00 13/03/2020 14:48
Re:
Inklings, 12/03/2020 22:28:

Non so se risponde.


Certo che risponde, grazie.
Conta che io non so nè Heideggeriano, nè McLuhaniano, nè Lacaniano. Studiando nei media studies il mio filosofo di riferimento è sempre stato Walter Benjamin. Il suo messianismo mi porta inevitabilmente a dubitare della consistenza della deriva distopica degli studi accademici post-89. E oggi, in una distopia realizzata, mi chiedo se discorsi come quello di Agamben non siano solo che frutto dell'immaginazione distopica piuttosto che precise analisi di una specifica situazione esistente. Insomma, si sta trattando questa situazione come una valvola di sfogo per l'immaginazione distopica così da convalidare le proprie tesi senza volerle verificare, testare, criticare. Così Agamben tira fuori una parodia dell'Homo Sacer ed Effimera se ne esce con un articolo (QUI) in cui ci butta di tutto (Baudrillard, Fisher, assenza del reale). Ma come si può parlare d'assenza di reale in questa situazione? E come si può parlare di paura, invece che d'angoscia (come ben hanno evidenziato Galimberti e Recalcati)? Tutt'al più è nello spaesamento dell'angoscia che si tocca il reale (in questo senso l'ormai celebre immagine dell'infermiera è la prima immagine reale da lungo tempo a sta parte). Il ruolo dello Stato come garante della vita del cittadino (connessa alla "pulsione securitaria" del cittadino) può essere certamente un argomento interessante ma solo se avrà effetti in uno stato di normalità. Invece proprio in quanto stato d'eccezione, e quindi eccezione dalle sovrastrutture neoliberali e dal realismo capitalista, ci si dovrebbe interessare dell'agire e del desiderio dell'uomo (e, nel mio caso, da come si struttura il campo culturale in base a questa nuova condizione esistenziale), non certo del panico indotto dall'immaginazione distopica. Insomma, mi pare che non si stia granchè considerando l'eccezionalità di questo stato ma ci si sta attaccando con lo sputo teorie pregresse che non tengono conto della singolarità della situazione. Allo stato attuale chiunque (a parte i pagliacci tipo Sgarbi) sta accettando la limitazione delle libertà in difesa della propria sanità (anche perchè il morto avrebbe poi ben poche libertà). Questo voler tralasciare la sanità mentale perchè c'hanno insegnato che la follia è una costruzione sociale è una delle tendenze che non sopporto negli intellettuali più apocalittici. Mi ricordo una discussione che ebbi una volta con un prof di estetica (Heideggeriano convinto) che riteneva SUBLIME le follie di Holderlin e Nietzsche. Chiaramente al calduccio del salotto ogni devianza appare sublime. Per fortuna che in altri Stati criminali come Trump e Johnson hanno preferito la strada del genocidio a quello dello stato d'eccezione. Moriranno un puttanaio di persone, ma moriranno libere.

Ma sei tornato dalla Norvegia? Dai dati che si trovano mi pare se la stiano passando male con la pandemia (solo dietro di noi per numero di casi rispetto al numero totale di abitanti). Sai qualcosa di come stanno affrontando l'emergenza?
[Modificato da The Heathen 13/03/2020 14:50]