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Come è potuta avvenire la trasformazione dell'apparentemente insignificante Adolf Hitler nel Führer del Terzo Reich? In che cosa consisteva davvero il suo presunto carisma e in che modo rispondeva alle attese messianiche del popolo tedesco? Secondo Ludolf Herbst, Hitler non fu sin dall'inizio quello che oggi si ricorda. La sua visione del mondo e la sua consapevolezza di sé, prima della pubblicazione di Mein Kampf, erano ancora incerte e non era scontata la direzione della loro evoluzione. La costruzione dell'immagine pubblica del Führer, a partire da una serie di esperienze di vita che influenzarono via via il carattere di Hitler, sarà il frutto di una volontà non solo sua. Le possibilità di manipolazione della moderna propaganda, che il partito nazionalsocialista usò e sfruttò come nessun altro partito, sono ancora oggi sottovalutate e tutte le rappresentazioni della dittatura nazista come "governo carismatico" risultano fuorvianti. L'attribuzione di un'autorità carismatica a Hitler si basa su inappropriate applicazioni della sociologia del potere di Max Weber, che se correttamente interpretata consente invece di sfatare il luogo comune del suo carisma come dono soprannaturale e di rintracciare i fondamenti reali della sua autorità. Sono infatti concrete condizioni – di ordine politico, economico, sociale, culturale più che personali – a determinare davvero il carisma hitleriano, e più in generale dei leader nei regimi totalitari, tramite la sua "pratica quotidiana". Il Führer fu così trasformato dagli anni trenta in avanti in un messia, passo dopo passo, dalla propaganda nazionalsocialista e presentato sempre più come un'icona, oggetto di pubblica venerazione. La concezione tuttora diffusa del suo carattere carismatico viene dunque relegata da Ludolf Herbst nel novero delle leggende.