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Ri-Presentazione dell'High Flyin di The Rob in Town

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2023 10:26
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30/03/2023 10:29
 
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HIGH FLYIN 72 - GLI ESCHIMESI E LA CALURA

A cura di The Rob In Town 79

Questo editoriale e il suo autore sono autoreferenziali. Spesso mi piace infatti citare numeri passati: non per vanagloria né per autopromozione, ma semplicemente per dare un'idea di senso logico, di discorso unico suddiviso in più mesi. E tratto caratteristico dell'autore di questa rubrica è di essere completamente smart, in quest'anno di wrestling ho fatto il “tifo” solo in quattro occasioni. Ma per smart intendo nel vero senso del termine in ambito wrestling. Così, qualche numero fa tentavo di spiegare alcuni dei vocaboli smart più usati (il numero 55, “Parole, parole, parole”, e il 56, “Parole che non vi ho detto”). Ma c'è un aspetto che ho sempre lasciato sullo sfondo e che ora è tempo di approfondire. Il Booking. Questo mostro a tre teste al tempo stesso così odiato e così invidiato. Diciamoci la verità, ogni fan di wrestling crede di essere un grande booker e che i booker veri non capiscano nulla. Ma come si stabilisce che cosa è un grande booking?

GLI ESCHIMESI E LA CALURA

“Ci saranno sempre degli eschimesi pronti a dettare norme su come debbono comportarsi gli abitanti del Congo durante la calura”, Stanislaw Jerzy Lec.

Piccola avvertenza iniziale: questo sarà un numero smartissimo, si parlerà proprio del dietro alle quinte di uno show di wrestling.
L'idea che la gente ha dei bookers è essenzialmente una, uomini fortunati che fanno ciò che qualunque fan di wrestling vorrebbe fare: decidere chi deve vincere e chi deve perdere, chi deve essere campione e chi deve diventare invece eterno jobber, a chi dare spazio e chi invece spingere sull'orlo delle dimissioni. In realtà non è proprio così, o meglio, essere booker è molto di più.
Ad esempio per essere booker WWE servono dei requisiti molto precisi e molto qualificanti: principalmente i requisiti più importanti e che più mi interessano per i fini di questo editoriale sono che bisogna avere esperienza da autore e/o produttore televisivo, saper scrivere sia angle tragici che angle comici, conoscere nel miglior modo le mode e la cultura del momento nel mondo circostante, aver una grande creatività e, infine, saper comunicare con chi ha intorno, siano essi altri autori, fan o lottatori.

So cosa state pensando. State pensando due cose. La prima è che sono requisiti molto esagerati, soprattutto molti di voi staranno giudicando inutile se non dannosa l'esperienza da autore televisivo, magari tale esperienza da scrittore si rivela poi di sit-com o di giochi a premi. La seconda è che i bookers WWE non abbiano in realtà tutte queste doti, soprattutto creatività e capacità di relazionarsi con cultura circostante, lottatori e fans, o che almeno non la dimostrino. Vi do' la mia opinione su entrambe le cose: riguardo alla prima, ritengo sia giustissimo prendere gente che abbia esperienza televisiva. Sì, anche e soprattutto di sit-com. L'ho detto tante volte, la mia idea di wrestling è di “una rappresentazione epica e volutamente fumettesca della società” e il suo scopo è “raccontarie storie attraverso la lotta di atleti”, e gli unici che possono ideare e decidere come raccontare storie sono coloro che scrivono per vivere. Riguardo alla seconda invece, ritengo che il problema sia dovuto alla mancanza di concorrenza; quando si lotta su ogni singolo spettatore, quando si lotta per la sopravvivenza, non ci si può permettere di dormire sugli allori e ci si deve spremere le meningi. Ogni singola tendenza della società allora deve essere captata e catapultata nel mondo del wrestling sotto forma di storyline, gimmick o lottatore, per guadagnare sul campo lo spettatore singolo. E tutti devono essere ascoltati: come dice un proverbio vecchio quanto il mondo, l'unione fa la forza. In definitiva, i principi e i requisiti in sé direi che sono giusti.

Eppure credo siamo tutti concordi nel dire che negli ultimi tempi non stiamo vedendo “un bel booking”. Però, prima di analizzare questo dato di fatto, dobbiamo fare un passo indietro e vedere cosa si può considerare un buon booking e come si può giudicarlo tale. Io vedo molti fare uno sbaglio quando giudicano le scelte di booking, anche se più che uno sbaglio lo definirei una normale manifestazione di tifo. Però l'ho detto, questo è un editoriale smart e questo è tra tutti il numero più smart, perciò lasciamo un attimo da parte le manifestazioni di tifo.
Per quanto possa essere normale, e soprattutto umano, preferire Tizio invece che Caio (tutti lo facciamo, compreso l'autore di questa rubrica e coloro che la stanno leggendo), ciò non dovrebbe essere una componente né fondamentale e nemmeno tanto importante nel giudicare un buon booking. Come non dovrebbe esserlo il fatto che il lottatore X o la storyline Y siano in una federazione piuttosto che in un'altra. La qualità di un regno, la bontà del booking di un match o di una storyline, non deve dipendere né da chi sono i wrestler coinvolti né da chi il match o il feud lo vince.

Ma allora come lo si giudica 'sto benedettissimo booking? Un attimo, con calma. Torniamo ai fondamenti del wrestling. Il wrestling è uno sport di lotta predeterminato in cui i lottatori lottano tra di loro per un motivo, che determina la storyline. Non deve essere credibile, per varie ragioni. Una è che dovrebbe essere reale, realistico e possibile tutto ciò che succede anche solo per il motivo che è successo, se la pensiamo in ottica kayfabe. Una seconda è che il wrestling racconta storie, e non tutte le storie sono credibili: la realtà narrativa è fatta anche di categorie irreali o comunque inconoscibili, quali draghi, angeli e fantasmi. In pratica, non ci vedo nulla di irrealistico in un uomo che lancia fulmini, in un sessantenne che sconfigge un allenato ventenne o in una palla di fuoco. Basta che sia funzionale e utile alla storia che si vuol raccontare.

Però il wrestling deve essere logico. Proprio perché predeterminato, deve addivenire a delle conclusioni più logiche ancora che se fossero reali. Mi spiego con un esempio: la Grecia ha vinto gli Europei di calcio anche se scarsa. Varie ragioni: fortuna, buon momento di forma, utilitarismo. Ma nessuno ne ha giudicato “non credibile” la vittoria, proprio perché il calcio non è uno sport predeterminato ma è soggetto a tali variabili. Invece nel wrestling c'è la predeterminazione, ci sono persone (per l'appunto i bookers) che hanno l'incarico di decidere lo svolgimento dei match. Perciò la gente si aspetta scelte con una loro logica: una logica che non significa che debba vincere il più forte o che gli esiti siano prevedibili, ma che ogni scelta di booking abbia dietro un suo perché, che ogni lottatore che vince un match abbia già pronta la ragione sensata che lo spinge a riaffrontare lo stesso avversario o ad affrontarne uno nuovo, che la storia raccontata in un match abbia a che fare con la storyline raccontata nel feud o con la storyline che dovrà iniziare dopo la fine dell'incontro. Questa è la logica, questo è ciò che si chiede ad un booker.

Teoricamente il lavoro del booker dovrebbe strutturarsi così. Analisi di dove lo spettacolo è arrivato e studiare da una parte come concludere i feud già in corso e dall'altra parte quali feud nuovi iniziare. Come concludere i feud è una scelta che dovrebbe dipendere da quale lottatore si vuole mettere over e in quale misura, e da quale deve essere il significato lasciato dalla storyline (esempio: Sting che sconfigge la NWO sta a significare il trionfo dell'Eroe sulle ingiustizie di ogni giorno, Austin che sconfigge McMahon è la rivincita del dipendente sul capo despota, ma anche un MVP-Hardy è un disperato tentativo di difesa con i denti di un titolo contro un necessario bisogno di risultato di superiorità assoluta per conquistare lo stesso titolo).

Decidere quali feud nuovi far cominciare è una scelta che dovrebbe dipendere dal nuovo e si spera inedito significato che si vuole attribuire ad una nuova storyline, e da una preventivabile chimica e adattabilità dei wrestler che si vogliono mettere contro (se poi essi non si sono mai incontrati, abbiamo fatto cinquina). E ovviamente ogni wrestler deve essere sfruttato in base alle sue caratteristiche migliori (ricorderò sempre la faccia di Vampiro nel backstage dello show NWE di Piacenza quando il booker gli stava spiegando l'incontro che avrebbe dovuto combattere: dopo aver visto lo stesso incontro, con un Vampiro versione-Hogan risorgere dopo un Hulk up e chiudere con le pose al pubblico capii il perché della sua faccia stranita nel backstage...).

Sulla carta sembra tutto molto semplice, in realtà è complicatissimo. Per varie ragioni. In primis, il pubblico. Il pubblico è umorale, imprevedibile, pronto a trasformarsi da pubblico a massa, e per giunta esigente. No, non è un j'accuse contro il pubblico, è una presa di realtà di una situazione peraltro normale nella sua imprevedibilità e logica nella sua umoralità. Perché fino al giorno prima il face era l'Eroe alla Bret Hart e il Nemico colui che rompeva le regole alla Steve Austin e il giorno dopo invece era il contrario? Semplice, perché era cambiata la società. E così si torna al discorso iniziale: un booker deve conoscere la società e deve conoscerla così bene da prevenirne le tendenze. Deve essere un po' scrittore e un po' pubblicitario. Altra difficoltà è la necessità di trovare una storia che non sia complicata per facilitarne così la fruibilità, ma al tempo stesso abbastanza interessante ed innovativa per non risultare noiosa o già vista. Ma che uno “scrittore su commissione” o un pubblicista debbano scrivere in funzione del pubblico a cui si rivolgono dovrebbe essere la norma, proprio da questa capacità si dovrebbe valutare chi è bravo da chi non lo è.

Poi però c'è anche un fattore oggettivamente imprevedibile, al quale si può rispondere solo in un modo: con inventiva e con capacità di improvvisazione e di rischiare. Pensate a TNA e WWE. La TNA è un posto i cui fans sono in larghissima parte a favore dei giovani talenti e tendenzialmente contro i wrestlers in là con gli anni, visti come “vecchi bacucchi”. In WWE invece gli anziani vengono visti come i Salvatori della Patria e i giovani come delle Pippe che trascineranno nel baratro la WWE. Ora pensate quindi a un roster con otto main eventers: Kane, Undertaker, HBK, Triple H, Samoa Joe, AJ Styles, Chris Harris e James Storm. Ora pensate a un roster con Cena, Orton, Kennedy, MVP, Sting, Scott Steiner, Booker T e Kurt Angle. Oggettivamente stanno alla pari, in realtà rappresentano ognuno dei due gruppi una categoria di persone vista in modo tendenzialmente molto diverso all'interno della federazione in cui combatte.

Non è un giudizio di merito (è giusto? È sbagliato? Io ho la mia idea, ma non c'entra con questo specifico editoriale), è una constatazione. Un buon booker dovrebbe prenderlo come base di partenza, come fatto assodato di cui tener conto quando scrive. Questo è infatti il vero compito dei booker: gestire la keyfabe sfruttando i gusti del pubblico e le tendenze delle persone che formano il pubblico di riferimento della federazione per cui deve scrivere gli show. Solo partendo da questi concetti e tenendo a mente certi discorsi, un booker può essere un buon booker e un booking può diventare un buon booking.

Ora, parlo francamente, non so quanti abbiano avuto voglia e pazienza di arrivare fin qua. Oggi abbiamo parlato di un argomento molto tecnico e probabilmente noioso (“come si booka uno show??? Ma che me frega, io voglio vedere i lottatori darsele senza farmi 'ste pippe mentali!”) ma che secondo me è interessante per capire le dinamiche del nostro amato show business. E così penso che la miglior cosa da fare sia riprendere anche settimana prossima lo stesso argomento, ma in modo diametralmente opposto: con esempi concreti, non con discorsi astratti. Gli errori di gestione della WWE con Orton e il suo personaggio negli anni, gli errori della TNA nella gestione del personaggio di Joe, lo scarso interesse per il futuro prossimo da parte dei fan di wrestling. Tutti argomenti molto più concreti, divertenti ed interessanti: ma che non si possono affrontare in modo smart senza una solida base smart. Spero sia stata perciò chiara l'intenzione del numero e che sia stato se non interessante almeno utile il piccolo memorandum.

E chissà, magari la settimana prossima scopriremo che gli eschimesi possono davvero insegnare agli abitanti del Congo come comportarsi quando c'è la calura.

Ricordando sempre che se vi va una chiacchierata, e se avete la bontà di condividere qualcosa di divertente, interessante o anche solo di esprimere un'opinione o un pensiero e/o avete qualche curiosità., sarò lieto di rispondervi e di fare una chiacchierata in tranquillità mediante il mio indirizzo di posta elettronica, rob@wrestling4ever.it.

Stay Tuned. Rob.
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