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22/07/2019 20:27 | |
Il discorso sulla percezione è complesso e fa i conti con la breve memoria e la confusione dell'elettorato italiano della II Repubblica.
A sinistra si è sempre parlato di un cosiddetto "ventennio berlusconiano".
Il "ventennio" berlusconiano va dal 1994 al 2013, quando, con la fine dell'appoggio al governo Letta, nessuna formazione politica di Silvio ha ad oggi sostenuto più alcun governo.
In questi diciannove anni cdx e csx si sono spartiti il governo, a spanne: 8 anni circa di governi di CSX, 10 anni circa di governi di CDX e 1 anno e mezzo di governo Monti sostenuto da PD, PDL ma non dalla Lega.
In questo periodo di Bipolarismo l'egemonia su settori sociali era più o meno definita, anche se mobile.
Piccola e media borghesia, commercianti, professionisti il cuore del voto a Forza Italia, pubblico impiego e mondo operaio quello del centrosinistra.
Come ho già detto su, tutto questo è entrato presto in crisi (già col governo Prodi I, nel senso che è un equilibrio che già nel 2001 era in fase di mutazione).
Altra cosa è invece la storia del PD, qui per rispondere direttamente al Panda.
Il PD nasce nel 2007 con un vero e proprio colpo di mano della destra dei DS (in cui la faccia ce la mette quella mezza sega di Veltroni) e nasce de facto contro il governo Prodi, che era il governo dell'Ulivo, del centrosinistra, del bipolarismo, dell'alleanza con il PRC, mentre il PD nasce con l'ambizione di essere il partito di centro progressista, all'americana, capace di occupare in modo permanente la scena elettorale senza stampelle pericolanti a sinistra.
Con questa conformazione il PD è stato una debacle storica con pochi precedenti nella scena mondiale.
Non ha mai conquistato non solo l'egemonia nel paese, ma nemmeno gli obiettivi minimi che si era posto (quello di essere uno dei due partiti di riferimento in un auspicato bipartitismo).
Il suo gruppo dirigente in ogni salsa, dagli ed PCI agli ex DC è passato da un suicidio politico all'altro, dando prova di rara inettutidine, dalla scelta di sostenere il governo Monti, arrivando alla stolidità di Renzi sul referendum costituzionale. |