00 13/09/2019 15:24

Caro Dago, mi ero immaginato - Dio quanto sono stupido! - che qualcuno del nostro neonato governo rispondesse garbatamente ma nettamente al governo croato che ci sta squassando le balle perché a Trieste è comparsa una statua di Gabriele d’Annunzio che sta leggendo un libro con un gomito appoggiato a una pila di libri, una statua che bissa quelle già esistenti per le strade di Trieste e dedicate rispettivamente a James Joyce e a Italo Svevo.


Il custode per antonomasia della memoria di D’Annunzio in Italia, ossia il mio amico Giordano Bruno Guerri, ha già detto che in quella statua non c’è la benché minima allusione aggressiva nei confronti della Croazia o comunque degli slavi che hanno vissuto al confine con l’Italia. Gli esponenti del governo croato dicono che è intimidatorio nei loro confronti l’avere piazzato la statua di D’Annunzio a Trieste nel giorno centenario della cosiddetta “Impresa di Fiume”, quando D’Annunzio e molti italiani al suo seguito (alcuni dei quali fra i migliori italiani di quel tempo) si scaraventarono in armi su Fiume e come se qualcuno da noi oggi apprestasse il bis di una tale impresa e di una tale conquista.



Era quella un’epoca in cui la maggioranza degli abitanti di Fiume era italiana, semplice semplice. Da qui comincia il ragionamento, se vuole essere un ragionamento che onori la verità. Le cose sono poi andate, quanto al nostro rapporto con gli slavi di confine, nel modo che finalmente sappiamo dopo tre o quattro decenni di oblio: che nel secondo dopoguerra 300-400mila italiani vennero espulsi da quelle terre da cui si portarono una via solo una o due valige, non più che questo, e in Italia i ferrovieri comunisti scioperavano contro di loro da quanto erano “fascisti”.


E a non dire il conto macabro degli infoibati, qualcuno di loro sì che era stato fascista ma la più parte - uomini e donne e ragazze - solo perché erano italiani. Mica sto dicendo tutto questo perché invoco una rivincita, ci mancherebbe altro. Il regime fascista fece delle porcherie durante il ventennio e il nostro esercito (di cui faceva parte mio padre) fece delle porcherie quando entrò nelle terre jugoslave.



Quel che è stato è stato, ciascuno con le sue colpe, i suoi lutti e le sue memorie. E beninteso siano mille le occasioni di un confronto, di un dibattito, dove ciascuno esporrà la sua parte di verità. Di certo, noi non dobbiamo forzatamente chiedere scusa a qualcuno, o meglio sì: caso per caso. Non ci rompano però i coglioni se mettiamo un simil-D’Annunzio per le strade di Trieste. Quello è pienamente nel nostro diritto, nel diritto della nostra gente, nella memoria alta della nostra cultura. E se non fossero analfabeti, quelli che oggi proclamano una parola sì l’altra pure i diritti degli “italiani” avrebbero dovuto ricordarlo ai nostri amici croati. Garbatamente, ma nettamente.



FORZA CROAZIA!