00 28/08/2019 16:01
Giampiero Mughini per Dagospia




Caro Dago, ho appena acceso e subito spento le notizie che il telegiornale della 7 ci offriva in merito alla crisi di governo e se sì o no verrà fuori questo governo che più tenuto assieme dalla sputazza non si può. Meglio che un Matteo Salvini onnipossente e dominante, ovvio. Né sono d’accordo con Carlo Calenda, sottrarsi a questa possibilità è politicamente impossibile. Per andare dove, per fare che cosa?



Da elettore potenziale di Calenda, da borghese che si vanta di essere un cittadino repubblicano, non vedo l’ora che ci sia un partito che mi rappresenti. Ma non un partito dell’1,4% come sarebbe un partito fondato da Calenda dopodomani mattina.



Me ne spiaccio e mi duole. Di non provare alcuna emozione su tutta questa vicenda. Premetto che dalla politica partitante non mi aspetto nulla, nulla di nulla. Non un euro, a quello ci pensa la mia fatica e il mio talento.





Solo vorrei una soluzione politica che alla malmessa baracca italiana facesse il meno male possibile, a cominciare dal fatto che non vengano distribuite elemosine con soldi che non ci sono, gli 80 euro, il reddito di cittadinanza, il mandare in pensione giovanottoni di 62 anni (a 62 anni mi sentivo Ercole, professionalmente ero cento volte più bravo che non quando ero un trentenne).



Non è possibile emozionarsi per un governo possibile la cui unica questione vitale è se la nullità di nome Luigino Di Maio farà sì o no il vice premier. Non è possibile che l’Italia si incateni a questi dilemmi. Confesso, a mia vergogna, di non aver ancora letto l’articolo del mio amatissimo Mattia Feltri sulla “Stampa”, un articolo che sembrava prendesse lo spunto da un Di Maio in shorts estivi.





Appena finisco di scribacchiare queste righe, vado a leggerlo. E anche se a me di Di Maio non interessa nulla, neppure quando respira. In tutta la mia vita ho incontrato tre persone che avessero votato 5Stelle.



Un’avvocatessa che aveva appena litigato con il fidanzato, una mia amica particolarmente squinternata, e il mio fraterno amico Ernesto Galli della Loggia, al quale voglio talmente bene da perdonargli un voto talmente blasfemo. Quanto a quelli che cliccheranno sulla piattaforma Rousseau approntata dalla formidabile famiglia Casaleggio, mi ci pulisco le scarpe. Con tutto il rispetto e per la famiglia Casaleggio e per la famiglia Ferragni, le due famiglie regali del nostro millennio.



Adoro il mio Paese, da giovane ero elettrizzato da quella che chiamavano la battaglie delle idee, le idee di Palmiro Togliatti, di Ugo La Malfa, di Pietro Nenni, di Aldo Moro, di Giovanni Malagodi. In codesta crisi del governo quali idee e di chi sono in gioco? Quale problema o questione essenziale è sotto il mirino di chi è chiamato a governare? Povero presidente Mattarella, che dovrà decidere a chi e come dare il timone del comando. Il comando del nulla.