Non c’è una cultura del wrestling in Italia.
Questo non significa negare la presenza di praticanti, appassionati e studiosi. C’è una nicchia variegata, un seguito sostanzioso, una moda ricorrente, ma dire che appartenga al bagaglio nazionalpopolare è pura fantasia.
Al netto di alcuni nomi storici – che valgono più per l’estero come Bruno Sammartino – il wrestling in Italia è un fenomeno prettamente televisivo e d’importazione. Uno dei tanti prodotti arrivati qui grazie all’etere libero degli anni ‘80. Nessuno in Italia ha mia prodotto del wrestling locale di impatto sulla società, con diffusione televisiva capillare. Senza citare le solite nazioni, in Brasile negli anni ‘60-’70 c’era il Telecatch. Mai vista una cosa del genere in Italia.
Non è un caso che qui da noi le figure fondamentali e fondanti siano i commentatori: si parla del catch di Fusaro e del wrestling di Dan Peterson.
Il secondo è una leggenda del basket in Italia, che per fare due lire in più commentava qualcosa che nemmeno gli piace (le testimonianza sono varie), l’altro un personaggio sul limite del cialtrone, che commentava nastri ottenuti chissà come.
Con questi presupposti, il wrestling web italiano cosa poteva essere?