash 2004? Chris Benoit, campione del mondo WWE (a dire il vero Campione dei pesi massimi, ma il concetto è lo stesso) in Canada sottomette Shawn Michaels alla Sharpshooter, tra il delirio di un pubblico che da sette lunghi anni non aspettava altro, la vendetta era compiuta, ed a compierla era stato uno degli allievi prediletti del Cecchino. O pensate a Trish Stratus. Un’altra canadese che ha raggiunto il successo grazie al suo duro lavoro. L’anno scorso, match di addio al wrestling, in Canada. Siamo verso la fine del match, Trish allarga le gambe di Lita a terra e tutto il pubblico pensa ad un colpo là dove molti uomini vorrebbero dare altri colpi (scusate lo so, battutaccia…). E invece no, Trish mette una gamba tra le gambe di Lita e tutto il pubblico sa cosa starà ad accadere da lì a pochi secondi. Sharpshooter Time! Trish blocca Lita nella Sharpshooter e la fa cedere dando così nel modo migliore possibile il suo addio al wrestling. Da canadese saluta il proprio pubblico nel modo più canadese possibile, omaggiando l’Eroe Nazionale, dichiarando così la propria appartenenza ad un intero popolo e ad un intero modo di pensare.

La WWE le sa queste cose, per quello ha sempre assecondato questo modo di pensare. Non dimentichiamoci che quando decise di pushare pesantemente Edge nel 2002 gli affiancò alle finisher la Edgeucator, che altro non è se non una Sharpshooter modificata. E la WWE sa anche che Sharpshooter significa screwjob. L’anno dopo quel celebre avvenimento, la WWE decise di “celebrarne” l’anniversario. Questa volta a essere dalla parte del “fregato” toccò a Mick Foley e dalla parte del “fregante” a The Rock. E sapete come chiuse The Rock, con quale mossa fece suo l’incontro e vinse il Titolo WWF? Già, con la Sharpshooter. E qualcosa mi dice che con Shawn Michaels nel main event e ormai in feud da due anni con Mr. McMahon (oh che bello, finalmente qualcosa di nuovo…) anche quest’anno la Sharpshooter tornerà ad essere protagonista alle Survivor series.

Intanto se un canadese adesso vuole tentare di ripercorrere le orme dell’Eroe Nazionale sa già un passo che deve inderogabilmente compiere: a tal proposito non mi stupirei affatto di vedere già nei prossimi mesi un Edge face o un Christian face eseguire, in TNA o in WWE che sia, in un match valido per il titolo del mondo la Sharpshooter. Nessuno può sfuggire al proprio destino, e nessuno può sottrarsi al consenso della propria gente.

Ricordando sempre che se vi va una chiacchierata, e se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante, di logico o anche solo di esprimere un'opinione o un pensiero e/o avete qualche curiosità, o avete letto le rosicate di un gruppo di bambini invidiosi e anche voi volete comunicarmelo così da farci insieme un sacco di risate alle loro spalle parlando così di quali livelli può giungere la stupidità umana, sarò lieto di rispondervi e di fare una chiacchierata in tranquillità mediante il mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
15/04/2023 10:37
 
QUOTA

HIGH FLYIN 75 - CON TUTTO IL SUO ENTUSIASMO

A cura di The Rob In Town 79



HIGH FLYIN'

Con tutto il suo entusiasmo
Avrei voluto parlarvi delle Series e analizzare i progetti WWE per il futuro, d’altronde si sta andando verso la Road to Wrestlemania, e le Series ne sono la prima fermata. Avrei voluto parlarvi di Orton, il mero Portatore di Cintura. Avrei voluto parlarvi della costruzione del feud tra Undertaker e Edge. Ma, lo ammetto, sono deluso; dovessi parlarvi di uno qualsiasi tra questi argomenti, finirei per scrivere un editoriale pieno di critiche, e francamente non mi sembra il caso. Questa rubrica è nata con l’idea di raccontare gli avvenimenti della settimana e come luogo di analisi smart di tutto ciò che è wrestling, per fornire una chiave di lettura univoca e realistica che possa spiegare il perché delle scelte e la logica delle stesse. Non è nata per criticare quanto è criticabile, ho sempre cercato di evitare questa strada. A me piace scrivere con entusiasmo delle cose, come dice l’aforisma iniziale “senza entusiasmo non si è mai fatto nulla di grande”, e quindi parlerò oggi di quanto ho visto che abbia non solo entusiasmato me, il che sarebbe trascurabile, ma che sia stato proprio un avvenimento vissuto con entusiasmo da tutti i suoi protagonisti.

CON TUTTO IL SUO ENTUSIASMO

“Senza entusiasmo non si è mai fatto nulla di grande”, Ralph Waldo Emerson

Lo so, mi sto facendo la fama di mark TNA. Proprio io, che l’anno scorso venivo accusato di venerare la WWE e di non tenere nella giusta considerazione la TNA. La vita è davvero bizzarra. A Orlando sono cambiate tante cose, sono arrivati grossi nomi e c’è un booking più invasivo, nel bene e nel male. Tanti fan TNA se ne sono andati e hanno preferito altri lidi, in primis la ROH (eh, un giorno mi piacerebbe scrivere qualcosa sulla ROH), perché ritengono che ora ci sia poco wrestling e troppo entertainment e troppo booking, e tanti altri invece sono arrivati proprio per le stesse ragioni. Poi ci sono coloro che criticavano la TNA e la criticano adesso, e la loro prima critica è sempre che in TNA ci siano gli scarti WWE.

Tranquilli, non vi tedierò ancora una volta raccontandovi di come la WWE vinse la Monday Night War con gli scarti WCW (Jericho, Austin, Triple H), stavolta vi parlerò dell’arrivo di Booker T, approfittandone per farne un discorso più ampio. Innanzitutto la strategia TNA mi pare chiara. Pensate a due anni fa: sull’onda emotiva di One Night Stand, che era stato davvero l’Avvenimento nel mondo del wrestling, la TNA cercò di cavalcare la suddetta onda dando il titolo a un’Icona ECW quale è Raven e poi ingaggiando Rhino, che della ECW fu l’ultimo campione assoluto e quindi l’ultimo simbolo. Ora invece da più parti è nata una sorta di nostalgia della WCW, pensate agli eventi con vecchie glorie WCW che vengono organizzati in tutto il Nordamerica, o alle migliaia di interviste di ex lottatori WCW che improvvisamente escono tutte insieme sui siti specializzati. Come due anni fa, questa reazione è dovuta a una saturazione verso il monopolio creatosi nel wrestling e per nostalgia di un qualcosa che non esiste più. E la TNA tenta allora di nuovo di cavalcare l’onda, con la stessa identica strategia di due anni fa: titolo mondiale a un’Icona WCW, Sting, addirittura nella Casa WCW, e poi ingaggio dell’ultimo campione assoluto e quindi ultimo simbolo WCW: Booker T.

Dice: vanno a svernare in TNA. Rispondo: a me pare il contrario, anzi, mi pare vengano in TNA proprio per ritrovare entusiasmo. Rimaniamo a Booker T: ma l’avete vista la sua faccia a Genesis? Sembrava un bambino in una fabbrica di cioccolata. E ancora più impressionante è stato l’ultimo Impact: Sharmell e Booker avevano un sorriso ebete sulla faccia strafelici di essere così amati e benvoluti. Il pubblico in coro, tutto, che urlava “you’re welcome, you’re welcome”, e persino la battuta di Booker, forse la battuta peggiore che abbia mai sentito fare a un wrestler, “call me Booker T-N-A” ha creato entusiasmo tra il pubblico. Booker T in WWE aveva perso il suo entusiasmo, lo ha anche ammesso. Proprio non si trovava più bene: il feud con Triple H, lo spostamento a Raw, una gimmick cretina (scusate il francesismo). E’ andato a Orlando e trova un pubblico che lo venera, e trova una dirigenza che è pronta a sviluppare e investire su quello che è ormai l’unico sogno di Booker T nel wrestling, la sua Accademia. Ma di questo parleremo più approfonditamente sotto.

Oppure pensate agli altri due vecchi bacucchi arrivati in TNA: Sting e Kurt Angle. Sting, definito dai cultori del wrestling lottato “un rottame”, è arrivato in TNA, ha creato un feud più bello dell’altro, è diventato il wrestler più amato della Impact Zone, si è vinto due main event di Bound for Glory in due partecipazioni, ha fatto il Feud of the Year 2007 con Abyss migliorandone più lui il personaggio in sei mesi di feud che tutto il resto del roster nei quattro anni precedenti, e ora quegli stessi che gli davano del “rottame” gli implorano di rimanere. E tutto questo perché lo Scorpione è arrivato in TNA motivato; appena arrivato disse che gli sarebbe piaciuto lavorare con Abyss e infatti non solo ci ha lavorato, ma gli ha fatto vincere il suo primo titolo mondiale e lo ha fatto diventare personaggio. Uomo di parola, ha fatto una promessa e l’ha mantenuta. Kurt Angle è arrivato anche lui preceduto dalla fama di “rottame”. Anzi, funerei corvi ne prevedevano la morte sul ring da lì a un anno. Ora è un bicampione del mondo, attualmente TNA World Champion, ha vinto anche tutte le altre cinture e soprattutto ha disputato tanti ottimi incontri e creato numerosi ottimi segmenti, che non gli si vedevano fare perlomeno dal 2003 se non da 2001. Anche lui è arrivato motivato: voleva esprimere la sua verve creativa, in WWE non poteva e invece in TNA ascoltano le sue parole. E secondo me in futuro diventerà un grandissimo booker, ne ha la stoffa.

Altri invece sono arrivati in TNA non motivati e infatti guardate che fine hanno fatto; Rikishi ad esempio, tanto per non fare nomi e cognomi. Lui sì era giunto a Orlando per svernare, guadagnare soldi facili e senza motivazioni dietro. E’ durato poche settimane e poi è stato giustamente cacciato. Persino uno come Nash in un anno e mezzo si è fatto un mazzo tanto e ha mandato over wrestler anonimi come Lethal o lo stesso Senshi. O pensate all’evoluzione di Tomko e Morgan. E’ inutile, tutto sta nelle motivazioni. Se le hai, puoi dare. Se non le hai, è meglio andare.

Ha ragione la dirigenza TNA a invitare chi è senza motivazioni ad andarsene. Se un Devine qualunque (è solo un esempio, non mi riferisco a lui personalmente) non ha motivazione a rimanere, che se ne vada pure. Mille persone farebbero carte false per il suo posto e sicuramente farebbero anche molto meglio di lui. Una fed funziona bene se è motivata. Christian dice che quando è arrivato in TNA gli pareva di essere tornato nella WWE dei suoi esordi. Tutti che si parlavano e consigliavano nel backstage e che remavano nella stessa direzione per tirare su un grande show. E tutti coloro che se ne vanno dalla WWE dicono che non avevano più motivazioni. Tutte coincidenze? Mi dispiace ma…vabbè, conoscete tutti come prosegue la frase.

Ma torniamo a pesce su Booker T. Se andate sul suo sito personale vedrete che la maggior parte dello spazio è occupato da notizie relative all’accademia di wrestling che ha da poco fondato, e da pubblicità agli show della stessa. Come detto sopra, è stato questo uno dei motivi di attrito con la WWE: a Stamford non hanno voluto utilizzare la scuola di Booker T per crescere i propri talenti, e il buon Booker si è offeso. A Orlando invece hanno tutto l’interesse a sfruttarla. Il vero problema della TNA non sono i ratings, il vero problema della TNA, come più volte qua detto, è la fama. La TNA è una federazione regionale con u contratto televisivo e un roster da federazione globale. Deve farsi conoscere per l’America. Per questo servono PPV fuori dalla Impact Zone e per questo servono “sedi decentrate” come può esserlo la scuola di Booker T, a Houston, nel Txas, lo stato del wrestling per eccellenza. Senza contare che da quando la TNA ha, giustamente, preteso l’esclusiva dai suoi wrestler si è ritrovata senza un luogo dove tenerli allenati e dove provare gli incontri, un po’ come fa la WWE negli house shows. E provate un po’ a indovinare qual è stato il main event della promotion di Booker T lo scorso 17 novembre? Booker T contro Christian, che probabilmente è un match che vedremo anche a Turning Point. La TNA aveva bisogno di Booker T e Booker T aveva bisogno della TNA.

Senza contare che un cinque volte campione WCW di 42 anni può ancora venire molto utile sul ring. Gli scenari sono molteplici: intanto viene utile perché essendo così over lo si può mandare contro Christian, che ultimamente stava “pericolosamente” ricevendo troppi face pop dal pubblico. In futuro potrà servire per mandare over giovani lottatori del roster. Per dire, ricordo che poco prima dell’addio di Monty Brown alla TNA si vociferava di una nuova stable di afroamericani, i BET, chiamati così per via dell’omonimo network di musica “nera” e dalle iniziali dei suoi supposti componenti (Monty “Brown”, “Elix” Skipper, e “Truth” Killings). Qualcuno di voi sa dirmi qual è l’iniziale del nome Booker T? Ecco, potremmo avere trovato per mandare over un genio dell’esagono come Killings. Un po’ come dieci anni fa in WWE, con Booker nel ruolo che fu di Faarooq e Killings nel ruolo che fu del Divino Rocky, e magari Skipper nel ruolo che fu del buon D’Lo Brown.

Tutto si può fare se si ha entusiasmo, anche reinventarsi in un nuovo ruolo a 42 anni suonati. Sting lo ha fatto a 47, per dire. Undertaker e Shawn Michaels hanno più o meno quell’età. Non dubito di Booker T, che d’altronde in carriera è stato metà di uno dei cinque tag team più forti della storia, è stato ottimo pluricampione WCW, e anche in WWE è sempre stato tra i più over (già che ci stiamo avvicinando all’anniversario quindicinale di Raw, la avete mai vista la puntata del decennale? Ecco, quelo è Booker T). Io sono fiducioso. Ma ciò che mi fa essere ancora più fiducioso, è che la federazione stessa è fiducioso e che Booker stesso è fiducioso.

Per finire: non siate timidi, vi ricordo sempre che se vi va una chiacchierata, se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante, di logico o anche solo di esprimere un'opinione o un pensiero e/o avete qualche curiosità, sarò lieto di rispondervi e di fare una chiacchierata in tranquillità mediante il mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.


OFFLINE
20/04/2023 08:12
 
QUOTA

HIGH FLYIN 76 - ASPETTAVO STARRCADE

A cura di The Rob In Town 79

Sono un uomo abitudinario. Faccio sempre le stesse strade, frequento i soliti posti e ho i miei riti quotidiani. E nel wrestling sono abituato a considerare i mesi in base ai soliti eventi. A gennaio parlo della Rumble, a marzo di Wrestlemania e così via, e i miei editoriali si basano anche su questo tran tran. Inoltre ho una gran memoria (a dire il vero è già stato provato il contrario più e più volte, ma mi piace illudermi di averla) e mi piace parlare di cose passate. Infine sono autoreferenziale, e così per una volta, invece che parlare di TNA o WWE, torno a sviluppare miei antichi spunti d'editoriali e come già fatto altre volte torno ad Atlanta, e parlo di WCW. Ho cominciato a seguirla tardi rispetto alla WWF/E, era già metà degli anni ’90, ma per anni la fine di novembre per me significava una cosa, parlando di wrestling: stava arrivando Starrcade!

ASPETTAVO STARRCADE

“A che serve passare dei giorni se non si ricordano?”, Cesare Pavese.

Questo è un editoriale di wrestling e tutti noi siamo fan di wrestling. Perciò tutti noi sappiamo cos’è il Grandaddy of them all, giusto? E invece no, perché il nomignolo con cui è universalmente conosciuta Wrestlemania in realtà nasce come nomignolo affibbiato a Starrcade e lo ha accompagnato per anni. Fu Jim Crockett, uno dei tanti promoter dell'epoca, che decise che il wrestling dovesse avere il proprio Superbowl. E fu così che fu creato Starrrcade, primo vero PPV della storia del wrestling, due anni prima di Wrestlemania, e PPV simbolo della NWA prima e della WCW poi , esattamente come Wrestlemania lo sarebbe diventato della WWF/E. E come fece poi la WWE con Hogan, la NWA individuò il suo uomo-simbolo, colui da mettere alla guida della propria federazione: il Nature Boy, Ric Flair.

Così il primo Starrcade, 24 novembre 1983, fu organizzato a casa di Flair (sottotitolo del PPV, “A Flair for the Gold”) che, davanti al proprio pubblico, sconfisse il leggendario Harley Race in un cage match e vinse il primo titolo di una epica carriera (che, se avete già visto Raw, dopo 24 anni è ora messa in pericolo). Si sviluppò così una fucina d'idee che avrebbe caratterizzato il mondo del wrestling tutto negli anni a venire. Per dire, nella seconda edizione, l'ultima vissuta in “regime di monopolio”, senza Wrestlemania a concorrere,si pensò di allargare la platea del wrestling con due espedienti: fu messo in palio per il main event non solo il titolo del mondo tra Flair e Rhodes ma anche un milione di dollari (per cui il sottotitolo del PPV fu “The Million Dollar Challenge”), e come arbitro speciale fu scelto un celeberrimo pugile, Joe Frazier. Tre mesi dopo nella prima edizione di Wrestlemania l'arbitro speciale del main event fu un celeberrimo pugile, Muhammad Alì, e l'espediente della borsa in denaro fu usato spessissimo da quel momento in poi in WWE. Coincidenza? Io non...vabbè, sapete già.

E potrei continuare: nella terza edizione, anno di grazia 1985, “The Gathering”, e nella quarta, anno 1985, “Night of the Skywalkers”, fu tentato l'esperimento di organizzare l'Evento in due diverse città, vale a dire per il terzo anno consecutivo Greensboro e finalmente la new entry Atlanta, che è la città che si sarebbe eretta a simbolo della WCW. Ciò fu fatto per due ragioni: tentare di rendere l'Evento ancora più grande e ancora più nazionale coinvolgendo due città contemporaneamente, e allontanare Flair, da tempo heel, dal nativo Nord Carolina per far sì che venisse fischiato come richiedeva il suo status. “Casualmente” la WWE tentò con WM3, anno di grazia 1987, l'esperimento delle diverse location. Ma in entrambi i casi l'esperimento andò male e si tornò alle antiche abitudini: one show, one city.

Il lettore attento e intelligente ora probabilmente si starà chiedendo: “ma se Starrcade arrivò prima di Wrestlemania e Wrestlemania ne copiò le idee, perché la WWE ebbe più successo?”. La domanda ci sta, è ovvia, ma la risposta è altrettanto semplice. La WWE investì in due campi: televisivo, sia nazionale, trasmettendo i propri show su grossi canali televisivi, sia internazionale, regalando il proprio prodotto all'estero per renderlo noto, e soprattutto investì sulle arene. Wrestlemania veniva disputata in stadi enormi, nella 3 c'erano più di 80000 paganti, Starrcade invece aveva un pubblico tra i quindici e i venti mila. Starrcade era il Superbowl del wrestling, il posto in cui i wrestler migliori d'America facevano wrestling, mentre Wrestlemania era luci, colori, wrestler colorati, super-ospiti tipo Sanremo. Ragazzi, erano gli anni '80, era ovvio che la visione vincente del wrestling fosse la seconda! E personalmente ritengo giusto sia stato così: Wrestlemania meritatamente conquistò il primato e Starrcade si ritrovò nell'antipatica e sgradevole situazione di chi esiste da sette-otto anni e già si sente obsoleto.

Serviva una rivoluzione, e rivoluzione fu: arrivò Ted Turner accompagnato da tanti amici, amici rettangolari, colorati di verde e con dei presidenti disegnati sulla filigrana, e la NWA fu inglobata dalla WCW. Intanto a Starrcade erano cambiati i tempi: non erano più i tempi del Nature Boy Ric Flair ma erano i tempi dello Scorpione Sting, che prima si vinse il main event dell'edizione '89, “Night of the Iron Men”, e poi l'edizione del '90, “Collision Course”, battendo in entrambe le occasioni il nostro caro Naitch, nel secondo caso sotto le mentite spoglie del Black Scorpion, nemesi mascherata dello Stinger.

La WCW “colorò” Starrcade, lo WWEizzò se preferite, assunse il Gran Copione Bischoff, e là crebbero i vari Steiners, Great Muta, Lex Luger, là la WCW creò i suoi eroi. Personalmente il primo Starrcade visto nella mia vita fu l'edizione 1994, peraltro con qualche settimana/mese di ritardo, incuriosito dalla presenza di Hogan e Flair. Da lì cominciò a diventare presenza costante nella mia vita di fan di wrestling; era come vedere TG1 e TG5, due facce della stessa medaglia. Di qua c'era Vader e di là Yokozuna, di qua Sting e Hogan e di là Bret Hart e Undertaker, di qua gli Steiners e di là..bè, buone coppie ma non a quei livelli. Cambiavano i nomi e basta, ma lo show era praticamente identico. Se un wrestler attraversava il ponte e andava alla concorrenza, cambiavano solo gli avversari, ma non cambiava né la gimmick né la considerazione del pubblico. Anche la WCW si apriva all'estero, ma in modo bizzarro: niente mercati televisivi europei, ma importazione di lottatori, messicani o giapponesi. Come l'edizione 1995 di Starrcade, “World Cup”, lottatori americani WCW contro lottatori giapponesi.

Fino a che qualcosa cambiò. Fino a che la NWO non divenne il simbolo di un'intera federazione e di un intera nazione che seguiva il wrestling. Fino a che lo Stinger non perse il sorriso (ed eravamo a Winston-Salem, la città delle Streghe, non a San Antonio! :D) e non cominciò a piangere lacrime amare. La WCW stava tentando una nuova strategia: non fare più di Starrcade il Superbowl del wrestling, ma fare di Starrcade un Evento, così come la WWE faceva con Wrestlemania. E così con più di un anno di anticipo pose le basi del main event dell'edizione 1997. Un Oscuro Eroe da Fumetto dichiarava triste e deciso la sua guerra al Malvagio Nuovo Ordine del Mondo. La WCW seguiva la WWE sulla sua strada, e lo faceva in grandissimo stile. Io avevo diciotto anni e vedevo in Sting il simbolo di chi solitario voleva e poteva cambiare il mondo, ma non credo di essere di parte se dico che quello fu il feud meglio organizzato di sempre nel mondo del wrestling. Ma proprio all'Incontro, le pecche della WCW vennero fuori: tra chi non voleva concedere job puliti, chi propose un booking fuori dal mondo solo per allungare di tre mesi una rivalità che invece doveva finire in quel luogo e in quel momento, e chi decise di far intervenire Bret Hart sull'onda emotiva del famigerato episodio che lo aveva visto inconsapevole protagonista il mese prima della concorrenza, ciò che avrebbe dovuto venire fuori come l'Incontro più sentito di sempre si trasformò invece in un Incompiuto.

La WCW aveva il servizio per chiudere il match e vincere Wimbledon, e invece faceva doppio fallo rompendo le corde. O, se preferite il paragone, un appuntamento tanto agognato con una ragazza bellissima che si rivela però essere smorfiosa e taciturna tanto da farci pensare per tutto il tempo della serata a quella ragazza carina ma terribilmente divertente che forse non consideravamo abbastanza. Ottantadue settimane di gloria imperitura svanite per un coro di voci stonate. In WWE decide e decideva uno, in WCW troppi volevano dire la loro.

Emblematico fu il caso di Starrcade '98: opener straordinario, 40 minuti di doppio match straordinario tra e per il titolo cruiser, con manovre spettacolari, “salti e voli” e una solidissima storyline alle spalle e durante il match. Ma main event con l'uomo simbolo della WCW di quell'anno “sconfitto davvero” per la prima volta. Avrei capito fosse stato heel, ma era face. Tra l'altro c'è modo e modo di perdere: per dire, l'anno dopo, nell'unico Starrcade organizzato da Sua Demonicità o Sua Genialità (decidete voi, senza condizionamenti)Russo, Goldberg perse di nuovo nel main event di Starrcade, ma questa volta per mano di Bret Hart, nell'unico regno WCW del Cecchino, e con una conclusione thrilling, anticipatoria ed ispiratoria di quella tanto venerata che ebbe Vinnie Mac nel main event della diciassettesima edizione di Wrestlemania.

Però mi manca quell'appuntamento di dicembre. E mi manca tanto. Sarà che essendo all'inizio delle feste avevo poi sempre tempo e modo di guardarmelo, sarà che ogni tanto variare storylines e lottatori era bello, così come fare confronti e paragoni, sarà che adoravo la WCW, sarà che in tutti i campi la concorrenza spinge i produttori a dare il meglio di sé stessi e quindi a soddisfare maggiormente il pubblico, tra cui me, tu che stai leggendo e tutti gli altri che condividono la nostra passione. Ricordo ancora con piacere l'ultimo Starrcade, e ancora adesso penso alle risate che mi sarei fatto se mi avessero detto che sarebbe davvero stato l'ultimo (chi mai avrebbe potuto crederci? Sarebbe stato come se mi dicessero che questa è l'ultima Champions League della storia). Ricordo l'incredibile e meraviglioso ladder match iniziale, roba al livello dei TLC solo oscurata nel ricordo perché made in Atlanta e non in Stamford, ricordo la fine del feud tra Crowbar e Terry Funk, ricordo la tanto attesa vittoria di Goldberg, ricordo la consacrazione del miglior lottatore dell'ultimo anno di WCW, Big Poppa Pump Scott Steiner.

Chissà cosa sarebbe successo l'anno dopo: la WCW puntava forte su Booker T, stava tornando Sting, tra gli heel stava splendendo la favolosa crescita del Canadian Hero Lance Storm e sempre più consensi guadagnava il cool heel Bagwell, nella categoria coppie brillava il meraviglioso duo O'Haire and Palumbo, etc... Che mi sono perso. Anzi, che ci siamo persi. Chissà che sarebbe accaduto, chissà come lo avremmo vissuto. Per fortuna ora abbiamo qualcosa di simile a Starrcade, sebbene anticipato di due mesi, ma questa è un'altra storia. Che non racconterò però settimana prossima, settimana prossima infatti è tempo di tornare a parlare di Stamford, l'ho colpevolmente trascurata negli ultimi tempi.

Per finire: non siate timidi, vi ricordo sempre che se vi va una chiacchierata, se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante, di logico o anche solo di esprimere un'opinione o un pensiero e/o avete qualche curiosità, sarò lieto di rispondervi e di fare una chiacchierata in tranquillità mediante il mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
26/04/2023 17:35
 
QUOTA

HIGH FLYIN 77 - IL PORTATORE DELLA CINTURA

A cura di The Rob In Town 79

Come promesso, questa settimana torno a parlare di WWE. E dire che la concorrenza motivi di riflessione ne avrebbe dati, chi ha visto Turning Point avrà rivissuto uno dei momenti più discussi della storia WCW. Ma anche a Stamford non si scherza, siamo arrivati nel periodo pre-Rumble, stanno per iniziare i tre mesi più elettrizzanti dell’anno. E per l’occasione il vostro Rob ha ottenuto in esclusiva un altro scoop: ricordate quando pubblicammo le intercettazioni ambientali del colloquio tra Vince McMahon e Dixie Carter? Bè, stavolta invece sono entrato in possesso della trascrizione di come è stato deciso il regno di Orton, quale storia la WWE voleva raccontare con esso e quali sono stati i retroscena di questa storyline e come essa si concluderà. Una storia epica, hollywoodiana, purtroppo mal compresa dalla maggioranza dei fan.

IL PORTATORE DELLA CINTURA

“Chi crede nel destino giustifica l’inerzia”, Cicerone

Molti si chiedono come siano queste riunioni. Bè, dovete sapere che i bookers, come abbiamo detto qualche numero fa, devono avere delle competenze nel mondo dello spettacolo, molti di loro hanno addirittura un passato hollywoodiano. E soprattutto dovete sapere che le storie che si raccontano nel mondo del wrestling hanno molto di “cinematografico”, più di quello che si pensa. Ad esempio in questo caso era ottobre, e Vince McMahon si ritrovava di fronte ad un’emergenza: John Cena, il suo top wrestler, si era infortunato seriamente, e tutti i piani per i mesi successivi erano saltati. Così aveva convocato una riunione di tutto il suo booking team per decidere il da farsi per l’immediato futuro. E una riunione di questo tipo è hollywoodiana già di suo, non è un normale meeting in una stanza di ufficio, è diversa, si decide il futuro della più grande federazione al mondo in un periodo già difficile di suo. Ma vediamo esattamente che cosa accadde e che cosa fu deciso.

I maggiori bookers WWE erano riuniti nel Consiglio di Stamford, per decidere come intraprendere la guerra contro i ratings. Furono fatti venire rappresentanti da ogni brand, e dopo molte discussioni, fu deciso che la cosa più importante da decidere era cosa fare della Cintura: essa era un’arma a doppio taglio, ed era troppo pericolosa la scelta di come usarla. A reclamarla su tutti c’era Triplagorn, il Re dei Re, marito di Stephwen, figlia di Elvince, il capo della riunione. Triplagorn era destinato al trono, ne era il Candidato Unico Designato, e si sarebbe preso volentieri lui il fardello della cintura. Ma la Cintura rischiava di logorarlo, portarla era un peso non indifferente, e l’occhio di Sauron, il mostro dell’Auditel, sarebbe stato impietoso verso di lui: al minimo sbaglio lo avrebbe punito e la WWE più che all’immediato futuro di oscurità pensava poco, la sua mente era concentrata verso Wrestlemania, l’Era Nuova che avrebbe riportato la luce tra i fans. Allora uno degli uomini più vicini a Elvince, uno della sua stessa razza, l’elfo dai lunghi capelli biondi che piaceva alle donzelle Micheolas, propose di portare lui la Cintura. Ma la Cintura avrebbe logorato anche lui. C’era bisogno di un outsider, di qualcuno da sacrificare sull’altare degli Interessi più Grandi. Così Randy Baggins, lottatore che si era infiltrato nella riunione, si alzò e disse, con naturalezza: “Lo farò io. Io porterò la Cintura verso il Monte Fato-Wrestlemania. Solo, indicatemi la strada”. La Cintura WWE, ovvero l’oggetto che in tutta la Terra di Mezzo-WWE conferiva il maggior prestigio e il maggior potere, segno di riconoscimento del Primo tra gli Uomini. Ed era affidata a Randy.

Ma il nostro Randy non aveva mai avuto una così grande responsabilità. Molti pensavano fosse in grado di farcela, era un ragazzo in gamba, che aveva dimostrato il suo coraggio e aveva reso orgoglioso il suo illustre ascendente Bilbob Orton, ma portare la Cintura era una responsabilità assai più grave. Randy avrebbe dovuto crescere, niente più lotte con camere d’alberghi e niente più erba-pipa presa in farmacie della Florida, sarebbe dovuto diventare un uomo e dimostrare di meritare di portare la Cintura. Ma all’inizio la Paura e la sensazione di inadeguatezza alla forza del nemico lo pervasero. Se prima era un ragazzo che non aveva paura di nulla, ora invece era silenzioso e guardingo. La ferita di un Nazgul-Sweet Chin Music ogni tanto lo tormentava e gli ricordava continuamente quanto poderosi fossero i suoi nemici e quanto “piccolo” li potesse sentirsi contro di essi.

Così all’inizio a Randy Baggins furono affiancati Triplagorn e Micheolas, che con altri formarono così la Compagnia del Main Event di Raw, ma troppo forte era il Richiamo che la Cintura esercitava sugli Eroi, e perciò fu deciso che le loro strade dovessero essere divise. Randy Baggins sarebbe dovuto arrivare a marzo-Mordor da solo per raggiungere così il suo Monte Fato, mentre gli altri avrebbero dovuto distrarre l’Occhio di Sauron, mostro dei ratings, combattendo epiche battaglie contro i nemici. Infatti fu così; nella rocca di Raw furono combattute epiche battaglie, in cui i nostri eroi, in inferiorità numerica costante, affrontavano i numerosi jobborchetti che gli si paravano davanti, gareggiando su chi ne avrebbe sconfitti di più.

“Trentatrè”, esclamava un soddisfatto Michaolas dopo aver scoccato l’ennesimo superkick. “Trentatrè anch’io”, rispondeva un estasiato Gimmlorswoggle, il nano della Compagnia. Fintanto che all’improvviso non volava sul ring un Orcarlito qualunque, veniva pedigreezzato come di prassi, e un serafico e sorridente Triplagorn, con aria solenne e divertita, poteva liberamente dire: “trentaquattro”. Più difficile era invece la via del nostro Baggins. Molti avversari incontrati sul cammino bramavano la Cintura. Jerici, Umaghi, Jeffi, tutti con l’obiettivo di acquistare fama e potere indossando la Cintura. Ma il nostro Randy non si faceva calpestare, a lui certo non mancavano coraggio, audacia e talento.

Ma era tutta la Terra di Mezzo-WWE ad essere in crisi, un mondo stava finalmente finendo e tutti speravano che uno nuovo stesse iniziando. Tutte le creature della Terra di WWE si stavano preparando al cambiamento, e c’era bisogno di tutti perché questo avvenisse. Persino gli Ent vennero coinvolti. Per chi non lo sapesse, gli Ent sono creature che esistono da secoli, e abituati a considerare il tempo in modo più lento rispetto a come lo considerano gli uomini. Una riunione di Ent può durare anche mesi, e gli Ent non decidono mai nulla senza avervi ponderato sopra per tanto e tanto tempo, tanto che alla fine non decidono mai nulla. Come i più svegli di voi avranno già capito, ebbene sì, gli Ent sono anche meglio conosciuti nel linguaggio moderno come Bookers. E per indebolire il nemico è necessario anche il loro aiuto, devono ribellarsi al Grande Vecchio Mago Bianco Saruman, che li aveva incantati con la Paura di rischiare.

Era questo ad aver bloccato la Terra di Mezzo, l’immobilismo, un tempo che andava avanti sempre uguale, le uniche storie degne di nota risalivano ad anni prima, e ora si viveva semplicemente sull’inerzia e sul ricordo di esse. Non serve che nascano nuovi eroi, se tali eroi non hanno occasione di mostrare al mondo la loro forza e il loro talento. La Terra di Mezzo doveva ispirare vita, non sopravvivenza, altrimenti il suo destino sarà di dare a chi legge (o meglio, vede nell’arena) l’impressione di non essere interessante, che si assista al solito tran tran che non porta né sorprese né emozioni, e fa sì che ogni mese passi, uno dopo l’altro, senza lasciare qualcosa di davvero importante da essere ricordato che non sia una mera sequenza di nomi e di combattimenti indegni di nota.

Ma torniamo al nostro protagonista, Randy Baggins: una volta battuto un serio avversario verso la Rinascita della Terra di Mezzo, ora restava solo portare la Cintura fino al Monte Fato. Stava finendo il tempo degli Elfi, dei Michaolas che ormai stavano per andarsene dalla Terra di Mezzo, degli Ent che nulla decidevano, dei jobborchetti destinati a soccombere. Nonostante ogni fermata apparisse per lui l’ultima, il nostro prode Randy Baggins era destinato ad arrivare a marzo-Mordor con la cintura. Ognuno di noi ha un Destino scritto, e proprio col destino il nostro Baggins da sempre campava. Solo un problema restava: per quanto le storie della WWE siano realistiche, non sempre seguono il copione della trama originale. Quando il nostro Baggins arrivò al Monte Fato, non trovò accanto a sé nessun Samvise Gamgee e nessun Gollum da sacrificare, cosicché fu costretto a sacrificare sé stesso, di modo che potesse iniziare l’Era di Triplagorn. E così pare infatti destinata a concludersi la storia: con l’incoronazione del Re dei Re Triplagorn

Andrà davvero così? Saranno davvero questi gli Epiloghi dell’Epica Storia che stando ai rumors potrebbe caratterizzare l’Epico Viaggio verso Orlando (non l’elfo Bloom, ma la città)? Vedremo, io per ora comunque credo di no. Ma a volte è utile anche ridere sopra alle vicende del wrestling, non dimentichiamoci mai che esso è un divertimento, e nulla più, come è giusto che sia.

Concludo ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o avete qualche curiosità da chiedere, sarò lieto di rispondervi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
01/05/2023 08:53
 
QUOTA

HIGH FLYIN 78 - PER CHI SUONA LA CAMPANA

A cura di The Rob In Town 79

La settimana prossima usciranno sul sito i consueti awards di fine anno, e come ogni dicembre mi interessa sempre sapere cosa ne pensano i colleghi e amici dell’anno trascorso, nonché i lettori, coi quali ultimamente si parla spesso di quello. E spulciando i risultati parziali e le opinioni maggioritarie, non ho potuto fare a meno di notare due cose: di una parlerò settimana prossima, e secondo me si tratta di qualcosa di rivoluzionario accaduto quest’anno, mentre dell’altra parlo oggi in questo numero. Io non so voi, ma spesso a me succede di ricordare un anno di wrestling anche solo per un match, una singola emozione. Io quest’anno come personale match dell’anno ho un match senza stipulazione speciale, come non mi accadeva dal lontanissimo 1999 (già otto anni, come passa il tempo), e ho visto che nelle variopinte scelte per il Gimmick Match of the Year spicca su tutte un’unica stipulazione: quest’anno per emozionare il pubblico si è dunque dovuto far crollare l’avversario…

PER CHI SUONA LA CAMPANA

“Cadi sette volte, rialzati otto”, Proverbio cinese

Quattro lunghi conteggi di dieci. Quattro “ten!” esclamati dall’arbitro seguiti dall’inequivocabile gesto che lo stesso fa con la mano ad intimare l’addetto alla campana a sancire la fine dell’ostilità. Quattro emozioni fortissime (negative, positive, a seconda del tifo e a seconda del vincitore) suscitate nel pubblico. Quattro ricordi che resteranno indelebili in questo lungo 2007 che sta per concludersi. E soprattutto, ciò che più conta per un appassionato smart di wrestling, oggettivamente quattro grandissimi match. Chiamatelo Last Man Standing come fa la WWE, o chiamatelo Texas Death Match come fa la TNA (in fondo la differenza sta solo in un antecedente, necessario o meno, schienamento al tre), ma associato all’anno solare in terminandi, si risolve in un’unica locuzione: gran match!

E dire che il primo dei quattro match non si presentava benissimo: contro c’erano i due wrestler al tempo più odiati dal wrestling web, che proprio in quell’occasione spinsero il pubblico a cambiare opinione verso di loro. Il campione a un cambiamento del comportamento dei “bambini da web” nei suoi confronti: da disistima e voglia di vederlo senza titolo, a stima e voglia di vederlo senza titolo. Sembra poco, ma in realtà è stata una rivoluzione copernicana, probabilmente il primo e più importante step compiuto quest’anno dal campione di Boston nel cammino che lo porterà, inconfutabilmente, nella Leggenda. Lo Sfidante invece convinse il pubblico di essere un Lottatore, e che lottatore! Venendo prima di un Royal Rumble match che per forza di cose verrà ricordato negli anni, vista la bellezza delle fasi conclusive e l’epico scontro raccontato negli ultimi dieci anni, era difficile non sfigurare. E invece in quella domenica di fine gennaio John Cena e Umaga diedero vita a un match intenso come nessuno si sarebbe mai potuto aspettare.

Cena che con rabbia prende le corde e sottomette Umaga che, più che cedere, quasi sviene, è scena da antologia del wrestling, tanto che il pubblico, per la prima volta dal passaggio di Cena a Raw, esultò per una sua vittoria come si confà ad un top face in un big four. Lì Umaga dimostrò inequivocabilmente le sue immense doti di agilità (ricordo alcune mosse eseguite fuori ring da sembrare wrestler con almeno quaranta chili di meno), e lì Cena confermò, dopo il TLC con Edge, le sue ottime doti da storyteller anche senza un wrestler “celebre” accanto.

Ma non era finita qua. Dopo l’apprezzatissimo match tra Undertaker e Batista combattuto a Wrestlemania, la WWE decise di proseguire il feud tra i due top face di Smackdown! proprio con un Last Man Standing match. Anche qui vi erano delle perplessità, visto che pareva che Batista fosse in condizioni fisiche precarie e soprattutto visto che Undertaker, come trapelò poche ore prima del match, si era infortunato abbastanza seriamente. E tra l’altro il feud dopo Wrestlemania aveva subito un drastico calo. Invece i due confermarono di avere un’ottima chimica sul ring e tirarono fuori un altro “classico”.

Anche qui, di tanti spot uno svetta su tutti: lo splendido spot finale, con la spear di Batista a far concludere il match con un bump terrificante che costringe il match al pareggio. Si è tanto discusso della opportunità o meno di aver scelto il match di Raw come main event di Wrestlemania, ma secondo me il vero match a meritare il main event di un PPV è stato proprio questo, con i due contendenti a terra stremati, annientatisi vicendevolmente. Una scena epica, da tragedia greca senza vincitori né vinti.

Ma se Stamford ride, anche Orlando non piange (lo so, non era proprio così, ma vabbè...). Dello split degli America’s Most Wanted si sono dette tante cose, sia l’anno scorso che quest’anno. C’è chi dice fosse prematuro, c’è chi dice fosse impossibile procrastinarlo, c’è chi dice che gli split funzionino e c’è chi dice che non funzionino. Questo poi era stato uno split curioso. L’heel che diventato singolo diventa imbattibile, e il face che infortunato si lecca le ferite a casa comparendo solo con promo in cui mostrava espressioni tristi (più che il Wildcat, pareva Chris Harristing). Ma se la preparazione del feud era stata stupenda, il primo confronto deluse, un blindfold match che annoiò la platea. Così il match di cui parliamo non era così atteso, ma invece venne fuori stupendo.

L’undercard che va in paradiso, un match non solo non main event, ma neanche preventivabile come showstealer, che invece si propone prepotentemente e senza timori come MOTY. Intanto l’inizio, col Wildcat che entra strappandosi la t-shirt degli America’s Most Wanted, decretando così simbolicamente lo strappo definitivo col passato e tagliando i legami della gran coppia che furono, per proseguire con una prestazione sopra le righe che ha ricordato al vecchio aficionado le battaglie tra RVD e Jerry Lynn nella vecchia ECW, per finire con lo scambio infruttuoso di finisher nel finale, e, come azzeccatissimo spot finale, una bottigliata decisiva per il conto di dieci. Così come una bottigliata in testa diede inizio al feud, così una bottigliata in testa lo chiuse. Simul stabunt, simul cadent.

Cinque mesi, tre match pazzeschi. Sicuramente un’inflazione di una stipulazione speciale normalmente rara e particolare, ma molti di questi discorsi spariscono davanti all’ottima realizzazione degli stessi. Le stipulazioni speciali sono come le spezie: se usate in maniera eccessiva (ma non eccessiva in quantità, eccessiva per quel particolare cibo) rovinano un buon piatto, ma se usate per dare più sapore al piatto specifico, lo rendono semplicemente più gustoso e indimenticabile al palato.

Così quando la WWE decise di concludere il suo feud principale dell’anno, scelse ancora una volta questa come stipulazione, confidando e sperando nell’antico motto del “non c’è il due senza il tre”. Randy Orton e John Cena, questi erano i Prescelti. Ma, come sappiamo, il Trionfatore del primo Last Man Standing Match dell’anno ha dovuto abdicare al suo trono nella settimana precedente al PPV designato, così la WWE decise di ricostruire in quattro e quattr’otto una storyline che giustificasse ugualmente la proposizione di tale tipo di incontro, e a Cena sostituì il suo Top Player: Triple H.

E qui il match ebbe un significato diverso dagli altri: non è stato tanto il match in sé a essere un Top Match, quanto il fatto che concludesse quella particolare serata, regalando al main event di Raw che nei tempi antecedenti era sembrata persa. Un Orton sul confine tra Trionfo tanto atteso e Caduta inesorabile, trovava la forza per connettere la decisiva RKO su un Triple H stremato dalla tripla battaglia e cogliere così l’importante successo. Purtroppo però il Destino (ma perché quando si parla di Orton si finisce inesorabilmente a parlare del destino?) aveva altri piani: colui che iniziò così un regno da Cinico Cecchino in pochi giorni sarebbe stato trasformato in Portatore di Cintura, ma questa è un’altra storia, già affrontata sette giorni fa.

Molto è successo a questi otto wrestler dopo aver combattuto da campioni veri quali sono questi quattro match. Ma nulla di quanto hanno fatto quest’anno a mio parere (e, vedendo le opinioni di colleghi e lettori) può eguagliare quanto hanno fatto in quei quattro singoli match. Le emozioni regalate ai fan quando l’arbitro ha contato il dieci e ha guardato verso l’addetto alla campanella per dargli il segno della fine del match. Lo sconfitto non in grado di rialzarsi che, stremato, si consola con la consapevolezza di aver disputato un gran match. E il vincitore che, rimasto in piedi dimostrando così la propria superiorità, si bea del trionfo e raccoglie la meritatissima gloria.

E, parafrasando quel che disse tanti anni fa un “collega” infinitamente più bravo di me a scrivere, giunti a quel momento, il momento della Gloria con la G maiuscola, in quel momento non sei più da solo, non sei un semplice lottatore ma sei strettamente connesso al pubblico dell’arena: “allora non chiedere per chi suona la campana; la campana suona per te”.

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o avete qualche curiosità da chiedere, o volete confrontarvi con me sui momenti, i wrestler, i match che più hanno caratterizzato questo 2007, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
06/05/2023 16:07
 
QUOTA

HIGH FLYIN 79 - LA DIS-UNIONE FA LA FORZA

A cura di The Rob In Town 79

La settimana scorsa ho scritto che due cose mi hanno colpito quest’anno: di una, la sovrautilizzazione di una particolare stipulazione speciale, ho già parlato sette giorni fa. Dell’altra, che, come ho preannunciato in quell’occasione, secondo me ha rivoluzionato un aspetto del wrestling e il modo di concepirlo, parlerò in questo numero. Intanto colgo l’occasione, visto che è l’ultimo High Flyin’ dell’anno, per dire un mio piccolo riassunto dell’anno appena trascorso: un anno di grandissimi wrestler, mediamente migliori in qualità e in quantità che in molti anni precedenti, ma di pochissimi Match con la M maiuscola. Un anno che ha visto un peggioramento della WWE, che “vive sugli allori” non facendo più storyline interessanti, e un miglioramento netto della TNA. Ho visto anni peggiori (2005, tanto per non fare date) ma anche molti anni migliori (l’anno scorso, ad esempio). Infine, last but not least, un anno che ha visto una porzione sempre più ampia di pubblico, sia in America che in Italia, distaccarsi dal prodotto-wrestling. Serve una scossa a un ambiente che sta rischiando di diventare “troppo vecchio”, speriamo che questa scossa arrivi già nel 2008.

LA DIS-UNIONE FA LA FORZA

“Quante strade deve percorrere un uomo prima di potersi definire tale?”, Bob Dylan, “Blowin’ in the wind”

Stavo pensando alle coppie che hanno reso grande questo show-business. Ci sono state coppie che sono nate e state coppie per tutto il tempo delle loro carriere, e i cui componenti non hanno mai ottenuto grandi soddisfazioni da singoli (LOD, Nasty Boys, Dudleys, Demolition, finora gli Hardys). Ci sono altre coppie storiche invece in cui si vedeva che uno dei due aveva potenzialità maggiori e sarebbe potuto diventare Qualcuno, e così uno split di una grandissima coppia ha avuto l’effetto di creare un grandissimo campione, e qui gli esempi sono tanti: Bret Hart, Shawn Michaels, Booker T, Scott Steiner, Davey Boy Smith, Steve Austin. C’è chi ha feudato col proprio ex compagno come primo passo per muovere le gambe da solo e chi non lo ha fatto, certo è che nell’immaginario collettivo, e vedendo il palmares, col senno di poi uno dei due membri della coppia è diventato un grande campione e l’altro invece è rimasto meramente “l’ex compagno di”. Per cosa sono ricordati altrimenti i vari Jannetty, Neidhart, Rick Steiner, Stevie Ray, etc…? Guardate in piccolo anche a quello che è successo ultimamente con Nitro e Mercury. Non è mai accaduto che dallo split di una grandissima coppia nascessero poi due grandissimi wrestlers. Almeno così pensavo, sbagliando, fino ad ora.

Ricordate il pieno dell’Attitude, dal 1999 al 2001? Quel periodo verrà ricordato per mille motivi, tra cui una vivacissima Tag Team Division. Era l’epoca dei primi ladder match a coppie, era l’epoca dei primi TLC. E indiscussa dominatrice del periodo uscì una coppia: due ragazzi che all’inizio furono da “fratelli” in feud tra loro, poi si misero insieme e attraversarono due gimmick opposte per lanciarsi, per poi uscire dal periodo come pluricampioni. Il fratello maggiore si chiamava Edge e il fratello minore Christian. Lo split definitivo avvenne nel 2001, dopo mesi di avvisaglie, cominciate addirittura prima del TLC2 di Wrestlemania17 e culminate dopo Summerslam, in piena Invasion, il tutto attraverso un King of the Ring vinto da Edge. Si disse:”è troppo presto, quei due da soli non andranno da nessuna parte, era meglio tenerli in coppia”. E all’inizio questa opinione non sembrava certo folle.

Edge da King of the Ring si vinse subito un titolo Intercontinentale in un periodo però di forte svalutazione dello stesso, venne fatto feudare e vincere col fratello e poi ebbe un bruttissimo feud con Regal. Risalì la china con un bellissimo feud con Angle, otteneva ottimi pops dal pubblico, ma non riusciva a scalare le gerarchie, tanto che fu rimesso nella categoria tag team, dapprima in coppia con Sua Maestà Hogan e poi con il neo arrivato Rey Mysterio. Christian intanto feudava e perdeva dal fratello, poi intraprendeva un tanto bizzarro quanto divertente feud con DDP, per poi tornare anche lui nella categoria tag team con Lance Storm e poi mandato di nuovo a marcire nel midcard.

Un’altra grande coppia che produceva solo due midcarders. Così almeno sembrava. In realtà la WWE vedeva potenziale diverso nei due canadesi. Per Edge c’erano sempre stati dei piani a lunga scadenza, che però venivano sempre e puntualmente bloccati da un infortunio o dall’esplosione di un altro wrestler. Christian invece era considerato come il “midcard comedy act”, quel wrestler divertente e bravo al microfono usato per vivacizzare i feud del midcarding. Ho un’immagine nella mente, l’Elimination Chamber 2005: dopo anni passati a “odiarsi” on screen, Christian e Edge interagivano in PPV, con Edge che offriva a Christian il suo posto nell’Elimination Chamber nel caso gli fosse stato concesso da Bischoff un match contro il vincente della stessa. Non erano “credibili”. Edge ne veniva da un fallimentare stint da face, tanto che per rimodernarne, dopo soli pochi mesi, il personaggio, si era deciso per lui un turn heel che però continuava a tenerlo in bilico tra il titolo intercontinentale e l’uppercarding. Christian invece era reduce da un lunghissimo e ottimo feud con Jericho che però lo aveva portato a nulla, tanto che in quel PPV andava con Tomko per i titoli di coppia tenuti da Regal e Eugene (sic…).

Chiunque in quel momento avesse previsto per loro un futuro da Wrestlers of the Year per i due anni successivi sarebbe stato ovviamente e, forse anche giustamente, deriso. Invece è accaduto. Edge pochi mesi dopo quel segmento si vinceva il primo storico Money in the Bank, iniziava una storyline favolosa worked-shoot con Matt Hardy e si attirava spaventosi pop heel (tanto che in quell’assoluto grigiore che fu il 2005 lo votai come wrestler of the year), per poi vincersi nel primo mese del 2006 addirittura il suo primo titolo del mondo. Molto del successo di un wrestler dicono che dipenda dal suo primo regno. Bè, quello fu un regno breve ma molto, molto bello. Un segmento entrato nella storia, il Live Sex Celebration, un match avvincente, il TLC con Flair, e un feud sentito, quello con John Cena.

Christian intanto iniziava un “feud a distanza” con lo stesso Cena, otteneva il suo primo match titolato in PPV, e con il successivo spostamento di roster pareva aver imboccato la strada decisiva per la sua carriera. E invece no, non era cambiato nulla, anche a Smackdown jobbava. Così si decise a fare qualcosa di rivoluzionario: tra il restare nel midcarding della più famosa federazione al mondo e il tentare la fortuna in una federazione molto ambiziosa ma piccola lui scelse liberamente la seconda. Fino a quel momento in TNA c’erano andati solo lottatori licenziati dalla WWE o che comunque da essa non avevano ottenuto un contratto, Christian invece fu il primo a sceglierla. E’ anche e soprattutto con questi piccoli gesti che finisce un monopolio e rinasce una concorrenza

Comunque, per tornare a pesce in argomento: questo, e sono orgoglioso nel dirlo, è un serio sito di wrestling, in cui coloro che scrivono mettono l’entusiasmo in ciò che fanno, e, scusate se parlo immodestamente ma lo faccio anche a nome di tutti gli altri staffer, mettono anche la loro competenza in ciò che fanno. Ebbene, secondo i premi di fine anno tradizionali del sito, l’anno scorso il wrestler dell’anno è stato Edge mentre quest’anno, negli awards che mentre scrivo queste righe sono stati o stanno per essere pubblicati tale prestigiosissimo premio è stato vinto da Christian Cage. Edge e Christian sul tetto del mondo. Per la prima volta lo split di una coppia vincente e amata ha creato due fenomeni, due star affermate.

Ricordo per l’appunto l’estate del 2005, si parlava di Summerslam: io dissi che avrei sperato di vedere Edge sfruttare il suo Money in the Bank contro Cena e Christian strappare il World Heavyweight Title dalla vita di Batista: per farlo, avrebbero potuto l ‘uno aiutare l’altro. Come spot finale, un con-chair-to, marchio di fabbrica. Mi fu detto che due midcarder non diventano campioni. Sono passati solo due anni, e quei due midcarder guardano il resto del panorama mondiale dall’alto in basso. Come se Fiorentina e Palermo vincessero i due prossimi scudetti giocando il miglior calcio in Italia e si confermassero stabilmente a tali livelli.

Edge a Armageddon ha appena iniziato il suo quarto titolo mondiale, mentre Christian ha appena iniziato una storyline avvincente che dovrebbe portarlo ad affrontare il TNA World Champion Kurt Angle e tentare così di conquistare il suo terzo titolo mondiale. Quattro titoli, tre titoli, quando vinci così spesso e ogni tuo regno è significativo, allora non sei più una meteora, significa che sei stabile, affermato e che sei diventato davvero un Campione con la C maiuscola, tanto da poter essere considerato il wrestler dell’anno.
Christian poi è il simbolo di tante cose: come detto, è il simbolo della Concorrenza, il primo ad aver scelto liberamente una federazione, strada poi percorsa, visto il suo esempio, anche da Angle e Booker T, e simbolo della Concorrenza anche perché così dopo anni si è rivisto come un wrestler sottostimato da una federazione possa poi dimostrare il proprio immenso potenziale in un’altra e viceversa. Infine è il simbolo della Concorrenza anche sotto un altro aspetto: è il primo wretsler della storia della TNA a vincere il titolo di wrestler of the year. Poi è il simbolo della Riscossa dei Cruiser. Spesso vi ho rotto le scatole con l’anacronisticità del titolo cruiser e con il discorso dei cruiser ormai a tutti gli effetti meritevoli main eventer, e ora ci ritroviamo come wrestler dell’anno un lottatore che esordì in WWE proprio vincendo il titolo cruiser, e che da quel giorno non è ingrassato, lo si vede visivamente, anche di un solo chilo.

Edge e Christian hanno aperto davanti a loro una strada da seguire. Hanno dimostrato che da una grande coppia possono fuoriuscire due solisti ancora più bravi, hanno dimostrato che il duro lavoro paga anche se la federazione non stravede per te, hanno dimostrato di essere i due lottatori che meglio sanno interpretare i gusti del pubblico oggi. Qualcuno seguirà le loro orme? Bè, io qualche mese fa due soldini sui due ex America’s Most Wanted li avrei puntati volentieri in tal senso, ora Harris è il fantasma di sé stesso, ma in futuro, vista l’esperienza di Edge e Christian, “mai dire mai”.

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o avete qualche curiosità da chiedere, o volete confrontarvi con me sui momenti, i wrestler, i match che più hanno caratterizzato questo 2007, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.. Infine, nota di servizio, questo è l’ultimo High Flyin’ nell’anno solare 2007. Anche i Rob festeggiano il Natale, il Capodanno, vanno in vacanza, riaccumulano in pochi giorni i chili faticosamente persi in tre mesi e sono costretti a girare mille negozi con pochi soldi per fare regali. :-D

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
11/05/2023 13:36
 
QUOTA

HIGH FLYIN 80 - PICCOLI OMINI VERDI

A cura di The Rob In Town 79

Molti mi hanno chiesto spiegazione riguardo ai noti avvenimenti accaduti a cavallo di Capodanno, ma preferisco non tornarci sopra. Sono solo contento delle manifestazioni di solidarietà arrivatemi via e-mail e tanto mi basta, se l’intenzione di chi ha offeso era davvero, come pare, un’imboscata al sito, questa si è rivelata un boomerang. Vivere nel timore e in una abietta competitività verso gli altri annebbia la mente e impedisce di scorgere quanto di luminoso vi sia all’orizzonte, limitandosi così al mero portone di casa propria. Un po’ come infatti è accaduto e accade riguardo al wrestling. Detto questo, il primo editoriale del nuovo anno parla del personaggio più bizzarro che si sia visto nel vecchio anno. E’ nel mezzo di molte storyline e si comporta benissimo ma nessuno ne parla. Dice: per la sua altezza. Risponde: è un pregiudizio, il ragazzo vale, lo ha dimostrato ampiamente.

PICCOLI OMINI VERDI

“Siamo nani sulle spalle di giganti, e per questo vediamo più lontano”, Isaac Newton.

Ricordo come fosse ieri quando uscì la notizia, era il maggio del 2006, che entro breve Finlay sarebbe stato accompagnato sul ring da un leprecano. Cominciarono ovviamente subito i commenti negativi, tra chi criticava uno Smackdown diventato, secondo loro, sempre più circo, e chi con supponenza prevedeva che il nano avrebbe decretato la fine di Smackdown. Al grido di “vogliamo gente che fumi la pipa, non vogliamo gimmick marcate”, essendo poi magari fan di Undertaker o di Umaga, l’avvento del piccolo folletto irlandese era atteso soltanto per poter avere qualcosa in più da criticare in quanto “infantile”, non adatto quindi a uomini di mondo con esperienze di vita da scriverci libri. Noi fan di wrestling siamo gente serissima che è felice solo se vede uomini in nome, cognome e mutande nere che fanno sesso sul ring e predicano la violenza sempre e comunque. Oppure no?

Se state leggendo queste righe già sapete la mia idea: il fan di wrestling non è un seriosauro. Infatti quando esordì il leprecano (ricordate?, era un match contro Burchill) il segmento fu così divertente che piacque alla stragrande maggioranza. Il serio rissaiolo irlandese che usava un nano nascosto sotto il ring come clava da usare contro gli avversari era oggettivamente divertente. “Oggettivamente divertente”, lo so, è un ossimoro, ma in questi casi, la figura retorica ci sta tutta. A metà tra una scenetta da film muto e il non sense tipico di un filone di comicità che va dai Monty Python per arrivare a Will Coyote, la strana coppia formata dal personaggio più serioso di Smackdown e il membro più bizzarro del roster intero portava evidentemente i suoi frutti.

Personalmente i nani nel wrestling non mi sono (anzi, erano) mai piaciuti, anche se l’americano medio ha sempre dimostrato di amarli. Da Hillbilly Jim alla versione midget della Spirit Squad presentataci dalla DX, passando attraverso una batteria di nani vista negli anni in WWE da far invidia a un tour teatrale itinerante rappresentante la figura di Biancaneve, la scenetta dell’interazione tra wrestler e nano è sempre stata una costante dello show business. A me ridere di un nano non è mai piaciuto (sarò moralista? Non lo so e, francamente, me ne infischio tranquillamente), ma in questo caso mai è stata più azzeccata la locuzione “non ridere di, ma ridere con”.

Ciò che Dylan Postl (sì, il ragazzo ha anche lui un nome e un cognome, mutande nere onestamente non lo so) ha fatto in questo anno e mezzo ha dell’incredibile: partito come macchietta si è ritrovato ad essere protagonista (benché involontario e fortunoso) della storyline più importante degli ultimi anni, protagonista di uno dei match più importanti della scorsa Wrestlemania e vincitore addirittura di uno dei titoli singoli della federazione. Ma analizziamo con calma uno per uno questi tre avvenimenti, in mero ordine cronologico.

Pensando al Money in the Bank visto lo scorso primo aprile a Detroit sono andato a rivedermi il giudizio che ne avevo dato a suo tempo, e a proposito degli spot più belli visti e a proposito delle singole prestazioni, nel La Sa Lunga avevo scritto queste parole: “soprattutto la terrificante Green Bay Plunge dalla scala sul povero Hornswoggle, protagonista assoluto del match, da quando è entrato per aiutare Finlay a salire sulla scala a quando ha subito quel bump tremendo fino a quando nel post-match si faceva consolare dall'irlandese per la sconfitta”. Giustamente tutti parlano della Leap Frog, su questo sito lo abbiamo anche votato spot dell’anno, ma la Green Bay Plunge subita da Hornswoggle fu meravigliosa. Per tutto: lo sguardo feroce di Kennedy, da top heel, la reazione a metà tra incredulità e terrore di Hornswoggle, e soprattutto la scena che più mi porto dietro della scorsa Wrestlemania è Finley che consola un disperato Hornswoggle, triste che il suo grande amico non avesse afferrato la bramata valigetta.

Siamo da anni a chiederci che differenza ci sia tra “wrestling reale”, “wrestling finto” e “wrestling predeterminato”, senza mai essere giunti a una soluzione univoca, ma sfido chiunque a non essersi commosso (mark, ci siete?) o anche solo ad essere rimasto ammirato (smart, e voi?) dal modo in cui il nostro Dylan “vendette la sconfitta”. Non nascondiamocelo, Dylan (perché è così che oggi in queste righe voglio chiamarlo) è stato assunto dalla WWE solo per un motivo, perché è alto quattro piedi e cinque pollici, ma ciò che la WWE non si sarebbe mai aspettata era di trovare un ragazzino di vent’anni (perché vent’anni aveva il nostro Dylan a Wrestlemania 23) che interagisse così bene col pubblico. Neanche gente molto più alta e muscolosa di lui, e molti più anni, ha quella qualità. Anzi, mi azzardo a dire che pochi wrestler alla sua età avevano già palesato la stessa capacità. Negli ultimi anni di campioni di qualcosa in WWE, a quell’età, abbiamo visto Ken Doane e Renè Dupree. Oggettivamente, nessuno dei due a vent’anni ha palesato un carisma minimamente comparabile a quello del nostro Dylan.

Così a sorpresa a luglio addirittura il Nostro Hornswoggle si è vinto anche il titolo cruiser. Nulla mi toglie che la WWE abbia voluto al tempo stesso premiare un ragazzo che aveva fatto MOLTO più di quanto fosse lecito attendersi e liberarsi di una cintura anacronistica della quale volevano già da tempo liberarsi. Certo, potevano esserci altri modi: ad esempio io pensavo al più classico, incontro di unificazione cinture, nel più classico dei ladder match, col vincitore che riunificata il titolo cruiser al titolo U.S. Ma francamente nessuno dei superstiti della Cruiserweight Division, i più bravi giustamente sono tutti nelle categorie superiori, aveva talento tale da giustificare un regno da Campione degli Stati Uniti (Shane, se non ti fossi rotto il collo…Mannaggia a te…).

Col senno di poi, quell’angle criticatissimo (secondo me, molto più che ingiustificatamente) è servito a ben quattro cose: premiare meritatamente il lavoro di Hornswoggle, metter over da heel Vickie Guerriero che gli tolse il titolo, giustificare la sparizione, speriamo definitiva, del titolo cruiser, e, circostanza non pianificata ma bizzarramente utile, lanciare Hornswoggle per la storyline del figlio di Vince.

Ora infatti Dylan è anche a Raw, figlio “amato” del nostro Vince. Io dubito che quella storyline sia morta lì con quel finale, Kennedy ha giustamente pagato, ora potrebbe anche rientrare, e Vince da tre mesi a questa parte sta palesemente lavorando contro il “figlioletto”. Però alla fin fine abbiamo avuto siparietti divertenti (diciamoci apertamente la verità: se i segmenti di Hornswoggle li avesse fatti la DX ora tutti li considererebbero segmenti divertentissimi, li ha fatti un nano e allora sono brutti? Suvvia…), un buon motivo per turnare face Finlay, un’occasione per rivedere sul ring Hogan e Foley, e stiamo assistendo al “divenire famoso” di un ragazzo ventunenne con spiccatissime qualità recitative. Che si può volere di più dalla vita? Come dice Leo, un Lucano. Ma il Lucano non c’è e allora accontentatevi di Santino, che è Calabrese.

Il Comedy fa schifo? No, ed è questo il punto. Il problema è che molti spesso dicono: “è un comedy wrestler, perciò è destinato a durare poco”. Lo si disse di Eric Young l’anno scorso ad esempio. Da quando tremava per Sting a quando iniziò il feud con Zbysko (“please, don’t fire Eric Young!”). Tutti a dire: “è l’effetto novità, durerà poco”. Si è visto, è passato un anno e qualche mese e il nostro Eric è arrivato con lo stesso personaggio al main event di un PPV. Ebbè.

Con questo non dico che Hornswoggle seguirà quella strada: la sua diversità fisica è al tempo stesso stata un vantaggio per essere assunto ma gli sarà ovviamente uno svantaggio per una professione per la quale avrebbe davvero potuto avere una grande carriera, però un suo spazio ha dimostrato amplissimamente di meritarlo. Alla Rumble ora diversi atleti avranno un incontro ravvicinato del terzo tipo, si troveranno faccia a faccia con un piccolo omino verde, però quell’omino verde qualcosa di importante lo ha già dimostrato. Molti altri più grossi no.

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o avete qualche curiosità da chiedere, o volete confrontarvi con me sui momenti, i wrestler, i match che più hanno caratterizzato questo 2007, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.. Se criticherete sul forum però verrete accusati di spionaggio, malafede e forse anche di pubblicità occulta. E ovviamente di lesa maestà, ma questo mi sembrava palese, non credo ci sia neanche bisogno di dirlo. Che dire, la giusta ironia del nostro Leonardo Vitale mi ha contagiato. Ma sì, facciamoci una risata. Che poi è stato anche il senso dell’editoriale.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
11/05/2023 13:42
 
QUOTA

Nelle prime righe cita i Fatti di Capodanno 2007, all'epoca era talmente invasato per la sua popolarità che tentò un Golpe ai danni di TW col pretesto della famosa Linea Editoriale, comportandosi poi come se fosse stato lui quello ferito, e nei mesi a seguire continuò a fare la vittima raccontando di come qualcuno gli avesse raccontato di come nella Mod Zone di TW non si parlasse d'altro che di lui e di come farlo fuori dal Forum di TW.

Ricorda molto la recente storia di Horace che credendosi un Leader Carismatico ha pensato di tentare un Golpe su A&F col pretesto di Femisia ma fallendo miseramente.
OFFLINE
16/05/2023 06:11
 
QUOTA

HIGH FLYIN 81 - IL VECCHIO E IL WRESTLING

A cura di The Rob In Town 79

A volte ho l’impressione che si parli sempre delle stesse cose, delle stesse dicotomie: wrestlers giovani e wrestlers vecchi, TNA e WWE, big men vecchio stampo e cruiser moderni. E ogni giorno di più mi sembra che siano discorsi inutili, che non arrivano alla reale essenza del wrestling. Così mi guardo intorno e vedo che in America ci sono stati i Golden Globe, ora si decidono le candidature agli Oscar, e ci sono stati anche gli AVN Awards (:D…). Così ragiono su ciò che dicono attori ed attrici italiani e di Hollywood, che non esistono più ruoli interessanti all’interno di storie cinematografiche per chi ha superato gli “anta”, ma solo per chi è giovane o giovanissimo. Il wrestling da’ il meglio di sé stesso quando propone storie cinematografiche, ma qui, paradossalmente, le migliori sono proprio per chi ha superato gli “anta”. Ci sono storie per Undertaker, per Shawn Michaels, per Triple H, e c’è soprattutto una grande storia per “the oldest man in the business”…

IL VECCHIO E IL WRESTLING

“La tragedia della vecchiaia non è di essere già vecchi, ma di essere ancora giovani”, Oscar Wilde.

Ho tanti difetti, ma quello che più di tutti mi viene riconosciuto all’unanimità è la mia proverbiale pigrizia. Vivo mio malgrado all’insegna del “non fare domani ciò che puoi fare dopodomani”, vorrei tanto cambiare ma è più forte di me essere così. In campo wrestling però è l’esatto contrario. In TNA non sopporto i feud troppo lunghi (non sono gli anni ’80 con uno show ogni quattro mesi, ora c’è un PPV ogni mese) e in WWE non sopporto l’estrema lentezza di un qualsivoglia ricambio generazionale nelle zone alte. Io sono sempre stato dell’idea che se uno è bravo è bravo, indipendentemente da variabili che considero risibili come età, peso fisico o peso politico.

Come dico sempre, una volta che hai superato una certa età vieni considerato una leggenda a prescindere, tutto il tuo passato si colora di tonalità pastello e agli occhi dei fans, che magari nemmeno ti consideravano, diventi automaticamente “cool”. Questo succede per un Ron Simmons qualunque, figuriamoci quando nel tuo passato ci sono svariati titoli mondiali, main event a Starrcade e Wrestlemania, il tutto diluito in venticinque anni di strepitosi successi.

Flair infatti si ritira, e il ritiro dalle scene di un tale nome non può che essere festeggiato con una grande storia. E’ giusto. E’ soprattutto rispettoso. Anche perché Flair da’ l’impressione di essere uno che quando annuncia il ritiro si ritira su serio, non come Foley o Funk che hanno festeggiato già svariate volte il loro ritiro. La storia la conoscete tutti: non appena Flair perderà un match, sarà costretto a ritirarsi. Ha già superato l’ostacolo Orton (un campione del mondo che non vince un match a Raw dal 15 ottobre), ha superato fortunosamente l’esame Triple H, ha superato Regal e domenica prossima si troverà contro MVP, affamato di vittorie importanti per lanciare la propria carriera.

Ric Flair nella sua carriera ha rappresentato tante cose, ma spesso al suo nome è stata associata la Alternativa alla WWE. Quando la WWE divenne globale, la NWA rispose rendendo Flair un main eventer a vita, ma presto anche Ric fu richiamato dall’odore dei soldi dei McMahon e arrivò a Stamford. Nel ’91 pareva realizzarsi un sogno, un incontro tra Flair e Hogan, le due più grandi Icone del wrestling, ma le politiche di backstage non resero possibile niente di tutto ciò, e ben presto Flair ebbe nostalgia di casa e tornò indietro sui suoi passi, sulla strada che riportava ad Atlanta. Uno stint breve quello in WWF, un anno e poco più, ma impreziosito da due titoli di campione del mondo e da una storica Royal Rumble vinta. E tornato in NWA, ora chiamata WCW, fu assoluto protagonista di tutti i momenti più significativi della federazione, tanto che quando questa chiuse scelse proprio Ric per raccontare al pubblico la propria storia.

Ricordo come fosse ieri quando Flair tornò in WWE nella sua Charlotte il giorno dopo le Survivor Series 2001. C’era qualche voce, d’altronde la fine della storyline dell’Invasion e la location del Raw post Survivor Series qualche sospetto lo davano, ma vedere comparire Flair fu incredibile, in due secondi si ridiede linfa (e che linfa!) a una storyline che col tempo era diventata scontata e stucchevole. La lotta con Vince come lotta figurata tra WWE e WCW fu potenzialmente una bella idea, ma come tutte le belle idee partorite durante l’Invasion fu proseguita malissimo, come peggio onestamente non si sarebbe potuto.

Il direttore di questo sito da tempo porta avanti la sua idea di un match tra Vince McMahon e Ric Flair a Wrestlemania come degna fine della carriera di Flair, confidando sul fatto che pochi dei fan del 2002 siano ancora fan ora. Io personalmente nutro grossi dubbi su tale ipotesi, sarebbe sensato per la storyline ma c’entrerebbe poco con la carriera di Ric e, soprattutto, saprebbe molto di “minestra riscaldata” (anche perché, a differenza del direttore, non credo siano cambiati così tanto i fan dal 2002 ad oggi).
Però io penso ad altro. Flair dopo aver passato i suoi primi mesi a mettere paura ad un suo coetaneo manco fossero Jack Lemmon e Walter Matthau (i lettori più giovani si staranno chiedendo chi mai siano questi due: no, non sono due wrestler) e a venire massacrato dal peggior Taker mai visto in WWF/E, ha visto la sua carriera essere improvvisamente rivitalizzata dall’incontro con un wrestler, di cui negli anni era stato l’inconsapevole idolo massimo. Il nome di questo wrestler era Triple H.

Dovete sapere che ora Flair viene fatto passare come un modello di professionalità, ma la realtà è che molto del suo successo il Nature Boy lo deve alla sua vita sregolata, quasi da rockstar. I Four Horsemen, una stable basata sulla concezione che Flair aveva della vita e che portava quindi sullo schermo: “jet flyin’ etc, etc …” non sono solo parole, è ciò che Ric era davvero. Ogni sera una festa, champagne, lusso, donne. Una vita vissuta al massimo, che ha portato Ric a coronare il sogno di una vita che ogni uomo, non nascondiamocelo, gli invidia, ma che lo ha portato anche ad avere ovvi problemi economici (il lusso costa, tautologico ma vero).

Flair è furbo. Io non dubito affatto che la sua amicizia con Triple H sia sincera (caratterialmente sono molto simili), ma credo altrettanto sicuro che Flair abbia capito che fare da mentore al più potente uomo della WWE potesse venirgli utile. E da questa alleanza ne sono usciti ottimi frutti: Flair ricreò anche in WWE i Four Horsemen, togliendosi però dal ruolo di capo per “retrocedere” a quello di mentore, e così facendo prese due rookie poco considerati e con Triple H in un anno o poco più li fece diventare due main eventer. Orton e Batista devono TUTTO a Flair e Triple H. Per quello io vedo sempre più probabile per Wrestlemania un fatal four way tra i quattro ex membri dell’Evolution: antichi dissapori, nuovi scenari, la presente superiorità e il ruolo da top player. In un incontro come questo ci sarebbe davvero tutto in palio: passato, futuro e presente. It’s evolution, baby.

Flair stesso ha sentore dell’opportunità di chiudere in grande stile e da’ l’impressione di volerla sfruttare fino in fondo: se fino a ieri sembrava solo un vecchio cinquantasettenne bravo solo a dare chop, nelle ultime settimane sento in lui il vecchio campione: la sua abilità al microfono è sempre stata indiscussa, ma come succede per tutti, è condizionata dagli stati di forma. E in questo Flair è tornato. D’altronde tra il combattere con Kenny Dykstra o Carlito e l’essere protagonista di una poderosa storyline interbrand c’è una bella differenza, chi non si lascerebbe condizionare?

Certo, si può discutere se sia giusto dare un ruolo di così grande rilievo a un uomo come Flair che ha sì un passato leggendario ma un presente fatto di sciatica e chop. Ma Flair lo conosciamo, è quello a cui Foley disse “you stepped on my dreams”, e Triple H è quello a cui, a ragione o a torto, si imputano i successi o gli insuccessi di mezzo roster WWE.

Ma la storia di Flair coinvolge il pubblico, ed è questo l’importante. Il coraggio e la tenacia dell’uomo di fronte al tempo che scorre, la sfida crudele, ma fondata sulla lealtà e sul rispetto, vista nell’ultimo Raw dell’anno passato con Triple H. La lotta di Flair contro la vecchiaia che lo affligge e l’affiorare di dubbi su se stesso e sulle proprie forze, nella sua quotidiana lotta contro le avversità che il Fato McMahon gli mette contro.

Questa storia l’avrà anche scritta un booker WWE, ma sembra presa pari pari da un romanzo di Hemingway. L’illusione dell’ultimo bagliore di gioventù come ricompensa per la sua ultima battaglia, che inevitabilmente lo porterà però a una inesorabile e forse immeritata sconfitta. Questo sì che è wrestling, qua sì si scrivono storie.

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o avete qualche curiosità da chiedere sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it . Rassicurandovi che la letteratura americana è terminata, perciò per vostra fortuna non andrò a parare sulle avventure vissute a Cuba nei prossimi numeri…:-)

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
16/05/2023 08:46
 
QUOTA

Re:
Ankie (anklelock89), 16/05/2023 06:11:



Flair è furbo. Io non dubito affatto che la sua amicizia con Triple H sia sincera (caratterialmente sono molto simili),



Ma come simili? Ma lo dice pure sopra che Flair era una rock-star sregolata, che c'entra con HHH?
[SM=p6026367]

('sta botta di adrenalina di qualcuno che risponde a questo topic oggi è offerta da me, fanne buon uso).
OFFLINE
16/05/2023 08:51
 
QUOTA

Alla fine si può dire che il Fatal-4 Way dell'Evolution che lui si prefigurava in qualche modo lo hanno fatto con Bryan a WM30.
OFFLINE
21/05/2023 13:04
 
QUOTA

HIGH FLYIN 82 - ANCHE SE NON SONO BENIGNI

A cura di The Rob In Town 79

Una delle cose più belle che può succedere a chi scrive, sia egli un grande scrittore o un piccolo scribacchino come me, è sapere che si viene letti con piacere e soprattutto, cosa molto più importante, sapere che i fini per cui si scrive vengono realizzati. Io l’ho sempre detto: questa pagina è un laboratorio di idee sul wrestling: qui si discute e qui ci si confronta, e, last but not least, qui si assemblano proposte. Molto spesso mi è capitato che una idea per l’editoriale venisse fuori da un dialogo avuto via e-mail con un lettore. Ma questa volta è accaduto un quid pluris: avete visto la homepage? Campeggia luminosa in essa un’intervista shoot a Vince Russo (clicca per vederla), tradotta da un ragazzo che ama il wrestling quanto me e che mi aveva chiesto un’opinione. Ma a me è piaciuta un sacco e ho deciso, sperando possa interessare, di fare molto di più. Perciò se non l’avete ancora letta fiondatevi a leggerla, perché oggi nell’High Flyin’, si commenteranno proprio le parole di Vince Russo. E’ un documento straordinario, una sorta di Stele di Rosetta per mezzo della quale capire molte cose che erano sempre rimaste grigie.

ANCHE SE NON SONO BENIGNI

“E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”, Albert Einstein.

Anche se non sono Benigni e questa non è la Divina Commedia, penso che possa essere cosa utile “fare la mia parafrasi” dell’intervista a Russo. Questo è un gran documento, mentre tutti da anni parlano di Russo questa è la prima intervista che leggo in tanti anni in cui Russo dice la sua opinione su molti degli avvenimenti più significativi della sua carriera in WWF e in WCW e in cui rivela eventi che erano assolutamente all’oscuro non solo dei normali fan di wrestling come me o come voi ma anche dei più conosciuti insider.
Dice: ha tirato l’acqua al proprio mulino. Non è vero, ha rivelato anche aprticolari decisamente negativi su di lui, tanto che, non ve lo nascondo, se da una parte dopo aver letto il bel lavoro di Fabian ho capito molti eventi che avevo vissuto chiedendomi il perché del meccanismo che lo aveva sorretto, ho però letto delle affermazioni che mi hanno fatto calare la considerazione su Russo riguardo a alcuni fatti.

Ma andiamo con ordine. Intanto dalle prime domande che sono state poste nell’intervista a Russo, esce fuori un dato preciso: Russo era/è un rivoluzionario. Immaginatevi cosa è stata la WWF fino al 1995, e ora immaginatevi la WWE Era Attitude. Due mondi diversi. Dire “migliore” o “peggiore” va a gusti, ma credo che tutti siano concordi nel definirli “diversi”. “Patterson e Briscole pensavano fossi pazzo, e molti wrestler pensavano lo stesso, soprattutto i più vecchi. Il fatto è che settimana dopo settimana quando si vide l’incremento del rating e del successo generale, la gente cominciò a capire e non mi guardo più come un folle”. Qua sta la genialità: essere convinti di saper vedere la modernità meglio degli altri e tentare di rappresentarla andando anche contro il solito tran tran.

E proprio in questa parte dell’intervista scopriamo una delle cose che più affascina da sempre i tifosi smart: scoprire come funzionano le riunioni dei bookers. Non so voi, ma a me l’idea delle riunioni a tarda sera a casa di Russo scrivendo storie per tutti i personaggi del roster mi hanno dato un’idea molto positiva di quel lavoro, e al tempo stesso mi hanno fatto capire quanto essenziale sia la figura dello scrittore negli show di wrestling e al tempo stesso quanto eccessivo potere esso abbia. Ora invece ci sono i comitati per gli show e più teste pensanti, col vantaggio che quindi questo “eccessivo potere” viene temperato molto di più perché si deve trovare un compromesso tra tutte le teste, ma con lo svantaggio che è molto più difficile, se non impossibile, intraprendere strade rivoluzionarie e/o trovare tempo necessario per l’intero roster.

Ora mi è molto più chiaro il perché dei miglioramenti e dei peggioramenti del prodotto: un comitato non potrà mai avere idee che portano al disastro perché una falla del sistema è coperta dalle altre teste, ma al tempo stesso non potrà mai essere rivoluzionario, veloce e profondo come una testa unica. Per dirla in breve: se tu lettore devi fare una scelta, ci metti un minuto, un’ora se vuoi pensarci bene. Se tu lettore per scegliere qualcosa hai bisogno che altre dieci persone siano d’accordo ci metti molto più tempo, e così puoi compiere meno scelte in un giorno. Però gli altri magari riusciranno a convincerti a non fare stupidaggini che magari tu invece decideresti se fossi solo. Ci sono i pro e i contro.

E così arriviamo però a ciò che davvero non mi è piaciuto dell’intervista, ma che mi ha fatto capire molte cose che mi ero sempre chiesto negli anni: parlo dei motivi per cui Russo se ne andò dalla WWF e se ne andò alla WCW. Ora, io capisco che la frase di Vince sulla babysitter sia stata infelice. Vince McMahon non è un uomo sensibile, lo ha dimostrato negli anni. Ha proposto incesti, necrofilie, donne che partoriscono mani; è il classico imprenditore per cui tutto ciò che fa business è lecito. Però al tempo stesso non meritava ciò che gli ha fatto Russo: McMahon si fidava di Russo, lo difese pubblicamente davanti a tutto il locker room, gli diede carta bianca per scrivere gli show a suo piacimento, e Russo gli disse per telefono che aveva firmato un contratto con la sua acerrima concorrente. Posso capire perché dia l’impressione di non fidarsi di nessuno: ha dato tanti calci nel sedere alla gente ma altrettanti ne ha ricevuti.

Comunque Russo ormai era in WCW, e questa è stata sicuramente la parte più controversa della sua carriera. Se Russo non fosse mai andato in WCW ora ne parlerebbero tutti come del più grande, ma a lui e lui solo viene imputato i presunto (in realtà mai avvenuto) fallimento della WCW. Nonostante i dati ufficiali (piccola divagazione: mi si prende in giro per la locuzione “dati ufficiali”, ma solo i bugiardi e gli stupidi temono i dati, indi per cui…) affermino il contrario. Nitro con Russo aumentò nettamente gli ascolti per poi riperderli di botto quando Russo fu mandato via. E questo non accadde una volta sola, ma entrambe le volte in cui Russo fu chiamato e poi mandato via dalla WCW. Una coincidenza? Io non credo alle coincidenze, lo sapete.

Però lì è uscita la vera differenza che c’era tra la WWE del 1996 e la WCW del 1999. La WWF del 1996 era una federazione di giovani wrestler in rampa di lancio, mentre la WCW del 1999 era una federazione di grandi campioni già affermati. Un po’ come nel calcio quando i senatori di una squadra non accolgono volentieri un nuovo mister che predica un gioco nuovo e gli giocano contro. Che poi in alcuni casi si arrivò al paradossale: un Bagwell che sentendosi per la prima volta in vita sua davvero pushato si chiedeva cosa mai avrebbe dovuto fare in cambio. Cioè, trovi qualcuno che crede in te e tu invece di dare il tuo meglio per ringraziarlo ti incupisci chiedendoti cosa mai potrebbe esserti chiesto in cambio? Follia, non c’è altra parola.

Riguardo al rapporto con Hogan ho visto che molti sono rimasti stupiti dal fatto che Russo prima abbia detto che era uno spreco non vedere utilizzato Hogan e poi abbia creato l’angle famigerato di Bash at the Beach. La mia impressione è che il rapporto tra Russo e Hogan sia stato come quello tra Foley e Flair. Ricordate il famoso “Ric, you stepped on those dreams”? Estate dell’anno scorso, Foley faceva il promo dell’anno a Raw spiegando il suo rapporto con Flair: quando arrivò in WCW Foley era felice di poter conoscere e lavorare col suo idolo, Ric Flair. Ma poi venne a scoprire che chi bloccava l’ascesa di Foley nelle gerarchie WCW era proprio il suo idolo Flair. L’impressione è che lì sia avvenuto lo stesso: un Russo esaltato all’idea di lavorare con Hogan che scopre che chi gli rema contro è Hogan stesso.

Ma dove secondo me l’intervista raggiunge il massimo del suo interesse e dice le cose più vere, più condivisibili, più importanti è quando parla del wrestling concepì: “adesso accendo la TV e guardo un play by play di una guerra in Iraq e tu mi vuoi dire che guardo wrestling e devo credere che sia vero?!”. Assurdo, sono d’accordo anch’io con Russo; quei tempi sono finiti per sempre. “In TV non puoi proporre incontri da venti minuti perché nell’istante in cui si arriva alla presa di riposo lo spettatore medio si annoia e cambia canale, e lo stesso spettatore nella maggior parte dei casi quando inizia un match vuole sapere già come andrà a finire”. Verissimo anche questo, motivo per cui i fanatici degli spotfest rimpiangono la TNA del 2004-2005 e i delusi della WWE degli ultimi tempi si sono invece appassionati alla TNA in parte Russo-style del 2006-2007.

Finché il wrestling vorrà essere uno spettacolo di nicchia che vive su schemi vecchi di cinquant’anni, allora i Russo di questo mondo non c’entreranno una mazza col business, ma se c’è coraggio di entrare nel 2008 e mettere in discussione ciò che si è fatto finora, il wrestling allora rimpiangerà uno degli uomini più controversi e rivoluzionari che abbiano mai messo piede in questo business.

Ringrazio Fabian Perrotta per avermi reso partecipe del suo lavoro e sperando che la mia parafrasi alla sua intervista possa interessargli, e concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o avete qualche curiosità da chiedere sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it . Magari anche voi avete idee geniali come quella di Fabian ma avete solo timore di condividerle con gli altri.

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
26/05/2023 17:02
 
QUOTA

HIGH FLYIN 83 - NEWYORKESI BRAVA GENTE

A cura di The Rob In Town 79

L’anno scorso verso giugno scrissi su queste pagine che molto probabilmente avevo già trovato chi avrei votato alla fine dell’anno come wrestler dell’anno e come feud dell’anno. Lo so, era abbastanza prematuro fare una previsione simile, però alla fine dell’anno poi ho votato proprio chi avevo dichiarato sei mesi prima, d’altronde Christian era stato un personaggio troppo azzeccato per non pensare che avrebbe mantenuto quel trend, e Abyss-Sting era stato un feud troppo bello ed appassionante per pensare che sarebbe stato superato in così poco tempo. Il perché di questa introduzione? Semplice, sarò matto ma anche se non siamo nemmeno arrivati a fine gennaio ho già dei serissimi candidati per almeno tre categorie: ritorno dell’anno, momento dell’anno e gimmick match dell’anno. Spesso la gente infatti si è chiesta se sia stata meglio la Rumble del 1992 o la Rumble del 2004; bè, ora non si potrà non inserire quella del 2008. A mio parere le batte addirittura entrambe, e scusate se è poco.

NEWYORKESI BRAVA GENTE

“Se tutto fosse illusione e nulla esistesse? Certo, in questo caso avrei pagato troppo per il mio tappeto”, Woody Allen.

Avevo fatto un’accurata spesa con le solite cose che si comprano prima di un evento sportivo da gustarsi in compagnia. La Rumble è sempre l’evento che attendo di più nell’anno di wrestling, forse ancora di più che a Wrestlemania o Bound for Glory. Quest’anno poi avevo un buon presagio, subodoravo sorprese, per quello nel La Sa Lunga avevo pronosticato Batista.

L’undercard un po’ mi ha deluso, i primi due incontri sono stati irritanti, poi però un bellissimo match tra Edge e Rey, ma non il classico che sarebbe stato anche solo due anni fa, e il match per il WWE Title infine era stato carino ma non il gran match che era legittimo attendersi. Ma ora era il turno del Royal Rumble Match, e l’attenzione cresceva. New York è una città speciale, in essa vi abita un pubblico diverso da quello quasi stereotipato che si trova in tutte le altre città d’America, siano esse metropoli o cittadine, sulla costa o nelle pianure sterminate. E che si sarebbe assistito a qualcosa di speciale ho cominciato a pensarlo quando ho visto una delle persone che ha segnato a modo suo la storia di questo business, Michael Buffer, ad annunciare il main event. E mai come in questo caso, “let’s get ready to rumble” era davvero la frase più azzeccata da dire.

“Chi entra con l’uno per te?” mi chiede il mio amico. “Taker”, rispondo. “Perché andrà contro Edge a Wrestlemania, e farlo entrare con l’uno sarebbe sia uno sgarbo subito dal management, sia un modo per non farlo vincere ma per fargli ugualmente fare una gran figura tale da renderlo un main eventer degno a Wrestlemania”. Preso. Buffer che annuncia Taker, che sensazione strana. Come sentire Corno annunciare trionfante l’ingresso di Kakà o Crudeli quello di Ibrahimovic. “Se mi indovini anche il due ti pago un pranzo giovedì”. “Allora dico Michaels: pensa che bello, cominciano i due che hanno finito in modo epico l’anno scorso. Un po’ come accadde nel 2005, con Benoit e Guerriero reduci dal trionfo a Wrestlemania a iniziare per primi”. Ok, pranzo vinto, essere smart a volte serve. Davvero un grande inizio. Azzeccatissime poi le entrate successive di Santino, Khalì e Holly. Con Santino si è toccato il punto più comico della rissa, solo vederlo sul ring con loro ci ha fatti cappottare dalle risate. Khalì era il primo ostacolo che avrebbe dovuto metterli in difficoltà, e Holly era il duro che non avrebbe dovuto farsi impressionare dai nomi altisonanti. Poi Morrison, gran Rumble la sua, è stato dentro mezz’ora impressionando moltissimo. L’anno scorso quando lo paragonavo al giovane Michaels mi ridevano in faccia, ora ci vanno tutti più cauti. Ma poi si è arrivati al sette.

Ci sono tre modi per fare ovazioni ad un wrestler. Uno è quello che si usa per omaggiare le Leggende, e se lo sono preso Taker e HBK. Uno è il modo in cui si omaggia quello che è l’ “uomo del momento” e se lo è preso Jeff Hardy. Uno è quello con cui si omaggia il top player, e se lo è preso Triple H, e in parte Cena. Ma a New York ne esiste un quarto ,e lo hanno usato con Dreamer. Dreamer era “uno di loro”. Tommy ha ricevuto un’ovazione paurosa per via del suo passato, per via di ciò che rappresenta, per via di ciò che è. Tommy Dreamer è stato visto come un newyorkese, pur non essendolo: è l’uomo che va al bar e si trova Jennifer Aniston come cameriera, che quando esce la sera nei locali vede Sarah Jessica Parker per mostre, che quando va dal vicesindaco a protestare trova a riceverlo Michael J. Fox, che quando va a vedere i Knicks si porta le arance per tirarle a Isaiah Thomas, e che domenica andrà in un bar a mangiare hot dog, bere birra e tifare Eli Manning.

Perso come ero in questi pensieri ho dato poca attenzione a Batista, entrato prima del previsto, a Hornswoggle, prevedibilmente nascostosi sotto al ring, e all’inutile Palombo. Ma poi è entrato Noble, che mai come domenica è stato tifatissimo in WWE, e mi sono rimesso a pensare. Il pubblico della Mecca non vedeva il Jamie Noble WWE, ma vedeva il James Gibson campione ROH, il Jamie Knoble degli Yung Dragons, il cruiser di successo e bravo come quelli che aveva applaudito l’ultima volta che Wrestlemania era passata da New York e che ora purtroppo non sono più tra noi. Lo stesso pubblico che fischiava Goldberg e Lesnar e che fischiava Shawn Michaels perché osava colpire il lottatore da troppi ritenuto anonimo e che in realtà divenne beniamino del Garden.

Ecco, dovessi trovare un piccolissimo difetto alla Rumble di domenica, direi la fase centrale. Troppa gente sul ring. Ad un certo punto entrava gente ma non usciva nessuno, quella è stata una fase di stanca che però è stata vivacizzata da due cose: l’ottima interazione di Undertaker e Shawn Michaels col resto del roster, e dall’atleticità delle giovani superstar (Morrison, Rhodes, per fare due nomi) anche se qualche atleta è stato gestito indubbiamente male (che senso ha far fare a Benjamin quell’incredibile salto per poi farlo eliminare tre nanosecondi dopo?).

Ma il ritmo è presto tornato alto, e, paradossalmente, questo è successo quando sono entrati quelli più immobili. “Ne hanno annunciati venticinque, vero? Se mi indovini anche i cinque il pranzo te lo offro per un mese”. “Chavo di sicuro, il campione ECW non può non partecipare al PPV, ma gli altri quattro non saprei proprio”. Tre minuti dopo aver detto questa frase entrano le prime due sorprese: Jimmy Snuka e Piper. I due più immobili, eppure l’arena è caduta al loro ingresso. Sì, avete indovinato, il pop di cui parlavo prima a proposito di Taker e HBK, il pop di “perché siete Leggenda”. Un Umaga ristretto ed invecchiato ed un uomo che farebbe apparire scheletrico persino JBL hanno dato il cambio di marcia alla Rumble, visto che il loro ingresso ha coinciso con la seconda parte, quella delle eliminazioni.

Eliminazioni arrivate col botto. Prima Undertaker eliminato dalla Sweet Chin Music, giusto contrappasso per il finale dell’anno scorso, e poi lo stesso Michaels, distrattosi, eliminato da Kennedy, che riequilibra così le sorti del feud. Due parole in più vanno spese per l’interazione tra Michaels e Taker: fantastica. Taker che “finta” la chokeslam su Kane e poi colpisce Michaels e che, eliminato dallo Spexzacuori finge di colpirlo fuori ring e poi invece sfoga la propria rabbia sul povero Snitsky sono scene da mettere immediatamente nella Antologia del Wrestling.

Due parole anche sull’ottimo lavoro fatto con Hornswoggle. Entra presto e fa quello che tutti si aspettavano: va a nascondersi sotto il ring (stupenda la scena degli arbitri che alzano i teloni per cercarlo). Dopo un buon quarto d’ora fa capolino per eliminare uno stupefatto Miz, possibile e per me probabile anticipazione di un cambio dei titoli di coppia a favore del duo irlandese, e poi viene tirato sul ring da chi rappresenta il suo opposto: Henry e Big Daddy V, i due giganti grossi e cattivi. E allora finally Finlay, il Lucky Irish, che col lucky number (davvero ben “giocato” il numero), il 27, anticipa l’ingresso fregandosene della vittoria giusto per salvare il suo protetto, che a questo punto è difficile non immaginare come figlio. E se fino a sabato davo Finlay contro Kennedy a Wrestlemania ora non mi sentirei di escludere un tag team match padre e figlio contro padre e figlio: McMahons contro Finlay e Hornswoggle.

Pensando a queste cose e condividendole con il mio amico (che mi ha detto sarà felice di vedere ancora con me la Rumble, ma io fossi in lui non lo farei, sono logorroico e dispersivo) siamo arrivati all’entrata di Triple H, colui che in quel momento era il Favorito dell’Arena, anche se con un pop buono ma non mostruoso e sicuramente inferiore e di molto a quello di un Jeff Hardy. Sembrava un finale di basso livello, due favoriti e poi il vuoto, wrestlers bravi ma improponibili per il successo, al che ho pensato “qua accade come nel 2000, gran Rumble ma brutto finale”.

Rimaneva però un numero. “Chi entra?” fa il mio amico. “Big Show”, dico io. “Se hanno tenuto la sorpresa per il 30 entra Big Show e magari arriva secondo come otto anni fa”. E invece una musica conosciuta si diffonde nell’arena. Guardo stupefatto lo schermo e poi il mio amico. “No dai, è uno che lo imita”. Hustle, Loyalty, Respect. “Non entra, è lì a ricordare la sua presenza, tornerà e sarà first contender, ma con quell’infortunio non potrà mai lottare ora”. La faccia di Triple H è valsa il PPV. Sembrava avesse visto un fantasma, come un assassino che un giorno per strada incontra colui che credeva di aver ucciso o come il favorito del torneo di basket del campetto di quartiere che all’improvviso si vede arrivare come ultimo partecipante alla contesa Lebron James. Me, you, it’s showtime. A pronunciare quelle parole non è stato Sting, ma Cena mentre guardava Triple H. Assurdo. Il Madison esplodeva dalla gioia per chi fino solo all’anno prima aveva disprezzato. Chavo, Henry, Carlito, tutti spazzati via dal ritorno più incredibile che io ricordi da molti anni a questa parte.

Inumano. Tre mesi per un infortunio come quello. Se già la Rumble era bella a quel momento è diventata epica. Come quando stai guardando la partita più importante della stagione e all’improvviso una modella in bikini si avvicina accanto a te e ti abbraccia sul divano per guardarla insieme. Da una parte sei contento e ti senti meglio, ma dall’altra pensi più alla ragazza in bikini che alla partita. Così il pubblico ha improvvisamente smesso di occuparsi della Rumble per occuparsi di Cena: dopo il boato di approvazione mista a sorpresa alla sua entrata, è partito un coro assordante di fischi quando è rimasto solo con Triple H, dopo l’eliminazione di Batista (a proposito, gran prestazione la sua).

Devastante. Adrenalina, emozioni, curiosità. Quanto tempo era che non provavo simili emozioni? A quel punto il finale non contava, perché nel wrestling la cosa che conta meno è chi vince, ciò che conta davvero sono le emozioni che provi. “Che ne pensi?” fa il mio amico. “Allucinante. Mi sa che penserò aggettivi tutta la notte e non riuscirò a trovare quello giusto”. Alla fine ha vinto Cena. Sale sul paletto e tutto il Madison lo applaude. Prima ovazione, poi boato di fischi e alla fine applausi di stima. Il tutto in poco meno di dieci minuti e davanti al pubblico più esigente del mondo “E’ per questo che è lui il top player, questo nel bene e nel male muove le folle come gli pare e piace”.

Piccola postilla: molti si saranno chiesti il perché dell’aforisma iniziale: come faccio a raccontarvi New York se non attraverso le parole di un suo illustrissimo cittadino? :D

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o volete darmi la vostra impressione positiva o negativa che sia sulla Rumble o su John Cena, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it .

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
31/05/2023 11:04
 
QUOTA

HIGH FLYIN 84 - CULTURA POP

A cura di The Rob In Town 79

Sono un uomo abitudinario, credo di averlo già detto: stamattina sono andato a far colazione al solito bar, e mi sono messo come sempre a leggere il giornale. Mi piace essere informato su cosa accade nel mondo, mi piace conoscere tutto: dalla situazione politica alle nuove tendenze della società, dalle novità negli spettacoli alle pagine sportive passando per ogni genere di cronaca, tranne i processi-spettacolo, quelli non li sopporto. Sono un uomo del mio tempo e mi piace sapere cosa mi accade intorno. E la sera invece che vedermi un film in TV preferisco vedermi un Raw o un Impact, mi divertono di più. Però io in Raw o in Impact voglio vedere uno specchio della società, non mi basta vedere della banale lotta, voglio vedere ciò che io da sempre, anche su queste pagine, ho definito “una rappresentazione esagerata e volutamente fumettesca della società”. Beninteso, della società moderna. Del 2008.

CULTURA POP

“Il problema ai nostri tempi è che il futuro non è come è sempre stato”, Paul Valery.

Tempo fa gli staffer del sito mi fecero una sorta di intervista e tra le varie domande mi fu chiesto perché iniziai a vedere il wrestling. Bè, il catch giapponese lo guardavo perché era di moda tra i miei coetanei e perché mi piacevano Dynamite Kid e Tiger Mask, ma quando scoprii la WWF fui attirato dalle luci, dai colori sgargianti, dalle tematiche eroe-malvagio che da sempre affascinano i bambini, insomma, per dirla in due parole, mi attrasse il rock’n’wrestling.

Erano gli anni ’80, gli anni in cui in radio sentivi una giovane e molto meno sensuale di ora Kylie Minogue cantare Locomotion, gli anni in cui nei vestiti e negli studi televisivi c’era un uso esagerato delle tonalità pastello, gli anni in cui Reagan e la Thatcher avevano posto determinati modelli di vita a capisaldo della società moderna, gli anni in cui da piccolo venivi abituato tramite film, serie televisive e articoli di giornale a pensare in termini di eroi buoni e patriottici contro cattivoni internazionali. Gli anni in cui le serie televisive che spopolavano erano i vari Robinson, Jefferson e Bradford, con le loro famiglie perfette col capofamiglia ironico e i figli pasticcioni ma dal cuore d’oro. Poi accendevi la TV sul wrestling e trovavi Cyndi Lauper o Miss Elizabeth, i vestiti sgargianti di Macho Man e Hulk Hogan trionfare contro russi, iraniani e mercenari americani venduti all’Iraq. Un prodotto per le famiglie del tempo. Uno spaccato dei valori della società.

Poi arrivarono gli anni ’90 e la società cambiò. I toni divennero più scuri e con più sfumature, nacque il fenomeno grunge e gli eroi della società erano degli antieroi alla Kurt Cobain, l’eroe alla Sylvester Stallone prendeva il pubblico meno di un Brandon Lee, le ragazzine impazzivano per le boyband e la comicità in stile Bill Crosby veniva soppiantata dalla irriverenza dei Simpson, di Jerry Seinfeld e dei ragazzi di Friends. Non si giravano più film sull’impeccabile Superman ma tornava di moda nei cartoni animati Spiderman, il supereroe con super problemi. E allo stesso modo, dopo qualche anno di crisi, il wrestling ebbe una nuova esplosione quando mise sulla vetta del mondo l’antieroe per eccellenza Steve Austin, quando a rappresentare i sogni dei giovani furono messi il Corvo Sting e il simil-Vedder Raven, quando i 3Counts illuminarono le giornate delle ragazzine, quando il prodotto per famiglie degli anni ’80 fu soppiantato dalla comicità adulta ed irriverente della Degeneration-X e di The Rock. Come cambiava la società così cambiava il wrestling. Come ha detto Russo nell’intervista shoot che abbiamo pubblicato su questo sito due settimane fa, “Vince McMahon scelse me perché conoscevo la società”.

Ed ora siamo arrivati al 2000, al nostro amato primo decennio di questo primo millennio. E tante cose voglio dirvi della cultura pop che invade il nostro mondo. Innanzitutto voglio parlarvi della settorialità diffusa: una volta c’erano i Beatles e i Rolling Stones, e tutti amavano o gli uni o gli altri o alcuni addirittura entrambi. Oggi esistono cento tipi di musica diversi, e gli amanti dell’una raramente sopportano gli amanti dell’altra. Se una volta era apprezzata l’universalità, ora l’essere di nicchia è diventato un pregio, piace l’appartenenza ad un gruppo riconoscibile e ristretto. E così nel wrestling non si tifa più il face, ma si tifa l’high flyer piuttosto che il technician, il brawler piuttosto che il cruiser, il big man piuttosto che il comedy wrestler. Si tifa Tizio in quanto Tizio, non in quanto face o in quanto heel, e si tifa più facilmente un heel che un face perché più alternativo e più settoriale rispetto ad un face.

E’ poi il tempo di una società spaccata a metà: Al Gore e Bush arrivarono a giocarsi i destini di una nazione ed un mondo contando i voti di un piccolo quartiere della Florida, Obama e la Clinton si giocheranno una candidatura a cavallo vincente contando voto a voto e delegato a delegato, e per la metà esatta degli italiani Berlusconi è un eroe italiano e per l’altra metà è un delinquente. Così Cena spacca in due il tifo delle arene, Triple H per mezzo wrestling web è il re dei re e per l’altra metà è il genero del boss e la WWE per la metà del wrestling web è l’Eldorado e per l’altra metà una soap opera scadente. E’ infine la società delle infinite diversità in infinite combinazioni, modi di vita reietti in passato dalla società diventano gimmick di successo come la coppia di fatto Billy Gunn e Chuck Palombo o come la gimmick da Brokeback Mountain che volevano affibbiare a Trevor Murdoch.

E’ l’era di YouTube, in cui non serve più colpire un importante produttore di una multinazionale per avere successo ma basta avere un po’ di fantasia, tanto talento e un telefonino e una connessione Internet per finire su YouTube e diventare una star come ha fatto una Lily Allen qualunque. E così anche nel wrestling puoi diventare un idolo generazionale anche se non sei il campione del mondo WWE ma se meramente combatti in Chikara o fai apparizioni in federazioni che fanno trecento spettatori a serata. Una società che da’ visibilità a tutti, ad alcuni in modo preponderante e ad altri in modo sotterraneo. Una società che permette al fan di vedere il giorno dopo gli show svoltisi in qualsiasi arena gigante o palestra piccola che vi sia al mondo, e che permette al fan fortunato di imbattersi, nel myspace del suo eroe, col suo eroe stesso.

E’ poi l’era di telefilm quali Lost, Heroes, Ally McBeal, tutte serie televisive in cui l’importante non è il realismo né tantomeno la verosimiglianza, ma la cui cosa importante è la complessità della storia e in cui l’elemento irreale aggiunge in modo determinante quel fascino che trasforma oggi un prodotto buono in un prodotto di successo, scatenando la fantasia di chi lo fruisce, che vive già tanta realtà nella cronaca che permea le nostre vite tanto da non veder l’ora di evadere nell’irreale.

Ed è infine l’era postmoderna, ovvero citazionismo a go-go, in cui tutto, sia questo “tutto” abiti, colonne sonore, accessori, perfino acconciature o mobili, è studiato fin nei minimi dettagli per suggerire agli spettatori un ostato d’animo, un possibile sviluppo della trama o un riferimento ad un gruppo musicale, una rivista, un attore, un film, etc… Ah, a proposito: anche questa a modo suo è una frase post-moderna i questo senso, ma anche gli scribacchini come me hanno le loro manie…:D

E postmoderno è ora anche il wrestling, dove escono cloni di Macho Man e di Stone Cold Steve Austin per far rivivere nel fan vecchio le sensazioni che provava allora, e nel fan giovane l’identità dell’Antico Eroe. E in un wrestling in cui anche il meno smaliziato degli spettatori è consapevole della premeditazione e dei meccanismi di push, e in una televisione in cui sempre maggiore successo hanno programmi come le Mixed Martial Arts, non è affatto così assurdo pensare ad un wrestling o estremamente più “reale” (nelle storyline ad esempio, con il worked-shoot a farla da padrone) o, al contrario, sempre più irreale, sempre più telefilmesco e recitato.

Per scrivere di wrestling ci vuole una grande conoscenza della cultura popolare che ci circonda, occorre saper vivere il mondo nel quale ci muoviamo e occorre una gigantesca dote di curiosità. La cultura pop, pur essendo già materia di studio in tante università, non si può “raggranellare” in quattro e quattr’otto: ci vogliono anni trascorsi a leggere romanzi e fumetti, guardare la tv, ascoltare la radio, andare al cinema. “Sono un uomo, nulla di ciò che è umano mi è estraneo”, diceva Terenzio. E così il booker di uno show di wrestling deve pensare di avere davanti uno skater di periferia, una ragazza che ama Justin Timberlake e vuole diventare la nuova Beyonce, un ragazzo del Bronx cresciuto a palloni disegnati a spicchi d’arancia e nelle cuffie 50 Cent, o ad un intellettualoide che frequenta campus universitari e ha passioni di nicchia; il wrestling deve mostrare un mondo intero in cui possa esserci qualcuno che rappresenti ogni utente dello show.

Sembra facile, ma non è difficile.

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o avete una vostra idea sull’evoluzione della nostra società o altrimenti pensate che l’autore dell’editoriale non ne abbia colto spunti significativi, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it .

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
05/06/2023 08:57
 
QUOTA

HIGH FLYIN 85 - I SOGNI MUOIONO ALL’ALBA

A cura di The Rob In Town 79

Lo so, ho già detto mille volte di essere un uomo curioso. Mi piace sapere cosa pensa la gente, così come mi piace sapere la storia delle persone o di un fatto. E dicono che io sia un ottimo ascoltatore, forse perché quando faccio monologhi, cosa che amo, potrei parlare per ore ed ore, ma quando invece intraprendo un dialogo parlo pochissimo e preferisco perlopiù ascoltare l’interlocutore, ognuno infatti ha una storia da raccontare e a me piace davvero conoscerla. Per questo nel wrestling adoro leggere le interviste agli addetti ai lavori. Mi piace sapere il “dietro alle quinte” e mi piace sapere che ne pensa chi lavora negli show. Ultimamente la mia attenzione è stata colta da due personaggi che hanno rilasciato recenti interviste: Heyman di cui avete potuto leggere una succulenta intervista in homepage (Intervista a Paul Heyman), e RVD, ultimamente diventato insolitamente molto loquace nei Radio show. Ed entrambi hanno parlato soprattutto di un argomento: la nuova ECW…

I SOGNI MUOIONO ALL’ALBA

“Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole”, Ennio Flaiano.

Heyman dice una cosa sulla quale credo che nessuno dei vecchi fan ECW possa mai contraddire: “il brand ECW non sarebbe mai dovuto essere riportato in vita”. Però nel 2005 esce il DVD “The Rise and fall of ECW” e inaspettatamente un DVD che sulla carta avrebbe dovuto vendere un numero limitato di copie si rivela essere un successo straordinario, con copie del DVD che vengono vendute ancora oggi. Non è la prima volta che succedono cose di questo genere nel mondo dello spettacolo: per dire, il secondo disco dei Nirvana, il celeberrimo Nevermind, che avrebbe dovuto vendere, secondo le più rosee aspettative, al massimo duecentomila copie e invece ne furono vendute più di venticinque milioni.

Verrebbe da chiedersi perché un DVD su una federazione di nicchia e “regionale” scomparsa all’inizio del 2001 per mancanza di pubblico e contratti televisivi fosse così rimpianta. Semplice, perché la ECW era ciò che davvero mancava al prodotto del 2005. Dalla divisione in brand la WWE aveva visto la qualità del suo prodotto abbassarsi notevolmente, e soprattutto la dirigenza aveva ritenuto non valesse più la pena rischiare. Raggiunta ormai la posizione di monopolio la WWE viveva bene dei suoi introiti, raddoppiati grazie alla divisione in brand e alla rinata espansione verso l’estero, perciò non aveva più bisogno di “scuotere il mercato”, non era utile inventarsi nuove cose. Alla WWE era necessario “gestire”.

La ECW invece era fantasia, era improvvisazione, era contatto diretto col pubblico. Pubblico, quello ECW, che aveva o smesso di seguire wrestling o aveva dirottato le sue attenzioni verso il prodotto che riteneva più simile, vale a dire le neonate numerose federazioni indipendenti, mentre solo una parte aveva dirottato le proprie attenzioni sulla giovane TNA, vista ancora come una federazione più di “discendenza WCW”. La ECW era wrestlers che uscivano dopo aver dato il 100% sul ring, e che dopo che andavano negli spogliatoi non se ne andavano in altri stati con le loro limousine ma andavano a bersi due birre coi fans.

Questo mancava al wrestling moderno: lo stile di vita ECW. Vince McMahon, da furbone quale è, se ne accorse, e dapprima si autoconvinse che fosse merito suo, si autoconvinse cioè che era stato lui a far sì che la gente sentisse la mancanza della ECW, e poi decise di approfittarsene facendo un PPV dedicato alla ECW, una sorta di “rimpatriata di vecchi compagni di liceo”. Rimpatriata che ebbe un successo straordinario ed ancora una volta inaspettato, così nella testa di Vinnie Mac cominciò a frullare un’idea: ricreare la ECW.

Tre brand uguale tre volte i soldi, pensò Vinnie Mac. Fu messo Heyman a capo ma meramente come esca per le allodole, e fu organizzato il tutto. Prima un ottimo evento settimanale, ECW vs WWE, con almeno due match ottimi (Sabu contro Cena e soprattutto Mysterio contro Rob Van Dam) e poi soprattutto fu organizzato un PPV intero a simbolo di questa nuova nascita. E per pushare adeguatamente il nuovo brand fu dato addirittura il titolo di campione WWE a colui che meglio di tutti interpretava nel 2006 l’eredità della Leggenda ECW: Rob Van Dam.

RVD era colui che più aveva caratterizzato l’ultimo periodo ECW, riscuotendo un successo difficilmente eguagliabile nel passato o nel presente (il futuro nessuno può conoscerlo) nel mondo del pro-wrestling, tanto che addirittura gli si dovette dare una cintura secondaria quasi vita natural durante per tenere buoni tutti i suoi numerosi ed esagitati fans ma poter allo steso tempo cambiare i personaggi nel main eventing e la figura del campione. Un esperimento clamorosamente riuscito visto l’esponenziale crescita di interesse che avvolse la ECW del 1999 e che infatti, quando fu interrotto a causa dell’infortunio subito al ginocchio di Rob Van Dam, portò allo sfacelo e al fallimento della federazione. Io non credo alle coincidenze, e infatti fatico a credere che l’assenza per infortunio del top player dell’ECW non abbia influito nel fallimento della stessa.

Ora Vinnie aveva il suo campione e disse a Heyman di costruirci uno show. Come dice Heyman, “l’ECW è sempre stata concentrata sul progresso, sull’innovazione, sul andare più veloce degli altri e sull’offrire qualcosa che avesse davvero valore al nostro pubblico”. Così, guardò il roster che gli era stato dato, vecchie glorie ECW come Sandman o Sabu o Dreamer, tre main eventer (Angle e Big Show oltre allo stesso RVD) e ragazzi giovani interessanti, più macchiette che potessero adattarsi al canale televisivo di fantascienza su cui la ECW viene trasmessa e creò Idee. Ad esempio all’inizio cavalcò l’onda della guerra con la WWE. La cosa piacque sia al pubblico WWE, che vedeva qualcosa di inconsueto, sia soprattutto al vecchio pubblico ECW, che riaccese la televisione dopo anni sul wrestling per vedere The Mad Genius e The Whole Fuckin’ Show prendersi la soddisfazione di imporre la ECW, fosse durato l’angle anche solo per un mese, sulla odiata WWE. Fu un boom di ascolti, si partì con un allucinante 2.6, un punto più di Smackdown, e soprattutto un boom di ascolti nella fascia 25-34, ovvero coloro che erano ventenni ai tempi dell’ECW, ovvero la generazione cresciuta a Smashing Pumpkins, RVD-Lynn e film gotici stile Corvo.

Ma poi accadde l’impensabile, RVD che viene trovato a fumare e Vinnie Mac che gli toglie i due titoli, e così quella generazione spegne di nuovo la TV e il Mad Genius per salvare il programma si reimprovvisa heel creando il mostro Big Show. Così ricambiò l’impostazione del programma: non poteva più essere ovviamente la celebrazione di Ciò che Fu e allora Heyman ebbe una nuova idea, i match inediti. Per tutta l’estate si andò avanti così: Batista e Big Show si sono mai affrontati? No? Facciamolo noi. Big Show e Sabu? No? Bene. Angle e Sabu? Nemmeno? Ottimo. Big Show e Flair? Tante volte in WCW? Ma chi se ne frega, Vinnie ha convinto il pubblico che la WCW non sia mai esistita, rifacciamolo noi! Se Russo è il capostipite delle idee complesse, Heyman lo è invece delle idee semplici. Ed entrambe le idee, sia semplici che complesse, a loro modo hanno sempre dato dimostrazione di funzionare, e così fece quell’idea semplice ma nuova di fondo ECW.

Ma Angle se ne andò, e Sabu e Big Show erano in brutta forma. Due speranze rimanevano a Paul E: RVD che tornava dalla ridicola sospensione e il rookie amatissimo CM Punk. Loro erano ciò che il pubblico desiderava. E loro Paul E voleva mettere su trono. Anche perché incombeva December to Dismember. Ecco, se avete letto la parte dell’intervista di Heyman relativa all’Elimination Chamber sapete già dove voglio andare a parare: l’idea che ebbe Heyman per la Chamber era assolutamente perfetta. Ho visto pochi giorni fa l’incontro così tanto pubblicizzato tra Mir e Lesnar e pur rimanendo il mio giudizio fortemente negativo sulla UFC mi ha colpito il forte coinvolgimento del pubblico e mi ha colpito vedere come una submission move possa concludere dal nulla in due secondi un incontro shoot.

E se la TNA non può ovviamente seguire quella strada non fosse altro che per il motivo che dopo Impact va in onda proprio la UFC e quindi striderebbe troppo il contrasto, per la ECW poteva essere un’interessante strada da seguire. Ad esempio ora in ROH Danielson e Romero pare abbiano intenzione di costruire su un incontro simil-shoot, nel senso di “basato sullo stile MMA”, non nel senso che se le daranno davvero. Lo stesso avrebbero dovuto e potuto fare Punk e Van Dam. Come ho scritto la settimana scorsa, il wrestling intercetta le tendenze della società, e il successo delle MMA oggi in America è innegabile.

Però Vinnie non ha voluto rischiare e ci siamo ritrovati Lashley campione, che, con mossa azzardatissima, si è mandato subito contro RVD, facendogli così subito perdere quel poco tifo che aver sconfitto Big Show poteva avergli regalato. E proprio la parte relativa a come Big Show fosse entusiasta dell’idea di Heyman, sebbene ciò gli avrebbe comportato una veloce uscita dal match, fa capire come la direzione fosse giusta e come Vinnie abbia idee troppo conservatrici e di come per avere successo abbia bisogno di un rivoluzionario (sia egli Russo, Heyman o chi altro) che lo convince. Shane potrebbe e dovrebbe ricoprire quel ruolo, ha già dimostrato di capire molto di wrestling e di aver capito la direzione della società già anni fa (Shamrock, Blackman, Angle, Van Dam stesso), ma purtroppo la famiglia ha deciso che lui sarebbe stato il responsabile organizzativo della WWE e Stephanie la mente creativa. Probabilmente il fan medio di wrestling, mark di Triple H escluso, preferirebbe però fosse il contrario.

Ora Heyman non c’è più, e la ECW fa ascolti inferiori anche ad Impact, nel main event combattono Chavo Guerrero, The Miz e Big Daddy V (che geni hanno deciso debba essere accompagnato da Stryker perché secondo loro c’era rischio potesse diventare un idolo del pubblico…non ci fosse da ridere ci sarebbe da piangere…) e ogni tanto esordisce un rookie, vince tre incontri e poi sparisce.

Nel frattempo Smackdown ha perso il contratto televisivo, e questo può essere il colpaccio che cercava Sci-Fi e l’ancora di salvezza della ECW: una unione effettiva e definitiva con lo show blu sul canale di fantascienza. Anche se ciò ovviamente significherebbe un fallimento non solo formale ma anche sostanziale dell’idea della rinascita della ECW.

Concludo, come sempre, ricordandovi che se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di curioso da comunicarmi e/o avete una vostra idea sull’evoluzione della nostra società o altrimenti pensate che l’autore dell’editoriale non ne abbia colto spunti significativi, o volete comunicarmi la vostra idea sulla vecchia o sulla nuova ECW, sarò più che lieto di dialogare con voi al mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it .

Stay Tuned. Rob.
OFFLINE
07/06/2023 07:46
 
QUOTA

08/06/2023 15:17
 
QUOTA

Ma questo Rob non ha mai provato a entrare nello staff di siti più conosciuti? Perché i contenuti erano interessanti, e con un buon correttore di bozze, i suoi pezzi sarebbero stati "da major".
______________________________________________________
Friend of the year 2023

Capitano dell'Arca di Noè dei Friends (2023)
Vota: 15MediaObject2,733024015MediaObject0,001240
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:06. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com