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Ultimo Aggiornamento: 21/12/2023 10:26
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03/09/2020 07:03
 
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HIGH FLYIN 50 - L'OBLIO IN CUI CADONO I VINTI

A cura di The Rob In Town 79

La WWE è il wrestling mainstream. La si critica però tutti hanno cominciato a seguire il wrestling grazie ad essa, è l'unica federazione capace di radunare per i suoi shows settantamila persone, è l'unico show di wrestling di cui sa qualcosa anche il non appassionato. Sarà, però io mi ricordo che queste stesse cose le faceva anche la WCW. La WCW è scomparsa da soli sei anni, eppure nessuno se ne ricorda più e nessuno ne parla più. Spesso mi viene da chiedermi come sarebbe il wrestling se la Monday Night War fosse stata vinta dalla federazione di Atlanta: chi sarebbero ora gli idoli delle folle? Chi i dimenticati? Di cosa si parlerebbe ora? E invece certe cose sono andate perse nella memoria, è l'oblio in cui da sempre cadono i vinti.

L'OBLIO IN CUI CADONO I VINTI

“A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo”, Jim Morrison.

Chiedete a un qualsiasi nuovo appassionato di wrestling a cosa pensa se gli domandate come era il wrestling negli anni '90: vi parlerà prima dell'inizio del decennio, vi parlerà dunque di Hulk Hogan e dell'Hulkamania, di Warrior e del suo carisma, poi andando avanti nel tempo vi parlerà del Cecchino Bret Hart e dello Spezzacuori Shawn Michaels. Poi arriverà all'Era Attitude e vi parlerà del Ribelle Steve Austin e dell'Intrattenitore The Rock.

Eppure per gran parte del decennio la WWF ebbe una grande rivale, che per 82 celeberrime consecutive settimane si erse a leader nel confronto. Ma escludendo la NWO tutto ciò che fu fatto ad Atlanta è andato perso. Su questo sito si parla spesso di WCW, Mikis Stangherlin ci tiene anche un'ottima rubrica al riguardo, e un'altra straordinaria rubrica a cura di Eros Caria sta arrivando, ma a volte mi sembra incredibile come certi personaggi, certi feud, certe peculiarità, non siano state trasmesse nella memoria.

La fine degli anni '90 non è stata solo Austin o Rocky, è stata anche NWO, il Corvo-Sting, il Raven's Flock, l'idolo delle folle Goldberg, la straordinaria divisione cruiser e l'altrettanto straordinaria divisione tag-team. La WCW osò, ed ebbe successo, in quantità anche maggiore della WWF/E. Ricordo ancora oggi come fosse accaduta ieri la fine della WCW, ricordo l'ultimo Nitro trasmesso da Panama City e ricordo come reagì Flair alla notizia della chiusura della federazione di Atlanta: “ho per caso sentito Vince McMahon dire che ha in pugno la WCW? E' proprio questo che ha detto? Significa forse che ha in pugno Jack Brisco, Dory Funk, Harley Race, i Road Warriors, Sting, Lex Luger, gli Steiner Brothers, Ric Flair e Ricky Steamboat? Significa che avrà tutti noi nella sua piccola mano? Non penso proprio”.

Immaginiamo per un attimo che negli ultimi due anni di vita la WCW avesse fatto scelte migliori e avesse vinto la guerra contro la WWE, ipotesi assolutamente non irrealistica. Ora tutti saprebbero chi erano i Three Counts e i Kronik e nessuno conoscerebbe gli Hardys o gli APA, tutti conoscerebbero Kimberly e Miss Gunny e nessuno conoscerebbe Sable o Trish Stratus, tutti conoscerebbero Buff Bagwell e nessuno saprebbe chi è Randy Orton (o Batista).

La WWE è stata brava a sviluppare idee WCW: ad esempio Lesnar non era forse una versione riveduta e corretta dello Scott Steiner del 2000? Arrivava sul ring, sconfiggeva qualsiasi avversario face affrontasse e lo devastava: un autentico mostro di potenza e tecnica, in più corredato da un ottimo personaggio; ciò valeva per Steiner prima e Lesnar poi. L'entrata di MVP all'ultima Wrestlemania poi è stata palesemente copiata dall'entrata che faceva Helms gli ultimi tempi in WCW: come retaggio del periodo da leader di boyband con i Three Counts, al buon Shane erano rimaste le ballerine, che caratterizzavano il personaggio del maestro della Vertabreaker che dominò le scene della gloriosa categoria cruiser nell'ultimo anno della federazione.

Oppure Orton: è da qualche giorno che si dibatte su una news uscita ai suoi danni negli ultimi giorni. Quando esordì tutti dissero che era il Bagwell della WWE; bè, ha voluto esserlo fino in fondo, spesso per calare nella considerazione di chi può decidere del tuo futuro non bisogna necessariamente sbagliare, ma anche solo dare la sensazione di poter sbagliare in ogni momento. Ma è indubbio che nella costruzione del personaggio la WWE si sia ispirata a Bagwell. Tornando un attimo a quella famosa ultima puntata di Nitro, mi ricordo di quando Vince McMahon in collegamento da Cleveland, città in cui stava andando in onda in diretta Raw, propose al pubblico un gioco: avrebbe detto dei nomi di superstar WCW e il pubblico applaudendo o booando avrebbe fatto capire quali lottatori avrebbe voluto vedere a Stamford. Bè, il “sondaggio” fu stravinto da Goldberg, mentre secondo arrivò Bagwell, che, pur heel, ebbe più consensi di gente quale Hogan e Sting. E per caratterizzare ancora di più il suo “Bagwell”, cioè Randy Orton, la WWE gli diede una finisher particolare, che potesse risolvere i match dal nulla: gli diede la Diamond Cutter di DDP, che DDP usava nello stesso identico modo in cui poi la avrebbe usata Orton nel 2004. Usciva “out of nowhere”.

La quantità di buone idee che ebbe la WCW è probabilmente addirittura maggiore di quelle che ebbe la WWF nello stesso periodo, il problema è come esse vennero sviluppate. Intanto il modo in cui si gestì la storyline dell'NWO. Grazie ad essa la WCW compì il più clamoroso sorpasso della storia, ma troppo si insistette su quella singola storyline. Catalizzò eccessivamente ogni minuto degli show televisivi: come detto in un altro numero della rubrica (il numero 38), la proposizione della stessa storyline per anni tarpò le ali a tutti i talenti emergenti della WCW. La WCW infatti diede l'impressione di aver perso definitivamente la Monday Night War con la WWE nel 2000, quando cominciarono ad andarsene sprezzanti i giovani talenti della WCW, tra cui colui che aveva appena vinto il titolo massimo, Chris Benoit. Quando chi è campione decide di andarsene pur sapendo che nel nuovo posto non avrà gli stessi onori, bè, ciò significa che la federazione da cui si è allontanato è in grave crisi.

Ted Turner nel '97 si rifiutò di vendere la propria creatura a fronte di un'offerta di 500 milioni di dollari; nel 2001 Vince McMahon la comprò per soli 4 milioni di dollari. E questi non sono rumors, sono fatti assodati. E nessuno mi toglierà mai l'idea che il più grande colpevole di questo misfatto contro i fans sia stato Bischoff, coadiuvato da Sullivan e soci, e non Russo, il quale anzi si sforzò a riportare in alto la WCW, pur commettendo evidenti e gravi errori di emulazione. Idea geniale, che precorreva i tempi, fu quella della lotta tra star affermate e giovani rampanti, ad anticipazione della reale dicotomia che esiste ora nel wrestling; personalmente spero che McMahon riprenda presto quell'idea.

Senza la crisi economica la WCW avrebbe potuto andare avanti per anni. Quando chiuse era in crisi solo dal punto di vista economico, ma dal punto di vista dello spettacolo era ancora molto, molto godibile. La categoria tag teams era in fermento, c'erano coppie spettacolari (Kidman e Rey, i Three Counts), c'erano coppie devastanti per impatto (gli Insiders, i Kronik, i Totally Buff), c'erano coppie di gran bravura (O'Haire e Palumbo, il Team Canada). La divisione cruiser era il fiore all'occhiello della compagnia, e ad essa si è palesemente ispirata la TNA con la creazione della X-Division. Anche in WCW non era questione di peso, ma era questione di capacità. Divennero campioni wrestlers che in WWE non sarebbero mai stati considerati dei “cruiser” (Jericho, Eddie, Storm), tanto che la definizione di cruiser che si usa ancora adesso, cruiser =< 100 chilogrammi, fu ideata in storyline dallo stesso Storm quando regalò il suo titolo al compagno di stable Skipper. Ma al tempo i match per quella categoria duravano anche più del main event. A Starrcade '98 Kidman, Mysterio Jr. e Juventud lottarono per mezz'ora (Kidman addirittura per 40 minuti) un incontro stupendo senza una sola pausa, col pubblico coinvolto come non mai, e anche negli ultimi tempi il pubblico aveva “fame” di cruiser, tanto che a furor di popolo, per sfruttare le sue due migliori categorie, i cruiser e i tag teams, fu inventata una nuova cintura, la Cruiserweight tag team belt, che chiuse i battenti alla vita dei due simboli della divisione cruiser degli ultimi anni, Kidman e Mysterio Jr..

E non si incorra nell'errore di pensare che a difettare fosse il main eventing. Di Steiner abbiamo già detto, un'autentica macchina di distruzione che raccoglieva comunque grossi consensi (prima ancora che in WWE la figura del “cool heel” ha una lunghissima tradizione in WCW, esempio paradigmatico Hollywood Hogan); Jarrett era l'archetipo dell'heel odiato ed odioso, il corrispondente del Triple H di Stamford; Booker T era un grandissimo lottatore che forniva ottimi match, che era over col pubblico e che aveva una carriera in continua ascesa (pochi se li ricordano perché erano in WCW, ma gli Harlem Heat sono stati un grandissimo tag team, a metà degli anni '90 avevano degni rivali solo negli Steiners, in WWF nessun tag team oggettivamente poteva essere comparato a loro); Nash era Nash, un wrestler che sarebbe stato nel main eventing anche negli anni successivi in WWE prima e TNA poi; Goldberg era semplicemente per la WCW ciò che Austin era per la WWE, un simbolo. Con la differenza che Goldberg era davvero un prodotto della federazione, mentre Austin era un ex midcarder della federazione rivale, e con la differenza che per oscurarne la fama Vince McMahon tentò inutilmente di parodiarlo nei propri shows.

Tutto questo grande archivio di uomini, storie, sfide e idee è andato irrimediabilmente perso, e non è stato tramandato. Nessuno sa chi mai fossero The Wall e i Kronik, Sean O'Haire e i Three Counts. Tutti ricordano Storm per essere stato l'uomo licenziato da Austin in quanto “noioso”, e non per essere stato campione di quasi tutto ciò che era possibile in WCW (titolo massimo escluso, anche se ebbe una title shot quando era campione US); così come per tutti The Cat Miller è il ballerino buttato fuori da Benoit e Orton alla Rumble del 2004 e non uno dei migliori wrestlers, specialista in arti marziali, e personaggio, fantastico da commissioner, della WCW di fine anni '90.

Un mondo è finito e ne è rimasto solo qualche frammento, piccoli geroglifici e sporadici fossili di un tempo che pare giurassico ma che in realtà è finito solo sei anni e un mese fa. Chissà se ora invece che di John Cena non staremmo parlando di Sean O'Haire e invece che di Batista non staremmo parlando di Buff Bagwell. E che invece che dei TLC, ora non parleremmo tutti della serie di incontri che Rey Mysterio Jr. faceva con Ultimo Dragon, Juventud, Kidman e Eddie Guerrero.

La WCW era un mondo a parte, un mondo glorioso. Ricordo come fosse ieri l'ultima puntata: Steiner, che deteneva il titolo di campione WCW e Booker T, campione degli Stati Uniti, con il babyface Booker T che riunifica i due titoli più importanti, mentre nell'ultimo incontro nella storia della federazione, nel main event dei main event, nell'incontro col compito di racchiudere in quindici-venti minuti un'intera storia, si scontrarono i due più grandi personaggi che più rappresentarono la WCW nell'immaginario collettivo dei fans, e probabilmente le due più grandi leggende di questo sport insieme ad Hogan. Flair e Sting, un feud infinito e un appeal illimitato verso il pubblico.

E se in questo numero ho volutamente trascurato il personaggio di Sting, è perché ne voglio parlare nel prossimo, quando questa rubrica compirà un anno. Uno Sting che è l'unico a non aver mai più accettato le offerte della WWE.

Due mesi dopo quell'ultima puntata di Nitro, a Stamford sarebbe cominciata la storyline dell'Invasion, col citato Lance Storm come testa di ponte a dare sul ring il superkick che avrebbe dato il via ad una delle storylines più famose di sempre.
Dopo neanche un mese di storyline, il fulcro della storia potenzialmente più grande di sempre era già concentrato su tre membri della famiglia McMahon, mentre gli invasori erano rappresentati per la WCW da meri midcarders, Booker T escluso, e addirittura alla conclusione del feud era rappresentata da Kurt Angle, che in WCW nemmeno ebbe mai messo piede, e da Steve Austin, il quale aveva lasciato la federazione cinque anni prima da anonimo midcarder.

Sono passati sei anni e un mese, eppure la WCW mi manca ancora. E per festeggiare il primo anno di questa rubrica, nella prossima settimana vedrò di condividere con voi una grande storia, quella dell'Uomo dalle Mille Vite, soffermandomi in particolare sull'ultima.

Stay Tuned. Rob.
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