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Ri-Presentazione dell'High Flyin di The Rob in Town

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2023 10:26
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20/04/2023 08:12
 
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HIGH FLYIN 76 - ASPETTAVO STARRCADE

A cura di The Rob In Town 79

Sono un uomo abitudinario. Faccio sempre le stesse strade, frequento i soliti posti e ho i miei riti quotidiani. E nel wrestling sono abituato a considerare i mesi in base ai soliti eventi. A gennaio parlo della Rumble, a marzo di Wrestlemania e così via, e i miei editoriali si basano anche su questo tran tran. Inoltre ho una gran memoria (a dire il vero è già stato provato il contrario più e più volte, ma mi piace illudermi di averla) e mi piace parlare di cose passate. Infine sono autoreferenziale, e così per una volta, invece che parlare di TNA o WWE, torno a sviluppare miei antichi spunti d'editoriali e come già fatto altre volte torno ad Atlanta, e parlo di WCW. Ho cominciato a seguirla tardi rispetto alla WWF/E, era già metà degli anni ’90, ma per anni la fine di novembre per me significava una cosa, parlando di wrestling: stava arrivando Starrcade!

ASPETTAVO STARRCADE

“A che serve passare dei giorni se non si ricordano?”, Cesare Pavese.

Questo è un editoriale di wrestling e tutti noi siamo fan di wrestling. Perciò tutti noi sappiamo cos’è il Grandaddy of them all, giusto? E invece no, perché il nomignolo con cui è universalmente conosciuta Wrestlemania in realtà nasce come nomignolo affibbiato a Starrcade e lo ha accompagnato per anni. Fu Jim Crockett, uno dei tanti promoter dell'epoca, che decise che il wrestling dovesse avere il proprio Superbowl. E fu così che fu creato Starrrcade, primo vero PPV della storia del wrestling, due anni prima di Wrestlemania, e PPV simbolo della NWA prima e della WCW poi , esattamente come Wrestlemania lo sarebbe diventato della WWF/E. E come fece poi la WWE con Hogan, la NWA individuò il suo uomo-simbolo, colui da mettere alla guida della propria federazione: il Nature Boy, Ric Flair.

Così il primo Starrcade, 24 novembre 1983, fu organizzato a casa di Flair (sottotitolo del PPV, “A Flair for the Gold”) che, davanti al proprio pubblico, sconfisse il leggendario Harley Race in un cage match e vinse il primo titolo di una epica carriera (che, se avete già visto Raw, dopo 24 anni è ora messa in pericolo). Si sviluppò così una fucina d'idee che avrebbe caratterizzato il mondo del wrestling tutto negli anni a venire. Per dire, nella seconda edizione, l'ultima vissuta in “regime di monopolio”, senza Wrestlemania a concorrere,si pensò di allargare la platea del wrestling con due espedienti: fu messo in palio per il main event non solo il titolo del mondo tra Flair e Rhodes ma anche un milione di dollari (per cui il sottotitolo del PPV fu “The Million Dollar Challenge”), e come arbitro speciale fu scelto un celeberrimo pugile, Joe Frazier. Tre mesi dopo nella prima edizione di Wrestlemania l'arbitro speciale del main event fu un celeberrimo pugile, Muhammad Alì, e l'espediente della borsa in denaro fu usato spessissimo da quel momento in poi in WWE. Coincidenza? Io non...vabbè, sapete già.

E potrei continuare: nella terza edizione, anno di grazia 1985, “The Gathering”, e nella quarta, anno 1985, “Night of the Skywalkers”, fu tentato l'esperimento di organizzare l'Evento in due diverse città, vale a dire per il terzo anno consecutivo Greensboro e finalmente la new entry Atlanta, che è la città che si sarebbe eretta a simbolo della WCW. Ciò fu fatto per due ragioni: tentare di rendere l'Evento ancora più grande e ancora più nazionale coinvolgendo due città contemporaneamente, e allontanare Flair, da tempo heel, dal nativo Nord Carolina per far sì che venisse fischiato come richiedeva il suo status. “Casualmente” la WWE tentò con WM3, anno di grazia 1987, l'esperimento delle diverse location. Ma in entrambi i casi l'esperimento andò male e si tornò alle antiche abitudini: one show, one city.

Il lettore attento e intelligente ora probabilmente si starà chiedendo: “ma se Starrcade arrivò prima di Wrestlemania e Wrestlemania ne copiò le idee, perché la WWE ebbe più successo?”. La domanda ci sta, è ovvia, ma la risposta è altrettanto semplice. La WWE investì in due campi: televisivo, sia nazionale, trasmettendo i propri show su grossi canali televisivi, sia internazionale, regalando il proprio prodotto all'estero per renderlo noto, e soprattutto investì sulle arene. Wrestlemania veniva disputata in stadi enormi, nella 3 c'erano più di 80000 paganti, Starrcade invece aveva un pubblico tra i quindici e i venti mila. Starrcade era il Superbowl del wrestling, il posto in cui i wrestler migliori d'America facevano wrestling, mentre Wrestlemania era luci, colori, wrestler colorati, super-ospiti tipo Sanremo. Ragazzi, erano gli anni '80, era ovvio che la visione vincente del wrestling fosse la seconda! E personalmente ritengo giusto sia stato così: Wrestlemania meritatamente conquistò il primato e Starrcade si ritrovò nell'antipatica e sgradevole situazione di chi esiste da sette-otto anni e già si sente obsoleto.

Serviva una rivoluzione, e rivoluzione fu: arrivò Ted Turner accompagnato da tanti amici, amici rettangolari, colorati di verde e con dei presidenti disegnati sulla filigrana, e la NWA fu inglobata dalla WCW. Intanto a Starrcade erano cambiati i tempi: non erano più i tempi del Nature Boy Ric Flair ma erano i tempi dello Scorpione Sting, che prima si vinse il main event dell'edizione '89, “Night of the Iron Men”, e poi l'edizione del '90, “Collision Course”, battendo in entrambe le occasioni il nostro caro Naitch, nel secondo caso sotto le mentite spoglie del Black Scorpion, nemesi mascherata dello Stinger.

La WCW “colorò” Starrcade, lo WWEizzò se preferite, assunse il Gran Copione Bischoff, e là crebbero i vari Steiners, Great Muta, Lex Luger, là la WCW creò i suoi eroi. Personalmente il primo Starrcade visto nella mia vita fu l'edizione 1994, peraltro con qualche settimana/mese di ritardo, incuriosito dalla presenza di Hogan e Flair. Da lì cominciò a diventare presenza costante nella mia vita di fan di wrestling; era come vedere TG1 e TG5, due facce della stessa medaglia. Di qua c'era Vader e di là Yokozuna, di qua Sting e Hogan e di là Bret Hart e Undertaker, di qua gli Steiners e di là..bè, buone coppie ma non a quei livelli. Cambiavano i nomi e basta, ma lo show era praticamente identico. Se un wrestler attraversava il ponte e andava alla concorrenza, cambiavano solo gli avversari, ma non cambiava né la gimmick né la considerazione del pubblico. Anche la WCW si apriva all'estero, ma in modo bizzarro: niente mercati televisivi europei, ma importazione di lottatori, messicani o giapponesi. Come l'edizione 1995 di Starrcade, “World Cup”, lottatori americani WCW contro lottatori giapponesi.

Fino a che qualcosa cambiò. Fino a che la NWO non divenne il simbolo di un'intera federazione e di un intera nazione che seguiva il wrestling. Fino a che lo Stinger non perse il sorriso (ed eravamo a Winston-Salem, la città delle Streghe, non a San Antonio! :D) e non cominciò a piangere lacrime amare. La WCW stava tentando una nuova strategia: non fare più di Starrcade il Superbowl del wrestling, ma fare di Starrcade un Evento, così come la WWE faceva con Wrestlemania. E così con più di un anno di anticipo pose le basi del main event dell'edizione 1997. Un Oscuro Eroe da Fumetto dichiarava triste e deciso la sua guerra al Malvagio Nuovo Ordine del Mondo. La WCW seguiva la WWE sulla sua strada, e lo faceva in grandissimo stile. Io avevo diciotto anni e vedevo in Sting il simbolo di chi solitario voleva e poteva cambiare il mondo, ma non credo di essere di parte se dico che quello fu il feud meglio organizzato di sempre nel mondo del wrestling. Ma proprio all'Incontro, le pecche della WCW vennero fuori: tra chi non voleva concedere job puliti, chi propose un booking fuori dal mondo solo per allungare di tre mesi una rivalità che invece doveva finire in quel luogo e in quel momento, e chi decise di far intervenire Bret Hart sull'onda emotiva del famigerato episodio che lo aveva visto inconsapevole protagonista il mese prima della concorrenza, ciò che avrebbe dovuto venire fuori come l'Incontro più sentito di sempre si trasformò invece in un Incompiuto.

La WCW aveva il servizio per chiudere il match e vincere Wimbledon, e invece faceva doppio fallo rompendo le corde. O, se preferite il paragone, un appuntamento tanto agognato con una ragazza bellissima che si rivela però essere smorfiosa e taciturna tanto da farci pensare per tutto il tempo della serata a quella ragazza carina ma terribilmente divertente che forse non consideravamo abbastanza. Ottantadue settimane di gloria imperitura svanite per un coro di voci stonate. In WWE decide e decideva uno, in WCW troppi volevano dire la loro.

Emblematico fu il caso di Starrcade '98: opener straordinario, 40 minuti di doppio match straordinario tra e per il titolo cruiser, con manovre spettacolari, “salti e voli” e una solidissima storyline alle spalle e durante il match. Ma main event con l'uomo simbolo della WCW di quell'anno “sconfitto davvero” per la prima volta. Avrei capito fosse stato heel, ma era face. Tra l'altro c'è modo e modo di perdere: per dire, l'anno dopo, nell'unico Starrcade organizzato da Sua Demonicità o Sua Genialità (decidete voi, senza condizionamenti)Russo, Goldberg perse di nuovo nel main event di Starrcade, ma questa volta per mano di Bret Hart, nell'unico regno WCW del Cecchino, e con una conclusione thrilling, anticipatoria ed ispiratoria di quella tanto venerata che ebbe Vinnie Mac nel main event della diciassettesima edizione di Wrestlemania.

Però mi manca quell'appuntamento di dicembre. E mi manca tanto. Sarà che essendo all'inizio delle feste avevo poi sempre tempo e modo di guardarmelo, sarà che ogni tanto variare storylines e lottatori era bello, così come fare confronti e paragoni, sarà che adoravo la WCW, sarà che in tutti i campi la concorrenza spinge i produttori a dare il meglio di sé stessi e quindi a soddisfare maggiormente il pubblico, tra cui me, tu che stai leggendo e tutti gli altri che condividono la nostra passione. Ricordo ancora con piacere l'ultimo Starrcade, e ancora adesso penso alle risate che mi sarei fatto se mi avessero detto che sarebbe davvero stato l'ultimo (chi mai avrebbe potuto crederci? Sarebbe stato come se mi dicessero che questa è l'ultima Champions League della storia). Ricordo l'incredibile e meraviglioso ladder match iniziale, roba al livello dei TLC solo oscurata nel ricordo perché made in Atlanta e non in Stamford, ricordo la fine del feud tra Crowbar e Terry Funk, ricordo la tanto attesa vittoria di Goldberg, ricordo la consacrazione del miglior lottatore dell'ultimo anno di WCW, Big Poppa Pump Scott Steiner.

Chissà cosa sarebbe successo l'anno dopo: la WCW puntava forte su Booker T, stava tornando Sting, tra gli heel stava splendendo la favolosa crescita del Canadian Hero Lance Storm e sempre più consensi guadagnava il cool heel Bagwell, nella categoria coppie brillava il meraviglioso duo O'Haire and Palumbo, etc... Che mi sono perso. Anzi, che ci siamo persi. Chissà che sarebbe accaduto, chissà come lo avremmo vissuto. Per fortuna ora abbiamo qualcosa di simile a Starrcade, sebbene anticipato di due mesi, ma questa è un'altra storia. Che non racconterò però settimana prossima, settimana prossima infatti è tempo di tornare a parlare di Stamford, l'ho colpevolmente trascurata negli ultimi tempi.

Per finire: non siate timidi, vi ricordo sempre che se vi va una chiacchierata, se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante, di logico o anche solo di esprimere un'opinione o un pensiero e/o avete qualche curiosità, sarò lieto di rispondervi e di fare una chiacchierata in tranquillità mediante il mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
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