L'ossessione per il risparmio è stata denominata "iperopia".
Lo stile di vita si è trasformato soprattutto nel campo del risparmio: si spende per le cose strettamente necessarie e molto meno per quelle superflue. Tirare fuori il portafoglio è diventato più complicato e risparmiare uno degli obiettivi principali quando si esce di casa.
Cercare di non spendere troppo può diventare un'ossessione trasformandosi in una vera e propria "sindrome da risparmio".
Negli Stati Uniti gli psicologi hanno ribattezzato questo disturbo come "iperopia", sinonimo del più noto termine ipermetropia. Ma perché? Perché, proprio come nel caso del disturbo visivo, le persone ossessionate dal risparmio hanno solamente una visione del lungo periodo ma non riescono a vivere il presente a causa della paura di non avere abbastanza denaro nel futuro. Questo risparmio forzato, però, può causare depressione e malumore, rendendo il presente più complicato.
Chi ne soffre cerca di spendere poco in previsione di eventuali problemi nel futuro o durante la vecchiaia. Nonostante il risparmio possa sembrare un atteggiamento prudente, chi soffre di questo disturbo porta questa tendenza all'estremo. La vita nel presente viene ridotta al massimo per prevenire un'eventuale mancanza di denaro nel futuro. Un risparmiatore normale mette da parte solo una piccola percentuale dei propri guadagni e, nel caso ne abbia la possibilità , investe. In generale, se è possibile, risparmiare solamente il 5 - 10% delle nostre entrate potrebbe essere una buona abitudine per sopravvivere nei momenti più complicati. Il risparmiatore ossessivo, invece, ha una paura irrazionale di ipotetici problemi economici e della povertà .
Passando da un estremo all'altro, dalla sindrome dello shopping compulsivo a quella del risparmio, gli individui sono spesso accomunati dal cosiddetto "rimorso del consumatore" quando affrontano una spesa impulsiva e realmente poco utile. Secondo gli psicologi Ran Kivetz della Columbia University e Anat Keinan di Harvard, queste spese impulsive creano solamente un malessere passeggero. Questa teoria è stata confermata dallo studio che hanno eseguito su un campione di studenti nel momento del rientro a scuola, dopo le vacanze invernali. Il rimorso di non aver studiato sufficientemente durante le vacanze, infatti, era sparito dopo un anno.