Da uno studio condotto di recente in Gran Bretagna da Tork, azienda operativa nel mondo del cleaning e dell’igiene professionale con progetti sostenibili, è emerso che circa 3/4 della popolazione locale si lava le mani più spesso di quanto facesse in precedenza, prima della pandemia. Ma quasi l’80% lo farebbe solo per proteggere se stesso e non gli altri. E’ quanto dicono i dati, pubblicati in concomitanza con il Global Handwashing Day del 15 ottobre, la giornata mondiale del lavaggio delle mani.
Due intervistati su tre in un sondaggio effettuato su un campione di oltre 10.000 persone, avrebbero affermato di aver aumentato la frequenza del lavaggio delle mani dall’inizio della pandemia, con il 78% che ora dichiara di lavarsi regolarmente le mani dopo aver visitato un luogo pubblico.
Tuttavia, solo il 38% ha affermato di essersi lavato le mani prima di visitare un luogo pubblico, indicando che la maggior parte delle persone è più preoccupata di prendere il virus fuori casa che di contaminare i luoghi che visita. E ciò è stato confermato dal fatto che il 77% degli intervistati ha affermato che il motivo principale per cui si sono lavati le mani era per proteggere se stessi, non gli altri, dalla trasmissione del virus.
Malgrado il livello di solidarietà durante questa pandemia non sia mancato, i risultati del sondaggio indicano quindi che si potrebbe fare molto di più quando si tratta di lavarci le mani “per gli altri”. Questo perché l’igiene delle mani sappiamo che rappresenta uno strumento cruciale nei nostri sforzi per mantenere sana l’intera comunità.
Una buona routine di igiene delle mani, l’uso del sapone e dei disinfettanti può ridurre o quanto meno contrastare i contagi che avvengono in maniera del tutto casuale. Lavarsi le mani quindi non solo per proteggersi ma anche per aiutare gli altri a sentirsi sicuri e rimanere in buona salute, dovrebbe essere un imperativo basilare del senso civico di ognuno. Soprattutto in un momento di pandemia mondiale, che lancia parecchie incertezze sul futuro di tutti.