00 20/12/2019 17:27

LA LETTERA DELLE SARDINE E I 6 PUNTI PROGRAMMATICI

«L’Italia è nel mezzo di una rivolta popolare pacifica che non ha precedenti negli ultimi decenni. La forma stessa di un partito sarebbe un oltraggio a ciò che è stato e che potrebbe essere. E non perché i partiti siano sbagliati, ma perché veniamo da una pentola e non è lì che vogliamo tornare», scrivono ancora le Sardine nella lettera a Repubblica, lamentando chi chiede loro di dare una definizione di cosa sono e cosa vogliono, «Chiedere che cornice dare a una rivolta è come mettere confini al mare. L’unica certezza che abbiamo è che siamo stati sdraiati per troppo tempo». Nella lettera si ripercorre la “giovane” vita di questo mese sardinante, con bordate ai media e alla comunicazione politica oltre che agli altri partiti: «Liberi di esprimere pacificamente un pensiero e di farlo con il corpo, contro ogni tentativo di manipolazione imposto dai tunnel solipsistici dei social media». Nel frattempo ieri a Piazzapulita, il “portavoce” delle Sardine Mattia Santori ha ribadito quali sono i punti in gioco di “richiesta” alla politica per opporsi al “salvinismo” e allo stesso tempo per far rinascere la Sinistra in Italia: come già ribadito in Piazza San Giovanni a Roma, Santori ripete «Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a fare politica invece che fare campagna elettorale permanente; Pretendiamo che chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente su canali istituzionali; Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network; Pretendiamo che il mondo dell’informazione protegga, difenda e si avvicini il più possibile alla verità; Pretendiamo che la violenza, in ogni sua forma, venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica; Chiediamo alla politica di rivedere il concetto di sicurezza e, per questo, di abrogare i decreti sicurezza attualmente vigenti».