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HIGH FLYIN 45 - GLI IMMORTALI (1° parte)

A cura di The Rob In Town 79

Il football ha il superbowl. Il calcio ha la finale di Champion's League. Il basket ha le finali NBA. Il cinema ha gli Oscar. Sanremo ha il Festival. E il wrestling ha Wrestlemania. Il punto più alto della carriera di un wrestler, e per un fan di questa disciplina, Wrestlemania è come il Natale per i bambini: viene atteso tutto l'anno come “il momento”. E dopo avervi accompagnato in un viaggio storico delle Survivor Series e della Rumble, potevo esimermi dal farlo per lo Spettacolo degli Immortali, per il Nonno di Tutti gli Show? Sì, potevo, ma lo farò lo stesso.

GLI IMMORTALI (1° parte)

“I ricordi sono come i sogni: si interpretano”, Leo Longanesi.

L'idea iniziale fu tanto geniale quanto rischiosa. Vince McMahon volle rivoluzionare il wrestling: l'idea era proprio quella di creare un Grande Evento, che fosse catalizzatore di tutto il movimento in tutti gli Stati Uniti. Non più federazioni regionali, ma un'unica federazione globale. L'obiettivo ovviamente era raggiungere la supremazia nazionale: una federazione che estende la sua influenza in tutti gli Stati Uniti sarebbe stata ovviamente più potente di qualsiasi federazione regionale esistente. Ma il progetto era ambizioso, costoso e difficile da realizzare, serviva un grande evento per farla nascere e crescere: se la prima Wrestlemania non avesse avuto successo, probabilmente la WWE sarebbe fallita. Per questo Vince, che era ed è un promoter esperto, puntò non solo sul wrestling ma anche sull'entertainment: chiamò a sé per pompare l'evento e per partecipare allo stesso volti noti al pubblico americano come la cantante Cindy Lauper, ad esempio. E nel main event vi fu una grande abbuffata di divi: non solo il wrestler più famoso al tempo, Hulk Hogan, ma anche come suo tag team partner un famoso attore, Mr. T, come special enforcer uno degli sportivi più amati, Muhammad Alì, come annunciatore il famoso manager di baseball Billy Martin e come timekeeper il famoso personaggio televisivo Liberace accompagnato dalle Rockettes. L'Evento ebbe successo e nacque il wrestling per come lo conosciamo ora.

E per l'anno successivo Vince ebbe un'idea ancora più grande e ambiziosa: trasmettere l'evento da più località, tre per l'esattezza, ognuna con grandi guest star e ognuna col suo main event. E fu così che vicino New York Mr.T sconfisse Roddy Piper in un match di boxe, a Chicago i British Bulldogs accompagnati da Ozzy Osborne vinsero i tag team titles e a Los Angeles, nella patria dello spettacolo, Hogan sconfisse in un match nella gabbia King Kong Bundy per mantenere il titolo WWF. Attori, pugili, giocatori di football, famosi cantanti: numerosi furono gli ospiti speciali dell'evento. A cantare l'inno nazionale fu addirittura Ray Charles. L'idea della diretta contemporanea da tre luoghi non ebbe successo, ma ormai il wrestling era sinonimo di spettacolo hollywoodiano, era entrato nei televisori delle famiglie degli americani.

L'era Rock'n'wrestling era ormai in corso, per il wrestling un'età dell'oro. Ormai non c'era più bisogno di grandi ospiti esterni, il wrestling era un grande spettacolo di massa che camminava sulle proprie gambe. E fu così che per vedere Wrestlemania 3 a Detroit si mobilitarono più di 93000 persone. Intendiamoci, ci furono ancora grandi ospiti: l'inno nazionale fu cantato da Aretha Franklin e ad accompagnare Jake Roberts fu il famoso cantante Alice Cooper, ma per la prima volta il pubblico era andato all'arena per vedere soprattutto un grande incontro di wrestling: Hulk Hogan contro Andrè the Giant. La personificazione del Bene contro l'Avversario Inamovibile, in cui una Schiacciata a terra dell'avversario divenne un urlo di liberazione ed entusiasmo per novantatremila persone.

Lo scontro tra i due lottatori si trascinò per tutto il 1987, e a Wrestlemania 4 si arrivò con le stesse medesime premesse e con piàù o meno gli stessi feud, ma col titolo vacante. Per vivacizzare l'evento e creare un elemento di novità fu così organizzato un torneo, in cui i due Contendenti si fecero squalificare per irregolari scorrettezze. Fu così tempo per il wrestling di incoronare un nuovo Re, che vinse grazie anche all'aiuto decisivo del vecchio Re Hogan, in un ideale passaggio di consegne: il nuovo Re si chiamava Macho Man Randy Savage e il suo avversario era stato colui che meglio incarnava il prototipo dell'uomo da odiare, Ted DiBiase. Nota di colore, sapete chi fu per la prima ma non unica volta ospite dello show? Donald Trump. Ah, tutto cambia per non cambiare mai…
Le storie di wrestling ormai diventavano sempre più complesse, sempre più cinematografiche. Il 1988 raccontò soprattutto una grande storia: la amicizia-rivalità tra il Nuovo Re e il Vecchio Re, con la Donzella Miss Elizabeth motivo della gelosia e dei paranoici sospetti del primo nei confronti del secondo, che riceveva nelle arene pops tali da rendere prematura una abdicazione. E l'epico scontro avvenne così a Wrestlemania 5, col ritorno del Vecchio Re sul suo trono.

Ma i tempi per un Nuovo Re erano ormai maturi: e lo scettro che Macho Man non fu in grado di tenere saldo, passò a Wrestlemania 6 dalle mani di Hogan a quelle della Nuova Sensazione della WWF, Ultimate Warrior. Per la prima volta il main event vedeva lo scontro tra due amici, la tensione del pubblico era tesa a sperare che lo scontro non lasciasse rancori nei due contendenti, il pubblico diviso in due uguale fazioni, che si stimavano l'una con l'altra.

L'anno successivo fu ancora il tempo di Hogan, la nazione aveva bisogno di lui. C'era da sconfiggere il Nemico dell'America, c'era da sconfiggere il traditore Sgt. Slaughter, e solo l'Eroe Americano poteva riuscirci. Così, mentre Ultimate Warrior e Macho Man regalavano alla platea l'incontro forse più emozionante di sempre e Undertaker iniziava la sua storica winning streak, il Sogno Americano si riaffermava, pulendosi dalle macchie che ne avevano offuscato la bandiera.

Hogan era il wrestling, poco da dire. Anche l'anno successivo, benché il match per il titolo vedesse impegnati Macho Man e la Grande Icona della rivale NWA Ric Flair, il main event vide impegnati Hogan e Sid Justice. E nel post match avvenne l'evento forse più clamoroso nella storia di Wrestlemania: Ultimate Warrior, che leggende metropolitane corroborate dal suo carattere bizzarro davano per morto, tornò inaspettatamente per salvare l'amico Hogan dall'attacco che stava subendo da Justice e Papa Shango.

Ma il tempo della Caduta degli Eroi era vicino, una intera Nuova Generazione reclamava il proprio posto al sole. Leader della nuova generazione era il Cecchino, il Maestro della Tecnica Bret Hart. Suo avversario era il Nuovo Mostro della Federazione, il mastodontico Yokozuna. E per la prima volta la favola di Wrestlemania parve non avere un lieto fine, il cattivo aveva vinto. In modo assolutamente sporco, ma aveva vinto. Fu così che a salvare la situazione, col suo canto del cigno, arrivò ancora una volta Hogan che, sfidato dal nuovo campione, lo battè in soli 29 secondi. Ancora una volta l'America sconfiggeva l'Invasore.

I tempi però mostravano il bisogno di avere nuovi eroi, il rischio della monotonia era chiaro all'orizzonte: c'era un nuovo Eroe Americano, il suo nome era Lex Luger, e c'era sempre il Rappresentante della Nuova Generazione, Bret Hart. Entrambi avrebbero tentato di detronizzare colui che per un anno aveva incarnato il Terrore nella federazione, ovvero Yokozuna, colui che aveva sconfitto anche la Morte fatta uomo. Si dice che se la sera prima Luger non si fosse ubriacato e non avesse spifferato la sua vittoria ad un giornalista la storia sarebbe cambiata, ma non lo sapremo mai. Ciò che importa è che un anno dopo il finale convulso dell'edizione precedente, nel decennale di Wrestlemania la Nuova Generazione coglieva il suo più grande ed importante successo, grazie al suo leader. Il momento in cui i face della WWF festeggiano Bret sta quasi a simboleggiare una catarsi del nuovo wrestling, un essersi liberati dal tappo che teneva chiuso il futuro.

E la nuova generazione portò un nuovo wrestling: nel 1994 Shawn Michaels e Razor Ramon avevano affiancato alle Emozioni lo Spettacolo col celebre ladder match, e nacque lì il Fenomeno Michaels. Una delle gimmick più azzeccate di sempre, lo Spezzacuori, arrivava nel main event e nel 1995 trovava come suo avversario Diesel, il nuovo uomo di punta WWF e suo ex bodyguard. Lo spezzacuori contro il futuro Big Sexy, due ex amici contro. Due splendide donne come Pamela Anderson e Jenny McCarthy ai loro angoli. Il wrestling cominciava a farsi adulto, ma il tempo dello Spezzacuori non era ancora arrivato. E, per concludere lo show, Vince iniziava la sua, rivelatasi poi fallimentare, ascesa nel mondo del football facendo scontrare football e wrestling, Lawrence Taylor e le stelle del football contro Bam Bam Bigelow e la Million Dollar Corporation. Una pessima idea che portò pessimi risultati.
Ma, tornando a Michaels, il Sogno della Fanciullezza stava per compiersi. Nel peggior periodo della storia della WWF, Vince McMahon si rivolse alle sue Due Nuove Icone e gli affidò le sorti di Wrestlemania e di un'intera federazione: un'ora di match a loro disposizione per salvare le sorti di una federazione allo sbando, costretta a parodiare coloro che la avevano abbandonata. E sul ring fu spettacolo, fu Autentica Poesia. E, a suggello della serata, arrivò improvvisa la Musica della Buonanotte. Un nuovo Eroe conquistava Wrestlemania.

Ma l'Eroe perse il Sorriso, e l'anno dopo non vi fu nessun rematch. Così, nell'evento che avrebbe cambiato per sempre la concezione del face e dell'heel, consacrando Austin come nuova evoluzione del personaggio amato dal pubblico, un antieroe schietto e umano, e Bret Hart come rappresentante di un vecchio wrestling e archetipo dell'heel odiato, “il canadese”, a vincere il titolo fu colui che più di ogni altro nella WWF del tempo rappresentava la Continuità tra il presente e il passato, Undertaker. La Dark Era paradossalmente nasceva col proposito di dare tranquillità all'ambiente e tempo per ragionare sulle novità.

Ancora una volta però il Futuro incombeva. E soprattutto nella scena del wrestling entrava prepotentemente il Mondo Reale, la Keyfabe era diventata antiquata. L'Ascesa di Austin era non più contenibile, e nonostante il suo avversario nella quattordicesima edizione di Wrestlemania in teoria fosse Shawn Michaels, in realtà il suo vero avversario fu Vince McMahon. La figura del Capo Ingiusto saliva alla ribalta. Il famigerato episodio dello screwjob aveva creato la figura del boss (vedasi il numero 38 dell'editoriale), aveva mandato over l'heel Michaels, visto come il Pupillo del Capo Ingiusto e Supremo Traditore, e paradossalmente aveva portato il pubblico che per un sette mesi aveva fischiato Hart ad idolatrarlo in quanto tradito. E ancora più paradossalmente a doverlo vendicare avrebbe dovuto essere colui che ne era stato il suo più fiero nemico. Iniziava l'era Austin, l'Era Attitude viveva il suo primo grande momento, la WWF rialzava ufficialmente e definitivamente la testa contro lo strapotere WCW.

Operazione che si completò a Wrestlemania 15. Il Feud tra il Capo e il Dipendente Ribelle e Sfrontato continuava, e come avversario di Austin fu scelto, con coraggio, l'altro giovane più interessante: The Rock, che nell'edizione dell'anno precedente aveva partorito la famosa catchphrase che da sempre lo accompagna. Una Wrestlemania che puntava di nuovo, dopo tre anni, su due Nuove Icone per sbaragliare la concorrenza, una WWF che per crescere guardava al futuro, contro l'opinione dei molti. Ora le ricordiamo come Leggende, ma al tempo erano soltanto Scommesse.

Il millennio nuovo stava per incombere, e nuovi eroi stavano per affacciarsi nel palcoscenico più importante. Ma questa è un'altra storia, ve la racconterò martedì prossimo, nell'ultimo editoriale prima di Wrestlemania.

Stay Tuned. Rob.