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Ri-Presentazione dell'High Flyin di The Rob in Town

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2023 10:26
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16/09/2022 15:41
 
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HIGH FLYIN 58 - IL BRUCO E LA FARFALLA

A cura di The Rob In Town 79

Mi sembra di essere tornato in pieni ’80, quando in giro ci si chiedeva tutti: “chi ha ucciso Laura Palmer?”. Una mia cara amica che ogni tanto guarda il wrestling ma con la quale ho parlato di wrestling una sola volta, quando morì Eddie Guerrero, mi ha fermato e mi ha chiesto chi secondo me ha ucciso Mr. McMahon. Bè, segno che la storyline funziona. Fa molto “Attitude”, sembra di essere tornati indietro nel tempo di qualche anno. Sono curioso anch’io: “who did it for the people?”. Per ora rimango in attesa, la storyline sulla carta può diventare molto interessante, chissà se ne uscirà un grande feud o se sarà una delusione. Intanto mi sono accorto che mezzo anno se ne è andato, ed è tempo di trarre i primi bilanci e di fare le prime analisi.

IL BRUCO E LA FARFALLA

“Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”, Lao Tzu.

Siamo arrivati quasi a fine giugno, e quindi a metà anno; è giunto il momento di parlare quanto successo in questo 2007. Intanto mi fa piacere che siano tornate “di moda” le storylines: in TNA ho visto Abyss-Sting che per me è la storyline non dell’anno ma perlomeno del quinquennio, ma anche l’evolversi della Christian Coalition, stable rispetto alla quale, secondo me, una stable recente celebre tipo l’Evolution scompare. In WWE invece è appena iniziata, come detto nell’introduzione, una storyline destinata a caratterizzare tutto l’anno (conclusione a Wrestlemania? Possibile se non probabile).E proprio di questo si era sentita la mancanza a Stamford ultimamente: storie che tenessero lo spettatore incollato allo schermo.
Incontri belli ne ho visti, anche se nulla di davvero memorabile. Probabilmente dovessi scegliere l’incontro senza stipulazione che più mi è piaciuto, opterei per il Cena-Michaels combattuto a Londra in un’edizione di Raw, con menzione particolare per il main event di Backlash di sei giorni dopo e per il main event di Destination X, mentre di incontri a stipulazione speciale ho visto due ottimi Last Man Standing in WWE, alla Royal Rumble e a Backlash, mentre in TNA ho visto tanti ottimi incontri ma senza nessuno che svettasse particolarmente, con la palma del migliore che va divisa equamente tra il Prison Yard tra Abyss e Sting e il Texas Deathmatch tra Harris e Storm. Senza dimenticare gli ultimi dieci minuti della Royal Rumble, forse il finale più epico nella storia di questa competizione, seppur con una prima parte decisamente mediocre.
Quindi un anno nella norma, senza particolari spunti, il classico anno di transizione? Non del tutto, perché il 2007 è stato senza dubbio finora soprattutto l’anno di un certo wrestler, che solo due anni fa sarebbe stato impensabile immaginare come candidato principale se non unico dopo metà stagione all’ambitissimo trofeo di “wrestler dell’anno”. Di chi sto parlando? Ma dell’Instant Classic, ovviamente: Christian Cage.

Quando Christian era in WWE veniva sempre citato tra coloro i quali avrebbero meritato di più ma raccoglievano poco: ne nacquero anche dei simpatici siparietti al riguardo, soprattutto in duelli verbali a distanza con John Cena. Poi, stufo, Christian fu il primo vero wrestler che decise autonomamente di lasciare la WWE (la quale lo avrebbe tenuto volentieri) per vedere di realizzare una sfida con sé stesso, investire in un sogno: vedere se in un’altra federazione sarebbe riuscito a diventare ciò per cui riteneva di avere tutte le credenziali necessarie. Così scelse la TNA. All’arrivo tutti pensarono “ecco un altro scarto della WWE”. Ma lui non era uno scarto, era uno che aveva autonomamente compiuto una scelta, in questo senso un autentico rivoluzionario un anno prima di Kurt Angle. Approdato alla Impact Zone fu un delirio di tifo per lui, fu visto come il pioniere, come colui che con una scelta personale aveva messo in discussione un monopolio e reso importante una federazione che importante voleva diventarlo. Sentendosi coccolato ed importante, Christian diede il suo meglio (ma ve lo ricordate quando chiese a Babbo Natale cos’era necessario per diventare campione NWA e pochi secondi dopo si ritrovò vestito da Jarrett?). Ma non tutto va nel verso giusto, come abbiamo visto già molte volte: inaspettatamente il 2006 cominciò sì bene per Cage, col primo titolo di campione del mondo da singolo in carriera conquistato in un'epica serata, ma vide poi una netta discesa nella seconda parte dell’anno. Però quando c’è il talento il successo prima o poi arriva, e quest’anno è arrivato in modo fragoroso.

Christian in WWE ha sempre sofferto di due sindromi: quella della “eterna promessa” e quella del “fratello minore”. E’ destino che in WWE tutti i fratelli minori (reali o anche solo per storyline) vivano all’ombra del fratello maggiore: è accaduto a Owen Hart, è accaduto a Kane, ed è accaduto anche a Christian. Quasi un’intera carriera in funzione del più celebre Edge.
Quasi nessuno si ricorda che al suo primo incontro in federazione, Christian conquistò subito la cintura cruiser. Persino quella infatti faceva parte di una storyline con Edge coinvolto. Per anni Christian ha cercato di dimostrare il suo talento, sfornando sempre ottimi match, alcuni votati anche come “match dell’anno” dalle riviste più prestigiose, ma senza mai davvero sfondare come lottatore singolo. Nel 2005 ebbe il suo anno migliore, sfidando per ben due volte il campione WWE, prima Batista e poi Cena, di cui una addirittura in PPV, ma non conquistò nulla: Vince McMahon lo vedeva, frase celebre, soltanto come un “midcard comedy act”.Un destino segnato da un giudizio probabilmente affrettato.
Perché è vero, Christian è un comico nato. Ma far ridere non è certo una caratteristica dispregiativa: un wrestler come The Rock ad esempio ci ha costruito su una intera carriera da main eventer, e che carriera da main eventer! Ogni lottatore infatti deve cercare di sfondare massimizzando al meglio le proprie migliori caratteristiche. C’è chi ha la forza come un Goldberg, c’è chi ha il talento come un Chris Benoit, c’è chi ha il carisma come uno Steve Austin; Christian ha trovato il modo migliore di sfondare, fare il Christian.
E perfetta è stata l’idea di affidargli una stable: non una stable di divi alla Four Horsemen, non una stable classica e dominante alla Evolution, non una stable con un obiettivo preciso alla Nation of Domination. Ma una stable in cui ognuno vorrebbe andare per la sua strada e guidata da un improbabile capitano inascoltato ma capace di intortare i propri uomini. Come i Four Horsemen e la sua figlia Evolution rappresentavano il successo, il Cabinet rappresentava la corte di un principe deriso dal popolo e la Hart Foundation rappresentava la riscossa di una nazione, la Christian Coalition invece rappresenta una nave di pirati, in cui le fragili alleanze sono destinate a disgregarsi per il proprio tornaconto personale immediato. Christian Cage, un uomo costretto a far da mediatore con tutti nel timore di venire abbandonato e di non avere così più protezioni per difendersi dai suoi nemici e, in misura ancora maggiore, dai suoi stessi amici. Questa è ed è stata finora la Christian Coalition.

Diciamoci la verità. Grazie alla Christian Coalition in questo 2007 ci si è divertiti. La strana alleanza tra Christian e Tomko, ad esempio. Già in WWE i due erano uno spasso (non so se vi ricordate un certo promo alla Royal Rumble…). In TNA Christian ha chiesto ed ottenuto l’ingaggio del fido Tyson, e ha visto giusto. L’aria indifferente di Tomko, da bodyguard che poco si cura dell’incolumità del proprio capo, e l’abilità dialettica di Christian, che si erge a padre spirituale e miglior amico di Tyson hanno creato segmenti magnifici, come quello visto allo scorso Impact!
Così facendo, si sta creando da mesi con grosso anticipo gigantesco hype per un possibile futuro match e feud tra Christian e Tomko, con il secondo potenziale top face visto il lavoro fantastico nel renderlo over tirato su da Cage. C’è riuscito a diventarlo Young con una gimmick azzeccata, a maggior ragione ci può riuscire Tomko con un avversario azzeccato.
Ma non c’è solo Tomko, ci sono anche Steiner, Styles e Abyss. Uno Steiner che nel ruolo di trainer un po’ alticcio e compassato di Christian ha ritrovato sopite motivazioni che lo hanno spinto dopo anni a rimettersi in forma e riuscire addirittura, dopo lunghi nove anni trascorsi a gonfiarsi e crearsi un personaggio mettendo da parte le caratteristiche che lo avevano reso uno dei primi cinque wrestlers più tecnici al mondo, a eseguire di nuovo inaspettatamente una hurricanrana. Le motivazioni nel wrestling sono tutto.
Styles aveva già modificato la propria ring attitude, compiendo un turn heel riuscito mostruosamente bene, ma con la vicinanza di Christian ha trovato una sua perfetta dimensione. Anche lui ha già bello che pronto il primo feud nel caso in cui dovesse ritornare uno dei beniamini del pubblico: Cage lo sta sfruttando, e la cosa non potrà durare per sempre.
Con Abyss poi è stato compiuto un lavoro egregio. Giustamente la maggior parte del merito la si ascrive a Sting, che con la Redenzione del Mostro ha costruito una storyline impeccabile che lo ha ringiovanito di sette se non dieci anni, ma un’ottima spalla è stta trovata per questo lavoro in Cage. Le continue umiliazioni subite da Abyss nella Christian Coalition, in cui era oggetto di scherno delle manie di grandezza di Cage e persona sulla quale sfogare le frustrazioni ricevute a causa delle sconfitte parziali subite dai face a Impact!, Cage ha contribuito a far amare ancora di più Abyss dal pubblico, e ad incitarlo a liberarsi non solo dal giogo di Mitchell ma anche da quello di Cage.
Christian come Re Mida, trasforma in oro tutto ciò che tocca. Ogni suo promo è innovativo, divertente, sarcastico, denso di sfumature. Sia che racconti quella dell’uva a Tomko per convincerlo a rimanergli accanto ma lasciando trasparire sullo sfondo il timore che nutre per un eventuale confronto, sia che suggerisca avversari nuovi da affrontare come Shark Boy o Sonjay Dutt per dimostrare che lui è pronto per ogni avversario e per ergersi a paladino di chi non ha ancora ingiustamente ricevuto grosse opportunità di mettersi in luce, Cage quest’anno è sempre riuscito a creare interesse attorno alla sua figura, a far ridere e a sorprendere gli spettatori. Il sogno di ogni compagnia!

E ha dimostrato di poter combattere alla pari con tutti. Nell’ordine ha battuto Sting, Angle, Joe, tutta gente che ha ampiamente dimostrato nel corso delle rispettive carriere le proprie immense capacità. E li ha battuti tutti in modo diverso; ma soprattutto ha costruito una storia diversa per ogni match. Ha ricattato Abyss e fatto mind games con Sting per vincere i titolo a Final Resolution, ha creato la stable per difendersi da Angle in previsione del loro match di Against all Odds, e ha cercato per tutto il PPV Destination X ogni tipo di aiuto per proteggersi da Joe, affrontando una vera e propria Odissea in cui riceveva solo risposte tanto negative quanto divertenti. E per finire, prima di Lockdown si è inguaiato promettendo chance titolate a destra e a manca pur di allungare anche solo per un breve periodo il proprio regno.
Il Midcard Comedy Act è cresciuto, è diventato un Main Eventing Comedy Act. Austin per sfondare dovette aspettare i trentatrè anni e un trasferimento in una compagnia diversa, vedendosi le porte chiuse dalla federazione di nascita che lo vedeva solo come un midcarder; Christian ha dovuto aspettare i trentatrè anni e il trasferimento in una compagnia diversa, visto che in WWE lo consideravano (ora sappiamo a torto) solo un midcarder. Per questo la concorrenza serve, è il miglior modo per non sprecare i talenti. Per un Pirlo che all’Inter fa il fantasista di riserva c’è un Pirlo che al Milan diventa il miglior regista al mondo, per un Ben Wallace che non viene scelto al draft e che gira diverse squadre giocando pochi minuti a partita per anni, c’è un Ben Wallace che monopolizza il premio di miglior difensore della Lega e guida da capitano i Pistons alla conquista di due titoli, per uno Steve Austin che in WCW “faceva panchina”, c’è uno Steve Austin che in WWF “vinceva il Pallone d’Oro”. Perché dunque dovrei stupirmi della metamorfosi di Christian? Quella che per Christian poteva essere la fine del mondo (il licenziamento dalla WWF) in realtà lo ha trasformato in una bellissima farfalla, nel wrestler of the year 2007.

In un anno in cui Undertaker è stato bloccato da un grave infortunio dopo che stava vivendo il suo miglior anno in carriera da nove anni a questa parte, in cui John Cena si è fossilizzato in un personaggio al momento senza sbocchi, in cui Samoa Joe è diventato da mostro imbattibile a jobber da main event, in cui Angle ha palesato tutti i suoi problemi fisici, in cui Lashley e Orton hanno manifestato evidenti e importanti limiti strutturali che potrebbero loro ambire carriere epiche, in cui Edge, RVD e Booker T hanno pagato prevedibili pieghe negative dei loro personaggi e in cui Triple H, HBK, Kennedy e Mysterio si sono infortunati seriamente e nel momento in cui più potevano ergersi fissi nel main eventing, non esiste proprio nessuno che possa essere considerato anche soltanto come degno avversario di Cage per il titolo di wrestler dell’anno. E, segno dei tempi, è un cruiser; infatti il bravo Jason Reso pesa poco meno di cento chili, ad ulteriore dimostrazione del fatto che oggi nel 2007 le divisioni di peso sono solo inutili ed anacronistiche.

Come sempre, vi ricordo che per qualsiasi motivo (una chiacchierata, un chiarimento, una domanda, un commento, anche solo un saluto), vi ricordo che se volete potete inviarmi una e-mail al mio indirizzo di posta elettronica: rob@wrestling4ever.it. Finora ne sono uscite sempre idee interessanti, è un ottimo laboratorio di idee. Continuate a scrivermi, vi risponderò come sempre.

Stay Tuned. Rob.
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